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    Energia, sanzioni e politica estera, se l’India complica i piani dell’UE nei confronti di Mosca (e non solo)

    Bruxelles – Unione europea e India, due attori diversi per diverse strategie che rischiano di scontrarsi tra loro. A cominciare dall’atteggiamento da tenere nei confronti della Russia. L’UE ha adottato sanzioni senza precedenti per rispondere all’aggressione in Ucraina, e ha intrapreso la via della riduzione di acquisti energetici da Gazprom e Rosfnet, i giganti di gas e petrolio facenti capo al Cremlino. Non solo. Il blocco a dodici stelle ha anche decretato la messa al bando del carbone russo. Al 28esimo parallelo si tende ad agire in modo diametralmente opposto. Da parte indiana c’è “interesse ad acquistare petrolio e carbone russi a basso costo colpiti dalle sanzioni occidentali imposte in risposta all’invasione russa dell’Ucraina”. Questo recita un documento di lavoro del Parlamento europeo, da cui emerge la complessità di relazioni bilaterali e un partner che complica i piani del vecchio Continente.
    Il nodo indiano è legato alla Nazione stessa e alle sue traiettorie di sviluppo. Ci sono livelli di crescita importanti, a ritmi serrati. “Si prevede che l’India diventerà la terza economia più grande del mondo entro la metà degli anni Trenta” di questo secolo. Un processo che richiede un decennio, anno più, anno meno. A patto che ci siano le condizioni energetiche necessarie. Il nodo è economico e politico. L’India ha bisogno di crescere per poter diventare una potenza e accrescere il proprio peso sullo scacchiere internazionale. In prospettiva, “il consumo energetico indiano è destinato a crescere più rapidamente di quello di qualsiasi altra grande economia“, rileva il documento dell’Europarlamento. “Ma il Paese dipende dalle importazioni di energia”.
    Anche l’Unione europea è fortemente dipendente dall’energia, ma ha scelto di fare a meno del mercato russo. Ha avviato una corsa a nuovi fornitori, innescando una domanda e mettendo in moto il mercato. In questa corsa agli approvvigionamenti ha liberato l’offerta di Mosca, lasciando campo libero ai concorrenti. L’India pensa di approfittarne. Non sfugge a Bruxelles che “l‘India, non ha condannato la guerra della Russia all’Ucraina“. Si considera questa linea come il proseguimento “non allineamento in stile Nehru”.Secondo questa lettura, “è proprio questo approccio multipolare che consente all’India di giocare una parte contro l’altra per massimizzare i propri interessi”.
    Conprensibile che il governo indiano voglia agire in nome delle proprie strategie e delle proprie necessità, ma se è vero che da parte indiana c’è “interesse ad acquistare petrolio e carbone russi a basso costo colpiti dalle sanzioni occidentali imposte in risposta all’invasione russa dell’Ucraina”, allora la strategia dell’UE rischia di indebolirsi. Non è chiaro, perché cifre non ve ne sono nel documento dell’Europarlamento, se gli acquisti indiani siano in grado di compensare i mancati introiti europei, ma la voglia di isolare Mosca e fiaccarla da un punto di vista economico rischia di saltare.
    Così come rischiano di saltare le già complicate relazioni con il partner asiatico, membro del G20. L’UE sta faticosamente cercando di negoziare accordi commerciali con Nuova Delhi. Congelati nel 2013, sono stati rilanciati solo quest’anno. Se è la Commissione europea a negoziare a nome degli Stati i partenariati commerciali, il Parlamento ha comunque voce in capitolo. La procedura di “approvazione”, in cui è richiesto il consenso dell’Aula, si applica in caso di adesione di nuovi Stati membri dell’UE e negli accordi commerciali internazionali tra l’UE e i paesi terzi o i gruppi di paesi. 
    Prima della pausa estiva, il 5 luglio 2022, l’Eurocamera ha adottato una risoluzione sulla futura cooperazione commerciale e di investimento UE-India in cui si sottolinea la necessità che le due parti cooperino per affrontare le ripercussioni che la guerra della Russia all’Ucraina”. Nella stessa risoluzione, se da una parte il Parlamento UE “riconosce la posizione neutrale dell’India fin dalla sua indipendenza”, dall’altra parte “deplora la titubanza dell’India nel condannare l’aggressione militare della Federazione russa contro l’Ucraina”.
    L’India dunque complica i piani dell’UE, sotto diversi aspetti. La risposta all’aggressione russa dell’Ucraina, la portata delle sanzioni, le relazioni bilaterali, i rapporti inter-istituzionali tutti comunitari.

    Un documento di lavoro del Parlamento europeo rileva come da parte indiana c’è “interesse ad acquistare petrolio e carbone russi a basso costo colpiti dalle sanzioni occidentali imposte in risposta all’invasione russa dell’Ucraina”

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    Szijarto vola a Mosca per chiedere più gas, con l’Ungheria si sfalda il fronte anti-Russia

    Bruxelles – L’Ungheria si sfila. La politica dell’UE in materia di energia viene nei fatti stralciata dal governo di Viktor Orban, che rompe le righe e discute con Mosca di nuove forniture energetiche e pià gas. Una mossa che vanifica gli sforzi per sottrarsi dalla dipendenza russa, sconfessa la Commissione europea e la sua strategia anti-Gazprom RePowerEU, e che fa della repubblica dell’est l’alleato più prezioso che il Cremlino possa avere in questo momento storico. Il ministro degli Esteri ungherese ha condotto una missione nella capitale russa per tessere, a nome del proprio interesse nazionale, nuove relazioni con la federazione russa. Sono state avanzate richieste di maggiori forniture di gas, che la Russia “valuterà”.
    La visita di Peter Szijjarto e il suo incontro non solo con il ministro degli Esteri del Cremlino, Sergei Lavrov, ma con  il viceprimo ministro, Alexander Novak, e il ministro per il Commercio, Denis Manturov, dimostra l’azione e l’intenzione degli ungheresi. I partner europei non possono non guardare con preoccupazione ad una condotta che sfalda il blocco dei Ventisette. Ma in questo momento l’Ungheria ha deciso che da soli è meglio con gli alleati a dodici stelle. Avanti dunque con l’energia russa.
    Mosca guarda con attenzione questa insubordinazione ungherese, e valuta ricompense. “La situazione politica oggi è complicata”, premette il vice primo ministro russo in riferimento al braccio di ferro tra il suo Paese e l’Europa fatto di sanzioni senza precedenti. “Ma apprezziamo la posizione del governo ungherese, che difende costantemente i propri interessi nazionali”, continua Novak, consapevole che grazie all’Ungheria la morsa europea può allentarsi se non addirittura arrivare a scomparire. “Siamo determinati a sviluppare ulteriormente le nostre relazioni, anche nel settore energetico“. Vuol dire più gas. Un messaggio che vale in realtà per tutti quelli che vorranno seguire le orme ungheresi.
    L’Ungheria sembra aver abbandonato completamente i piani dell’UE. Sicuramente quello della Commissione per ridurre i consumi del 15 per cento della fonte che arriva via tubatura non soddisfa il ‘grande capo’. Parlando ai giovani del suo Paese, Orban mette in chiaro che la solidarietà non rientra nelle opzioni dell’Ungheria contemporanea. “Non vedo come sarà applicata” questa strategia, critica. “Inoltre, se non produce l’effetto desiderato e qualcuno non ha abbastanza gas, verrà sottratto a chi ce l’ha”. Il primo ministro lo dice chiaro e tondo. “Quindi che la Commissione europea sta facendo non è chiedere ai tedeschi di annullare la chiusura delle ultime due o tre centrali nucleari ancora in funzione, che consentono loro di produrre energia a basso costo: è far chiudere quelle centrali. E se esauriscono l’energia, in qualche modo prenderanno il gas da noi che ce l’abbiamo, perché l’abbiamo accumulato. Questo è ciò per cui possiamo prepararci”. ‘No’ a quest’Europa e ‘sì’ alla Russia.

    Il ministri degli Esteri ungherese incontra tre membri del governo russo per rilanciare la cooperazione economica ed energetica. Orban boccia la strategia della Commissione: “Ci rubano le nostre riserve”

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    A Istanbul l’accordo tra Ucraina e Russia per sbloccare l’esportazione del grano. L’UE: “Ora rapida attuazione”

    Bruxelles – Corridoi verdi per liberare l’esportazione di almeno 22 milioni di tonnellate di grano ucraino attraverso il Mar Nero, bloccato da quando lo scorso 24 febbraio la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina. E’ Istanbul, in Turchia, a fare da cornice oggi (22 luglio) a un accordo potenzialmente storico tra Russia e Ucraina, sotto l’egida delle Nazioni Unite e con la mediazione della Turchia, per lo sblocco del grano dai porti ucraini. “Un faro di speranza, possibiltà e sollievo”, annuncia il segretario generale ONU Antonio Guterres, presente alla firma, salutando il raggiungimento dell’intesa come necessaria a sventare “una catastrofe da carenza di cibo per milioni di persone in tutto il mondo”.

    Secondo lo stesso Guterres, l’intesa raggiunta dopo mesi di mediazione dell’Onu e anche di Ankara dovrebbe sbloccare il passaggio di milioni di tonnellate di grano di Kiev dal Mar Nero, attraverso tre principali porti ucraini di Odessa, Chernomorsk e Yuzhny. Allo stesso tempo dovrebbe consentire l’esportazione dei fertilizzanti dalla Russia.
    Ucraina e Russia rappresentano circa il 30 per cento del commercio mondiale di grano, e secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) Kiev è tra i principali esportatori di grano al mondo, fornendo oltre 45 milioni di tonnellate all’anno al mercato globale. L’invasione russa ha provocato, tra le altre cose, prezzi record di cibo e carburante, oltre a problemi alla catena di approvvigionamento, con tonnellate di scorte di grano bloccate in silos. Oltre a stabilizzare i prezzi alimentari globali, l’accordo “porterà sollievo ai paesi in via di sviluppo sull’orlo della bancarotta e alle persone più vulnerabili sull’orlo della carestia “, ha affermato Guterres. 
    Vista la forte dipendenza che anche l’UE ha delle materie prime di Kiev e di Mosca, anche Bruxelles oggi plaude l’accordo raggiunto con fatica ma avverte che il reale successo di questa intesa dipenderà dalla “buona fede” con cui le parti intendono dargli seguito. “L’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia ha lasciato milioni di persone a rischio di fame”, ha ricordato da Bruxelles l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell. Il capo della diplomazia europea saluta l’accordo come “un passo nella giusta direzione” ma che ora deve essere “rapidamente attuato”. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affidato a un tweet parole di ringraziamento per Guterres per aver mediato l’accordo. “Milioni di tonnellate di grano disperatamente necessario bloccate dalla guerra russa lasceranno finalmente il Mar Nero per aiutare a sfamare le persone in tutto il mondo”.

    Thank you dear @antonioguterres for your tireless efforts in securing the agreements with @UN and Turkey on 🇺🇦 grain exports.
    Millions of tonnes of desperately-needed grain blocked by Russia’s war will finally leave through the Black Sea to help feed people across the world. https://t.co/4hxaqsPugc
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) July 22, 2022

    Dal Canada agli Stati Uniti, gli alleati occidentali di Bruxelles hanno già chiarito che vigileranno sull’attuazione dell’accordo in particolare da parte di Mosca, che però ha assicurato che “non proverà a trarre un vantaggio militare dalle potenziali operazioni di sminamento nei porti ucraini, dopo l’accordo firmato a Istanbul per l’esportazione di grano dal Mar Nero. “Non approfitteremo del fatto che questi porti (ucraini) siano stati liberati dalle mine e aperti. Abbiamo preso questo impegno”, ha dichiarato Sergei Shoigu dopo la firma, in un discorso trasmesso dalla televisione russa, affermando che sono state soddisfatte le condizioni per l’applicazione dell’accordo “nei prossimi giorni”.

    Intesa sotto l’egida delle Nazioni Unite e mediata dalla Turchia per far fronte alla crisi alimentare globale, con rincaro dei prezzi e impossibilità di esportare grano bloccato in Ucraina dall’invasione russa. Bruxelles plaude all’accordo ma avverte: “Ora serve attuazione in buona fede”

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    Altri 54 individui e 10 entità nella lista nera delle sanzioni Ue contro la Russia. Congelati gli asset di Sberbank

    Bruxelles – Altri 54 individui e 10 entità figurano ora nella lista nera dell’ultimo pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia approvato ieri (21 luglio) dagli Stati membri al Consiglio dell’UE. Non un vero e proprio nuovo pacchetto di misure restrittive, ma un pacchetto di rafforzamento ed estensione temporale di quelle approvate finora.
    Nell’elenco, sintetizza Josep Borrell, figura “un’altra importante banca russa, Sberbank, e le impediamo di condurre transazioni al di fuori della Russia. Stiamo anche aggiungendo altre persone coinvolte nell’aggressione non provocata della Russia contro l’Ucraina, come funzionari militari, il club motociclistico Nighwolves e attori della disinformazione”, ha commentato l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza. In totale l’elenco dei sanzionati raggiunge quota 1.212 individui e 108 entità, soggetti al blocco dei beni e ai cittadini e alle imprese dell’UE è vietato mettere a loro disposizione fondi. Le persone fisiche sono inoltre soggette a un divieto di viaggio, che impedisce loro di entrare o transitare nei territori dell’UE.

    We are listing today another major Russian Bank, Sberbank, and are adding further individuals involved in Russia’s unprovoked aggression against Ukraine, such as military officials, the Nighwolves motorcycle club and disinformation actors.
    3/3
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) July 21, 2022

    In una nota del Consiglio si spiega che le sanzioni andranno a colpire alti esponenti dell’establishment politico o culturale come membri della Duma (Parlamento russo) di Stato e provinciale, politici locali come il sindaco di Mosca. Sono elencati anche capi militari e personale di alto rango, politici nominati nei territori ucraini invasi dalla Russia, membri dei Nightwolves, un club motociclistico nazionalista, propagandisti e uomini d’affari. Tra le entità sanzionate spicca Sberbank, uno dei principali istituti finanziari del Paese che già era stato scollegato dal sistema dei pagamenti internazionali SWIFT, i Nightwolves, società che operano nel settore militare o della cantieristica navale o coinvolte nel furto di grano ucraino, e una varietà di entità che hanno diffuso propaganda filo-Cremlino e anti-ucraina. Il Consiglio ha deciso di elencare anche sei persone e un’entità coinvolte nel reclutamento di mercenari siriani per combattere in Ucraina al fianco della Russia truppe. “L’UE è fermamente schierata con l’Ucraina e continuerà a fornire un forte sostegno alla resilienza economica, militare, sociale e finanziaria complessiva dell’Ucraina, compresi gli aiuti umanitari”, conclude la nota.

    Salgono a quota 1.212 gli individui e 108 le entità soggette al congelamento dei beni e al divieto di viaggio, che impedisce loro di entrare o transitare nei territori dell’UE, in risposta all’aggressione dell’Ucraina. Il via libera del Consiglio UE all’aggiornamento delle sanzioni

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    Embargo all’oro russo (anche nei gioielli) e specifiche sulla sicurezza alimentare. L’Ue rafforza le sanzioni contro Mosca

    Bruxelles – Embargo all’oro e ai gioielli russi, Sberbank nella lista nera e precisazioni sulle deroghe per non interferire sulla sicurezza alimentare. È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che ha assunto i contorni di un aggiornamento e allineamento con i partner internazionali, considerando i buchi e gli effetti indesiderati di quanto finora adottato nei quasi cinque mesi di guerra russa in Ucraina.
    Le linee-guida erano già note da giorni, ma il Consiglio ha dato il via libera oggi (giovedì 21 luglio) anche ad alcune novità che dovrebbero rendere più coerente l’azione dell’Unione Europea nel suo contrasto economico alla Russia di Putin. Insieme al nuovo divieto di acquistare, importare o trasferire l’oro russo (anche se esportato in un Paese terzo), si è deciso di includere anche i gioielli: funzionari Ue fanno sapere che ci sono state lunghe discussioni a riguardo, ma alla fine è passata la linea dura. Non rientra invece il commercio di diamanti, dal momento in cui nella richiesta di allineamento dei leader G7 questa azione non era inclusa e per ora nemmeno Bruxelles se ne è discusso.

    Tra le novità del pacchetto maintenance and alignement rientra invece l’inserimento di Sberbank, una delle più grandi banche russe, nella lista nera dell’Ue (anche se è prevista una fase di adattamento di circa sei mesi per l’Austria e “probabilmente un anno” per l’Ungheria, a causa dei tempi più lunghi per la liquidazione dei sussidi). Nell’ultimo pacchetto di sanzioni approvato a inizio giugno Sberbank era stata inclusa tra gli istituti bancari scollegati dal sistema internazionale di pagamenti Swift, ma da oggi sarà vietata la quasi totalità di transazioni e il congelamento degli asset sul territorio comunitario. Il ‘quasi’ è d’obbligo, perché per Bruxelles è prioritaria la questione del non interferire con il commercio internazionale di beni alimentari, messo in crisi dal blocco russo delle esportazioni di cereali nei porti ucraini del Mar Nero. L’Ue ha ribadito infinite volte che le sanzioni contro la Russia non prendono di mira né il grano né i fertilizzanti commerciati da Mosca, ma quello di cui ci si è accorti in questi mesi – in particolare dopo un confronto con l’Unione Africana sull’impatto del divieto di transazioni, come riferiscono le stesse fonti Ue – è che gli effetti indiretti possono avere ripercussioni pesanti anche sulla sicurezza alimentare.
    Ecco perché le nuove misure prevedono una deroga per permettere agli Stati membri di sbloccare fondi congelati di banche ed entità russe, “dopo aver accertato che tali fondi o risorse economiche sono necessari per l’acquisto, l’importazione o il trasporto di prodotti agricoli e alimentari, compresi il frumento e i fertilizzanti”, si legge nel testo pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. “L’Ue sta facendo la sua parte per garantire di poter superare l’incombente crisi alimentare globale”, ha commentato l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ribandendo che “spetta alla Russia smettere di bombardare i campi e i silos dell’Ucraina e di bloccare i porti del Mar Nero”. Come sottolineano le fonti europee, ciò che ha guidato l’azione di Bruxelles è l’ascolto dei problemi potenziali comunicati dai partner terzi, come per esempio la questione dell’interruzione dei pagamenti attraverso il sistema Swift, che ha complicato l’acquisto da parte dei Paesi africani di prodotti agricoli anche quando erano presenti. In altre parole, la volontà è quella di procedere con misure sì punitive nei confronti del Cremlino, ma che non abbiano alcuna conseguenza “nemmeno indiretta” sulla situazione alimentare globale, che sta andando incontro al rischio di carestia per milioni di persone.

    Tra le altre misure previste va rilevata la cosiddetta self-reporting obligation, ovvero l’imposizione a persone ed entità sanzionate dell’obbligo di dichiarare i beni posseduti negli Stati membri Ue e di collaborare con le autorità competenti: “Il non rispetto di tale obbligo costituirebbe un’elusione del congelamento dei beni e sarebbe soggetto a sanzioni se, in base alle norme e procedure nazionali applicabili, sono soddisfatte le condizioni per imporre tali sanzioni”, si legge nel documento. Questa decisione cerca non solo di stringere le maglie larghe dell’elusione delle misure restrittive da parte degli oligarchi, ma anche di arrivare con più facilità alla confisca dei beni congelati dopo un’investigazione per crimine penale (ovvero di violazione delle sanzioni Ue), come sta cercando di spingere la Commissione da mesi.
    Infine, il pacchetto di sanzioni Ue estende l’elenco dei prodotti il cui commercio con la Russia è vietato, in quanto potrebbe contribuire al potenziamento militare e tecnologico di Mosca o allo sviluppo del settore della difesa e della sicurezza russo. Sono stati così rafforzati i controlli sulle esportazioni di tecnologie avanzate, viene esteso anche alle chiuse dei porti l’attuale divieto di accesso per le navi russe e viene estesa la portata del divieto di accettare depositi per includere quelli provenienti da Paesi terzi e posseduti in maggioranza da cittadini russi.

    Nel pacchetto di aggiornamento delle misure restrittive sono previste eccezioni sulle transazioni di Paesi terzi con banche ed entità russe sanzionate per impedire effetti indiretti sul commercio di generi alimentari. Nella lista nera dell’Ue entra Sberbank, vietato anche il commercio di gioielli

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    Il gasdotto Nord Stream 1 è ripartito

    Bruxelles – Dieci giorni di fermo che hanno tenuto l’Europa con il fiato sospeso, ma da questa mattina (21 luglio) alle 6 il gasdotto Nord Stream 1 ha ripreso a pompare gas verso la Germania. Nord Stream 1, gestito dal gigante russo del gas Gazprom, è la principale infrastruttura per il trasporto del gas russo all’Europa, che collega i giacimenti di gas siberiani direttamente alla Germania settentrionale attraverso il Mar Baltico. Gazprom aveva annunciato una manutenzione programmata del gasdotto da lunedì 11 luglio fino al 21 del mese, facendo temere all’Unione europea che i flussi non sarebbero più ripartiti dopo quella data nel contesto delle tensioni con Mosca per la guerra in Ucraina.
    A capacità massima, Nord Stream 1 trasporta circa 55 miliardi di metri cubi di gas da Mosca alla Germania, dove il gas viene poi distribuito in altri Paesi europei. Rappresenta più di un terzo delle esportazioni di gas russo verso l’Unione europea. L’infrastruttura da metà giugno già funzionava al 40 per cento della sua capacità, a causa – ha motivato Mosca – dell’assenza di una turbina servita dalla società tedesca Siemens Energy, in Canada, necessaria per la manutenzione del gasdotto. Secondo il capo del regolatore energetico tedesco, Klaus Müller, i flussi di gas russo attraverso il gasdotto Nord Stream 1 potrebbero raggiungere un livello del 40 per cento della capacità giovedì, ma è rimasta l’incertezza politica sulle forniture. “I flussi di gas reali sul Nord Stream 1 possono oggi raggiungere il livello di pre-manutenzione di circa il 40 per cento di utilizzo (circa 700 gigawattora al giorno). Sfortunatamente, l’incertezza politica e il taglio del 60% da metà giugno rimangono”, ha commentato in un tweet.

    Die realen Gasflüsse auf der #NordStream1 liegen über der Nominierung und können heute das Vor-Wartungsniveau von ca. 40% Auslastung (ca 700 GWh/d) erreichen.Die politische Unsicherheit und die 60%ige Kürzung von Mitte Juni bleiben leider bestehen. @bnetza @bmwk https://t.co/9vwoWkZ439
    — Klaus Müller (@Klaus_Mueller) July 21, 2022

    Il governo di Berlino ha fatto sapere che il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck e Mueller rilasceranno dichiarazioni alla stampa sul gasdotto Nord Stream 1 e sulla situazione del gas in generale alle 14 di oggi. La preoccupazione crescente dell’Unione europea che le forniture russe di gas inviate attraverso il gasdotto Nord Stream 1 potessero potessero non ripartire, ha spinto la Commissione europea a proporre ieri, sotto forma di una proposta di regolamento, agli Stati membri di ridurre l’utilizzo del gas del 15% fino a marzo come misura di emergenza. Una misura pensata per essere volontaria in un primo tempo, ma che Bruxelles vuole poter imporre in maniera obbligatoria di fronte a una crisi di approvvigionamento.
    La Commissione continua a descrivere la riduzione delle forniture di gas dalla Russia come “un tentativo deliberato di utilizzare l’energia come arma politica”. Le consegne di gas di Mosca agli Stati baltici, Polonia, Bulgaria e Finlandia sono state sospese. Quelle in Germania, Danimarca, Paesi Bassi e Italia sono state ridotte e i flussi attraverso il Nord Stream 1, la più grande rotta di importazione nell’UE, sono stati ridotti del 60 per cento e Mosca usa la dipendenza energetica di Bruxelles per creare instabilità politica. Finora, le importazioni di gas sono state in parte compensate dall’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), ma anche questa strategia ha i suoi limiti per la limitata capacità di importazione dell’Ue. Le importazioni di GNL nella prima metà del 2022 sono state del 60 per cento in più rispetto all’anno precedente, raggiungendo tra 11 e 13 miliardi di metri cubi al mese, una cifra vicina all’attuale capacità massima di importazione dell’UE.

    Secondo Berlino i flussi dovrebbero arrivare al 40 per cento della capacità oggi. La principale infrastruttura per il trasporto di gas russo all’Europa era ferma in manutenzione programmata dall’11 luglio per dieci giorni, mentre Bruxelles temeva che non sarebbe ripartita. Resta l’insicurezza energetica

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    Nell’aggiornamento delle sanzioni Ue contro Mosca ci sarà il bando dell’oro russo e l’aggiunta di Sberbank nella lista nera

    Bruxelles – Non un settimo pacchetto di sanzioni vero e proprio, ma un rafforzamento delle misure restrittive finora adottare nei quasi cinque mesi di guerra russa in Ucraina. Secondo quanto trapela da fonti diplomatiche, entro domani (mercoledì 20 luglio) dovrebbe essere approvata la proposta definitiva sulle nuove sanzioni contro Mosca, anche detta “sesto pacchetto e mezzo”, che includeranno la messa al bando delle importazioni di oro russo e l’inserimento di Sberbank, una delle più grandi banche del Paese, nella lista nera dell’Ue.
    Il pacchetto di sanzioni denominato maintenance and alignement (aggiornamento e allineamento) è stato discusso ieri (lunedì 18 luglio) al Coreper (il Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio) e, come sottolineano le stesse fonti, ha fatto registrare un “sostanziale” consenso tra i Ventisette. A questo punto la proposta definitiva della Commissione dovrebbe arrivare nel pomeriggio, per ricevere il via libera del Coreper di domani. Se il calendario sarà rispettato, la presidenza di turno ceca del Consiglio dell’Ue farà scattare “immediatamente” una procedura scritta con scadenza giovedì (21 luglio), con l’obiettivo di pubblicare l’aggiornamento delle misure restrittive nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea “a stretto giro”.
    A un mese e mezzo dall’approvazione del sesto pacchetto di sanzioni, l’Unione è pronta dunque a prendere una serie di nuove misure per implementare il regime già in vigore contro Mosca dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina: tra queste, oltre al divieto di importazione dell’oro russo (con eccezione per quello contenuto negli articoli di gioielleria) un’altra cinquantina di individui ed entità russe nella lista nera dell’Ue, compresa Sberbank. In questo modo sarà previsto il divieto della quasi totalità di transazioni e il congelamento degli asset sul territorio comunitario per una delle maggiori banche russe. Nel corso della riunione del Coreper di ieri Ungheria, Austria e Croazia hanno chiesto una fase di adattamento prima dell’ingresso di Sberbank – presente nei tre Paesi membri – nella lista nera dell’Ue, richiesta di aggiustamento definita “non particolarmente rilevante” dalle fonti diplomatiche.

    Entro il 20 luglio dovrebbe essere approvato dal Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) l’aggiornamento delle misure restrittive. A una delle più grandi banche del Paese sarà vietata la quasi totalità delle transazioni e congelati gli asset

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    Unione della difesa, Bruxelles propone un fondo da 500 milioni di euro per gli acquisti congiunti di armi

    Bruxelles – Appalti congiunti per rafforzare l’industria europea della difesa. Dopo i vaccini e il gas, ora le armi. La Commissione europea propone oggi (19 luglio) al Parlamento europeo e al Consiglio attraverso un regolamento di impegnare 500 milioni di euro dal bilancio europeo (per gli anni 2022-2024) per facilitare l’acquisto congiunto di armi a livello europeo, con il doppio obiettivo di ristabilire il livello di scorte, in parte ridimensionate a causa del sostegno dato all’Ucraina nella guerra provocata dalla Russia, e contribuire alla costruzione di una industria europea della difesa.
    “Oltre ad aiutare a ricostituire parte delle scorte in seguito al trasferimento di armi all’Ucraina, stiamo creando un incentivo attraverso il bilancio dell’UE affinché gli Stati membri acquistino insieme”, ha spiegato il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, presentando in conferenza stampa l’iniziativa, parlando di una “vulnerabilità de facto” che si è venuta a creare con il trasferimento di armi all’Ucraina “che ora deve essere affrontata con urgenza”.
    L’intenzione di introdurre uno strumento temporaneo per rafforzare la difesa europea, era stata comunicata dalla Commissione europea a maggio nella comunicazione congiunta sui divari negli investimenti nel settore della difesa. Lo strumento – si legge in una nota dell’esecutivo – incoraggerà gli Stati membri, in uno spirito di solidarietà, a procurarsi congiuntamente e faciliterà l’accesso di tutti gli Stati membri ai prodotti della difesa di cui hanno urgente bisogno”.
    Così come ha fatto per gli acquisti congiunti di vaccini e terapie anti COVID, Bruxelles punta a scongiurare concorrenza tra gli Stati membri per gli stessi prodotti e abbassare anche i costi delle armi con acquisti più numerosi. “Gli Stati membri hanno adottato misure audaci trasferendo in Ucraina le attrezzature di difesa urgenti. Nello stesso spirito di solidarietà, l’UE li aiuterà a ricostituire queste scorte incentivando gli appalti congiunti, consentendo all’industria europea della difesa di rispondere meglio a queste urgenti esigenze”, ha spiegato la vicepresidente esecutiva Margarethe Vestager, definendo la proposta di regolamento EDIRPA (l’atto comune sugli appalti) una pietra miliare storica nell’istituzione dell’Unione della difesa dell’UE. Sul regolamento la Commissione si aspetta un via libera rapido da parte di Consiglio e Parlamento – i due co-legislatori dell’UE – così da poter, entro la fine del 2022, “sostenere gli Stati membri che affrontano le loro esigenze più urgenti e critiche” in materia di difesa.

    A valere sul bilancio comunitario per gli anni 2022-2024 per aiutare gli Stati membri a ricostruire le scorte di armi e dispositivi militari esaurite per il trasferimento in Ucraina. La proposta passa ora nelle mani di Parlamento e Consiglio per il via libera