Question time alla Camera del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il quale ha rivendicato la sua “massima determinazione” nella lotta alla mafia. Ma le sue parole sono state accolte da brusii in Aula. “Non serve alcuna ulteriore dimostrazione dell’assenza di qualsiasi mia titubanza nella lotta alle mafie: basta semplicemente scorrere ogni parola di ogni legge che ho portato all’approvazione in questi due anni, fino all’ultimo decreto legge che impone il coinvolgimento della Direzione Nazionale e delle Direzioni Distrettuali Antimafia sulle richieste di scarcerazione”, ha detto ancora Bonafede.
“Mi viene chiesto innanzitutto – ha spiegato poi – se e quali interferenze si siano manifestate sulla nomina di capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria nel 2018. La risposta è molto semplice: nel giugno 2018 non vi fu alcuna interferenza diretta o indiretta, nella nomina del capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria“.
“E’ in cantiere un decreto legge che permetterà ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l’attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni dei detenuti di alta sicurezza e al 41 bis“, ha anche spiegato il ministro.
Intanto dall’Anm arriva aun monito al consigliere Di Matteo. “Per i magistrati – scrive l’associazione in una nota – ferma la libertà di manifestazione del pensiero, è sempre doveroso esprimersi con equilibrio e misura, valutando con rigore l’opportunità di interventi pubblici e le sedi ove svolgerli nonché tenendo conto delle ricadute che le loro dichiarazioni, anche per la forma in cui sono rese, possono avere nel dibattito pubblico e nei rapporti tra le Istituzioni. Ciò è richiesto, ancor di più a coloro che fanno parte di organi di garanzia costituzionale“.
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