“Guidare i processi economici e civili, cercando di rendere più moderno il Paese, con le sue imprese e la sua pubblica amministrazione e, al tempo stesso, di garantire inclusione e coesione, resta un traguardo verso il quale orientare l’azione delle istituzioni, dei corpi sociali, dei cittadini”. Lo dice Sergio Mattarella in un messaggio in occasione dell’anniversario della scomparsa di Massimo D’Antona, il giurista assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il 20 maggio del 1999. “Per onorare – aggiunge – gli uomini che hanno pagato con la vita il loro impegno per migliorare le condizioni di lavoro e per costruire politiche pubbliche capaci di ridurre le diseguaglianze”, con servizi efficienti e più facile accesso all’occupazione.
D’Antona, sottolinea Mattarella, era “un riformatore, un uomo del dialogo che ha posto la propria passione civile a servizio del progresso del Paese: per questo è stato ucciso da terroristi sconfitti, ridotti ormai a una banda di killer sanguinari. Nella follia e disumanità brigatista D’Antona è stato individuato come obiettivo da eliminare, al pari di altri intellettuali”: Tarantelli, Ruffilli, Biagi, accomunati dalla “opera di cucitura tra interessi potenzialmente contrastanti e tra le necessarie innovazioni e la tutela dei diritti a cui la Costituzione dà carattere di universalità”.
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