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    Zelensky “convoca” Putin a Istanbul per colloqui diretti

    Bruxelles – Per la prima volta in oltre tre anni di conflitto, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin potrebbero incontrarsi di persona nei prossimi giorni. I due presidenti hanno indicato la Turchia come luogo di un potenziale colloquio, per il quale spinge fortemente anche Donald Trump, che oggi ha anche annunciato che potrebbe partecipare all’incontro “se lo ritenessi importante per raggiungere un accordo”. Ma finora la diplomazia ha messo in fila solo una serie di buchi nell’acqua, e non si vede all’orizzonte alcuna tregua nei combattimenti.Il carrozzone della diplomazia internazionale è parso rimettersi in moto durante lo scorso weekend intorno alla guerra d’Ucraina. Uno spiraglio di cauto ottimismo era sembrato pervadere le cancellerie europee dopo che, al termine di una visita a Kiev sabato (10 maggio), i leader di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito erano riusciti a portare anche il presidente statunitense dalla loro.La proposta messa sul tavolo da Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Donald Tusk e Keir Starmer – in accordo con Volodymyr Zelensky – era quella di un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni a partire da oggi (12 maggio), come dimostrazione di buona fede da parte di Vladimir Putin rispetto all’avvio di negoziati sostanziali su una soluzione politica del conflitto. Persino Donald Trump, che dal suo re-insediamento è parso allontanarsi sempre più da Kiev per avvicinarsi a Mosca, aveva dato il suo assenso.Da sinistra: il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il premier polacco Donald Tusk e quello britannico Keir Starmer a Kiev, il 10 maggio 2025 (foto: Genya Savilov/Afp)Nello stile cui ha abituato il mondo, il presidente russo ha però risposto picche sul cessate il fuoco, dichiarandosi tuttavia disponibile ad intavolare delle trattative dirette con la leadership ucraina in Turchia, evitando di legarsi le mani con qualunque precondizione. Nella Repubblica anatolica si terrà, il 14 e 15 maggio, una ministeriale informale proprio sul dossier Ucraina, e il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha ribadito per l’ennesima volta di essere disposto ad ospitare colloqui di pace tra le delegazioni di Kiev e Mosca.Tanto è bastato a Trump per tornare a mettere pressione su Zelensky. “Incontratevi ora!“, ha scritto il tycoon newyorkese sul suo social Truth, esortando l’omologo ucraino ad “accettare immediatamente” l’offerta dello zar russo. “Almeno saranno in grado di determinare se un accordo è possibile o meno e, in caso contrario, i leader europei e gli Stati Uniti sapranno come stanno le cose e potranno procedere di conseguenza“, ha ragionato l’inquilino della Casa Bianca.Ieri sera (11 maggio), Zelensky ha dunque rilanciato sfidando Putin a incontrarsi “personalmente” ad Istanbul giovedì prossimo, auspicando che “stavolta i russi non cerchino scuse” per sfilarsi dalle trattative. “Attendiamo un cessate il fuoco totale e duraturo“, ha aggiunto il presidente ucraino, “per fornire la base necessaria alla diplomazia”. Se avesse effettivamente luogo, il faccia a faccia tra i due leader sarebbe il primo da oltre tre anni a questa parte.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Ramil Sitdikov via Afp)Quella dei colloqui diretti tra Zelensky e Putin è un’opzione sulla quale entrambi i leader avevano fatto delle aperture in linea di principio già il mese scorso, ma sulla quale non si sono mai registrati progressi in termini concreti. I due belligeranti, come recentemente certificato dallo stesso Trump, rimangono distanti anni luce da una vera intesa e tutte le proposte di cessate il fuoco, da qualunque parte provenissero, sono finora cadute nel vuoto.Stando alla retorica ufficiale, Zelensky sembra mantenere la linea adottata fin qui: niente trattative senza tregua. Che è l’opposto di quella del Cremlino: prima il dialogo, poi (eventualmente) una pausa delle ostilità. Appare improbabile, tuttavia, che Kiev possa ignorare le pressioni dell’amministrazione a stelle e strisce, soprattutto alla luce della ratifica da parte del Parlamento ucraino, lo scorso 8 maggio, del famigerato accordo sullo sfruttamento delle materie prime critiche.Il giorno prima della visita di Macron, Merz, Tusk e Starmer a Kiev, Putin aveva ospitato sulla Piazza Rossa a Mosca decine di leader mondiali per le celebrazioni dell’80esimo anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista nel 1945 (incluso lo slovacco Robert Fico, in barba alla conclamata unità dei Ventisette al fianco dell’Ucraina).L’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas (centro), e il primo ministro ucraino Denys Shmyhal (foto: European Council)Lo stesso giorno, alcuni ministri degli Esteri dell’Ue guidati dal capo della diplomazia a dodici stelle, Kaja Kallas, avevano annunciato a Leopoli l’imminente creazione di un tribunale ad hoc per i crimini d’aggressione dell’Ucraina che dovrebbe perseguire la leadership della Federazione.L’Alta rappresentante si trova in queste ore a Londra per partecipare alla riunione del gruppo Weimar+ (composto da Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito e Spagna). “Dobbiamo mettere pressione sulla Russia“, ha ribadito, “affinché si sieda al tavolo e parli con l’Ucraina”. “Se non c’è un cessate il fuoco, non ci possono essere negoziati sotto il fuoco” delle bombe, ha aggiunto, accusando Mosca di “giocare” con le iniziative diplomatiche. Gli europei insistono a sostenere che, se il Cremlino non accetterà di sospendere le ostilità entro la fine della giornata, imporranno nuove sanzioni.

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    Ucraina, Trump: “Forse la pace non è possibile”, gli Usa considerano nuove sanzioni a Mosca

    Bruxelles – Dopo il rifiuto di Vladimir Putin alla proposta di un cessate il fuoco in Ucraina di 30 giorni avanzata da Washington, il presidente americano Donald Trump ieri sera (4 maggio), in un’intervista alla NBC News, ha dichiarato che la sua decisione di firmare il decreto legge sulle sanzioni avanzato dal senatore repubblicano Lindsey Graham: “dipenderà dal fatto che la Russia si stia muovendo o meno in direzione della pace“.Graham, stretto alleato di Trump al Congresso, ha fatto sapere lo scorso 1 maggio che almeno 72 senatori sarebbero pronti votare a favore di ulteriori sanzioni contro la Federazione Russa e per ingenti dazi verso i Paesi che la supportano. La sensazione dominante a Washington è che i negoziati per la conclusione del conflitto russo-ucraino stiano andando troppo per le lunghe, e nonostante il presidente continui a mostrarsi fiducioso nei confronti della situazione, non fa mistero della sua insoddisfazione per l’atteggiamento di Mosca. “Vogliamo che la Russia e l’Ucraina accettino un accordo. Pensiamo di essere abbastanza vicini” ha detto Trump, ma in merito al raggiungimento dell’accordo in questione, ha dichiarato: “Credo che siamo più vicini con una parte, e forse non altrettanto vicini con l’altra. Ma dovremo vedere. Non vorrei dire a quale delle due parti siamo più vicini”. L’accordo sui minerali siglato il 1 maggio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky può tuttavia suggerire quale sia effettivamente la più vicina delle parti.Riconducendo le sorti del conflitto russo-ucraino a una diatriba tra i rispettivi leader, Trump si è lasciato andare ad una amara costatazione: “Forse la pace non è possibile, c’è dell’odio tremendo. Parliamo di odio tremendo tra questi due uomini, e tra alcuni dei soldati e generali che hanno combattuto duramente per tre anni”. Il tycoon non si è tuttavia perso d’animo, evocando ancora una volta “ottime possibilità di farcela”.Già lo scorso 26 aprile Trump si era scagliato contro Putin, definendolo “non interessato davvero a finire la guerra”. Il ruolo di mediatore che il presidente statunitense si è assunto sin dai primi giorni della sua presidenza diventa sempre meno facile e la possibilità di sfilarsene è stata minacciata in diverse occasioni.  Ucraina e Stati Uniti non hanno ricevuto segnali di apertura verso la loro proposta di tregua di un mese, con Mosca che insiste per mantenerla a tre giorni, in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Vittoria del 9 maggio. L’iniziativa fa gioco al Cremlino, che per gli 80 anni dalla vittoria sovietica nel secondo conflitto mondiale ha invitato a Mosca diversi leader, tra cui il presidente cinese Xi Jinping, in visita ufficiale nel Paese tra il 7 e il 10 maggio.Intanto, come ha riferito ieri sera il New York Times, l’esercito statunitense sta attualmente trasferendo un sistema di difesa missilistico Patriot da Israele all’Ucraina. Con l’intensificazione degli attacchi russi contro Kiev, Odessa, Karkiv e Sumy, questa decisione viene incontro alla pressante richiesta di maggiore difesa aerea avanzata da Zelensky lo scorso 13 aprile, quando si era dichiarato pronto ad acquistare 10 sistemi Patriots da dislocare nelle città più densamente popolate del Paese. Le fonti non indicano alcun dettaglio sulla posizione di Trump in merito al trasferimento, e non chiariscono se tale iniziativa sia stata avviata da lui stesso o durante l’amministrazione del suo predecessore, Joe Biden. In ogni caso, gli alleati occidentali starebbero già discutendo la logistica di un eventuale trasferimento di un’altra batteria da parte della Germania o della Grecia.

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    La Cina revoca le sanzioni contro i deputati europei

    Bruxelles – Le politiche commerciali del presidente Usa Donald Trump rafforzano le relazioni tra gli altri partner commerciali globali. Oggi (30 aprile) la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha informato la Conferenza dei presidenti della decisione delle autorità cinesi di revocare le sanzioni contro tutti i deputati (e le loro famiglie) e le commissioni del Parlamento europeo.“In qualità di presidente, è mia responsabilità garantire che ogni membro di questa Assemblea possa esercitare il proprio mandato liberamente, senza restrizioni”, ha dichiarato Metsola in una nota. “Le nostre commissioni parlamentari devono poter discutere gli interessi europei con le loro controparti cinesi senza timore di ripercussioni. Le nostre relazioni con la Cina – ha aggiunto – rimangono complesse e sfaccettate. Il modo migliore per affrontarle è attraverso l’impegno e il dialogo”.Le sanzioni, imposte dalla Cina nel marzo 2021, avevano colpito cinque membri del Parlamento europeo e la sottocommissione per i diritti umani.La Conferenza dei presidenti ha ribadito che la revoca delle sanzioni non significa che il Parlamento europeo ignorerà le sfide persistenti nelle relazioni Ue-Cina. Il Parlamento continuerà dunque “a difendere con forza i diritti umani universali e i valori fondamentali in tutto il mondo”, cercando al contempo di impegnarsi con i partner globali in modo chiaro e basato su principi.Il 22 marzo 2021 la Cina aveva imposto sanzioni a dieci cittadini dell’Ue e a quattro entità, tra cui cinque deputati europei allora tutti in carica (Reinhard Butikofer (Verdi), Michael Gahler (PPE), Raphaël Glucksmann (S&D), Ilhan Kyuchyuk (Renew) e Miriam Lexmann (PPE)) e la sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo. Le sanzioni, che vietavano l’ingresso nel territorio cinese alle persone interessate, hanno indotto il Parlamento europeo a sospendere tutti i dialoghi ufficiali con la Cina.Nel settembre 2024 la Cina ha iniziato a cercare di ristabilire la comunicazione. Dall’autunno 2024 si sono tenuti diversi incontri a vari livelli, che sono culminati nella decisione della Cina di revocare le sanzioni.

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    Guerra Russia-Ucraina, niente compensazioni Ue agli agricoltori sui fertilizzanti azotati

    Bruxelles – Guerra russa in Ucraina e sanzioni Ue ai fertilizzanti ‘made in Russia’, la Commissione europea non contempla interventi a sostegno degli agricoltori europei. Il motivo è la possibilità di mercato di reperire alternative ai prodotti che arrivano da est, e non ci sono dunque condizioni né, ancora meno, per dare indennizzi agli operatori del settore primario. A mettere in chiaro le cose è Maros Sefcovic, commissario per il Commercio, nella risposta all’interrogazione parlamentare che arriva dal Ppe.La popolare spagnola Esther Herranz García, vicepresidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, guarda con preoccupazione le ultime sanzioni annunciate contro la Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina, nello specifico per le parte che riguarda dazi alle importazioni di fertilizzanti azotati nell’UE da Russia e Bielorussia. “Di conseguenza, si prevede un aumento del prezzo di tali fertilizzanti, aumentando la pressione sugli agricoltori dell’Ue”, lamenta l’europarlamentare, che non trova però sponde dalla Commissione europea.“Sono disponibili forniture alternative, e i dati di mercato indicano che queste alternative entrano nel mercato dell’UE a livelli di prezzo paragonabili a quelli dei fertilizzanti russi”, replica Sefcovic. Nella sua risposta alle manovre del presidente russo Vladimir Putin, perciò, l’esecutivo comunitario prevede che la misura restrittiva contro i fertilizzanti azotati russi “comporti una sostituzione graduale e ordinata con alternative, compresi quelli di produzione nazionale, a condizioni di mercato analoghe e in volumi e qualità comparabili, senza modificare gli attuali impatti ambientali”. Di conseguenza, la Commissione non prevede la necessità di compensare gli agricoltori dell’Ue o di concedere deroghe ai sensi della direttiva sui nitrati“.La questione dei fertilizzanti russa non è nuova, con la Commissione consapevole della dipendenza da quelli al fosforo che non intende colpire con sanzioni proprio perché più difficili da sostituire con produttori e fornitori alternativi. Viceversa, i fertilizzanti azotati possono essere rimpiazzati e per questo l’Ue li ha messi nel mirino.

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    L’Ue aggira il veto di Orbán in extremis e rinnova le sanzioni contro individui e entità russi. Ma ne rimuove quattro

    Bruxelles – Il premier ungherese filorusso Viktor Orbán è andato vicinissimo a far saltare il periodico rinnovo delle misure restrittive europee che colpiscono quasi 2 mila individui e circa 500 entità nell’ambito della guerra russa in Ucraina. In extremis, gli altri 26 Paesi membri l’hanno convinto – acconsentendo a rimuovere tre oligarchi e il ministro dello sport di Mosca dalla lista – e hanno raggiunto l’unanimità necessaria per riaffermare le sanzioni. E soprattutto per trattenere i beni privati per un valore di 25 miliardi di euro congelati dall’Ue nel corso dei tre anni di guerra.I nomi dei 1927 individui che Bruxelles ha identificato come responsabili dello sforzo bellico russo e delle violenze commesse in Ucraina – così come delle circa 500 entità – vanno confermati ogni sei mesi. Dopo l’ultimo rinnovo di settembre, la scadenza era fissata a sabato 15 marzo. Ieri, Budapest aveva confermato il suo “no”. Secondo fonti Ue, Orbán aveva posto come condizione per togliere il proprio veto che fossero cancellati 9 nomi. Questa mattina, all’ultima riunione degli ambasciatori dei 27 possibile sul calendario, la presidenza polacca del Consiglio dell’Ue è riuscita a trovare un compromesso: l’Ungheria si è fatta da parte in cambio della cancellazione di 4 persone dalla lista. E di tre recentemente decedute.Fonti diplomatiche confermano che si tratta dell’oligarca Vyacheslav Kantor, dell’uomo d’affari Vladimir Rashevsky, di Gulbakhor Ismailova, sorella dell’uomo d’affari Alisher Usmanov, e del ministro dello sport della Federazione Russa, Mikhail Degtyarev. I tre deceduti rimossi dalla lista sono il veterano politico russo Nikolai Ryzhkov e gli ufficiali militari Andrei Ermishko e Aleksei Bolshakov. Rimangono le misure restrittive contro il  miliardario Mikhail Fridman, oligarca russo nato in Ucraina, che l’Ungheria insisteva per rimuovere dall’elenco.“L’Ue aumenta la pressione sulla Russia. Estendiamo le nostre sanzioni a circa 2400 individui ed entità a causa dell’aggressione in corso da parte della Russia contro l’Ucraina”, ha esultato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un post su X. In realtà, ciò che salta all’occhio sono le sempre maggiori frequenza e forza con cui Budapest mette in pericolo il supporto dell’Ue all’Ucraina e l’unità dei 27. Non è la prima volta che Orbán mette in discussione le misure restrittive contro la Russia: lo scorso gennaio aveva minacciato a lungo – salvo poi cedere all’ultimo minuto in cambio di una fumosa dichiarazione sulle garanzie di forniture di gas attraverso l’Ucraina – di far saltare tutte le sanzioni settoriali, quelle che hanno permesso a Bruxelles di congelare 200 miliardi di euro di asset russi, di imporre divieti su import ed export e di tagliare fuori Mosca dai circuiti finanziari occidentali. In totale, dal febbraio 2022 a oggi, Bruxelles ha adottato 16 pacchetti di sanzioni contro la Russia e i suoi alleati nell’ambito della guerra in Ucraina.Le misure restrittive Ue contro i responsabili di “minare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina” si applicano a oltre 2.400 persone ed entità e consistono – per quanto riguarda gli individui – in divieto di viaggio e congelamento dei beni sul territorio Ue, mentre nei confronti delle entità nel congelamento dei beni. L’elenco comprende dal presidente Vladimir Putin al ministro degli Esteri Sergey Lavrov, l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovych, i membri della Duma russa, del Consiglio di sicurezza nazionale e del Consiglio della Federazione Russa, ministri, governatori e politici locali, come il sindaco di Mosca, funzionari di alto rango e personale militare, comandanti del gruppo Wagner, imprenditori e oligarchi di spicco. Sono inclusi nell’elenco anche individui provenienti da Iran, Bielorussia e Repubblica Democratica Popolare di Corea. Nella lista nera ci sono poi partiti politici, forze armate e gruppi paramilitari, banche e istituzioni finanziarie, organizzazioni mediatiche responsabili di propaganda e disinformazione, aziende nei settori della difesa, dei trasporti, dell’energia e IT, società coinvolte nell’elusione delle sanzioni. E organizzazioni responsabili dei programmi di rieducazione e deportazione dei bambini ucraini.

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    Nell’Ue si inizia a ragionare con forza alla confisca degli asset russi congelati

    Bruxelles – Asset congelati russi, l’Ue prova a rompere l’indugio per una confisca. Il tema diventa centrale tra i ministri economici dei Ventisette riuniti a Bruxelles per la riunione dell’Ecofin, con l’Europa degli Stati ancora incerta sul da farsi ma con qualche titubanza in meno, che può voler dire l’inizio di una decisione a venire. La Finlandia spinge per la linea dura: “Al momento serve andare avanti e procedere alla confisca degli asset russi congelati” in Europa, enfatizza la vicepremier e ministra delle Finanze, Riikka Purra. Questa scelta è congeniale a quello che gli europei vogliono e non nascondono, vale a dire “garantire una posizione negoziale di forza all’Ucraina” quando si apriranno le trattative con la Russia di Vladimir Putin.La soluzione non dispiace agli austriaci. Certamente “la confisca degli asset russi sarebbe una nuova strada“, riconosce il ministro delle Finanze di Vienna, Markus Marterbauer, che però avverte: “Serve una decisione all’unanimità”. Sul tema “vanno evitate decisioni a maggioranza”. Ammettendo che una maggioranza esista, e va comunque verificata alla prova della discussione, restano comunque le posizioni contrarie di Francia e Germania, non semplici da superare.La presidenza polacca di turno del Consiglio Ue si mette a disposizione degli Stati. “Dobbiamo esercitare ancora più pressione sulla Russia“, scandisce il ministro delle Finanze polacco, Andrzej Domanski. Parole sibilline che lasciano intendere che in caso di volontà unanime raggiunta da qui a fine semestre di presidenza, quindi entro il 30 giugno, la Polonia non si opporrà. Certamente la presidenza polacca intende procedere con nuove misure restrittive: “Vediamo che le sanzioni funzionano. L’Economia russa si indebolisce”.Il dibattito sull’uso degli asset russi congelati in Europa non è nuovo, come non nuove sono le incertezze degli europei al riguardo. Si tema che questo possa sfiduciare mercati, privati, investitori, e rischi per l’attrattività internazionale dell’euro. Un aspetto, quest’ultimo, su cui ha insistito anche la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, in occasione dell’incontro avuto con il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. Si teme che gli investitori, di cui l’Ue ha bisogno per finanziare la doppia transizione e rilanciare l’industria della difesa, possano riconsiderare le proprie scelte, a scapito dell’eurozona. I ministri economici però rilanciano il discorso.In Parlamento europeo inizia a formarsi un consenso in merito, con la capogruppo dei socialisti, Iratxe Garcia Perez, che invita la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a presentare una proposta per confiscare i 200 miliardi di euro di beni statali russi congelati per ricostruire e armare l’Ucraina. Non solo: si vuole permettere a Kiev di utilizzare le armi per colpire obiettivi militari. E’ l’Ue di pace che non esiste più.

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    Siria, l’Ue sospende le sanzioni in settori chiave: “Supportiamo la transizione”

    Bruxelles – Mentre la Siria attraversa un’importante fase di trasformazione a seguito della caduta del regime di Bashar al-Assad avvenuta il 19 dicembre 2024, l’Unione Europea, per supportare e stabilizzare il processo di transizione politica e lo sforzo di ricostruzione dell’economia, ha iniziato ad adottare misure concrete e a garantire relazioni pacifiche con il Paese mediorientale. Queste iniziative hanno fatto oggi (24 febbraio) un consistente passo in avanti con la decisione del Consiglio Ue  di sospendere diverse misure restrittive precedentemente imposte al regime siriano e in vigore da oltre un decennio.“Ciò include il settore dei trasporti, dell’energia e delle banche” ha specificato l’Alta rappresentante Ue per gli Affari Esteri Kaja Kallas, in occasione del Consiglio affari esteri. L’allentamento, già annunciato il 24 gennaio scorso, prevede infatti la sospensione delle misure imposte sul settore del gas, del petrolio e dell’elettricità e l’estensione a tempo indefinito delle preesistenti eccezioni umanitarie alle sanzioni. Quattro istituti bancari e la compagnia aerea Syrian Arab Airlines vengono rimosse dalla lista delle entità soggette a congelamento dei fondi e delle risorse economiche, in modo da permettere di renderli disponibili alla Banca Centrale Siriana. Allo stesso tempo, vengono introdotte eccezioni alla proibizione di stabilire relazioni tra le banche siriane e gli istituti finanziari presenti sul territorio dell’Ue, per permettere le transazioni legate ai settori dei trasporti e dell’energia, nonché quelle necessarie alla ricostruzione e a fini umanitari.E’ evidente come le azioni intraprese dal leader della milizia Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) Ahmed al-Sharaa, alias Abu Mohammad al-Jolani, siano state accolte con ottimismo da Bruxelles, specialmente dopo lo scioglimento di tutte le milizie (HTS compresa) e la convocazione della conferenza incaricata di redigere la nuova Costituzione del Paese.Il Consiglio valuterà se ulteriori misure sanzionatorie potranno essere sospese e monitorerà la situazione in Siria per assicurarsi che le sospensioni rimangano adeguate. E’ importante precisare che resteranno in vigorele sanzioni legate al regime del decaduto Assad e le quelle contro il settore delle armi chimiche e convenzionali, il traffico illecito di droga, l’import/export di beni appartenenti al patrimonio culturale, i software di repressione del dissenso e i sistemi di sorveglianza. Il 17 marzo è prevista a Bruxelles la nona conferenza per la Siria, volta a mobilitare ulteriormente il supporto per il Paese.

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    Banche, Tir, energia, alluminio: l’Ue adotta il 16esimo pacchetto di sanzioni alla Russia

    Bruxelles – Petroliere ombra, banche, importazioni di alluminio: l’Ue vara il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia quale risposta per l’aggressione dell’Ucraina. Una pacchetto annunciato e che il Consiglio dell’Ue approva, come da programma, in occasione del terzo anno dallo scoppio della guerra. Soddisfatta l’Alta rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas: “Con i colloqui in corso per porre fine all’aggressione russa, dobbiamo mettere l’Ucraina nella posizione più forte possibile. Le sanzioni forniscono una leva.”Tra le principali restrizioni, il pacchetto prevede un divieto graduale sull’importazione di alcuni prodotti in alluminio e il blocco di 73 petroliere della cosiddetta “flotta ombra”, utilizzate dalla Russia per esportare petrolio sanzionato eludendo le restrizioni europee. Colpite anche 53 imprese, che finiscono nella lista nera dei soggetti che aiutano il Cremlino nell’agenda di aggressione. Si interviene contro chi esporta beni e tecnologie a duplice uso, nonché beni e tecnologie che potrebbero contribuire al miglioramento tecnologico del settore della difesa e della sicurezza della Russia. Un terzo di queste entità sono russe mentre le altre si trovano in paesi terzi (Cina, tra cui Hong Kong, India, Kazakistan, Singapore, Emirati Arabi Uniti e Uzbekistan) e sono stati coinvolti nell’elusione delle restrizioni commerciali o si sono impegnati nell’approvvigionamento di oggetti sensibili necessari.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Gavriil Grigorov/Afp via Sputnik)La stretta sulle banche e mezzi di informazioneMa soprattutto per la prima volta l’Unione europea impone un divieto di transazione a istituti di credito o finanziari istituiti al di fuori della Russia che utilizzano il ‘sistema per il trasferimento di messaggi finanziari’ (Spfs) della Banca centrale della Russia. Spfs è un servizio di messaggistica finanziaria specializzato sviluppato dalla Banca centrale della Russia per neutralizzare l’effetto delle misure restrittive. il Consiglio ha deciso di estendere il divieto di fornire servizi di messaggistica finanziaria specializzati a 13 banche regionali ritenute importanti per i sistemi finanziari e bancari russi.Oscurate poi otto testate accusate di promuovere la propaganda del Cremlino. Si tratta di EADaily / Eurasia Daily, Fondsk, Lenta, NewsFront, RuBaltic, SouthFront, Strategic Culture Foundation, e Krasnaya Zvezda / Tvzvezda.Colpita anche l’energiaIl pacchetto concordato oggi impone ulteriori restrizioni alle esportazioni di beni e tecnologie, in particolare ai software legati all’esplorazione di petrolio e gas, al fine di limitare ulteriormente le capacità di esplorazione e produzione della Russia. Inoltre, estende il divieto di fornire beni, tecnologie e servizi per il completamento di progetti di petrolio greggio in Russia, come quello del petrolio Vostok, in modo simile al completamento dei progetti di GNL attualmente in vigore.Il Consiglio sta inoltre vietando la fornitura di stoccaggio temporaneo per il petrolio greggio russo e i prodotti petroliferi all’interno dell’UE, indipendentemente dal prezzo di acquisto del petrolio e dalla destinazione finale di tali prodotti.Stop ai TIR al 25 per cento russiNon finisce qui: sempre per colpire l’economia russa restringere il transito ai camion, rafforzando l’attuale divieto di trasporto di merci su strada nel territorio dell’Unione europea, anche in transito, da parte di operatori dell’Ue di proprietà almeno per il 25 per cento di un’azienda russa. La nuova disposizione vieta inoltre le modifiche alla struttura del capitale delle imprese di trasporto su strada che aumenterebbero la quota percentuale posseduta da una persona fisica o giuridica russa oltre il 25 per cento.Soddisfazione arriva anche dai presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen, Roberta Metsola e Antonio Costa: “Oggi abbiamo adottato un sedicesimo pacchetto di sanzioni per aumentare ulteriormente la pressione collettiva sulla Russia affinché ponga fine alla sua guerra di aggressione”.