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    Trump a Putin: sei indebolito, lavoriamo subito ad un cessate il fuoco in Ucraina

    Bruxelles – Non si è ancora insediato ufficialmente, ma il presidente-eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha già iniziato a chiedere al suo (futuro) omologo russo Vladimir Putin di sedersi al tavolo delle trattative per stipulare al più presto un cessate al fuoco in Ucraina. Anche perché Putin “è indebolito”, per via della guerra e “del cattivo stato dell’economia”, continuare l’invasione potrebbe avere “effetti molto più grandi e molto peggiori”, ha detto Trump in un’intervista al New York Post.Anche per gli alleati della Nato il messaggio è sempre lo stesso: se non fate la vostra parte in termini di spesa militare, non contate sulla protezione di Washington.Il presidente ucraino Volodymyr “Zelensky e l’Ucraina vorrebbero fare un accordo e fermare la follia”, ha scritto il tycoon newyorkese sulla sua piattaforma Truth, dopo aver suggerito in un’intervista andata in onda lo scorso weekend che è “probabile” che la sua amministrazione – il cui insediamento formale è in calendario per il 20 gennaio – riduca gli aiuti militari a Kiev. “Dovrebbe esserci un cessate il fuoco immediato e dovrebbero iniziare i negoziati”, ha scritto sul social, aggiungendo: “Conosco bene Vladimir (Putin, ndr). È il suo momento di agire. La Cina può aiutare. Il mondo sta aspettando”.Sempre lo scorso weekend, Trump ha incontrato a Parigi (dove si trovava per assistere alla riapertura della cattedrale di Notre-Dame dopo l’incendio che l’ha devastata nel 2019) Zelensky alla presenza del padrone di casa, il presidente francese Emmanuel Macron. Durante un trilaterale all’Eliseo, il capo dello Stato transalpino ha cercato di proporsi come facilitatore tra i due, tra i quali non si è ancora instaurato un canale diretto e stabile nonostante i contatti siano già avviati almeno dalla scorsa estate.Il presidente ucraino ha descritto i colloqui con il futuro inquilino della Casa Bianca come “costruttivi” ma ha voluto ribadire per l’ennesima volta che la pace con la Russia dovrà essere “giusta e solida”, una pace “che i russi non possano distruggere in pochi anni come hanno fatto prima”, ha dichiarato all’indomani dell’incontro. Il punto è sempre lo stesso: “Dobbiamo parlare prima di tutto di garanzie di pace efficaci”, ha ribadito Zelensky, per il quale la migliore garanzia di sicurezza per l’ex repubblica sovietica continua a rimanere l’adesione alla Nato.Da sinistra: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente-eletto statunitense Donald Trump e il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi, il 7 dicembre 2024 (foto: Julien De Rosa/Afp)Nella sua intervista, Trump si è addirittura spinto a ventilare l’ipotesi di ritirare Washington dalla Nato, segnalando che la partecipazione statunitense durante il suo prossimo mandato non potrà essere data per scontato se gli altri Stati membri non terranno fede agli impegni presi in termini di spesa per la difesa, cui in base agli obiettivi decisi nel 2014 dovrebbe andare almeno il 2 per cento del Pil nazionale. “Se pagano i loro conti e se penso che ci trattino in modo equo”, ha detto il presidente-eletto, “resterei assolutamente nella Nato”.Queste esternazioni hanno messo in allarme la leadership ucraina, gli altri membri dell’Alleanza nordatlantica e gli stessi esperti di sicurezza negli Usa. Il futuro presidente non ha rivelato se è già entrato in contatto personalmente con Putin (“perché non voglio fare nulla che possa ostacolare i negoziati”, ha spiegato) ma è evidente che, almeno nei circoli di quella che sarà la prossima amministrazione, i preparativi per arrivare al più presto ad una cessazione delle ostilità sono già in atto, almeno a giudicare dalla leggerezza con cui l’argomento viene affrontato dal prossimo presidente degli States.Tuttavia, almeno ufficialmente, non sono stati diffusi piani concreti su come si potrebbe arrivare a un esito del genere. Considerando sia l’impazienza che sembra avere Trump sia le recenti osservazioni di Zelensky, il quale ha ammesso per la prima volta dall’inizio della guerra nel febbraio 2022 che sarà impossibile per l’Ucraina riprendere militarmente il controllo delle regioni occupate, molti osservatori immaginano che qualunque piano negoziale per la fine del conflitto comporti una cessione (perlomeno temporanea) di una parte delle oblast’ finite sotto occupazione russa – senza considerare la Crimea, annessa unilateralmente da Mosca nel 2014.

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    Altri 4,2 miliardi per l’Ucraina. Autorizzata dal Consiglio dell’Ue la seconda rata del sostegno finanziario da 50 miliardi

    Bruxelles – Luce verde dal Consiglio dell’Ue per il secondo pagamento regolare all’Ucraina, nell’ambito dell’Ukraine Facility (Strumento per l’Ucraina dell’Ue). 4,2 miliardi di euro tra sovvenzioni e prestiti, per incrementare la stabilità macro finanziaria del Paese e migliorare il funzionamento dell’amministrazione pubblica.Dopo la richiesta di pagamento presentata ad ottobre 2024 e la valutazione positiva della Commissione, il Consiglio ha concluso che l’Ucraina ha soddisfatto le condizioni e le riforme necessarie previste dal Piano per l’Ucraina. Le aree su cui lavorare erano la lotta alla corruzione, al riciclaggio di denaro, il codice penale e di procedura penale, il contesto imprenditoriale, l’energia, la transizione verde e la protezione ambientale. Lo stanziamento dei fondi, nell’ottica del Consiglio, dovrà essere il più veloce possibile per poter supportare le difficoltà della finanza ucraina.Il Piano generale per l’Ucraina delinea le priorità del Paese per la ripresa, la ricostruzione e la modernizzazione del Paese, in linea con gli obiettivi da raggiungere per ottimizzare il processo di adesione all’Ue nei prossimi quattro anni. Approvato nel maggio 2024, il Piano aveva i prerequisiti per ottenere un sostegno fino a 50 miliardi di euro nell’ambito dello Strumento per l’Ucraina e ad agosto è stata erogata la prima rata.Nel periodo 2024-2027, sarà possibile utilizzare i fondi dello Strumento, di cui fino a 32 miliardi di euro sono indicativamente destinati a sostenere le riforme e gli investimenti previsti dal Piano per l’Ucraina, condizionati alla realizzazione degli indicatori individuati. Da quando è entrato in vigore, lo Strumento per l’Ucraina ha già erogato 6 miliardi di euro a titolo di finanziamento ponte, 1,89 miliardi di euro di prefinanziamento e una prima rata di importo pari alla seconda.

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    Meno parole, più armi. La Nato promette nuovi aiuti a Kiev per rinforzarla in vista dei negoziati

    Bruxelles – Meno discussioni sul processo di pace e più aiuti militari. È questo il messaggio che il nuovo segretario generale della Nato, l’ex premier olandese Mark Rutte, ha portato al quartier generale dell’Alleanza nordatlantica a Bruxelles circa la guerra in Ucraina. Esprimendo una posizione condivisa da diversi Stati membri – e da Kiev – il leader dell’organizzazione ha spiegato per l’ennesima volta come rinforzare le forze armate ucraine sia l’unico modo per consentire al Paese aggredito di negoziare una “pace giusta”. Ma sui contorni che tale pace potrebbe avere, inclusa la spinosa questione dell’adesione di Kiev alla Nato, nessuno ancora si sbilancia.Corsa contro il tempoSi è aperta oggi (3 dicembre) la due giorni in cui, al quartier generale della Nato a Bruxelles, si riuniscono i ministri degli Esteri dei 32 Stati membri per discutere di Ucraina e Medio Oriente. Parteciperà al meeting anche l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas, che nel suo primo giorno in carica (il primo dicembre scorso) si è recata a Kiev per dimostrare tangibilmente il proprio sostegno al Paese aggredito dalla Russia di Vladimir Putin.Si tratterà invece dell’ultima riunione cui partecipa Antony Blinken in quota Usa, dato l’imminente insediamento di Donald Trump il prossimo 20 gennaio. E del resto quella di oggi e domani ha tutto il sapore di una corsa contro il tempo per garantire che Kiev “abbia ciò di cui ha bisogno” (Blinken dixit) per resistere all’aggressione dell’esercito di Mosca prima che alla Casa Bianca torni il tycoon newyorkese, il quale ha millantato di poter porre fine al conflitto nel giro di 24 ore.Il segretario di Stato statunitense Antony Blinken e il ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiha firmano un memorandum d’intesa al quartier generale della Nato a Bruxelles, il 3 dicembre 2024 (foto: Yves Herman/Afp)“Più armi, meno discussioni”Nessuno conosce ancora il piano di Trump, ma i critici del presidente-eletto temono che forzare l’Ucraina al tavolo negoziale ora che la situazione sul campo volge a favore della Russia significhi costringere l’ex repubblica sovietica ad una pace ingiusta, le cui condizioni verrebbero dettate dal Cremlino. A Bruxelles si vuole scongiurare un esito di questo genere.“Credo che l’Ucraina non abbia bisogno di ulteriori idee su come potrebbe essere un processo di pace”, ha spiegato Rutte ai giornalisti, ma di “più aiuti militari”. “Potremmo sederci a bere una tazza di caffè e discutere dei molti modi” in cui si potrebbero interrompere le ostilità, ha continuato, ma sarebbe piuttosto il caso di “assicurarci che l’Ucraina abbia tutto quello che le serve per essere in una posizione di forza quando partiranno i colloqui di pace, quando il governo ucraino avrà deciso di essere pronto ad agire in questo senso”.Il segretario Nato ha accolto con favore la notizia che Estonia, Germania, Lituania, Norvegia, Stati Uniti e Svezia hanno aumentato gli aiuti militari a Kiev, ma ha sottolineato che “tutti dobbiamo fare di più”. Il titolare della Farnesina Antonio Tajani ha confermato che l’Italia continua “a sostenere l’Ucraina da tutti i punti di vista: politico, finanziario, economico, militare” e che per quanto riguarda la difesa aerea “abbiamo fatto tutto ciò che potevamo” per aiutare il Paese aggredito a difendersi.Le difficoltà al fronteSul terreno, intanto, l’inerzia sta favorendo le truppe di Mosca. Oggi il fronte “si muove lentamente verso ovest, non verso est”, ha riconosciuto il leader dell’Alleanza, pur “con molte perdite sul lato russo”, qualcosa come 700mila vittime tra morti e feriti gravi. Il tutto mentre nell’oblast’ di Kursk sono ormai ampiamente operativi i soldati d’elite nordcoreani, che rappresentano secondo Rutte una “enorme escalation” del conflitto.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Gavriil Grigorov/Afp via Sputnik)“Sappiamo che la situazione sul campo di battaglia è difficile e dobbiamo fare tutto il possibile per far arrivare più munizioni ed equipaggiamento” all’Ucraina, ha continuato, “soprattutto ora che sta arrivando l’inverno” e gli attacchi russi si intensificano ai danni delle infrastrutture energetiche. Lo stesso ministro degli Esteri di Kiev, Andriy Sybiha, ha chiesto ai membri Nato l’invio di almeno una ventina di nuovi sistemi di difesa antiaerea per contrastare gli attacchi missilistici del nemico.Kiev nella Nato?Se l’invio di armi occidentali può tenere in vita la resistenza ucraina sul breve periodo, almeno fino all’avvio dei negoziati di pace, la stabilizzazione a lungo termine di quel pezzo d’Europa orientale avrà però bisogno di credibili garanzie di sicurezza. “L’unica vera garanzia di sicurezza per l’Ucraina, così come un deterrente contro ulteriori aggressioni russe contro l’Ucraina ed altri Stati, è la piena adesione dell’Ucraina alla Nato”, ha ribadito il ministero degli Esteri di Kiev in una nota, in cui si legge che “con l’amara esperienza del memorandum di Budapest alle nostre spalle, non accetteremo alcuna alternativa, surrogato o sostituto” di un ingresso a pieno titolo nell’Alleanza nordatlantica. Il riferimento è al patto, siglato il 5 dicembre 1994 tra Mosca e Kiev, tramite il quale l’Ucraina cedette alla Russia le sue testate nucleari in cambio di garanzie di sicurezza da parte del Cremlino.Il comunicato riprende le osservazioni fatte lo scorso weekend dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in cui per la prima volta ha ammesso che le forze armate di Kiev “non hanno la forza” per riconquistare militarmente le regioni occupate dai russi e che andranno trovate “soluzioni diplomatiche”. A oltre due anni e mezzo dall’inizio dell’invasione su larga scala, Zelensky ha fatto una parziale marcia indietro sulla posizione tenuta fin qui, aprendo all’eventualità di negoziare la restituzione di una parte dei territori sotto occupazione anziché insistere sulla loro liberazione con le armi.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto: Sergei Supinsky/Afp)Ma, questo il ragionamento, per poter negoziare tale restituzione occorre avere forza al tavolo delle trattative, e per avere forza serve rispondere colpo sul colpo sul campo di battaglia. Dunque servono gli aiuti occidentali e serve anche, al più presto, che la Nato si assuma la responsabilità di garantire la sicurezza di Kiev non appena cesseranno i combattimenti.Non così in frettaUn’eventualità definita “inaccettabile” e addirittura un “evento minaccioso” dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, per il quale “la sicurezza di un Paese non può essere garantita a spese della sicurezza di un altro Paese” – un principio che la stessa Russia ha violato nel febbraio 2022 invadendo l’Ucraina. L’ingresso dell’ex repubblica sovietica nella Nato, ha incalzato, “sarebbe un evento che ci minaccerebbe” e soprattutto “non eliminerebbe le cause profonde di quello che sta succedendo” da oltre due anni e mezzo.Lo stesso Rutte non vuole lasciare spazio alle speculazioni. L’Ucraina, sembra voler rassicurare Mosca, non aderirà in tempi brevi all’Alleanza. I membri di quest’ultima, ha confermato, “concordano sul fatto che il futuro dell’Ucraina è nella Nato”, sul “percorso irreversibile” di Kiev verso l’ingresso nell’organizzazione. “Ma penso che dobbiamo concentrarci molto”, anziché su quello che verrà in un futuro indefinito, “su quello che è necessario ora”, cioè appunto gli aiuti miliari alla resistenza.D’accordo anche Tajani: “Siamo tutti favorevoli a che l’Ucraina entri nella Nato“, ha detto ai cronisti, “così come siamo favorevoli a che l’Ucraina entri all’interno dell’Unione europea”. “Certamente c’è un percorso da compiere“, ha concesso il vicepremier forzista, riconoscendo tuttavia che gli ucraini “stanno facendo grandi passi in avanti”. Il destino di Kiev, in ogni caso, “è quello di entrare a far parte in futuro della Nato“, anche se questo futuro appare tutt’altro che prossimo.Alla corte di TrumpIl numero uno dell’Alleanza è tornato anche sui colloqui avuti con Trump il mese scorso. Sul tema del conflitto in Ucraina i due hanno concordato che “qualsiasi accordo” di pace dovrà essere “un buon accordo”, cioè dovrà tenere in considerazione le richieste del Paese aggredito. E dovrà anche segnalare agli alleati di Mosca – a partire da Pechino, Pyongyang e Teheran – che non si può invadere un Paese e pensare di passarla liscia.Il presidente-eletto degli Stati Uniti Donald Trump (foto: Jim Watson/Afp)“Questo è cruciale per la nostra difesa non solo in Europa ma anche negli Usa e nell’Indopacifico”, ha spiegato Rutte, secondo cui Washington si troverebbe ad affrontare “una grave minaccia” da parte di questi attori se l’Ucraina fosse costretta a firmare un accordo di pace troppo favorevole alla Russia. Cosa tratterrebbe Xi Jinping dall’attaccare Taiwan, o Kim Jong-un dal lanciare missili balistici su Seul o Tokyo, se Putin riuscisse a ottenere una pace vantaggiosa in Ucraina?Anche Zelensky, da parte sua, ha auspicato una più stretta cooperazione tra la propria squadra da un lato e, dall’altro, quella del presidente-eletto e il team che sta gestendo la transizione a Washington. “Dobbiamo prepararci con attenzione per il prossimo anno”, ha dichiarato il leader ucraino, il quale ha ribadito che è importante che “la politica degli Stati Uniti non cambi, in modo che gli Stati Uniti non cerchino un compromesso tra l’assassino e la vittima”.Sulla stessa linea anche il commento di Tajani: “L’obiettivo è quello di arrivare alla pace anche con la nuova amministrazione americana“, ha ribadito, sottolineando che una “pace giusta” significa “l’indipendenza dell’Ucraina. Sulle tempistiche per giungere a tale risultato, ha evidenziato che “tutti quanti sono convinti che nel 2025 si arriverà a un cessate il fuoco“, e che tanto Mosca quanto Kiev stanno cercando di ottenere successi militari ora per sedersi al tavolo da una posizione di forza.

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    A fianco dell’Ucraina fino alla fine (e con tutta la difesa che serve). La decisione dell’Eurocamera piace, ma non alla Sinistra

    Bruxelles – “Per tutto il tempo necessario” è la promessa che l’Ue ha fatto all’Ucraina. Con il coinvolgimento della Cina e della Corea del Nord, l’escalation è dietro l’angolo e l’Europarlamento, nella Plenaria di Strasburgo, ha ribadito il proprio supporto a Kiev.Dalla risoluzione approvata giovedì (28 novembre), arriva l’ennesima condanna della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e il peggioramento del conflitto. Alla comunità internazionale, i deputati del Parlamento europeo chiedono di attivarsi per gestire il buco nero che sono gli ormai oltre mille giorni di guerra. “Non può svolgersi nessun negoziato sull’Ucraina senza l’Ucraina“, ribadiscono gli eurodeputati, invitando Ue e Stati membri ad adoperarsi per accrescere il sostegno internazionale e individuare una soluzione pacifica alla guerra.Il triangolare Pechino, Pyongyang e MoscaL’invio delle truppe da parte della Corea del Nord e la sperimentazione di missili balistici in Ucraina fanno paura e nell’ottica Ue rappresentano “una nuova fase della guerra” e sono “un nuovo rischio per la sicurezza dell’Europa nel suo complesso“.A Pechino viene chiesto di porre fine all’assistenza militare e alla fornitura di beni a duplice uso alla Russia. Arriva un ulteriore monito dall’Ue in riferimento alle azioni cinesi: “Il rifiuto di cambiare linea d’azione al riguardo rischia di compromettere gravemente le relazioni bilaterali Ue-Cina“, già in crisi per un principio di guerra commerciale partita dai dazi europei sulle auto elettriche alla Cina e continuata con i dazi cinesi sul brandy europeo.In questa occasione, all’Eurocamera non sfugge anche l’influenza della Cina sulla Corea del Nord, attore ormai coinvolto nella guerra in Ucraina. Per evitare l’invio di armi alla Russia, si chiede maggiore cooperazione internazionale, esercitando “una pressione costante su Pyongyang affinché cessi le sue azioni destabilizzanti“.Verso la stessa Corea del Nord, insieme a Bielorussia e Iran, gli Stati membri sono invitati a rafforzare il regime di sanzioni, aggiungendo anche all’elenco delle sanzioni Ue anche le entità e le persone fisiche cinesi che supportano la Russia o il settore russo della difesa e della sicurezza.Nessun ‘addio alle armi’ (anzi, più spesa)Impegno a tutto tondo dell’Ue e dei singoli Stati nei confronti dell’Ucraina, che è anche una delle nazioni candidate a entrare a far parte dell’Ue. Nonostante la promessa di attuare la formula di pace dell’Ucraina e creare le condizioni necessarie per lo svolgimento di un secondo Summit sulla Pace, nel testo una buona parte è dedicata al sostegno militare.Si parla di fornitura di aerei, missili a lungo raggio, come i Taurus, sistemi difesa aerea e tutti gli armamenti necessari per permettere all’Ucraina di continuare a resistere. La stessa presidente della Commissione europea von der Leyen nel discorso di ieri (27 novembre), prima del voto sul collegio dei Commissari, aveva sottolineato la necessità di spendere di più e in modo coeso per la difesa e questo aspetto è stato recepito chiaramente nella risoluzione.0,25 per cento del Pil annuo di tutti gli Stati europei e degli alleati della Nato dovrebbe essere impegnato “collettivamente e individualmente” per fornire un sostegno militare all’Ucraina. Una sollecitazione importante, che si unisce agli oltre 118 miliardi di euro già spesi dall’Ue, una cifra pari a quasi un intero bilancio annuale comunitario.Non viene tralasciata nemmeno la questione Trump 2.0, verso cui ci si augura di rafforzare la collaborazione transatlantica, che sia “vantaggiosa per entrambe le parti, evidenziando l’interesse strategico comune di sostenere l’Ucraina”. Lo spauracchio del disimpegno da parte della nuova presidenza repubblicana spinge gli eurodeputati a cercare i rapporti più distesi possibile, perché “how long as it takes” non piace in modo uniforme a tutti.Tutti felici e guerrafondai, ma non la SinistraLa Sinistra europea ha votato compattamente contro la risoluzione, passata con 390 voti favorevoli, 135 contrari e 52 astenuti. Nessuno degli emendamenti del gruppo è riuscito a passare, incontrando l’opposizione della rinnovata ‘maggioranza Ursula’ in modo molto compatto.Si chiedeva di concentrarsi sulla fine della guerra in modo diplomatico, come lo stesso presidente Zelenskyy aveva recentemente detto, entro il 2025, limitando il contributo dell’Ue al conflitto dal punto di vista militare. Allo stesso modo negli emendamenti era stata avanzata la condanna anche alla mossa di Biden di autorizzare l’esercito di Kiev a usare i missili a lunga gittata (capaci di raggiungere bersagli a 300 chilometri di distanza).L’intento pacifista della Sinistra è stato, però, un buco nell’acqua. Amareggiato il commento su X del Movimento5Stelle Europa, parte del gruppo politico la Sinistra:Al @Europarl_IT si è votato un provvedimento immorale, che critica chi prova a cercare una soluzione negoziale in #Ucraina. Stigmatizzando il Cancelliere Scholz, che la settimana scorsa ha telefonato a #Putin in un tentativo di dialogo, facciamo un regalo ai guerrafondai.1/2— M5S Europa (@M5S_Europa) November 28, 2024Lo stigma sul cancelliere tedesco si riferisce ad un paragrafo della risoluzione in cui l’intero Parlamento europeo “deplora il recente colloquio telefonico del cancelliere tedesco con Vladimir Putin”. Il presunto intento diplomatico non è piaciuto molto ai colleghi europei e i tempi bui per Scholz (dopo le elezioni anticipate) sembrano appena essere cominciati.La risoluzione di oggi si allinea agli impegni che l’Ue ha deciso di prendere con l’Ucraina e con gli obiettivi sulla difesa che sono chiari per von der Leyen bis. Mentre l’industria della difesa preme perché si facciano investimenti su investimenti per rafforzare la posizione europea (ma soprattutto del settore), resta da vedere come l’Unione coordinerà la spesa di praticamente un intero bilancio per un Paese candidato e i propri obiettivi generali, affinché “per tutto il tempo necessario” possa essere una promessa realistica.

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    Crosetto a Bruxelles applaude gli eurobond per la difesa. E sull’Ucraina: “Abbiamo dato più degli altri”

    Bruxelles – Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, sposa in pieno l’ipotesi suggerita al vertice di Varsavia dal collega Antonio Tajani e dai suoi omologhi di Francia, Germania, Polonia, Spagna e Regno Unito. Gli eurobond per la difesa sono “un’idea da accogliere con favore”, perché “garantirebbero in modo europeo l’indebitamento delle nazioni” per raggiungere l’obiettivo Nato del 2 per cento del Pil da destinare alla difesa. Un obiettivo che ancora manca all’Italia e ad altri sei Paesi del blocco Ue.A margine del Consiglio Ue Affari Esteri e Difesa, Crosetto ha insistito sul fatto che ricorrere all’indebitamento comune “toglierebbe ad ogni nazione il peso di avere interessi sul debito diversi” e “renderebbe la sicurezza e la difesa un patrimonio comune”. Tra gli Stati membri dell’Ue che fanno parte dell’Alleanza Atlantica, anche Belgio, Croazia, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna non hanno ancora raggiunto l’asticella del 2 per cento del Pil in spese militari.Nel caso dello Stivale, “diversi governi si sono impegnati a raggiungere” l’obiettivo Nato, ma “ogni volta che si fa la legge di bilancio ci sono difficoltà”, ha dichiarato il ministro meloniano. Secondo Crosetto, il problema si potrebbe aggirare “eliminando i vincoli europei per quanto riguarda l’incidenza delle spese della difesa sul patto di stabilità”, perché “in un momento di insicurezza totale non vanno messe in concorrenza con quelle per istruzione e sanità“.Mentre l’Italia è arrivata con fatica all’1,49 per cento del Pil, ci sono già quattro Paesi membri – Grecia, Lettonia, Estonia e Polonia – addirittura sopra il 3 per cento. Varsavia ha toccato il 4,12 per cento. “Noi abbiamo preso l’impegno per il 2 per cento, so che non sarà abbastanza, ma per ora mi sembra che basti quello”, ha commentato ancora Crosetto.I ministri della Difesa dei 27 hanno discusso con l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, della necessità di seguire l’esempio degli Stati Uniti ed eliminare le restrizioni all’Ucraina sull’utilizzo delle armi sul territorio russo. In mattinata – in occasione dei mille giorni dall’inizio dell’invasione russa – lo stesso Volodymyr Zelensky ha insistito in tal senso di fronte al Parlamento europeo, spiegando che per costringere Mosca ad un negoziato significativo bisogna “prima che vengano distrutti i suoi depositi di munizioni, la sua logistica militare, le sue basi aeree”.La decisione spetta alle singole cancellerie, e l’Italia è tra gli Stati membri che ha escluso di permettere a Kiev di contrattaccare in Russia con le proprie armi. Posizione confermata da Crosetto a margine dai lavori. “Non mi pare che finora ci siano state lamentale ucraine sulle restrizioni agli aiuti italiani”, ha glissato il ministro, rivendicando poi il contributo italiano alla resistenza Ucraina. “Abbiamo contribuito più di ogni altro Paese, abbiamo dato due batterie su cinque dei nostri sistemi di difesa antiaerea”, ha ricordato il ministro.

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    Sull’Ucraina l’Ue rimane divisa, nonostante lo spettro di Trump

    Bruxelles – Dopo uno dei peggiori attacchi missilistici russi sull’Ucraina dall’inizio della guerra, a Bruxelles si sono riuniti stamattina (18 novembre) i ministri degli Esteri dei Ventisette per discutere, tra le altre cose, di come assicurare il sostegno europeo al Paese aggredito. Soprattutto alla luce della recente rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca: mentre l’Ue fatica a mantenere le sue stesse promesse sugli aiuti militari a Kiev, nelle stanze dei bottoni aleggia lo spettro di un eventuale stop alle forniture statunitensi e la possibilità che il nuovo presidente possa forzare l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky ad accettare una pace che avvantaggi Mosca. Ma gli Stati membri continuano a rimanere divisi su come sostenere l’ex repubblica sovietica.Via libera agli Atacms in RussiaLa settimana si è aperta con l’annuncio del presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, che Washington autorizza l’esercito di Kiev a usare gli Atacms (dei missili a lunga gittata, capaci di raggiungere bersagli a 300 chilometri di distanza) per attaccare il nemico sul suo territorio. Il via libera non è un assegno in bianco, ha fatto sapere la Casa Bianca, ma andrà valutato di caso in caso ogni volta che l’Ucraina avrà bisogno di colpire obiettivi militari oltre i propri confini.La speranza di Biden è quella di dissuadere la Corea del Nord dall’inviare ulteriori truppe nella Federazione, proprio quando 10mila soldati di Pyongyang stanno prendendo parte alla controffensiva russa nell’oblast’ di Kursk (in cui gli ucraini sono penetrati lo scorso agosto). La decisione, presa ieri, rappresenta un cambiamento importante nell’approccio di Washington, ad appena due mesi dall’inaugurazione ufficiale della seconda presidenza Trump.La mossa della Casa Bianca è stata accolta positivamente dall’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, che ha presieduto il suo probabilmente ultimo Consiglio Affari esteri a Bruxelles: “Secondo me gli ucraini dovrebbe poter usare le armi non solo per respingere gli attacchi ma anche per colpire da dove partono questi attacchi”, ha dichiarato, ribadendo la sua posizione sul tema. Ma la questione, come ha ricordato lo stesso capo della diplomazia Ue, è di competenza nazionale e saranno le cancellerie a decidere.L’Alto rappresentante dell’Unione per la politica estera e di sicurezza comune, Josep Borrell (foto: European Union)“Lavorare alla pace”Decisamente meno entusiasta il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani: “Noi continueremo a seguire la linea che abbiamo sempre seguito”, ha dichiarato ai giornalisti, cioè “quella dell’utilizzo delle nostre armi all’interno del territorio ucraino”. Il vicepremier forzista ha ricordato che “tutti quanti dobbiamo lavorare per la pace” (una pace giusta che “non significa la sconfitta dell’Ucraina”), ma sicuramente “bisogna sempre lasciare uno spazio aperto alla diplomazia”.Tuttavia, a detta del ministro azzurro, la telefonata tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente russo Vladimir Putin dello scorso venerdì – in cui ha chiesto al suo interlocutore di ritirare le truppe dall’Ucraina e di sedersi al tavolo per negoziare una “pace giusta”, per farsi rispondere che qualunque trattativa dovrà tenere conto delle “nuove realtà territoriali” (cioè dell’occupazione di circa un quinto del territorio ucraino) – non ha “ottenuto grandi effetti”. Secondo Tajani, serve “una scelta unitaria e coesa da parte di tutti gli interlocutori” che deve portare ad “una conferenza di pace” sul modello di quella tenuta in Svizzera, ma ha anche sottolineato che “non si può pensare di arrivare ad una trattativa senza la Russia“.Il titolare della Farnesina incontrerà martedì (19 novembre) a Varsavia i suoi omologhi di Francia, Germania, Regno Unito e Polonia (e la futura Alta rappresentante Kaja Kallas) nel cosiddetto formato “Weimar plus”, un forum per discutere della posizione europea rispetto alla guerra in Ucraina. Il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha definito quelli di domani come “i più importanti colloqui” sul conflitto.Il ministro degli Esteri e vicepremier italiano Antonio Tajani (foto: Samuel Corum/Afp)Divisioni intestineMa nemmeno nel resto dei Ventisette le posizioni sono unanimi. Parigi è possibilista sull’uso delle armi occidentali in territorio russo: “Abbiamo detto apertamente che questa era un’opzione che avremmo preso in considerazione”, ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot. La Francia e il Regno Unito hanno già fornito missili a lungo raggio a Kiev ma hanno sempre sostenuto che non ne avrebbero autorizzato l’uso oltre i confini ucraini finché Washington non avesse fatto lo stesso. Ora, la mossa di Biden potrebbe sparigliare le carte in tavola.Niente da fare, invece, per il governo tedesco, che continua a rifiutare di inviare a Kiev i missili Taurus a lungo raggio: “Il governo tedesco era informato della decisione di Washington di consentire all’Ucraina di utilizzare missili ad ampio raggio contro la Russia”, ha dichiarato Wolfgang Buechner, portavoce del cancelliere, ma “questo non modifica la posizione” dell’esecutivo. Invece, Berlino ha annunciato la fornitura di una grossa partita di droni kamikaze (circa 4mila unità), la cui consegna dovrebbe iniziare a dicembre.Per il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, la strategia seguita dall’Ue in questi mille giorni di guerra “è fallita”: “Una pace attraverso la de-escalation è una strategia fallimentare”, ha dichiarato ai cronisti, e a questo punto “abbiamo bisogno di una strategia che venga dalla forza”, come chiesto da tempo sia da Kiev sia dagli Stati baltici. Si tratta in altre parole “di una vera rimozione di tutte le restrizioni e di una strategia effettivamente vincente”, ha incalzato Landsbergis, per garantire “un supporto effettivo all’Ucraina che aiuterebbe l’Ucraina a vincere”.Un lanciarazzi multiplo utilizza dei missili a lunga gittata Atacms (foto: Wikimedia Commons)Del medesimo tenore anche l’omologo estone Margus Tsahkna, secondo cui Putin “non ha intenzione di cambiare rotta” e, dunque, “nessuna telefonata rafforza la nostra posizione” a fianco dell’Ucraina e contro l’aggressione russa. “Domani saranno mille giorni dall’inizio dell’invasione”, ha continuato, ma “in realtà sono quattromila dal 2014”, quando Mosca ha occupato illegalmente la Crimea e ha stazionato le sue truppe in Donbass. “È buona cosa, se vera, che gli Stati Uniti hanno tolto le restrizioni” sull’uso degli Atacms, qualcosa che Tallinn chiedeva “fin dall’inizio” dell’invasione nel febbraio 2022.Droni cinesi e asset russiAl Consiglio Affari esteri di oggi ci sono state discussioni anche su altri punti relativi all’Ucraina. C’è la questione dei droni cinesi: secondo fonti di intelligence che a Bruxelles si ritengono “convincenti”, nel territorio della Repubblica popolare verrebbero assemblati dei droni di nuova generazione che sarebbero poi trasferiti in Russia per essere usati in Ucraina.Se questo fosse confermato, ha avvertito Tajani, “sarebbe un grande errore”, poiché costituirebbe l’ennesimo salto di qualità del conflitto: “Nessuna escalation è un messaggio anche per la Cina”. Al momento le indagini sono ancora in corso, hanno riferito la scorsa settimana funzionari europei, ma in caso di conferma ci saranno non meglio specificate “conseguenze concrete” per Pechino (l’extrema ratio sarebbe rappresentata dalle sanzioni, come quelle che Bruxelles ha già comminato ai danni di Iran e Corea del Nord per il rifornimento di armi alla Federazione).Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Vyacheslav Prokofyeva via Sputnik)Inoltre, c’è la questione degli aiuti finanziari a Kiev. Nello Strumento europeo per la pace (Epf) ci sono 6,6 miliardi di euro bloccati dall’Ungheria, ma a Bruxelles si sta escogitando un modo per bypassare il veto di Budapest e far arrivare nelle casse ucraine i fondi comunitari, magari ricorrendo ad un meccanismo di contributi volontari. Dopo la prima tranche da 1,4 miliardi dello scorso agosto, l’Ue vorrebbe staccare il secondo assegno da 1,9 miliardi già il prossimo marzo, ma sta ancora mettendo a punto i dettagli concreti dell’esborso. Si tratta di risorse derivanti dagli interessi straordinari (i famosi extraprofitti) generati dagli asset russi congelati in Europa.Altri obiettivi dell’Unione sono poi quello di consegnare a Kiev un milione di proiettili d’artiglieria (un target che dovrebbe essere raggiunto entro fine anno, otto mesi in ritardo rispetto alla scadenza originariamente fissata per marzo) e quello di addestrare 75mila soldati ucraini (per ora ne sono stati addestrati circa 63mila) entro la fine dell’inverno nell’ambito della missione Eumam Ukraine, recentemente estesa fino al novembre 2026.

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    I Ventisette, in ritardo di almeno otto mesi, arriveranno a fornire a Kiev un milione di proiettili d’artiglieria

    Bruxelles – Meglio tardi che mai, dice il proverbio. È un detto che riassume piuttosto bene l’approccio occidentale – sicuramente europeo – verso la fornitura di aiuti militari all’Ucraina nella sua resistenza dall’aggressione russa, che dura ormai da più di due anni e mezzo. Secondo fonti interne all’esecutivo comunitario, Bruxelles sta per raggiungere l’obiettivo di consegnare a Kiev un milione di proiettili d’artiglieria. Ma la scadenza originale era lo scorso marzo.Un alto funzionario del Servizio di azione esterna dell’Unione ha confermato durante un incontro con la stampa in preparazione del Consiglio Affari esteri del prossimo 18 novembre che entro fine anno verrà centrato l’obiettivo di consegnare all’esercito ucraino un milione di proiettili d’artiglieria per difendersi dagli attacchi della Russia. Al momento attuale la produzione avrebbe toccato quota 98 per cento delle munizioni in questione. Obiettivo che, in realtà, avrebbe dovuto essere raggiunto otto mesi fa, a marzo, secondo gli impegni presi originariamente dai Ventisette.Pur in ritardo, dunque, Bruxelles rifornirà Kiev delle munizioni di cui ha bisogno, appena prima che avvenga l’insediamento del nuovo presidente statunitense Donald Trump, un passaggio di consegne che sta generando parecchia insicurezza sul futuro del conflitto. Lo aveva anticipato, durante una visita nella capitale dell’ex repubblica sovietica, l’Alto rappresentate per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, pur senza andare nel dettaglio delle cifre citate oggi dal funzionario del servizio diplomatico dell’Ue. L’iniziativa rientra nel quadro dello Strumento europeo per la pace (Epf nell’acronimo inglese) ed è stata approvata dal Consiglio nel maggio 2023.

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    Controlli con droni e sanzioni sistematiche, l’Ue dice ‘stop’ alle navi fantasma della Russia

    Bruxelles – Stop alle navi fantasma che alimentano il giro d’affari della Russia e aggirano le sanzioni dell’Ue adottate in risposta all’aggressione dell’Ucraina. L’Aula del Parlamento europeo riunita a Bruxelles per la sessione plenaria ‘mini’, torna sul noto fenomeno di imbarcazioni che “non esistono” ma che solcano i mari europei consentendo a Mosca di continuare a finanziare la propria macchina da guerra.Il sistema già individuato dai servizi della Commissione europea è costruito sull’utilizzo di vecchie petroliere, spesso non assicurate e di proprietà poco chiara, usate per esportare il petrolio greggio e i suoi prodotti petroliferi all’estero. Così facendo i prodotti oggetto di sanzioni internazionali, Ue e G7 vengono commerciati aggirandole.Per questo motivo gli europarlamentari chiedono (testo votato per alzata di mano) di sanzionare sistematicamente le navi che attraversano le acque dell’Ue senza un’assicurazione. Si invita l’Unione europea e i suoi Stati membri a rafforzare le sue capacità di sorveglianza, “in particolare il monitoraggio mediante droni e satelliti“, oltre a condurre ispezioni mirate in mare. In tal senso i singoli governi dovrebbero designare strutture portuali in grado di gestire navi sanzionate che trasportano petrolio greggio e gas naturale liquefatto (Gnl).A proposito di Gnl, viene chiesta una stretta all’acquisto di ogni prodotto energetico russo. Sottolineando che “l’impatto delle sanzioni esistenti e del sostegno finanziario e militare all’Ucraina continuerà a essere compromesso finché l’Ue importa combustibili fossili russi”, l’Aula del Parlamento europeo invita tutti a vietare ogni importazione di combustibili fossili russi, compreso il gas naturale liquefatto. Serve, in sostanza, “un’applicazione molto più rigorosa delle attuali sanzioni dell’Ue”.