“La prossima settimana si gioca non solo la mia presidenza, ma anche la maggioranza in Congresso e l’eredità di Lyndon Johnson e Franklin Delano Roosevelt”: Joe Biden non usa giri di parole per scuotere i democratici in Congresso e convincerli ad appoggiare il suo nuovo piano da 1.750 miliardi di dollari che comprende anche quelli che definisce “investimenti storici” nella lotta ai cambiamenti climatici, pari a oltre 550 miliardi. Un biglietto da visita non da poco prima di volare a Roma per il summit del G20 e a poi approdare a Glasgow per la Conferenza dell’Onu sul clima (la Cop 26).
L’annuncio del nuovo pacchetto di misure arriva in extremis, a pochi minuti dalla partenza. Una partenza rinviata proprio per tentare fino all’ultimo di raggiungere un’intesa e di non presentarsi davanti ai leader mondiali a mani vuote. “Il Paradiso può attendere”, titolava ironicamente qualcuno riferendosi al primo appuntamento romano di Biden, quello in Vaticano con papa Francesco. Ma quando l’Air Force One decolla dalla base di Andrew il destino del piano last minute messo a punto dalla Casa Bianca e finanziato da un aumento delle tasse sulle grandi società e sui più ricchi appare ancora in bilico.
Con i due senatori democratici centristi – Krysten Sinema e Joe Manchin – che parlano di passi in avanti ma non sciolgono le riserve, rifiutandosi di dire se voteranno o meno il testo. E i loro voti sono fondamentali per l’approvazione.
Una posizione che non solo tiene Biden sulle spine, col rischio di far naufragare definitivamente la sua agenda economica compromettendo il cammino verso le elezioni di metà mandato e quelle presidenziali. Ma che alza ulteriormente la tensione tra i democratici, con l’ala liberal che mal digerisce un piano definito “storico” dal presidente ma di fatto dimezzato rispetto alla prima ambiziosissima stesura, con buona parte delle misure sociali originariamente previste tagliate fuori.
Biden gioca così tutte le carte per tentare di sbloccare la situazione: “L’agenda contenuta in questo piano è ciò per cui 81 milioni di americani hanno votato, e le loro voci vanno ascoltate, non possono essere ignorate”, l’estremo appello mentre parla al Paese in diretta tv, prima di involarsi verso il Vecchio Continente. “Certo, questo piano non è tutto quello che ognuno di noi voleva, ma creerà comunque milioni di posti di lavoro e ridurrà il deficit. Qui non si tratta di destra o di sinistra – ha insistito – ma di ripristinare la competitività del nostro Paese affinché possa tornare a guidare il mondo. Non possiamo permettere che il mondo ci passi avanti”.
Intanto una nuova tegola su Biden arriva anche sul fronte della ripresa, con l’economia americana che rallenta crescendo nel secondo trimestre dell’anno solo del 2%, meno del previsto e decisamente al di sotto dei tre mesi precedenti. Anche questo un dato che rischia di minare la credibilità di Washington sul palcoscenico internazionale, con gli sforzi dell’amministrazione Biden nel tenere a bada la pandemia e nel far ripartire la catena delle forniture che non sembrano per ora portare ai risultati sperati.
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