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Zone rosse e migranti, Salvini contro i giudici

Il ministero dell’Interno impugnerà la sentenza del Tar di Firenze contro le cosiddette ‘zone rosse’ e quelle dei tribunali di Bologna e Firenze a proposito dell’ iscrizione anagrafica di alcuni cittadini stranieri. Lo si apprende da fonti del Viminale secondo le quali si sta anche valutando di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi “per posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza”.

Dal Viminale sottolineano di essere pronti a “riformulare l’ordinanza per allontanare da alcune aree cittadine balordi e sbandati” ma, ribadiscono, si valuta anche la possibilità di chiedere un intervento dell’Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi e passare il fascicolo ad altri a causa delle proprie posizioni sulla politica del governo. Idee che, dice il Viminale, sono state “espresse pubblicamente o attraverso rapporti di collaborazione o vicinanza con riviste sensibili al tema degli stranieri come “Diritto, immigrazione e cittadinanza” o con avvocati dell’Asgi (associazione studi giuridici per l’immigrazione) che hanno difeso gli immigrati contro il Viminale. Il ministero fa riferimento in particolare alla giudice Luciana Breggia – il magistrato del tribunale di Firenze che ha emesso la sentenza che ha escluso il ministero del giudizio sull’iscrizione anagrafica di un immigrato e contro la quale si è già scagliato il ministro dell’Interno Matteo Salvini (“si candidi per cambiare le leggi che non condivide”) – ma anche altri due magistrati che “collaborano con la rivista”: Rosaria Trizzino, che, dice il Viminale, è il giudice che presiede la sezione del Tar della Toscana che ha bocciato le zone rosse e Matilde Betti, la presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna che il 27 marzo 2019 non ha accolto il ricorso proposto dal ministero dell’Interno contro la decisione del giudice monocratico del capoluogo emiliano che disponeva l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri.

“Le modalità adottate da autorevoli rappresentanti delle istituzioni gettano discredito sull’intera funzione giudiziaria e perdita di serenità da parte di chi la esercita. Per questo chiediamo che il Csm effettui tutti i passi necessari a tutela della collega Luciana Breggia e a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della giurisdizione”. Così l’Anm che in un documento esprime “sconcerto” per gli attacchi a Breggia, che dopo aver dichiarato inammissibile il reclamo del Viminale contro la decisione di un giudice che aveva autorizzato un somalo richiedente asilo a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe al Comune di Scandicci, è stata invitata da Salvini a candidarsi alle elezioni.”E’ inaccettabile che la critica non sia rivolta al merito del provvedimento ma alle supposte opinioni del giudice, afferma l’Anm, che evidenzia come un post pubblicato dal ministro sulla vicenda “è stato seguito da commenti contenenti insulti e minacce, che non risultano essere stati rimossi”.

L’Anm ricorda anche il caso simile del giudice Gerardo Boragine del tribunale di Lucca, che aveva assolto persone imputate di aver disturbato un comizio di Salvini e che è finito “sotto misure di protezione personale per gli insulti e le minacce scatenate conto di lui, dopo analogo post ‘personalizzato’, seguito da insulti e minacce di morte, sulla pagina facebook del ministro“. Ministro che, sottolinea l’Anm, “dovrebbe garantire anche la sicurezza dei magistrati”.

“Non intendiamo controllare nessuno nè creare problemi alla magistratura in un momento così delicato come quello che sta vivendo il Csm. Ci chiediamo se alcune iniziative pubbliche, alcune evidenti prese di posizione di certi magistrati, siano compatibili con un’equa amministrazione della giustizia“. Lo dice il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini dopo l’annuncio del Viminale di voler impugnare le sentenze dei giudici contro le zone rosse e l’iscrizione anagrafica di cittadini stranieri.


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