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    Misure di ritorsione e negoziati con l’India, l’Ue si compatta contro i dazi di Trump

    dall’inviato a Strasburgo – Reagire con misure di ritorsione, e concludere nuovi accordi commerciali, a cominciare con l’India. La risposta dell’Ue alla decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di imporre dazi del 25 per cento all’acciaio e all’alluminio si produce nel dibattito d’Aula del Parlamento europeo, dove i principali gruppi si compattano, si crea una vera ‘maggioranza Ursula’ come mai prima dal post voto del 6-9 giugno. E’ la prova dell’emiciclo che sancisce un compattamento a dodici stelle contro le mosse di Washington, perché le reazioni preliminari non convincono.“Mi rammarico profondamente della decisione degli Stati Uniti di imporre dazi sulle esportazioni europee di acciaio e alluminio”, la reazione ufficiale della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a pochi minuti della riunione d’Aula. Von der Leyen, non presente a Strasburgo per impegni istituzionali, promette che “i dazi ingiustificati sull’Ue non rimarranno senza risposta”, e annuncia “contromisure ferme e proporzionate”. Però dai banchi de laSinistra Rudi Kennes attacca: “Mi rammarico? E’ ridicolo. Trump ride di questo”. La collega e co-presidente del gruppo, Manon Aubry, rincara la dose: “La reazione dell’Ue è nulla. Continuiamo a essere il cagnolino degli Stati Uniti anche quando colpiscono i diritti della comunità Lgtbqi e attaccano gli interessi dell’Europa. Quante provocazioni ancora dovremo subire perché i leader si sveglino?“.Il commissario per il Commercio, Maros Sefcovic, prova a calmare un’Aula che chiede e pretende interventi. “L’Ue non vede alcuna giustificazione per questa decisione, e risponderemo in modo proporzionato e per difendere i nostri interessi”, assicura agli europarlamentari. Ammette che una guerra commerciale a colpi di dazi “non il nostro scenario preferito”, ma si andrà avanti con decisione. Comunque, precisa Sefcovic, “restiamo aperti a negoziare“. Contro le politiche di Trump e di quanti volessero seguirne l’esempio la risposta è più commercio, sottolinea ancora il commissario Ue. Ricorda e rivendica la chiusura degli accordi con i Paesi del Mercosur e l’aggiornamento dell’accordo con il Messico voluto proprio come scudo anti-Trump. Alla luce di quanto accaduto Sefcovic anticipa l’intenzione di accelerare con India, Filippine e Thailandia.Il commissario per il Commercio, Maros Sefcovic [Strasburgo, 11 febbraio 2025]Parole e strategia valgono a Sefcovic il sostegno dei popolari (Ppe). “Serve il Mercosur, e serve continuare con India e Indonesia”, sottoscrive Jorgen Warborn. Ma soprattutto occorre una risposta ferma e decisa, e perché “la frammentazione ci indebolisce”. Per la Commissione arriva però il suggerimento di “rispondere nel rispetto dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), altrimenti si creano ancora più incertezze”. Anche tra le fila dei liberali (Renew Europe) si invita a procedere con i negoziati con Nuova Delhi. “Più commercio è la risposta” ai dazi di Trump, sostiene Svenja Hahn, “e l’India è la risposta migliore” in tal senso.Socialisti (S&D), liberali (Re) e Verdi si uniscono nella richiesta di fermezza e contro-tariffe, come il Ppe. “Vogliamo che la Commissione europea risponda con misure di ritorsione“, taglia corto la socialista Kathleen Van Brempt. “Non si ferma un bullo dandogli ciò che vuole, perché altrimenti chiederà sempre di più”. Anche l’eurodeputato del Pd, Stefano Bonaccini, ritiene che “di fronte alla minaccia dell’arma protezionistica dovremo rispondere insieme, senza esitazioni”.Analoga la linea di Renew Europe, come spiegato da Karin Karlsbro: “Con gli Stati Uniti siamo pronti a rispondere”, per far capire che “Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti, non del mondo”. Niente tentennamenti, aggiunge la liberale Marie-Pierre Vedrenne: “Dobbiamo rispondere duramente”. Anche Anna Cavazzini, dei Verdi, esorta l’esecutivo comunitario a reagire: “L’Unione europea non può farsi ricattare”.Più timido il co-presidente del gruppo dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) all’Eurocamera, Nicola Procaccini: “L’unico modo per affrontare questa nuova sfida è avere un approccio equo“, sostiene. Il che vuol dire che come Unione europea “dobbiamo essere pronti, non ci piacciono i dazi, ma sappiamo che fanno parte del commercio internazionale. Lo erano ieri, lo sono ora e lo saranno in futuro”.Sulla questione si esprime anche il presidente di Eurofer Henrik Adam, secondo il quale “l’ordine esecutivo  che impone una tariffa generale del 25 per cento su tutte le importazioni di acciaio è una radicale escalation della guerra commerciale lanciata sotto la sua prima amministrazione. Esso – rileva Adam – peggiorerà ulteriormente la situazione dell’industria siderurgica europea, esacerbando un contesto di mercato già in terribile difficoltà”.Il presidente Jeo Biden aveva ammorbidito le sanzioni imposte nella prima amministrazione Trump, ma, nonostante questo, afferma il presidente di Eurofer, “le importazioni di acciaio dell’UE negli Stati Uniti sono diminuite di oltre 1 milione di tonnellate all’anno”, e secondo i suoi calcoli se i dazi dovessero essere introdotti nella misura annunciata “l’Ue potrebbe perdere fino a 3,7 milioni di tonnellate di esportazioni di acciaio verso gli Stati Uniti, il secondo mercato di esportazione per i produttori di acciaio dell’Unione, che rappresenta il16 per cento delle esportazioni totali di acciaio dell’Ue nel 2024”. Secondo Adam, inoltre, “la perdita di una parte significativa di queste esportazioni non può essere compensata dalle esportazioni verso altri mercati”.

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    Dal CeSpi uno strumento per verificare come vengono effettivamente utilizzati gli aiuti allo sviluppo europei

    Bruxelles – Usare il machine learning e l’intelligenza artificiale per verificare come i finanziamenti europei per gli aiuti allo sviluppo influiscono effettivamente negli Stati beneficiari. È questo lo studio che il CeSpi (Centro studi di politica internazionale) ha elaborato su incarico del gruppo parlamentare europeo dei socialisti e dei democratici (S&D), con l’obiettivo di avere dati precisi e “super partes” sugli effetti della spesa europea in questo settore, presentandolo ieri a Bruxelles con il suo direttore Daniele Frigeri e il deputato europeo Udo Bullmann.Ogni anno l’Ue attraverso la Commissione e la Bei (Banca europea per gli investimenti) finanzia progetti per miliardi di euro in Paesi terzi, con lo scopo di aiutarli nella crescita o nel miglioramento delle condizioni di vita. Povertà, salute, istruzione, parità di genere e transizione verde sono alcuni dei settori in cui l’Ue investe. Per ogni progetto, è previsto un finanziamento che permetta il raggiungimento degli obiettivi previsti. Quello che succede però, è che a volte questi soldi erogati dall’Ue producano risultati non strettamente collegati agli obiettivi per cui sono stati assegnati.“L’obiettivo – spiega Bullmann – era quello di sviluppare una metodologia che consentisse al Parlamento europeo di svolgere il suo ruolo di controllo nei confronti della Commissione europea e di proporre miglioramenti in vista della revisione intermedia della NDICI (Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument)”.Marco Zupi, che ha coordinato il team e curato il rapporto, con la collaborazione di Christian Morabito, sostiene che “integrando Machine Learning (ML), Intelligenza Artificiale (AI) e metodologie qualitative, il CeSPI si è posto l’obiettivo di sezionare e comprendere le azioni della CE nell’ambito della NDICI, la loro coerenza con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e l’allineamento con le priorità del Gruppo Socialisti e Democratici (S&D)”.“Questo approccio innovativo – continua Zupi – non solo modernizza l’esame delle politiche di sviluppo dell’UE, ma fornisce anche agli eurodeputati un quadro solido per valutare i Piani d’azione annuali (PAA) della NDICI. La metodologia del CeSPI facilita l’elaborazione di politiche informate e d’impatto, garantendo l’allineamento con le priorità e i valori progressisti”.Lo studio ha esaminato 176 PAA, che guidano le azioni della CE in 89 Paesi, e ha condotto un’analisi dettagliata in El Salvador, Giordania, Kenya, Nigeria e Senegal. Nonostante l’allineamento dichiarato dei PAA con gli SDG, come lo sviluppo umano, la riduzione della povertà e l’uguaglianza di genere, l’analisi rivela una discrepanza tra gli obiettivi dichiarati e le iniziative effettive.Le raccomandazioni includono la specificazione degli obiettivi, il miglioramento del coordinamento, l’implementazione degli obiettivi di riduzione della povertà, la collaborazione per la trasparenza, la creazione di un gruppo di alto livello e l’incoraggiamento di ulteriori ricerche utilizzando tecniche di TM e ML per un controllo efficace.Lo studio del CeSpi mette alla luce come le aree di finanziamento dove si verifica più spesso che la finalità effettiva è diversa da quella programmata sono istruzione e parità di genere. Questo è dovuto al fatto che sono tematiche ampie e prevedono vari tipi di intervento possibile. Per esempio se i soldi dell’Ue stanziati per l’istruzione vengono usati per la costruzione di una scuola il loro impatto diretto è sull’edilizia, meno sull’educazione.Il CeSpi, per testare questo nuovo strumento ha inserito nella macchina tutte le documentazioni disponibili dei finanziamenti relativi al periodo 2021-2023. Sono numeri esorbitanti di carte, migliaia di documenti, che una persona non sarebbe mai in grado di verificare da sola ma l’intelligenza artificiale sì. Nello specifico Il think tank italiano, ha studiato i dati sia per macroaree globali che Stato per Stato.Uno strumento come questo non sarebbe comunque utile solo al gruppo S&D, che in fase di negoziazione dei fondi con la Commissione potrebbe far valere con più forza le proprie ragioni, ma anche alle Ong e anche alla Commissione stessa, che avrebbe un controllo più ampio sui propri finanziamenti.Anche se si tratta di uno strumento basato sull’intelligenza artificiale il supporto umano rimane fondamentale. CeSpi ha evidenziato che per implementare il funzionamento di questo mezzo servirebbe che tutti i documenti venissero redatti secondo un format unico. Un altro punto di debolezza riguarda la lingua, al momento la macchina riesce a leggere solo i documenti in inglese, ma essendo ancora nelle prime fasi sperimentali, questo limite potrà essere superato.