Non dovranno dire addio per sempre alla toga i magistrati che scelgono l’esperienza politica, come invece previsto dal disegno di legge Bonafede. Nel testo presentato dalla Commissione incaricata dalla ministra Marta Cartabia del progetto di riforma del Csm, non c’è – a quanto si è apprende – il divieto assoluto per chi si candida a rientrare in magistratura alla fine dell’esperienza politica. Ma si propone l’introduzione di limiti territoriali: si potrà riprendere a esercitare funzioni giudiziarie cambiando regione. Si prevedono inoltre limiti più stringenti per l’eleggibilità dei magistrati.
Nessun sorteggio per comporre il Csm, ma un nuovo sistema elettorale che determini una cesura tra le correnti della magistratura e i consiglieri togati. E’ una delle indicazioni contenute nel documento finale della Commissione presieduta dal costituzionalista Massimo Luciani incaricata dalla ministra della Giustizia del progetto di riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, che domani sarà oggetto di un confronto tra Marta Cartabia e la maggioranza.Si chiede anche l’aumento del numero dei componenti del Csm e criteri più rigorosi per la formazione delle Commissioni con incompatibilità per chi è nella Sezione disciplinare.
Limitare i passaggi dalle funzioni di giudice e quelle di pm e viceversa. Lo propone – a quanto apprende l’ANSA – la Commissione presieduta dal costituzionalista Massimo Luciani e incaricata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia del progetto di riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Attualmente è possibile cambiare funzioni quattro volte durante l’intera carriera: tra le ipotesi messe sul tavolo dalla Commissione c’è limitare il “cambio di casacca” a due volte sole.
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