Conto alla rovescia per le elezioni europee. Mancano meno di 10 giorni al 26 maggio quando gli italiani, insieme agli elettori dei 28 stati dell’Ue, saranno chiamati a rinnovare il Parlamento Europeo.
Se in Italia la legge impone il divieto di diffusione dei sondaggi nelle due settimane che precedono il voto, lo stesso non vale per molti degli altri Paesi i cui elettori sono chiamati a eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo. Per questo può essere interessante verificare cosa sta accadendo nei maggiori Paesi europei per individuare le ultime tendenze e anticipare le conseguenze di mercato.
I candidati alla Presidenza della Commissione UE
A livello europeo il PPE (lista popolare dei partiti di centro destra) è il gruppo favorito per il raggiungimento della maggioranza dei seggi. La vittoria consentirebbe alla lista di indicare Manfred Weber come candidato alla presidenza della Commissione Europea. Per essere effettiva, la candidatura alla successione di Jean-Claude Juncker dovrà poi essere approvata dall’Europarlamento.
Oltre a Weber, i candidati principali alla presidenza dell’organo esecutivo europeo, che si sono affrontati in un dibattito televisivo il 15 maggio nell’emiciclo dell’Europarlamento a Bruxelles, sono: Jan Zahradil (Acre – conservatori), Nico Cuè (Sinistra europea), Frans Timmermans (Pse – socialisti), Margrethe Vestager (Alde – liberali) e Ska Keller (Verdi).
I cinque stati membri più popolosi e economicamente influenti dell’area europea (Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna) eleggeranno circa la metà dei nuovi deputati europei (370 su 751). Quanto accadrà in questi paesi sarà decisivo per il risultato finale e dunque nel determinare il futuro dell’Europa, economico e politico.
Francia: testa a testa tra Macron e Le Pen
In Francia, paese che eleggerà un eurodeputato in più dell’Italia (74), lo scenario è più incerto negli ultimi mesi. In parte a causa dello scoppio delle proteste dei Gilet Gialli. Secondo i sondaggi più recenti, il Rassemblement National (ex Front) di Marine Le Pen si contende la palma di primo partito con La Republique En Marche, il partito presidenziale membro della lista europea ALDE (quella dei liberali). Entrambe le formazioni sono attualmente date intorno al 22% dalle rilevazioni medie.
Anche in Francia gli ecologisti vanno forte: i Verdi della lista europea EELV potrebbero raggiungere l’8% dei voti e conquistare 8 seggi. Divisa invece la sinistra, tra l’ala più estrema della France Insoumise, e quella più moderata dei Socialisti, passando per la lista anti austerity Generation.s di Benoit Hamon (che nel parlamento si unirebbe alla lista DiEM25 di Yanis Varoufakis).
A proposito dell’ex ministro delle Finanze greco, outsider dello scenario politico europeo che vorrebbe riformare l’Europa da dentro, si presenterà a sorpresa in Germania e non nel suo paese d’origine. Uno dei motivi – oltre al carattere profondamente simbolico della scelta controcorrente – potrebbe essere il fatto che in Germania non ci sono soglie di sbarramento.
Germania: CDU in vetta, Verdi tallonano Social Democratici
In Germania, che eleggerà ben 96 europarlamentari, il partito di Angela Merkel è in testa. Secondo gli ultimi sondaggi, la CDU capeggiata da Annagret Kramp-Karrenbauer resta il primo partito, ma al di sotto del 30%.
Nonostante questo dato in qualche modo deludente rispetto agli standard della forza di centro destra tedesca, potrebbe risultare comunque il primo partito europeo (cioè quello con più rappresentanti all’Europarlamento) con una delegazione di 30 eletti.
La sorpresa delle elezioni dovrebbe essere rappresentata dai Verdi (Grünen) che puntano al 20% dei voti e a relegare i social-democratici della SPD al terzo posto. Dal momento che poi nella locomotiva economica d’Europa non è prevista una soglia di sbarramento, al contrario per esempio dell’Italia e della Francia, sarà un’ottima occasione per i partiti minori – come quello di stampo europeo di Varoufakis – di eleggere qualche proprio rappresentante.
Regno Unito: Farage in vantaggio, Tories umiliati
Nel Regno Unito, il Brexit Party di Nigel Farage è già balzato in testa alle intenzioni di voto: in media le ultime rilevazioni li danno quasi al 30%, davanti ai Laburisti di Jeremy Corbyn (23%) mentre i Conservatori di Theresa May sarebbero sprofondati addirittura al 12%, dietro ai Liberal Democratici.
Spagna, unico tra i grandi in cui vincerà la sinistra
Infine la Spagna, che con i suoi 54 seggi, la Spagna non ha il “peso” dei Paesi europei più grossi. Qui, se i sondaggi si riveleranno corretti, alle spalle dei socialisti del PSOE dovrebbe confermarsi al secondo posto il Partido Popular.
Tensioni tra Italia e UE
Mentre i cittadini europei si preparano al voto, l’Italia sembra intenzionata a tirare dritto su debito e deficit, aprendo la porta a un nuovo braccio di ferro con le autorità europee sui conti pubblici. È un problema perché il 5 giugno arriverà il giudizio, con le raccomandazioni Ue, della Commissione europea. C’è il rischio che venga avviata una procedura di infrazione sul debito italiano.
Da un lato per Bruxelles e i leader degli altri Stati membri sarebbe un modo per neutralizzare l’azione del governo giallo verde e le mire espansionistiche fiscali. Tuttavia dall’altra per anni la sovranità in politica economica del Paese ne uscirebbe azzoppata, a prescindere da chi governerà la terza economia dell’area euro in futuro.
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