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    La NATO avverte sul rischio di “una nuova normalità” per la sicurezza europea: “Dalla Russia nessun segno di ritiro”

    Bruxelles – Nonostante i proclami di ieri (martedì 15 febbraio) arrivati dal Cremlino, “le immagini satellitari mostrano che non c’è nessun segno di un ritiro effettivo sul campo di truppe o equipaggiamento militare dal confine orientale dell’Ucraina”. È quanto sostiene il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, Jens Stoltenberg, in occasione del vertice dei ministri della Difesa NATO, sul tema più spinoso sul tavolo: la crisi con la Russia e la gestione del momento cruciale per una possibile de-esclation.
    “Le truppe sono ancora tutte dispiegate dalla Crimea alla Bielorussia, si tratta del più grande ammassamento di truppe dalla fine della Guerra Fredda”, ha messo in chiaro Stoltenberg, parlando di oltre 100 mila soldati russi al confine con l’Ucraina. È anche vero che “negli ultimi giorni ci sono stati segnali che la diplomazia può continuare“, ha ricordato il segretario generale della NATO, che ha invitato la Russia a “tornare al tavolo della pace e fare un passo indietro dalle minacce della guerra”. I ministri della Difesa dell’Alleanza si aspettano “una risposta sull’invito a riaprire il dialogo al Consiglio UE-Russia”.
    Questa altalena di minacce armate e di segnali di distensione potrebbe però essere “la nuova normalità per la sicurezza europea“, ha avvertito Stoltenberg. “Mi spiace dirlo, ma è evidente che la Russia vuole contestare i principi fondamentali della sicurezza internazionale“, in due modi: “In primis, vorrebbe che li violassimo, impendendo ad altri Stati di scegliere le proprie alleanze”, e poi inviando “una quantità enorme di truppe al confine per intimidire i Paesi vicini e costringerli a rispettare le imposizioni di Mosca”. Non c’è alcuna sicurezza su ciò che accadrà nei prossimi giorni e settimane, ma “se la Russia invaderà l’Ucraina, pagherà enormi conseguenze“, ha tuonato il segretario generale della NATO.
    È per questo motivo che, oltre alle sanzioni economiche, i ministri della Difesa NATO hanno discusso di come sviluppare nuove misure per “rafforzare la preparazione a una possibile escalation militare“. Una decisione finale a livello di comando dell’Alleanza “non è ancora stata presa”, ma – se il dispiegamento militare russo non dovesse cambiare – “i battaglioni NATO guidati dalla Francia stazionerebbero in Romania, che è pronta ad accoglierli, e nella regione del Mar Nero”. La “nuova normalità” di Stoltenberg in realtà potrebbe essere anche un nuovo equilibrio dell’Alleanza: “Il solo fatto che la Russia abbia avuto l’intenzione di ammassare le truppe al confine con l’Ucraina può richiedere aggiustamenti sul lungo periodo nell’Europa sud-orientale”.

    Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha avvertito che la strategia di Mosca di alternare minacce di invasione dell’Ucraina a distensioni potrebbe portare a un rafforzamento dell’Alleanza nell’Europa sud-est

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    Metsola: “Dalla parte dell’Ucraina”. Parlamento UE lavora a dichiarazione politica

    dall’inviato a Strasburgo – L’Ucraina ridisegna l’ordine dei lavori del Parlamento europeo. Le crescenti tensioni lungo la frontiera, con la Russia che ammassa truppe e minaccia azioni militari, hanno indotto la presidente Roberta Metsola ad aprire la sessione plenaria con una dichiarazione, non prevista in precedenza. Una dichiarazione che serve a ribadire la solidarietà e la vicinanza dell’UE con Kiev, e l’occasione per annunciare che “i presidenti dei gruppi politici sono al lavoro per preparare una dichiarazione comune“. Per questo motivo la tradizionale conferenza dei presidenti del giovedì è stata anticipata a mercoledì (16 febbraio).
    “Le preoccupazioni per quanto sta accadendo in Ucraina caratterizzerà i nostri lavori”, riconosce Metsola. “Stiamo assistendo ad una seria minaccia per la pace” e la stabilità. Nel rinnovare l’invito a “ridurre la tensione”, la presidente dell’Eurocamera invita la comunità internazionale tutta a tenersi pronta “se le cose dovessero precipitare”. Ribadisce la vicinanza e il sostegno per “un Paese indipendente e sovrano” di cui l’Europa riconosce “integrità territoriale”. Un nuovo riferimento alla Crimea, annessa illegalmente e non riconosciuta come parte della federazione russa. “La posizione di quest’Aula è chiara: siamo al fianco dell’Ucraina”.
    Mercoledi mattina l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, è atteso in Aula per discutere degli ultimi sviluppi sul terreno, con i parlamentari europei chiamati a decidere se approvare in via prioritaria il pacchetto di aiuti da 1,2 miliardi di euro per sostenere la crisi economica che deriverebbe da un eventuale attacco da parte della Russia e accrescere la capacità di resistenza delle autorità ucraine.

    Le tensioni crescenti inducono la presidente dell’Eurocamera ad aprire i lavori con un intervento non previsto. Agenda riscritta

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    L’Italia invita i concittadini in Ucraina a lasciare il Paese. Il cancelliere tedesco Scholz tenta la mediazione a Mosca

    Bruxelles – Dopo gli Stati Uniti e la Germania, anche l’Italia inizia le operazioni informali di evacuazione dall’Ucraina. Dopo una riunione operativa dell’unità di crisi della Farnesina il ministro per gli Affari esteri, Luigi Di Maio, ha invitato ieri (domenica 13 febbraio) “in via precauzionale” tutti i i cittadini italiani presenti in Ucraina a “rientrare nel nostro Paese con mezzi commerciali“, così come “tutto il personale non essenziale della nostra sede diplomatica a Kiev”. Per il momento, comunque, l’ambasciata italiana “resta pienamente operativa”, ha scritto il ministro degli Esteri in una nota.
    Per l’Italia, che “riconosce pienamente l’integrità territoriale dell’Ucraina”, rimane imprescindibile un doppio sforzo per allentare le tensioni con la Russia di Vladimir Putin. In primis, il coordinamento con i partner NATO e UE “nella definizione di una posizione di fermezza” attraverso sanzioni immediate, nel caso in cui le circa 130 mila truppe di Mosca lungo il confine occidentale dovessero invadere l’Ucraina. Ma contemporaneamente si cerca di mantenere attivi i “canali di dialogo con Mosca, nell’auspicio che arrivino segnali concreti di de-escalation”. A seguire questa linea era stato già il premier Mario Draghi con una telefonata al presidente Putin due settimane fa, mentre il ministro Di Maio si è impegnato negli ultimi giorni in colloqui sia con i ministri degli Esteri europei, sia con quello russo, Sergej Lavrov.

    Nel tentativo di rafforzare la strategia di dialogo con il Cremlino, tra oggi e domani (14-15 febbraio), il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si recherà tra Kiev e Mosca per colloqui con le due parti quasi pronte al conflitto. La visita di Scholz a Putin segue quella della settimana scorsa del presidente francese, Emmanuel Macron, per tentare di riportare la Russia al tavolo dei negoziati. Secondo le fonti di intelligence degli Stati Uniti la guerra “è imminente” e potrebbe iniziare già questa settimana, ma per i leader dell’UE è prioritario fare il possibile per non scatenare un nuovo conflitto alle frontiere dell’Unione. “È nostro compito assicurarci di prevenire qualsiasi guerra in Europa“, ha sottolineato con forza il cancelliere tedesco, che, prima della partenza, ha chiesto alla Russia “segnali immediati di de-escalation”.

    “In via precauzionale”, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha esortato i connazionali a rientrare nel Paese “con mezzi commerciali”. Il leader tedesco in missione dal presidente russo Putin per tentare di disinnescare la minaccia di guerra

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    Gli USA si preparano ad evacuare i propri cittadini dall’Ucraina. L’UE mantiene “la normale attività diplomatica”

    Bruxelles – Se davvero è stretto il coordinamento tra le potenze occidentali in Ucraina, oggi sembra tutto il contrario. Secondo quanto dichiarato dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in un’intervista per NBC News, “i cittadini statunitensi devono prepararsi all’evacuazione e partire ora dall’Ucraina“. Nello stesso momento, l’UE ribadisce che “manterremo la normale attività diplomatica nel Paese”.
    La preoccupazione e il “fare tutto il possibile per ridurre le tensioni e per trovare una soluzione diplomatica” – per usare le parole del portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), Peter Stano – evidentemente si sta gestendo in modo diverso sulle due sponde dell’Atlantico. Secondo valutazioni dell’intelligence statunitense, l’esercito russo potrebbe lanciare in pochi giorni un’invasione su larga scala, che porterebbe i carri armati di Mosca nella capitale Kiev entro 48 ore. “Il presidente Vladimir Putin è abbastanza sciocco da entrare, ma è anche abbastanza intelligente da non fare nulla che abbia un impatto negativo sui cittadini americani”, ha affermato senza mezzi termini Biden.
    Rispondendo nel merito della possibilità di evacuazione dall’Ucraina, il portavoce del SEAE ha chiarito durante il punto quotidiano con la stampa di Bruxelles che “ogni Paese membro gestisce autonomamente la valutazione di queste operazioni, ma per quanto riguarda il personale diplomatico UE non ci sono novità”. Tuttavia, “la situazione è sotto stretto monitoraggio e attendiamo la risposta alla lettera inviata ieri dall’alto rappresentante, Josep Borrell“, ha precisato Stano, aprendo alla possibilità di un cambio di rotta nei prossimi giorni se si dovessero verificare un’escalation di tensione  militare.
    Sta di fatto che il contrasto con i preparativi statunitensi per l’evacuazione dall’Ucraina si fa notare. “I cittadini statunitensi che si trovano in Ucraina devono partire ora con mezzi commerciali o privati”, si legge in una nota diramata dall’ambasciata USA in Ucraina. “Quelli che restano, esercitino maggiore prudenza a causa della criminalità, dei disordini civili e di potenziali operazioni di combattimento, nel caso la Russia intraprenda l’azione militare”, aggiunge la nota. Il presidente Biden ha ricordato che “non abbiamo a che fare con un’organizzazione terroristica, ma con uno dei più grandi eserciti del mondo” e che “la situazione potrebbe degenerare rapidamente”.
    Quanto rapidamente lo ha messo in chiaro il segretario di Stato, Antony Blinken: “L’invasione russa potrebbe iniziare in qualsiasi momento”, considerata l’escalation con “nuove forze che arrivano al confine ucraino”. La finestra temporale – che giustifica i messaggi di oggi sull’evacuazione dall’Ucraina del personale diplomatico e non – sarebbe imminente: “Per essere chiari potrebbe iniziare anche durante le Olimpiadi“, ha precisato Blinken. I Giochi Olimpici invernali in corso a Pechino termineranno domenica prossima (20 febbraio), per una settimana ad altissima tensione sul fronte orientale.

    Il presidente Joe Biden chiede a tutti i cittadini statunitensi di abbandonare il Paese, mentre per l’UE non è ancora tempo per l’evacuazione del personale. “L’invasione russa potrebbe iniziare anche durante le Olimpiadi in corso”

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    Borrell risponde alla lettera di Putin: “Sull’Ucraina tutta l’Unione è allineata”

    Bruxelles – Tutta l’Unione Europea è allineata nell’approccio alla crisi con la Russia alla frontiera orientale dell’Ucraina e lo dimostrano gli ultimi eventi. Questa mattina (giovedì 10 febbraio) l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha inviato una risposta “a nome di tutti i Paesi membri dell’Unione” alla lettera ricevuta lo scorso primo febbraio e firmata dal ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov.
    Lo ha reso noto su Twitter lo stesso alto rappresentante, che ha messo sul tavolo l’approccio condiviso con i ministri dei Ventisette al vetrice informale di ieri a Lione (Francia): “Le tensioni e i disaccordi devono essere risolti attraverso il dialogo e la diplomazia” e la richiesta alla Russia è di “allentare la tensione e di invertire il suo rafforzamento militare in e nei dintorni dell’Ucraina e in Bielorussia“, ha specificato Borrell.
    I dettagli non saranno resi noti “fino a quando non avremo ricevuto la conferma di lettura da Mosca”, ha spiegato durante il punto quotidiano con la stampa il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), Peter Stano. Quello che è stato ribadito è che “il contenuto della lettera è stato condiviso da tutti i governi dell’Unione al Consiglio informale di ieri”, così come la decisione di “delegare la risposta comune all’alto rappresentante”.

    I replied on behalf of the EU Member States to the letters they received from Minister Lavrov.
    Tensions and disagreements must be resolved through dialogue and diplomacy.
    We call on Russia to de-escalate and to reverse its military build-up in and around Ukraine and in Belarus.
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) February 10, 2022

    Il fatto che la risposta alla lettera di Lavrov – indirizzata ai Paesi membri dell’Unione, ma non all’UE come istituzione – sia stata firmata dall’alto rappresentante Borrell a nome dei Ventisette è un fatto estremamente significativo negli sforzi di risolvere le tensioni con la Russia attraverso la diplomazia. Come riconosciuto dallo stesso Borrell durante il suo viaggio a Washington di questa settimana, “per la Russia l’UE non esiste o è irrilevante”, sia sul piano fattuale, sia nei colloqui sull’Ucraina. Ma nell’aprire al dialogo è compito essenziale dei governi nazionali “mostrare l’unità europea e il fatto che siamo un’Unione, qualcosa che i russi non amano accettare“.
    Il coordinamento tra i Paesi membri in verità è ormai un fatto accertato, non solo a livello di intesa con i partner internazionali, ma anche come approccio duro con le sanzioni nel caso di un’escalation di violenza militare o di un’invasione dell’Ucraina. Il vero cambio di passo potrebbe arrivare proprio dal riconoscimento di Borrell come unico portavoce nei colloqui con la Russia, invece di continuare a portare avanti dialoghi bilaterali con il presidente Vladimir Putin per risolvere la crisi. “Abbiamo coordinato una risposta comune e insisto sul fatto che c’è ancora spazio per una soluzione diplomatica della crisi”, ha promesso intanto l’alto rappresentante UE.

    L’Alto rappresentante attende la conferma di lettura per svelare i dettagli: “Chiediamo di allentare la tensione e di invertire il rafforzamento militare”

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    La Polonia chiede un rafforzamento della NATO su tutto il fronte orientale per rispondere alle minacce russe

    Bruxelles – Ora la parola d’ordine è rafforzamento, di tutto il fronte orientale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO). La richiesta è arrivata oggi (lunedì 7 febbraio) dal presidente della Polonia, Andrzej Duda, e si sposa perfettamente con l’impostazione del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, nella risposta da dare alla crescente presenza di forze militari russe sul confine con l’Ucraina. “Dovrebbe essere presa una scelta collettiva da parte dell’Alleanza per rafforzare tutto il fronte orientale“, ha sottolineato in conferenza stampa a Bruxelles il presidente polacco, al termine dell’incontro con Stoltenberg.
    A preoccupare non sono solo le “oltre 100 mila truppe lungo il confine con l’Ucraina, ma anche le circa 30 mila in Bielorussia, il più grande dispiegamento in quel Paese dai tempi della guerra fredda”, ha spiegato il segretario generale della NATO. “Questi schieramenti non sono giustificati, non sono trasparenti e sono molto vicini ai confini” dell’Alleanza. È in quest’ottica che si giustifica il rafforzamento della capacità di risposta degli alleati e la possibilità di dispiegare “nuovi gruppi tattici”sul fronte sud-orientale (Romania): “La NATO farà tutto il necessario per proteggere e difendere tutti gli alleati e l’invio di più truppe statunitensi in Polonia, Germania e Romania è una potente dimostrazione di impegno per uno schieramento difensivo e proporzionato”. Il presidente Duda si è detto preoccupato soprattutto per la presenza delle truppe russe in Bielorussia per esercitazioni: “Se non dovessero lasciare immediatamente il Paese, dovremo agire di conseguenza, perché si tratterebbe di un nuovo distretto militare ai suoi confini”.
    Sul piano del dialogo con Mosca, è stata ribadita la necessità di trovare “una soluzione politica a livello di Consiglio NATO-Russia”, ha ricordato Stoltenberg. Tuttavia, in linea con quanto definito nella lettera del 26 gennaio, “non scenderemo a compromessi sui principi fondamentali“, tra cui la difesa degli alleati e la possibilità per ogni Paese di scegliere le proprie alleanze per la sicurezza nazionale. A rendere necessaria questa precisazione è stata la dichiarazione congiunta di venerdì scorso (4 febbraio) di Russia e Cina, in cui entrambi i Paesi hanno chiesto alla NATO di smettere di ammettere nuovi membri nell’Alleanza: “Si tratta di un tentativo di negare alle nazioni sovrane il diritto di fare le proprie scelte e di ritornare a un’epoca di sfere d’influenza”, ha accusato con forza Stoltenberg.

    Met #Poland’s President @AndrzejDuda at a critical time for our security. We addressed #Russia’s build-up, and the Russia–#China statement, which calls on #NATO to bar new members. We must not return to spheres of influence where big powers tell others what they can & cannot do. pic.twitter.com/HN6TuU7Ua1
    — Jens Stoltenberg (@jensstoltenberg) February 7, 2022

    Il presidente Duda a Bruxelles
    Nel corso della sua visita a Bruxelles, il presidente polacco ha incontrato anche i presidenti della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Consiglio UE, Charles Michel. Al centro delle discussioni la questione della sicurezza delle frontiere dell’Unione e del rafforzamento militare della Russia, compresa la necessità di un “coordinamento sulle sanzioni per rispondere a qualsiasi ulteriore escalation e anche sull’approvvigionamento energetico“, ha commentato von der Leyen.
    Punti ricordati da Michel, che si è anche soffermato sulla situazione al confine polacco – compreso il nuovo muro in costruzione lungo il confine con la Bielorussia – e la necessità di un “maggiore impegno sul rispetto dello Stato di diritto” nel Paese, in particolare sull’indipendenza della magistratura. Proprio il presidente Duda ha presentato la settimana scorsa un disegno di legge per abolire la sezione disciplinare della Corte Suprema, per tentare di risolvere lo scontro tra Varsavia e Bruxelles sul primato del diritto comunitario, scatenatosi nel luglio dello scorso anno.

    Good exchange with President @AndrzejDuda on the security situation and Russia’s military build-up.
    We are coordinating deeply our preparedness, including on energy supply, and on sanctions to respond to any further escalation. pic.twitter.com/OW8tohxKGa
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 7, 2022

    La richiesta del presidente della Polonia, Andrzej Duda, si sposa con la visione del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, per rispondere alle minacce di Mosca: “Faremo tutto il necessario per difendere gli alleati”

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    I leader dell’Occidente boicottano le Olimpiadi invernali cinesi

    Bruxelles – Via, certamente. Pronti, non del tutto. Le Olimpiadi invernali di Pechino prendono inizio, ma l’Europa non vi prende parte. Non a livello di capi di Stato e di governo. I leader dell’UE hanno deciso di boicottare la manifestazione al che prende inizio oggi (4 febbraio) e che durerà fino al 20 febbraio. Dei Ventisette, solo Polonia e Lussemburgo avranno saranno presenti al più alto livello politico. Tutti gli altri invece porteranno in Cina personalità di rango inferiore. Un fatto che dimostra almeno due cose: le tensioni tra est e ovest del mondo, e le divisioni interne al blocco a dodici stelle nelle relazioni con Pechino e Mosca. Perché la mossa di non essere presenti a livello di leader più che in senso anti-cinese si legge in senso anti-russo.
    Il governo della Repubblica popolare cinese sta usando le olimpiadi invernali per rafforzare le relazioni con la federazione russa, nei confronti della quale l’UE sta tenendo una posizione rigida per le operazioni militari lungo la frontiera con l’Ucraina. Per questa ragione, unita anche alla questione del rispetto dei diritti umani nelle province autonome tibetana e dello Xinjiang, nove Stati membri – Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Germania, Lituania, Paesi Bassi, Slovenia e Svezia – hanno deciso di boicottare completamente la diplomazia dei giochi, non inviando alcun rappresentante. Gli altri hanno optato per presenze istituzionali di ‘basso profil0’. L’Italia aveva già previsto la partecipazione a livello di sottosegretario per lo Sport, ma Valentina Vezzali ha dovuto dare forfait causa COVID, e al suo posto si presenta l’ambasciatore Luca Ferrari.
    Tra i grandi assenti figurano Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Australia, che hanno deciso di non inviare neppure i rispettivi ambasciatori. Anche l‘India all’ultimo momento ha deciso di non andare, per motivi regionali. Tra India e Cina persistono dispute territoriali, e non è passato inosservato a Nuova Delhi la decisione di fare di un comandante coinvolto negli scontri al confine del 2020 tra i due paesi uno dei tedofori olimpici nella consueta staffetta della torcia che porta ai Giochi.
    Olimpiadi invernali con tanto sport e altrettanta politica, dunque. L’occidente marca le distanze con le potenze orientali. Il boicottaggio della cerimonia d’apertura segna un altro, ulteriore momento di censura nei confronti di Pechino e Mosca.

    Nove Stati membri dell’UE senza rappresentanti, solo Polonia e Lussemburgo presenti a livello di capi di Stato e di governo. Tutti gli altri con ambasciatori o altre figure istituzionali. Le tensioni con l’Ucraina tra i motivi della decisione

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    L’Ucraina chiede ai partner occidentali di “finalizzare la lista di sanzioni contro la Russia in caso di invasione”

    Bruxelles – Mentre da Washington arriva la notizia che l’amministrazione di Joe Biden ha dato il via libera per l’invio di 3 mila soldati per il rafforzamento del fianco orientale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), da Kiev è sempre più pressante la richiesta ai partner occidentali di “finalizzare la lista di sanzioni economiche contro la Russia in caso di invasione dell’Ucraina“. Lo ha riferito oggi (mercoledì 2 febbraio) durante un briefing con la stampa internazionale il ministro per gli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba: “Mosca dovrà vedere cosa rischierà concretamente se violerà la nostra sovranità”.
    Il ministro per gli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba
    Nel suo discorso, Kuleba ha sottolineato con forza che “quello che sta succedendo qui non riguarda solo l’Ucraina, ma tutta l’architettura della sicurezza dell’Europa“, e lo dimostra il fatto che negli anni si sono verificati attacchi e operazioni russe anche sul territorio comunitario e britannico (il riferimento è all’assassinio dell’ex-spia dei servizi segreti russi Aleksander Litvinenko a Londra nel 2006). Oltre alle sanzioni dell’Occidente contro la Russia, l’Ucraina chiede ai partner anche di “rimanere fermi e uniti sulla questione della possibilità di ingresso nella NATO” e di “aiutarci a rafforzare le capacità di difesa e informatiche”.
    Nonostante le operazioni militari di Stati Uniti e Regno Unito (che ha messo in campo un’alleanza militare con Polonia e Ucraina), il ministro ha predicato calma: “Non penso che le truppe russe mobilitate al confine siano sufficienti per un’invasione su larga scala, anche se il loro numero non è diminuito e le infrastrutture militari sono rimaste intatte”. Proprio per questo motivo, “non si può sottostimare la minaccia ed è più facile affrontarla se i partner ci danno il loro supporto”. In Ucraina le potenze della NATO dovranno tenere alta l’attenzione, soprattutto in caso di invasione russa: “Un fallimento lancerebbe in tutto il mondo il messaggio che l’Occidente non sa difendere i propri valori né se stesso“, ha avvertito Kuleba.
    A scanso di equivoci, “non vogliamo effettuare nessuna operazione offensiva, non l’abbiamo mai fatto e non lo vogliamo fare”, ha assicurato il ministro ucraino, che dà la priorità a diplomazia e deterrenza: “Da novembre stiamo dimostrando che l’invasione da parte della Russia può essere evitata, affrontando l’escalation miliatare con il dialogo”. Rimane comunque un fatto che “siamo pronti a ogni scenario e se saremo attaccati, ci difenderemo“. La posizione è la stessa di quella più volte espressa dai leader occidentali – “anche se il tono può cambiare” – ed è sempre ancorata ai tavoli della diplomazia internazionale.

    La richiesta è arrivata dal ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, durante il briefing con la stampa straniera: “Mosca dovrà vedere cosa rischierà concretamente se violerà la nostra sovranità”