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    La Russia si sfila dall’accordo sul grano e minaccia la sicurezza globale. La condanna Ue: “Putin faccia ripartire le esportazioni”

    Roma – Dodici navi cargo piene di grano di Kiev hanno lasciato questa mattina (31 ottobre) i porti dell’Ucraina, nonostante la decisione della Russia di sfilarsi dall’accordo sul grano siglato a luglio con la mediazione di Nazioni Unite e Turchia. Mosca ha avvertito la comunità internazionale nel fine settimana dell’intenzione di sfilarsi dall’iniziativa sul Mar Nero firmata il 22 luglio scorso, per sbloccare le esportazioni di almeno 20 milioni di tonnellate di grano, rimaste bloccate nei principali porti ucraini da quando l’invasione della Russia è iniziata lo scorso 24 febbraio, facendo temere per la sicurezza alimentare globale.
    L’intesa era stata raggiunta a fatica dopo mesi di mediazione delle Nazioni Unite e della Turchia, per liberare l’esportazione dai tre principali porti ucraini di Odessa, Chornomorsk e Yuzhny e la creazione di un centro di controllo a Istanbul per monitorare le navi. La Russia ha deciso di venir meno all’accordo e nella giornata di domenica ha impedito il passaggio delle navi cargo per il trasporto del grano e di altri cereali, in risposta (ha motivato il Cremlino) o ritorsione a un attacco subito sabato al largo di Sebastopoli, principale città della Crimea, alla sua flotta. Nonostante il blocco disposto da parte di Mosca, il ministro ucraino per le infrastrutture, Oleksandr Kubrakov, ha riferito in un post su twitter che 12 navi cargo hanno lasciato l’Ucraina grazie alle delegazioni Onu e Turchia che forniscono “10 squadre di ispezione per ispezionare 40 navi con l’obiettivo di soddisfare l’iniziativa sul grano del Mar Nero. Questo piano di ispezione è stato accettato dalla delegazione ucraina e la delegazione russa è stata informata”, ha precisato il ministro.

    Today 12 🚢s left 🇺🇦 ports. @UN & 🇹🇷delegations provide 10 inspection teams to inspect 40 🛳️s aiming to fulfill the #BlackSeaGrainInitiative. This inspection plan has been accepted by the 🇺🇦 delegation. The russian delegation has been informed.
    — Oleksandr Kubrakov (@OlKubrakov) October 31, 2022

    Ucraina e Russia rappresentano circa il 30 per cento del commercio mondiale di grano, e secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) Kiev è tra i principali esportatori di grano al mondo, fornendo oltre 45 milioni di tonnellate all’anno al mercato globale. L’invasione russa ha provocato, tra le altre cose, prezzi record di cibo e carburante, oltre a problemi alla catena di approvvigionamento, con tonnellate di scorte di grano bloccate in silos.
    Prezzi record del grano sui mercati internazionali che si sono osservati questa mattina, come conseguenza alla decisione di Mosca. “La Russia usa di nuovo il cibo come arma. Questo atto costituisce un’ulteriore minaccia per la sicurezza alimentare globale”, ha denunciato in un tweet il commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, assicurando che l’Unione europea dispone di “corsie di solidarietà in via di sviluppo” e ha approvato di recente una deroga per tutto il 2023 ad alcune regole della politica agricola comune (Pac) per mantenere alti i livelli di produzione anche in Europa, per compensare il blocco dell’export dall’Ucraina e mitigare il rischio di ripercussioni sulla sicurezza alimentare del continente e non solo. Assicura, dunque, di non vedere all’orizzonte rischi per la sicurezza alimentare dell’Ue. Ma vista la forte dipendenza che anche l’UE ha delle materie prime importate da Kiev e Mosca, Bruxelles fa sapere che farà di tutto per salvare l’accordo sull’export di grano, con o senza Mosca.

    Call with @UN SG @antonioguterres to discuss Black Sea deal & coordinate actions to ensure grain & fertiliser export from Ukraine.
    Russia must go back to agreement to allow maritime corridor for food to reach the world. The EU will play its part to counter the global food crisis
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) October 30, 2022

    L’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borell, ha sentito nel fine settimana il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per coordinare insieme all’Onu le azioni e gli sforzi e “assicurare l’esportazione di grano e fertilizzanti dall’Ucraina”. Guterres ha fatto sapere di star lavorando con “intensi contatti” per porre fine alla sospensione della partecipazione russa all’Iniziativa del Mar Nero. Uno sforzo che l’Onu condivide con la Turchia, l’altro grande mediatore dell’accordo di luglio. Ankara continuerà nello sforzo di mantenere vivo l’accordo, ha assicurato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. “Anche se la Russia si comporta in modo esitante perché non ha ricevuto gli stessi benefici, continueremo con la decisione i nostri sforzi per servire l’umanità”.

    I prezzi schizzano dopo la decisione della Russia di venir meno all’impegno di lasciar passare le navi cargo cariche di grano e altri cereali provenienti da Kiev attraverso il Mar Nero. Nonostante il blocco, 12 navi hanno lasciato in mattinata i porti ucraini

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    Per la ricostruzione dell’Ucraina Zelensky chiede 38 miliardi per il deficit 2023, von der Leyen ne mette sul piatto la metà

    Bruxelles – Trentotto miliardi di euro all’Ucraina per coprire il deficit del bilancio del prossimo anno: il presidente Volodymyr Zelensky, intervenuto da remoto alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina in corso a Berlino, ha chiesto all’Ue di impegnarsi ulteriormente dal punto di vista finanziario. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, per il momento ha messo sul piatto 18 miliardi di euro entro il 2023, fiduciosa di poter contare “sul contributo degli amici americani e delle istituzioni finanziarie internazionali” per raggiungere la cifra totale.
    Al meeting nella capitale tedesca, von der Leyen ha ribadito che la Commissione Europea sta lavorando per poter garantire 1,5 miliardi di euro al mese all’Ucraina fino al 2023. “L’Ucraina ha bisogno di un supporto finanziario costante, una somma compresa fra i 3 e i 5 miliardi di euro al mese solo per le spese correnti, l’Ue parteciperà in modo equo a questo sforzo”, ha affermato la presidente dell’esecutivo Ue.
    A Berlino è stato trovato l’accordo preliminare sull’organizzazione di una piattaforma di coordinamento finanziario: Shmyhal ha assicurato che “non più avanti della fine dell’anno, si terrà una sorta di Ramstein finanziario”, sul modello della conferenza militare di Ramstein che ha riunito lo scorso aprile 40 Paesi per discutere del supporto bellico all’Ucraina. Quel che è certo è che se, come ha stimato la Banca Mondiale, i danni della devastazione russa ammontano già a 350 miliardi di dollari, per la ricostruzione ci sarà davvero bisogno di un grande sforzo globale, che coinvolga Ue, G7 e gli istituti finanziari internazionali.
    “La posta in gioco non è altro che la creazione di un nuovo piano Marshall per il ventunesimo secolo”: così il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha evidenziato le proporzioni dell’intervento necessario alla ricostruzione del Paese dilaniato dall’aggressione russa. “Mentre noi parliamo la Russia sta intensificando gli attacchi indiscriminati contro cittadini e infrastrutture civili”, ha proseguito Scholz: “Non sappiamo quando finirà la guerra, ma finirà, abbiamo appreso in passato che la ricostruzione è sempre possibile e che non è mai troppo presto per prendere in mano questo compito”.
    La conferenza di Berlino è in questo senso un passo fondamentale: oltre al padrone di casa Scholz e alla presidente della Commissione Europea von der Leyen, hanno partecipato il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, il suo omolgo polacco, Mateusz Morawiecki, esperti di sviluppo e amministratori delegati di istituzioni finanziarie internazionali. “Questa conferenza è importante- ha affermato von der Leyen- perché mette insieme i migliori esperti che sono necessari per una ricostruzione di queste dimensioni”. Dopo il primo meeting di luglio a Lugano, il piano per la ricostruzione dell’Ucraina sta evolvendo e “ora è il momento – ha aggiunto Scholz alle parole della presidente della Commissione – di riunire le migliori menti per cominciare la ricostruzione”. Ora “è il momento che l’intelligenza collettiva contribuisca al futuro dell’Ucraina, ora è il momento di discutere di come questo futuro potrà essere costruito e finanziato”.
    Il primo ministro ucraino Shmyhal ha voluto ringraziare in particolare la Germania per aver fornito all’esercito di Kiev il sistema di difesa anti-aerea Iris-t LSM, i cui missili riescono a colpire bersagli fino ad un altitudine di 20 chilometri e ad una distanza di 40 chilometri: “Il sistema di difesa tedesco funziona perfettamente sul campo di battaglia, 9 missili Iris-t su 10 raggiungono i bersagli”.
    Shmyhal, ricordando il principio “Build back better” (“Ricostruire migliorando”) espresso già alla conferenza estiva a Lugano, ha insistito sul percorso europeo intrapreso dall’Ucraina: “Vogliamo modernizzare la nostra economia in conformità con le direttive e gli standard europei, perché siamo un Paese candidato e il nostro obiettivo è diventare Stato membro dell’Ue”. Anche il presidente Zelensky, in collegamento da Kiev, ha sottolineato l’importanza della visione dell’Ucraina come Paese europeo: “Sotto molti aspetti abbiamo già meritato di fare parte dell’Ue, noi rappresentiamo la sicurezza fisica dell’Europa”, ha tuonato il presidente ucraino.

    Da Berlino il presidente ucraino ha lanciato la richiesta per la copertura del deficit di bilancio dell’anno prossimo. La numero uno della Commissione Ue ha garantito 1,5 miliardi al mese per il 2023. Intanto la Banca Mondiale stima già 350 miliardi di danni, per Scholz è necessario il “nuovo piano Marshall del ventunesimo secolo”

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    L’Ue si prepara a un 2023 di supporto finanziario “costante” all’Ucraina: “Potrà contare su 1,5 miliardi di euro al mese”

    Bruxelles – La parola ‘ricostruzione’ inizia a prendere contorni più definiti. L’ultimo vertice dei 27 leader Ue conclusosi oggi (21 ottobre) ha iniziato a gettare le basi per il sostegno finanziario dell’Ucraina non più solo per i bisogni immediati di fronte all’aggressione russa, ma anche e soprattutto per il progetto di rinascita di un Paese parzialmente distrutto dai missili e dall’invasione dell’esercito del Cremlino, ormai arrivata all’ottavo mese.
    “Ascoltiamo quanto ci chiedono le autorità di Kiev, hanno bisogno di 3/4 miliardi di euro al mese per avere abbastanza risorse di base, che arriveranno da finanziamenti dell’Ue, degli Stati Uniti e delle istituzioni finanziarie internazionali”, ha puntualizzato al termine del Consiglio Europeo la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Ma a questo si sommeranno “1,5 miliardi di euro al mese nel 2023 da parte dell’Unione Europea, per un totale di 18 miliardi“, ha annunciato per la numero uno dell’esecutivo comunitario: “L’Ucraina può contare su questo supporto”.
    Il flusso di denaro “stabile e prevedibile” per il progetto di ricostruzione dell’Ucraina, sostenuto dalla Piattaforma gestita da Bruxelles, sarà un “importante segnale a Kiev, per far capire che ci rendiamo conto di quanto sia importante” per il partner aggredito militarmente. I fari sono tutti puntati sulla Conferenza internazionale di esperti sulla ricostruzione dell’Ucraina che si terrà a Berlino martedì prossimo (25 ottobre), ospitata congiuntamente dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz (in qualità di presidente di turno del G7) e dalla presidente della Commissione von der Leyen. Il compito è “immane”, ha confessato von der Leyen, ma proprio la presenza dei “massimi esperti di tutto il mondo” offrirà la possibilità di “gestire al meglio gli aspetti tecnici e finanziari”.
    Nelle conclusioni del Consiglio i leader Ue hanno voluto mettere nero su bianco che “l’Unione Europea è determinata a sostenere i soccorsi, la riabilitazione e la ricostruzione dell’Ucraina” e hanno esortato la stessa Commissione a “presentare opzioni in linea con il diritto dell’Ue e internazionale volte a utilizzare i beni congelati per sostenere la ricostruzione” del Paese invaso dalle truppe russe. Tutto questo dovrà spingere il processo con “massicci investimenti e l’allineamento alle riforme richieste, gettando le basi per l’adesione all’Unione Europea“, ha tracciato la strada la numero uno della Commissione, facendo riferimento all’inizio del percorso di allargamento dell’Ue all’Ucraina.
    Nel frattempo va conclusa l’erogazione dei 9 miliardi di euro in assistenza macro-finanziaria entro la fine dell’anno, così come accordata al vertice dei leader Ue di fine maggio. Al momento è arrivato il via libera definitivo a due terzi del pacchetto – un miliardo ad agosto e cinque a settembre – e nelle conclusioni del Consiglio viene sottolineata la richiesta di “fornire tempestivamente i restanti 3 miliardi di euro“. Nel frattempo viene rinnovato l’invito al gabinetto von der Leyen a “lavorare su una soluzione più strutturale” per il programma 2023, i cui dettagli saranno discussi nelle prossime settimane a Bruxelles.

    I 27 leader dell’Unione hanno discusso delle linee di sviluppo per il sostegno per la ricostruzione del Paese sul medio termine, oltre i 3 miliardi in arrivo come assistenza macrofinanziaria. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, dà appuntamento a Berlino il 25 ottobre

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    Il popolo ucraino è il vincitore del Premio Sacharov 2022

    dall’inviato a Strasburgo – Il popolo ucraino, rappresentato dal presidente Volodymyr Zelensky, dai leader eletti e dalla società civile, è il vincitore del Premio Sacharov 2022 per la libertà di pensiero. La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, annunciando la decisione nel corso della plenaria a Strasburgo, ha dichiarato tra gli applausi dell’aula: “Questo premio è per gli ucraini che combattono sul campo. Per quelli che sono stati costretti a fuggire. Per quelli che hanno perso parenti e amici. Per tutti quelli che si alzano e combattono per ciò in cui credono. So che il coraggioso popolo ucraino non si arrenderà, e non lo faremo nemmeno noi”.
    Il popolo ucraino, la cui candidatura era stata promossa dai Socialisti e Democratici insieme al gruppo Renew Europe, ha quindi prevalso sul giornalista fondatore di WIkileaks Julian Assange, proposto dalla deputata 5 stelle Sabrina Pignedoli e altri 40 europarlamentari, e sulla Commissione Verità in Colombia, appoggiata dal gruppo dei Left.
    La consegna del Premio Sacharov avverrà con una cerimonia ufficiale il 14 dicembre a Strasburgo.

    La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha annunciato oggi il vincitore del premio per la libertà di pensiero. Il popolo ucraino, nella figura del suo presidente Zelensky, sarà premiato il prossimo 14 dicembre a Strasburgo

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    L’Ue lancia Eumam, missione di addestramento per l’esercito ucraino

    Bruxelles  – Assistenza e addestramento in chiave anti-russa, per una missione di durata prevista di almeno due anni. L’Unione europea rafforza ancora di più il suo ruolo nel conflitto russo-ucraino. Dopo l’invio di armi pesanti, i Ventisette tengono fede agli impegni assunti al vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Ue, istituendo EUMAM Ucraina, una missione di assistenza militare a sostegno delle forze armate di Kiev. Obiettivo, “contribuire a rafforzare la capacità” militare delle truppe al comando di Volodymyr Zelenskyy.
    E’ questa l’ultima mossa dell’Europa per rispondere all’aggressione di Putin, e consentire agli ucraini di respingere gli attacchi e “difendere la propria integrità territoriale entro i confini internazionalmente riconosciuti, esercitare efficacemente la propria sovranità e proteggere i civili”.
    La decisione è anche un atto che rimette in discussione l’annessione dei territori ucraini con un’azione che va oltre la diplomazia. La Russia ha tenuto referendum mediante i quali sono stati resi russi i territori di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. Un atto non riconosciuto dalla comunità internazionale, inclusa l’Ue. Che ora però si schiera con la controffensiva russa.
    “Oggi intensifichiamo il nostro sostegno all’Ucraina per difendersi dall’aggressione illegale della Russia”, sottolinea l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell. “EUMAM non è solo una missione di addestramento, è una chiara prova che l’Unione europea starà al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario”. 
    La nuova partnership nasce su iniziativa del partner russa. L’avvio di EUMAM Ucraina arriva “in risposta alla richiesta di supporto militare”, chiarisce il blocco a dodici stelle. L’Ue mette a disposizione formazione individuale, collettiva e specializzata alle forze armate ucraine, comprese le loro forze di difesa territoriale, e il coordinamento e la sincronizzazione delle attività degli Stati membri a sostegno dell’erogazione della formazione. Il mandato durerà inizialmente due anni e l’importo di riferimento finanziario per i costi comuni per questo periodo sarà di 106,7 milioni di euro.

    Mandato di due anni, assistenza per difendere i confini e riprendere i territori strappati con la forza. Borrell: “E’ una chiara prova che l’Unione europea starà al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario” 

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    La denuncia della leader delle forze democratiche bielorusse Tsikhanouskaya: “Stanziamento permanente truppe russe”

    Bruxelles – L’attacco è diretto e durissimo, perché ormai “l’esistenza stessa della Bielorussia è in gioco”. Nel suo intervento davanti agli eurodeputati della commissione Affari esteri (Afet) di questa mattina (giovedì 13 ottobre), la presidente ad interim riconosciuta dall’Ue e leader delle forze democratiche bielorusse, Sviatlana Tsikhanouskaya, non usa giri di parole per denunciare quello che l’autoproclamato presidente, Alexander Lukashenko, sta facendo del Paese: “Sta cercando di legalizzare lo stanziamento permanente di truppe russe sul nostro territorio nazionale, ma questa noi la chiamiamo occupazione”.
    La presidente ad interim riconosciuta dall’Ue e leader delle forze democratiche bielorusse, Sviatlana Tsikhanouskaya, con il presidente della commissione Affari esteri del Parlamento Ue, David McAllister (13 ottobre 2022)
    La situazione interna nel Paese è particolarmente preoccupante, con il numero di prigionieri “in condizioni di detenzione disumane” che “aumenta ogni giorno ed è arrivato oggi a 1350 cittadini”, oltre a “più di 50 mila persone arrestate e torturate dal Kgb e centinaia di migliaia scappati prima verso l’Ucraina e poi dalla guerra russa” contro Kiev. La leader delle forze democratiche in Bielorussia ha ricordato che “negli ultimi due anni la tragedia nazionale è rimasta davanti ai nostri occhi, avvelenando la regione fino a una guerra sanguinosa” in Ucraina, la cui responsabilità è “tutta dell’imperialismo russo”. Oggi l’Europa e la Bielorussia pagano “il prezzo della nostra miopia” – come aveva già avvertito nell’intervento alla sessione plenaria dell’Eurocamera nel novembre dello scorso anno – perché nel frattempo “con gli accordi con Putin, Lukashenko ha venduto la nostra sovranità e distrutto la società civile e ogni collegamento con l’Unione Europea“. In altre parole, “ha svenduto l’anima della nostra nazione”, ha attaccato in mezzo agli applausi di sostegno degli eurodeputati in aula.
    Dopo l’annuncio del dispiegamento congiunto di parte dell’esercito bielorusso con le forze russe lungo il confine meridionale con l’Ucraina, l’autocrate bielorusso “vuole trasformare il Paese in una piattaforma per terrorizzare la Polonia e l’est Europa e minacciare la Nato“, ed è stata definita una “vergogna” il via libera al lancio dei missili sull’Ucraina e i colloqui Minsk-Mosca per “stanziare armamenti nucleari in Bielorussia” (a partire dalla decisione di abbandonare lo status di Paese non-nucleare sancito dalla Costituzione nazionale a pochi giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina). Tsikhanouskaya ha messo in chiaro che sono tre le azioni che devono essere prese “immediatamente”: l’uscita di Minsk dal conflitto nella regione, la cacciata di “ogni soldato russo” dalla Bielorussia e l’imputazione di “tutti coloro che sono coinvolti negli attacchi all’Ucraina”, bielorussi compresi.
    A proposito di quest’ultimo punto, la leader bielorussa ha esortato le istituzioni comunitarie ad agire contro il regime Lukashenko, “anche lui un criminale di guerra”, e privarlo “di ogni scappatoia per evadere le sanzioni” internazionali, che hanno colpito anche Minsk: “Dobbiamo rimanere fermi e uniti, perché i dittatori cercano di dividerci”, ha messo in guardia Tsikhanouskaya. Chiamando Lukashenko “il fantoccio di Putin”, un altro avvertimento è quello di “non seguire il suo gioco di scambiare oppositori politici in cambio di un alleggerimento delle sanzioni, perché poi si terrebbe i soldi e ne metterebbe altri in prigione”. Un passaggio particolarmente delicato per la presidente ad interim riconosciuta dall’Ue, considerato il fatto che nei centri di detenzione del regime bielorusso c’è anche il marito Siarhei Tsikhanouski, condannato nel dicembre dello scorso anno a 18 anni di detenzione.
    L’ultimo appello di Tsikhanouskaya agli eurodeputati ha riguardato la ricostruzione di una Bielorussia “libera e democratica”. Per farlo, “chiedo al Parlamento Europeo di seguire l’esempio del Consiglio d’Europa, che per la prima volta ha deciso di non lavorare con il governo bielorusso ma con il nostro movimento democratico”. Ricordando l’invito al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a costruire un’alleanza tra Kiev e il movimento democratico a livello politico e diplomatico – “perché il destino delle nostre nazioni è intrecciato” – Tsikhanouskaya ha incalzato i membri della commissione Afet sul fatto che “una Bielorussia libera sarà lo strumento migliore contro Putin, un confine di mille chilometri sicuro e non più una minaccia per l’Europa”.

    I addressed President Zelenskyy today & proposed to build an alliance between Ukraine & democratic Belarus. To establish political & diplomatic relations. Because the fates of our nations are intertwined. We are ready for cooperation & we #StandWithUkraine🇺🇦 pic.twitter.com/LVjX2VK0Uo
    — Sviatlana Tsikhanouskaya (@Tsihanouskaya) October 11, 2022

    La presidente legittima riconosciuta dall’Ue si è rivolta agli eurodeputati della commissione Affari esteri per chiedere di “rimanere fermi sulle sanzioni” contro Alexander Lukashenko, “il fantoccio di Putin” che sta “vendendo l’anima del Paese consentendo al Cremlino attacchi all’Ucraina”

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    Metsola agli ambasciatori Ue: “L’appeasement non ha mai funzionato e mai funzionerà”

    Bruxelles – Solidarietà e sostegno all’Ucraina contro l’invasione russa e difesa dei valori europei contro la propaganda e la disinformazione. Questi i punti chiave che la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha voluto ribadire nel suo intervento alla conferenza annuale degli Ambasciatori dei Paesi dell’UE che si è tenuta oggi (11 ottobre). “Solo se l’Ucraina sarà in grado di difendersi potremo raggiungere la pace, una pace reale e non costretta con le minacce. In Europa abbiamo già da tempo imparato e capito che l’appeasement non ha funzionato in passato, non funziona oggi e non funzionerà mai”, ha affermato la Presidente con un chiaro riferimento a quella che fu la politica dell’appeasement che i capi di stato delle potenze europee adottarono con la Germania nazista, facendo a Hitler concessioni politiche e territoriali nel tentativo di evitare un conflitto, e che sfociò invece nello scoppio della seconda guerra mondiale. 
     
    La presidente Metsola ha esortato l’aula a mantenere la solidarietà dimostrata nell’affrontare le sfide drammatiche degli ultimi anni: prima la risposta alla pandemia di Covid-19, ora quella all’invasione russa in Ucraina. 7,2 miliardi di euro per il supporto finanziario, 2 miliardi e mezzo per il sostegno militare e 8 pacchetti di sanzioni contro il Cremlino: questi i risultati ottenuti dalla volontà comune dei Paesi Ue, che la presidente del Parlamento europeo ha voluto ricordare nel suo discorso. “L’Europa ha fatto tanto, ma non è il tempo di compiacersi. Siamo chiamati a fare ancora di più”, ha affermato Metsola alla luce della recente escalation che ha portato ai bombardamenti russi su Kiev e 14 regioni ucraine. 
    Parallelamente allo sforzo economico e militare in supporto all’Ucraina, Metsola ha sottolineato la necessità di difendere la democrazia e i valori europei contro la propaganda e la disinformazione: “Una battaglia tra diverse narrazioni infuria in tutti i continenti, facendo sì che le nostre intenzioni e il nostro ruolo siano spesso travisati. Dobbiamo unire gli sforzi e amplificare il nostro messaggio”, queste le parole della Presidente, che ha concluso invitando gli ambasciatori a trovare intuizioni concretizzabili per permettere all’Unione Europea di affrontare “con rinnovato slancio” questi tempi straordinariamente difficili.

    Nel suo discorso alla conferenza annuale degli ambasciatori dei Paesi UE, la presidente del Parlamento europeo ha richiamato l’aula alla fermezza contro l’espansionismo del Cremlino e alla necessità di difendere i valori europei da propaganda e disinformazione

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    Lukashenko schiera l’esercito al confine con l’Ucraina. L’Ue: “La Bielorussia si astenga da escalation del conflitto”

    Bruxelles – L’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina sfonda il fronte settentrionale e rischia di coinvolgere direttamente un nuovo attore: la Bielorussia dell’autoproclamato presidente Alexander Lukashenko. Dopo i sette mesi e mezzo di supporto indiretto e logistico all’esercito russo nell’aggressione armata dell’Ucraina, Minsk è a un passo dall’entrare nella guerra anche sul piano militare, dopo l’annuncio dello stesso Lukashenko della volontà di schierare l’esercito lungo il confine con il Paese invaso dalle forze del Cremlino.
    Da sinistra: gli autocrati bielorusso, Alexander Lukashenko, e russo, Vladimir Putin
    Le giustificazioni per un possibile cambio di rotta sono del tutto pretestuose, con accuse infondate a Kiev e alla Nato di essere pronti a preparare un attacco su larga scala al territorio bielorusso: “Gli attacchi sono già pianificati dall’Ucraina”, riporta l’agenzia di stampa russa Tass, citando le parole dell’autocrate bielorusso, che addirittura ventila l’uso di “armi nucleari” da parte dell’Alleanza Atlantica. “Ci stiamo preparando da decenni, se necessario risponderemo”, ha minacciato Lukashenko, specificando di averne discusso con Putin a San Pietroburgo e di aver accordato il dispiegamento congiunto delle truppe “nella regione”.
    L’esercito della Bielorussia conta approssimativamente 60 mila soldati (oltre a 300 mila riservisti), di cui circa 4.500 sono schierati da fine febbraio in battaglioni-tattici nelle zone di confine, soprattutto con l’Ucraina. Dall’inizio dell’invasione russa, Minsk ha fornito punti di appoggio all’esercito del Cremlino sul fronte ucraino nord-orientale e ha concesso il dispiegamento di armamenti russi sul territorio nazionale. Dopo l’abbattimento parziale del ponte tra Russia e Crimea nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 ottobre, il teatro di guerra in Ucraina si è infiammato, con un nuovo coinvolgimento della Bielorussia di Lukashenko. Secondo le accuse dell’esercito ucraino e del presidente Volodymyr Zelensky, la Russia avrebbe lanciato l’attacco di ieri mattina (lunedì 10 ottobre) su Kiev e altri grandi centri urbani utilizzando non solo missili dalla Crimea ma anche droni iraniani dal territorio bielorusso. Una dimostrazione che Lukashenko, con le sue dichiarazioni contro Kiev e la Nato, sta cercando di ribaltare di 360 gradi causa ed effetto dell’aggressione.
    “Abbiamo preso nota delle false accuse del regime di Lukashenko, sono accuse infondate, ridicole, inaccettabili”, ha messo in chiaro il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano: “L’Ucraina è la vittima, il regime bielorusso deve astenersi da qualsiasi coinvolgimento dall’escalation” nel conflitto tra Mosca e Kiev. Anche la presidente ad interim riconosciuta dall’Ue, Sviatlana Tsikhanouskaya, ha denunciato che “l’Ucraina non rappresenta una minaccia per la Bielorussia, è una bugia di Lukashenko per giustificare la sua complicità nel terrore” contro Kiev. In un appello sui canali social Tsikhanouskaya ha invitato i militari bielorussi a “non eseguiee gli ordini criminali, rifiutatevi di partecipare alla guerra di Putin contro i nostri vicini”, perché Lukashenko sta anche violando “la nostra sicurezza nazionale”.

    Lukashenka & Putin are dragging Belarus into a full-scale war against Ukraine. Let Lukashenka know that he will face the strongest sanctions & complete political isolation. Both dictators are war criminals & must appear before the tribunal. pic.twitter.com/7xrcxTWh0P
    — Sviatlana Tsikhanouskaya (@Tsihanouskaya) October 10, 2022

    È di oggi la notizia che Tsikhanouskaya avrà a sua disposizione un ufficio offertole dal governo fiammingo (la Regione federale del Nord del Belgio), vicino alle istituzioni europee e al quartier generale della Nato, come annunciato dal ministro-presidente delle Fiandre, Jan Jambon. La presidente ad interim della Bielorussia e il suo team si trasferiranno nell’ufficio domani (mercoledì 12 ottobre), quando Jambon (esponente di N-VA, partito autonomista delle Fiandre) le consegnerà ufficialmente la chiave. In questo modo, il governo locale vuole dimostrare che “le Fiandre sostengono il movimento di opposizione pacifica contro il regime dittatoriale in Bielorussia“.

    L’autoproclamato presidente bielorusso ha annunciato di aver ordinato a parte delle forze armate di schierarsi lungo la frontiera meridionale con le forze russe, in riposta alla “minaccia nucleare della Nato”. Il governo delle Fiandre offre un ufficio alla presidente riconosciuta dall’Ue Sviatlana Tsikhanouskaya