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    Ucraina, Papa Francesco bacia la bandiera arrivata da Bucha: Tacciano le armi

    Città del Vaticano – La bandiera giallo-azzurra è stropicciata, scura, porta lo stemma di un battaglione di volontari, arriva direttamente da Bucha. Papa Francesco la srotola alla fine dell’udienza generale. “Me l’hanno portata ieri”, spiega. “Viene dalla guerra. Proprio da quella città martoriata”.
    Francesco si appella ancora una volta ai leader che hanno responsabilità e invoca: “Si facciano tacere le armi“. L’accusa è anche all’Onu: “Assistiamo all’impotenza delle Organizzazione delle Nazioni Unite. Oggi si parla spesso di geopolitica, ma purtroppo la logica dominante è quella delle strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area di influenza economica, ideologica e militare”. Poi, con un gesto insolito, si alza in piedi e mostra la bandiera.
    In udienza c’è un gruppo di bambini ucraini. Raggiungono il Papa con un disegno, mani bianche sui colori della loro bandiera, un cuore accanto a quella italiana, il Paese che li ha accolti: “Salutiamoli e preghiamo insieme con loro – invita il Papa -. Sono dovuti fuggire e arrivare a una terra straniera, questo è uno dei frutti della guerra. Non dimentichiamoli, e non dimentichiamo il popolo ucraino”. Francesco bacia e benedice la bandiera, la ripiega. Prende delle uova di Pasqua e le regala ai bimbi, tra le carezze.
    Quello che sta avvenendo, tuona ancora una volta il Papa, è un “massacro” al quale si deve mettere fine al più presto: “Si smetta di seminare morte e distruzione“, insiste.  Da Malta, solo pochi giorni fa, Francesco si era detto disposto a fare tutto il possibile per risolvere la crisi, definendo “sacrilega” la guerra, e confermando la sua disponibilità di un viaggio a Kiev. Ma, senza un cessate il fuoco, non potranno esserci le condizioni.
    Le ultime notizie sulla guerra “attestano nuove atrocità”, scandisce, e ricorda la strage alle porte di Kiev, edifici ridotti in polvere, strade disseminate di cadaveri con le mani legate dietro la schiena, fosse comuni visibili anche dai satelliti. “Crudeltà sempre più orrende, compiute anche contro civili, donne e bambini inermi – osserva -. Sono vittime il cui sangue innocente grida fino al Cielo e implora: ‘Si metta fine a questa guerra! Si facciano tacere le armi! Si smetta di seminare morte e distruzione!’”.

    L’appello del Pontefice in udienza generale: Crudeltà sempre più orrende su civili, donne e bambini. Vittime il cui sangue innocente grida fino al Cielo e implora: ‘Si metta fine a questa guerra!’

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    I morti di Bucha davanti al Consiglio UE, gli ucraini chiedono l’embargo sul gas

    Bruxelles – “Come ci si sente a finanziare un genocidio?” La domanda, che è un vero e proprio atto d’accusa per l’Unione europea, è quella rivolta da manifestanti ucraini che hanno portato i morti di Bucha di fronte alla sede del Consiglio dell’UE a Bruxelles. Persone stese a terra a riproporre le scene del massacro nella città dell’Ucraina settentrionale, diventate il simbolo dell’aggressione russa anche sulla scia della cassa di risonanza mediatica. Mentre le persone giacciono esanimi a terra, dal megafono il grido di aiuto che è anche un grido di critica nei confronti di chi non è considerato veramente vicino al popolo ucraino.

    “Embargo al gas russo”, la richiesta urlata a tutti gli addetti ai lavori. Vengono chiamati in causa i rappresentanti permanenti degli Stati membri, responsabili del lavoro a livello tecnico, ancora lontani dal mettere a punto vere sanzioni energetiche. L’UE ha messo sul tavolo restrizioni su carbone e petrolio, ma a detta degli ucraini che si sono ritrovati all’ingresso del Consiglio, non basta. Perché è dal gas che Mosca trae il maggiore profitto, i maggiori ricavi, e i proventi della vendita di gas al Vecchio continente sono utilizzati per finanziare la guerra in corso. “La vostra indecisione sta uccidendo gli ucraini”. Questa la denuncia dei morti di Bucha portati alle porte dell’istituzione comunitaria dove gli Stati hanno il compito, non semplice, di decisioni non scontate.

    Il senso di frustrazione del popolo ucraino appare comunque slegato da un’Europa che fin qui ha comunque agito con azioni senza precedenti, anche in coordinamento con i partner dell’Occidente, pronti a mettere sotto accusa il presidente russo Putin. L’azione dell’UE fin qui è stata ragionata, e basata sullo sviluppo della situazione e la sua evoluzione. Si discute un quinto pacchetto di sanzioni, e si è deciso di attivare lo Strumento europeo per la pace, che consente la fornitura di armi di difesa. Difficile dire che l’UE non abbia fatto nulla, ma per gli ucraini non è stato fatto abbastanza.

    Manifestazione davanti alla sede comunitaria rappresentativa degli Stati membri, accusati di non fare abbastanza contro Putin. “Come ci si sente a finanziare un genocidio?”

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    Divieto d’import di carbone e ipotesi stop a petrolio dalla Russia: l’energia è nel quinto pacchetto di sanzioni

    Bruxelles – Sei pilastri per il quinto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia, in cui l’energia inizia a ritagliarsi il ruolo di protagonista. Dopo quattro pacchetti che “hanno colpito duramente e limitato le opzioni politiche ed economiche del Cremlino, con risultati tangibili”, la Commissione Europea ha deciso di reagire alle “immagini raccapriccianti di Bucha” proponendo ai governi una nuova tornata di misure restrittive, per “sostenere la massima pressione su Putin e sul governo russo in questo momento critico”. Lo hanno annunciato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sottolineando la necessità di rendere le sanzioni contro la Russia “ancora più ampie e dure”.
    Il primo pilastro della quinta tornata di misure restrittive è il divieto di importazione di carbone dalla Russia, “un mercato che ha un valore di 4 miliardi di euro all’anno”. Sempre sul piano energetico – anche se per il momento non rientra in questo pacchetto – si inizia a considerare anche lo stop alle importazioni di petrolio, su cui “siamo al lavoro”, ha precisato la presidente von der Leyen. Previsto poi il taglio delle transazioni verso quattro banche che rappresentano il 23 per cento della quota di mercato nel settore bancario russo, “tra cui la VTB, la seconda più grande banca russa”.
    La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell (5 aprile 2022)
    A livello commerciale, alle navi russe sarà vietato di accedere ai porti dell’Unione, con alcune eccezioni previste per il trasporto di beni essenziali, “come i prodotti agricoli e alimentari, gli aiuti umanitari e l’energia”, e lo stesso si applicherà a operatori del trasporto stradale russi e bielorussi. Presi di mira anche settori vulnerabili per Mosca, con un divieto di esportazione di computer quantistici e semiconduttori avanzati “che vale 10 miliardi di euro”, mentre 5,5 miliardi sono quelli che saranno tagliati dalle importazioni di prodotti specifici: legno, cemento, frutti di mare e liquori: “Chiudiamo anche le scappatoie tra la Russia e la Bielorussia”, ha precisato von der Leyen.
    Infine, entrerà in vigore un divieto generale di partecipazione delle imprese russe agli appalti pubblici negli Stati membri e l’esclusione di ogni sostegno finanziario, europeo o nazionale, agli enti pubblici russi, “perché il denaro delle tasse dei nostri cittadini non deve arrivare a Mosca in nessuna forma”. L’alto rappresentante UE Borrell ha anche anticipato che tra le sanzioni contro la Russia “ci sarà anche un aggiornamento della lista degli individui e delle entità” colpiti dalle misure restrittive dell’Unione. In fase di studio anche “alcune idee presentate dagli Stati membri, come tasse o canali di pagamento specifici come un conto di garanzia”, hanno concluso i due leader UE.

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    L’UE accusa la Russia di aver messo nel mirino i bambini ucraini: “158 sono stati uccisi, oltre 2 milioni gli sfollati”

    Strasburgo, dall’inviato – In Ucraina anche i bambini sono “nel mirino dell’esercito di occupazione russo e vengono loro negati i diritti fondamentali in modo brutale”. È questa l’accusa rivolta al Cremlino dalla vicepresidente della Commissione UE per la Democrazia, Dubravka Šuica, aprendo oggi (martedì 5 aprile) il dibattito in sessione plenaria del Parlamento Europeo sulla protezione dei minori che scappano dalla guerra in Ucraina. “Ogni bambino ha diritto a giocare, ad andare a scuola e a un futuro di pace”, ha ricordato con forza la vicepresidente Šuica, contrapponendo le immagini atroci che arrivano da Bucha e Irpin’: “Chi ha commesso questi crimini non potrà farla franca”. A rincarare la dose è intervenuta la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, che ha puntato il dito contro le forze armate russe per essersi macchiate anche della morte di 158 minori “e non si hanno notizie di centinaia di altri bambini”.
    La vicepresidente della Commissione UE per la Democrazia, Dubravka Šuica (5 aprile 2022)
    A questo si aggiungono 2,5 milioni di minori ucraini sfollati, di cui due milioni hanno attraversato le frontiere dell’Unione Europea. Ecco perché le sanzioni economiche e il supporto finanziario e militare a Kiev non possono essere le sole risposte alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina: per l’UE una delle priorità-chiave è l’aiuto umanitario, in particolare per i soggetti più deboli, i bambini appunto. “Dopo i traumi che hanno subito, dobbiamo cercare di farli tornare a una vita più normale possibile, integrandoli nella società e nel sistema scolastico”, ha precisato la vicepresidente Šuica in riferimento alla comunicazione dell’esecutivo UE presentata lo scorso 23 marzo sul sostegno ai profughi in arrivo dall’Ucraina. I Ventisette dovranno essere particolarmente attenti alla registrazione di tutti i minori, “con particolare attenzione a quelli che si presentano alla frontiera senza genitori” e ad assicurarsi che il sistema di accoglienza non presenti ulteriori rischi.
    Proprio su questo punto si è concentrata la commissaria Johansson, che ha messo in guardia da “nuovi pericoli, come quello della tratta di esseri umani”. Già in questo momento “le autorità lituane stanno indagando su 43 adozioni sospette“, a dimostrazione di quanto sia necessario di spingere sulla registrazione di tutti i minori, “perché non possiamo permetterci di lasciarne indietro nemmeno uno”. Ma gli Stati membri dovranno anche tenere sotto controllo i fornitori di alloggi e trasporti e focalizzarsi su ricongiungimenti familiari e adozioni sicure, per garantire “case, istruzione e salute”. Mentre dall’Ucraina arrivano testimonianze di bambini a cui i genitori scrivono sulla schiena i contatti telefonici dei familiari nel caso di sopravvivenza a un eventuale attacco armato, la commissaria Johansson ha posto l’accento sul fatto che “più la guerra continua, più aumentano i rischi” e le famiglie ucraine devono decidere se “tenere i bambini dove rischiano ogni giorno la vita, o mandarli all’estero con la possibilità di non rivederli mai più”.

    Ukrainian mothers are writing their family contacts on the bodies of their children in case they get killed and the child survives. And Europe is still discussing gas. pic.twitter.com/sK26wnBOWj
    — Anastasiia Lapatina (@lapatina_) April 4, 2022

    Di qui deriva “l’obbligo morale” per tutta l’UE di mettere in sicurezza i bambini, “in attesa che possano tornare a casa, dopo aver assorbito i nostri valori”, ha commentato l’eurodeputata Ewa Kopacz (PPE). Unanimità da parte di tutti i gruppi politici al Parlamento Europeo sulla necessità di sostenere le iniziative della Commissione per la protezione dei minori in fuga dalla guerra in Ucraina. “Neanche un bimbo o una bimba deve finire nella rete della criminalità organizzata”, ha aggiunto la presidente del gruppo degli S&D all’Eurocamera, Iratxe García Pérez: “Dobbiamo tutelarli per quanto possiamo, perché già sono stati vittime della pazzia di Putin”. Hilde Vautmans (Renew Europe) ha ricordato che “la forza di una società si misura nel modo in cui tratta i più deboli” e Saskia Bricmont (Verdi/ALE) ha chiesto che “questa nuova solidarietà diventi la base per una nuova politica di asilo e migrazione”.

    Alla plenaria del Parlamento UE, il gabinetto von der Leyen ha tracciato le dimensioni del crimine compiuto dall’esercito di occupazione: “Non si hanno notizie su centinaia di altri minori”. Sulla solidarietà dei Ventisette, “bisogna assicurare adozioni sicure e ricongiungimenti familiari”

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    Von der Leyen e Borrell in missione a Kiev “questa settimana” per incontrare Zelensky

    Strasburgo, dall’inviato – La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si recheranno a Kiev “questa settimana”, per incontrare il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Lo ha annunciato il portavoce dell’esecutivo comunitario, Eric Mamer, in un tweet pubblicato questa mattina (martedì 5 aprile).
    La missione è prevista “prima dell’evento #StandUpForUkraine di sabato a Varsavia” – una chiamata a raccolta dei donatori a supporto dell’Ucraina alla presenza anche del premier del Canada, Justin Trudeau – che come ha precisato la portavoce della Commissione, Dana Spinant, si svolgerà a partire dalle ore 15. Incrociando gli impegni di von der Leyen e Borrell a Strasburgo per la sessione plenaria del Parlamento Europeo e in Svezia e Bulgaria per la presentazione dei rispettivi piani nazionali di ripresa e resilienza, è probabile che il viaggio a Kiev inizi tra giovedì notte e venerdì mattina, per concludersi sabato nella capitale polacca.

    President @vonderleyen and HRVP @JosepBorrellF will travel this week to Kyiv to meet President @ZelenskyyUa prior to the pledging event #StandUpForUkraine on Saturday in Warsaw.
    — Eric Mamer (@MamerEric) April 5, 2022

    La missione diplomatica a Kiev della presidente della Commissione e dell’alto rappresentante UE ricalca la decisione e l’azione intrapresa dalla numero uno del Parlamento UE, Roberta Metsola, che tra giovedì e venerdì scorso (31 marzo-2 aprile) si era recata nella capitale ucraina per incontrare il presidente dell’Assemblea nazionale, Ruslan Stefančuk, il premier Denys Šmihal’ e il presidente Zelensky, dopo aver rivolto un messaggio incisivo ai deputati ucraini nella sessione straordinaria della Verchovna Rada. Anche nel caso di Metsola, che è stata la prima leader di un’istituzione comunitaria a recarsi nel territorio invaso dall’esercito russo, il viaggio si era concluso in Polonia, per un incontro con il premier, Mateusz Morawiecki, e le organizzazioni di solidarietà ai profughi ucraini. Proprio la presidente Metsola, aprendo ieri la sessione plenaria dell’Eurocamera, ha sottolineato che la sua presenza a Kiev è servita per “portare il nostro messaggio e mostrare che siamo al loro fianco in questi tempi bui”.
    L’annuncio del viaggio a Kiev di von der Leyen e Borrell è arrivato a poco meno di un’ora dall’anticipazione del premier sloveno, Janez Janša, che sempre su Twitter si era rallegrato del fatto che i due leader dell’Unione raggiungeranno i diplomatici sloveni e lituani nella capitale dell’Ucraina sotto assedio russo dal 24 febbraio scorso: “Questa volta la Slovenia ha mostrato la strada”, ha commentato Janša. Il tweet del premier sloveno è apparso fuori luogo per una questione di sicurezza e di incolumità personale per la missione dei due leader dell’Unione, dal momento in cui rappresentano un obiettivo sensibile in un territorio dove si stanno svolgendo combattimenti armati. La stessa presidente Metsola la scorsa settimana aveva annunciato di essere diretta a Kiev solo giovedì sera, quando era effettivamente in viaggio per l’Ucraina, senza nessuna informazione filtrata alla vigilia della partenza.
    È probabile che la decisione del premier sloveno sia dipesa dalla volontà di mettere pressione sull’esecutivo comunitario, in modo da costringerlo a non poter fare nessun passo indietro. Prima dell’annuncio da parte del gabinetto von der Leyen – che ha evitato alla presidente e all’alto rappresentante Borrell di trovarsi in una posizione scomoda di fronte a probabili domande degli eurodeputati a Strasburgo – da Bruxelles è arrivato un commento secco all’indirizzo di Janša: “Non è compito dei capi di Stato e di governo anticipare comunicazioni a nome della Commissione Europea”, hanno precisato fonti europee.

    President @vonderleyen will travel to Kyiv this week with High Representative @JosepBorrellF
    She will meet President @ZelenskyyUa before the pledging event #StandUpForUkraine which she convenes jointly with Prime Minister @JustinTrudeau on 9 April, 15:00 CET.
    More details soon
    — Dana Spinant (@DanaSpinant) April 5, 2022

    I portavoce dell’esecutivo comunitario hanno confermato che la presidente della Commissione e l’alto rappresentante UE incontreranno il leader ucraino prima di sabato 8 aprile, quando si terrà a Varsavia l’evento #StandUpForUkraine

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    Di Maio: Abbiamo espulso 30 diplomatici russi per tutelare “la nostra sicurezza nazionale”

    Bruxelles – L’Italia ha espulso 30 diplomatici russi. Lo comunica il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, precisando che la decisione è stata presa “per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale”.
    Di Maio parlando a Berlino a margine della Conferenza sulla Moldavia ha spiegato che “il Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri,  Ettore Sequi, ha convocato questa mattina alla Farnesina, su mia istruzione, l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, per notificargli la decisione del Governo di espellere 30 diplomatici russi in servizio presso l’Ambasciata in quanto ‘personae non gratae’”.
    “Tale misura – ha aggiunto il ministro -, assunta in accordo con altri partner europei e atlantici (che stanno anche loro espellendo decine di diplomatici russi, ndr), si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale, nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”.
    “L’Italia è disponibile a fare da garante della sicurezza e della pace in Ucraina e faremo tutto quello che serve per portare avanti questo lavoro” ha sottolineato Di Maio.

    Decisione assunta “nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”

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    Ucraina-Cina, colloquio tra i ministri Kuleba e Wang: “Non siamo indifferenti”

    Bruxelles – “La Cina non ha un approccio indifferente rispetto alla questione ucraina”. La posizione di Pechino sulla guerra è stata ribadita il 4 aprile nella telefonata tra il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e l’omologo ucraino Dmytro Kuleba, la seconda dallo scoppio della guerra. La parola “pace” ricorre per ben sette volte nel comunicato stampa riportato dal ministero degli Esteri cinese, insieme all’invito, continuo, a procedere con i negoziati, “per quanto grandi le difficoltà e numerose le divergenze”.
    “Il mantenimento della pace e l’essere contrari ai conflitti sono parte della tradizione culturale della storia cinese”, ha sottolineato Wang, “e appartengono da sempre alla nostra politica estera”. Nessuna parola di condanna però verso la Russia, come già durante il vertice di venerdì scorso tra Unione Europea e Cina. “La guerra finirà a un certo punto”, ha incalzato il ministro degli Esteri, quasi in un monito, aggiungendo che sarà “cruciale” imparare da questo momento di crisi “per difendere la sicurezza duratura dell’Europa”. “La Cina ritiene che si debba, in conformità con il principio di sicurezza indivisibile e attraverso un dialogo equo, stabilire realmente un meccanismo di sicurezza europea equilibrato, valido e sostenibile”, continua il comunicato. Lo stesso principio era stato invocato anche dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov già lo scorso febbraio.
    Il termine “principio di sicurezza indivisibile” compare per la prima volta nell’Atto finale di Helsinki (1975), lo storico documento che ha messo nero su bianco una serie di principi fondamentali riconosciuti dal blocco della Nato e da quello sovietico. È da qui che in ambito di quella che diventerà l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) nasce la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE, dal 1994 OSCE). Un’idea che torna nella Carta di Parigi per una Nuova Europa (OSCE, 1990), secondo cui “la sicurezza è indivisibile e la sicurezza di ogni Stato partecipante è inseparabilmente connessa a quella di tutti gli altri”. Mentre nel Documento di Istanbul (1999), viene ulteriormente articolata in “uno spazio di sicurezza comune e indivisibile, promuovendo un’area OSCE priva di linee divisorie e zone con diversi livelli di sicurezza”. Nello stesso Documento di Istanbul, si stabilisce che “gli Stati non rafforzeranno la propria sicurezza a scapito della sicurezza di altri Stati”: cosa che, secondo l’interpretazione unilaterale di Mosca, un ulteriore allargamento a est della Nato comporterebbe per la Russia.
    Kuleba in un Tweet nel quale non mostra particolare soddisfazione per il colloquio, ha spiegato che nella telefonata è stato ribadito che la fine della guerra “soddisfa i comuni interessi di pace, della sicurezza alimentare e del commercio internazionale.”

    Had a call with State Councilor and Foreign Minister Wang Yi. Grateful to my Chinese counterpart for solidarity with civilian victims. We both share the conviction that ending the war against Ukraine serves common interests of peace, global food security, and international trade.
    — Dmytro Kuleba (@DmytroKuleba) April 4, 2022

    Wang Yi ha espresso solidarietà verso i civili ucraini e ringraziato il governo di Kiev e tutti coloro che hanno contribuito finora all’evacuazione dei cittadini dal Paese, chiedendo anche che si continui a garantire la sicurezza dei cinesi ancora presenti sul territorio.

    Pechino però continua a non sbilanciarsi sull’attacco russo

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    Metsola vuole una risposta dura dall’UE ai crimini di guerra russi in Ucraina: “Embargo energetico e sanzioni forti”

    Strasburgo, dall’inviato – Di tolleranza verso il Cremlino ne era rimasta poca, ma i fatti di Bucha e Irpin’ l’hanno spezzata via completamente. “Le atrocità commesse dall’esercito della Russia sono orribili, disonorevoli e vergognose, ma la realtà è che queste immagini sono le stesse di altre città dell’Ucraina”, ha denunciato con forza la presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, aprendo la sessione plenaria dell’Eurocamera di ritorno dal viaggio a Kiev. “Questi sono crimini di guerra perpetrati da criminali di guerra e non possono rimanere senza risposta”, ha aggiunto Metsola, invitando i Ventisette ad “accelerare una politica di dipendenza zero dal Cremlino“.
    La presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Kiev (primo aprile 2022)
    In sostanza, la presidente Metsola ha chiesto di “sganciare l’Europa dalle forniture energetiche russe” e nello specifico di “attuare embarghi vincolanti” al gas e al petrolio che arriva dal territorio della Russia, smettendo così di finanziare “indirettamente” le bombe sull’Ucraina. Si spiega così l’invito agli eurodeputati di tutti gli schieramenti politici di stimolare i rispettivi governi nazionali ad allinearsi a una politica di sanzioni che coinvolga anche il settore energetico: “Dobbiamo intensificare la nostra strategia per rendere questa invasione illegale l’errore più costoso che il Cremlino abbia mai fatto”, ha incalzato Metsola, mettendo in chiaro che “il colpo all’economia della Russia deve essere proporzionato alle atrocità senza precedenti a cui stiamo assistendo”. Con un messaggio rivolto a tutte le imprese UE: “Devono cercare altrove la crescita, e noi le sosterremo nel farlo“.
    Spiegando la sua decisione di recarsi in visita di persona a Kiev lo scorso fine settimana, la presidente del Parlamento UE ha riconosciuto la “difficoltà” del viaggio, ma ha anche sottolineato che “portare il nostro messaggio e mostrare che siamo al loro fianco in questi tempi bui” è stato “significativo per coloro che combattono”. Metsola ha ricordato che “gli ucraini stanno combattendo per i nostri valori, nelle condizioni più impossibili” e il dovere dell’Unione è “sostenerli concretamente”. Questo significa, in primis, l’adozione “immediata” di un nuovo pacchetto di sanzioni forti, che chiudano “tutte le scappatoie ancora esistenti”. In secondo luogo, “offrire più sostegno all’Ucraina a livello logistico, umanitario e di attrezzature militari di cui hanno disperatamente bisogno”, ha aggiunto la presidente Metsola, prima di chiedere a tutta la plenaria un minuto di silenzio in memoria dei civili uccisi a Bucha e Irpin’ e per “tutte le vittime della guerra, del terrore e della violenza” causata dall’esercito russo nei territori occupati.

    Di ritorno dal suo viaggio a Kiev, la numero uno del Parlamento Europeo ha aperto la sessione plenaria con l’invito a rispondere alle atrocità compiute dal Cremlino a Bucha e nei territori occupati: “Serve una politica di zero dipendenza da Mosca, per non finanziare le bombe russe”