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    Brexit, ancora nessuna svolta sull’attuazione del Protocollo sull’Irlanda del Nord. Biden preoccupato per lo stallo

    Bruxelles – È stato l’ennesimo nulla di fatto la riunione del comitato congiunto UE-Regno Unito (il primo dall’attuazione dell’accordo sul commercio e la cooperazione) che si è tenuta oggi (mercoledì 9 giugno) a Londra. Presieduto dal vicepresidente della Commissione Europea per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, e dal consigliere britannico per la Sicurezza nazionale, David Frost, il vertice era particolarmente atteso per tentare di risolvere i problemi relativi all’attuazione del Protocollo sull’Irlanda del Nord.
    Invece si protrae ancora lo stallo tra Unione Europea e Regno Unito e la questione impensierisce anche Oltreoceano. Dall’amministrazione statunitense del democratico Joe Biden è stata indirizzata a entrambi gli alleati una sollecitazione a trattare per risolvere il problema sull’isola di Irlanda, proprio alla vigilia del vertice dei leader del G7 a presidenza britannica (in programma dall’11 al 13 giugno). In un’intervista con l’editore della BBC North America, Jon Sopel, il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha avvertito che “qualunque sia il modo per procedere, deve al suo interno proteggere l’Accordo del Venerdì Santo e non metterlo in pericolo”. Questo sarà il “messaggio che il presidente Biden indirizzerà” al vertice del Gruppo dei Sette a Carbis Bay, in Cornovaglia, a cui parteciperà di persona.
    “Nessuna svolta, ma nemmeno una rottura“, è la sintesi migliore della riunione di oggi, offerta proprio da Frost in un tweet al termine dei colloqui. Una discussione “franca e onesta”, che però non ha risolto le controversie sui controlli delle merci tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito: Bruxelles pretende il rispetto delle clausole per preservare l’unità dell’isola d’Irlanda (secondo l’accordo del Venerdì Santo del 1998), mentre Londra cerca di rimandare l’attuazione per “ridurre gli oneri per i commercianti agroalimentari che spostano le merci per l’uso o il consumo nell’Irlanda del Nord”, si legge nel comunicato diffuso da Downing Street.
    In conferenza stampa, il vicepresidente della Commissione Šefčovič ha spiegato che “l’Unione si è impegnata in modo creativo e instancabile per trovare soluzioni che forniscano stabilità alle imprese”, ma che rimane “incondizionato” il rispetto del Mercato Unico UE. Questo non ha escluso il lavoro su “soluzioni permanenti, ove possibile”, come nel caso della fornitura di medicinali all’Irlanda del Nord (“cosa che prendo molto sul serio, soprattutto in questo periodo di pandemia”), ma anche dei cani guida, dell’IVA sulle auto usate e altre flessibilità sulla circolazione del bestiame.
    Tuttavia, “non possiamo annullare il nucleo del Protocollo” e i controlli tra le due sponde del Mare d’Irlanda sono “una condizione necessaria per garantire l’assenza di controlli tra Belfast e Dublino”, ha ribadito con forza Šefčovič: “Il Regno Unito deve rispettare i suoi obblighi legali ed eseguire questi controlli“. Il vicepresidente del gabinetto von der Leyen ha anche sottolineato che “oggi siamo a un bivio nelle nostre relazioni, la fiducia deve essere ripristinata”.
    Ricordando l’azione legale avviata lo scorso 15 marzo, Šefčovič ha rincarato la dose, affermando che “se il Regno Unito dovesse intraprendere ulteriori azioni unilaterali nelle prossime settimane, l’Unione non sarà timida nel reagire rapidamente, con fermezza e risolutezza“. Con un sibillino “Pacta sunt servanda”, la stessa citazione utilizzata questa mattina dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, davanti agli eurodeputati a Strasburgo.

    “Pacta sunt servanda”
    When an agreement has been reached, it needs to be implemented with good will.
    We want to be a loyal and committed partner to the UK, but we are ready to use the different means available to us to protect our interests. #Brexit @BorisJohnson pic.twitter.com/MqD4Lmn6GL
    — Charles Michel (@eucopresident) June 9, 2021

    Altro punto all’ordine del giorno è stata la questione dei diritti dei cittadini. “Si avvicina il termine del 30 giugno per la domanda di soggiorno” dei cittadini comunitari nel Regno Unito e di quelli britannici nell’Unione Europea. “I nostri cittadini devono avere la certezza giuridica se sono coperti o meno dall’Accordo di recesso”, ha assicurato il vicepresidente dell’esecutivo UE, e per questo “abbiamo deciso di lavorare insieme per garantire che ciò avvenga“. Per quanto riguarda la situazione “molto delicata” della detenzione dei cittadini comunitari alla frontiera del Regno Unito, Šefčovič ha cercato – e trovato – “rassicurazioni da Lord Frost” sul fatto che “tutte le questioni in sospeso saranno risolte rapidamente“.

    Il vertice UE-Regno Unito non ha risolto le controversie sui controlli delle merci tra Belfast e Londra. Il presidente statunitense ha sollecitato gli alleati a trovare una soluzione e lo ripeterà al vertice G7 di questo fine settimana

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    COVID e vaccini, UE: “Da G7 e vertice con Biden sforzo condiviso per superare la crisi economica e sanitaria nel mondo”

    Bruxelles – Dalla distribuzione dei vaccini ai paesi poveri, al superamento della crisi economica innescata dalla pandemia. Dagli impegni globali sul clima a quelli su una rivoluzione digitale in chiave antropocentrica. A Bruxelles fervono i preparativi per gli appuntamenti internazionali del G7 (11-13 giugno) e del vertice in presenza UE-USA (15 giugno) ospitato da Ursula von der Leyen e Charles Michel che hanno come comune denominatore proprio il rilancio di un partenariato transatlantico forte per affrontare le sfide del mondo contemporaneo. Sarà il primo viaggio del presidente USA, Joe Biden, nel Vecchio Continente, da quando è stato eletto a gennio.
    “Una buona occasione per riaffermare i nostri impegni e per andare ancora più lontano”, riassume la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in un confronto con la plenaria del Parlamento europeo (9 giugno) che ha fatto ritorno a Strasburgo. “Un’ottima opportunità per mostrare che la nostra rinnovata alleanza transatlantica è lì per la gente, sia negli Stati Uniti che in Europa”, aggiunge. Innanzitutto, serve un approccio comune alla crisi sanitaria e alla equa distribuzione dei vaccini a chi non può permettersi di comprarli. La proposta di Bruxelles è nota: aumentare le esportazioni delle dosi eccedenti; aumentare la produzione, non solo in Europa, ma anche in Africa. E infine, “vogliamo assicurare il necessario trasferimento di tecnologia e know-how nelle emergenze”. Bruxelles punta sulle licenze obbligatorie, che in tempi di emergenza “possono essere uno strumento legittimo per aumentare la produzione dove la cooperazione volontaria fallisce”. Cercherà un’alleanza con Biden in sede di Organizzazione mondiale del commercio (OMC), Biden che dopo aver proposto la sospensione dei brevetti ancora non ha avanzato ancora una proposta concreta.
    Ana Paula Zacarias
    La missione della riunione del G7 è sostenere “l’agenda per l’azione globale basata sul multilateralismo”, ha ricordato anche Ana Paula Zacarias, ministra degli Affari Europei portoghese, in qualità di presidente di turno del Consiglio. “Ci vuole collaborazione, soprattutto per colmare il divario tra chi può e non può permettersi di accedere ai vaccini. Le economie del G7 devono condividere questo sforzo”, ha aggiunto ricordando il ruolo che avrà un partenariato transatlantico forte per risolvere le sfide globali.
    Non solo distribuzione dei vaccini. Al G7, le grandi economie del mondo discuteranno anche dell’impatto economico della crisi della COVID-19, in particolare per alcuni dei paesi più poveri del pianeta. “Perché la nostra ripresa deve funzionare per tutti”, spiega la presidente della Commissione, citando le cifre delle Nazioni Unite secondo cui almeno “34 milioni di persone sono a rischio di carestia”. Dobbiamo invertire questa tendenza e rafforzare i sistemi alimentari mondiali”. Ecco perché l’UE, durante il G7, si è impegnata a fornire un nuovo aiuto umanitario di 250 milioni di euro per combattere la fame, ad esempio nella regione del Sahel e dell’Africa dell’Est. “Regioni duramente colpite dalle conseguenze economiche della pandemia e dal cambiamento climatico”.
    Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis
    Ma il G7 e anche il vertice con Biden sarà anche un’opportunità per discutere di alleanza tra le democrazie (Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia e Italia, più l’UE)  sul fronte del digitale (“lanceremo una dichiarazione congiunta sull’e-commerce”, anticipa il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis) e sul clima. “Cercheremo impegni importanti sul clima in vista della COP26 di Glasgow che si terrà a novembre”, sottolinea il vicepresidente nel suo intervento in plenaria. Impegni chiari, seguiti da azioni altrettanto chiare. L’UE cerca un allineamento con il G7 e gli Stati Uniti sul clima, spiega von der Leyen. “Con gli Stati Uniti faremo crescere la nostra relazione comune di commercio e investimenti a sostegno della trasformazione verde e digitale delle nostre economie”.
    “È essenziale che la cooperazione internazionale si estenda a tanti settori, come la sfida della vaccinazione”, ricorda la capogruppo S&D, Iratxe Garcia Perez, convinta che la “sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini non può più attendere”. L’Europarlamento voterà oggi sulla possibile sospensione dei brevetti sul vaccino, nonostante la Commissione abbia trasmesso una proposta diversa all’OMC. “Dobbiamo lavorare insieme e capire che il nostro potere deriva dalla nostra unità e dai nostri valori”. “Servono non solo belle parole, ma parole concrete”, richiama anche Ska Keller, co-presidente dei Verdi europei, che pone l’accento anche sulla necessità di maggiore ambizione in ambito climatico. ” Ci aspettiamo di più in vista della COP26 di Glasgow”. Per Marco Zanni, eurodeputato della Lega e presidente del gruppo Identità e Democrazia, l’UE dovrà sfruttare il G7 come “un’occasione di ascolto, apprendimento e analisi di alcuni errori strategici che purtroppo Bruxelles ha commesso su temi molto importanti e che sarà bene correggere in futuro”. In primis, i suoi rapporti con il Regno Unito e con l’amministrazione statunitense.

    L’UE si prepara agli appuntamenti internazionali con la nuova amministrazione USA, prima il G7 in Cornovaglia (11-13 giugno) e poi il summit UE-USA (15 giugno) a Bruxelles. Focus su distribuzione dei vaccini nel mondo, ripresa economica ma anche alleanza sulle transizioni verde e digitale. “Un’ottima opportunità per mostrare che la nostra rinnovata alleanza transatlantica è lì per le persone, sia negli Stati Uniti che in Europa”, annuncia Ursula von der Leyen all’Europarlamento

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    Ratko Mladic, condanna definitiva all’ergastolo per il boia di Srebrenica. L’UE: “Opportunità per riconciliazione in Bosnia”

    Bruxelles – Ora la condanna è definitiva, non ci sono più possibilità di ricorso. Ratko Mladić, il comandante militare dei serbo-bosniaci durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina del 1992-1995, dovrà scontare l’ergastolo per crimini di guerra e contro l’umanità. Lo ha stabilito oggi (martedì 8 giugno) il Meccanismo residuale per i Tribunali Penali Internazionali (IRMCT) – tribunale delle Nazioni Unite dell’Aja che nel 2017 ha preso il posto del Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (ICTY) – confermando in appello la sentenza di primo grado emessa nel novembre di quattro anni fa.
    Commemorazione delle vittime del massacro di Srebrenica al Memoriale di Potočari (2015)
    Il “macellaio della Bosnia” è stato riconosciuto colpevole per 10 capi d’accusa: quattro per crimini di guerra, cinque per crimini contro l’umanità e di un genocidio, il massacro di Srebrenica. Proprio per il suo “importante contributo” nel genocidio del luglio del 1995, Mladić è anche conosciuto con il soprannome di “boia di Srebrenica”. Su suo ordine, le truppe serbo-bosniache da lui comandate uccisero più di ottomila civili musulmani nella città della Bosnia orientale, tutti i maschi adulti e adolescenti.
    Stando alla sentenza, l’ultimo criminale di guerra eccellente giudicato dalla giustizia internazionale (prima di lui era toccato al presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina dal 1992 al 1996, Radovan Karadžić) è stato responsabile di operazioni di pulizia etnica, sterminio, deportazioni, atti disumani di dislocamento forzato, uccisioni, infrazioni delle leggi di guerra, attacchi contro i civili, presa in ostaggio dei Caschi Blu dell’ONU e terrore contro i civili di Sarajevo, durante l’assedio più lungo del Novecento (durato quasi quattro anni consecutivi).
    Il commento da Bruxelles
    Immediata la reazione delle istituzioni europee, non solo sulla condanna di Mladić, ma soprattutto sugli scenari che possono aprirsi in Bosnia ed Erzegovina. “La sentenza definitiva pone fine a un processo-chiave per crimini di guerra nella storia recente dell’Europa“, hanno commentato attraverso una nota del Servizio europeo per l’azione esterna l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi. “Questo giudizio contribuirà alla guarigione di tutti coloro che hanno sofferto”.
    Dal punto di vista del processo di pacificazione sociale, “la decisione odierna è un’opportunità per i leader della Bosnia ed Erzegovina e della regione di aprire la strada per onorare le vittime e promuovere un ambiente favorevole alla riconciliazione“, con l’obiettivo di “superare le eredità della guerra e costruire una pace duratura”. Borrell e Várhelyi hanno insistito sul fatto che “la negazione del genocidio, il revisionismo e la glorificazione dei criminali di guerra contraddicono i valori europei più fondamentali“.
    Per questo motivo, “l’Unione si aspetta che tutti gli attori politici in Bosnia ed Erzegovina e nei Balcani occidentali dimostrino piena cooperazione con i tribunali internazionali e rispettino le loro decisioni“. Questo è un “prerequisito per la stabilità e la sicurezza” del Paese e per il suo cammino europeo, dal momento in cui compare anche tra le 14 priorità-chiave sulla domanda di Sarajevo per l’adesione all’Unione Europea. I due membri del gabinetto von der Leyen hanno infine insistito sul fatto che i tribunali bosniaci e della regione “devono continuare la loro missione di fornire giustizia a tutte le vittime e ai loro familiari”, perché “l’impunità non è tollerata“.
    Un commento alla sentenza è arrivato anche dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel: “È un altro passo importante per garantire giustizia alle vittime”, ha commentato su Twitter. “Ci aiuterà tutti a lasciarci alle spalle il doloroso passato e a mettere il futuro al primo posto“, ha aggiunto, usando l’hashtag in ricordo del massacro di 26 anni fa.

    The final ruling by the international tribunal in the case against Ratko Mladić is another important step to provide justice to the victims.
    It will help us all put the painful past behind us and to put the future first. #SrebrenicaMassacre pic.twitter.com/N4NJVXIJ8n
    — Charles Michel (@eucopresident) June 8, 2021

    Confermato in appello l’ergastolo per il comandante serbo-bosniaco responsabile di crimini contro l’umanità durante il conflitto del 1992-1995. Bruxelles avverte che “negazionismo e revisionismo contraddicono i valori europei”

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    Dal G7 in Cornovaglia al summit UE-USA, Biden vola in Europa per rinsaldare i legami transatlantici

    Bruxelles – Pandemia, diplomazia vaccinale, clima, multilateralismo, controversie commerciali e internazionali. Si preannuncia denso di impegni e di temi il primo viaggio di Joe Biden in Europa da quando a gennaio è stato eletto presidente degli Stati Uniti. “In questo momento di incertezza globale, mentre il mondo è ancora alle prese con una pandemia che capita una volta ogni secolo, questo viaggio mira a realizzare il rinnovato impegno dell’America nei confronti dei nostri alleati e partner e a dimostrare la capacità delle democrazie di affrontare le sfide e scoraggiare le minacce di questa nuova era”, anticipa Biden dalle colonne del Washington Post.
    Si parte per il Vecchio Continente domani, mercoledì 9 giugno, e si fa tappa prima in Regno Unito per il vertice del G7 dall’11 al 13 giugno in Cornovaglia (Carbis Bay), poi a Bruxelles per il summit della NATO (14 giugno) e il vertice USA-UE (15 giugno) con i due presidenti, Ursula von der Leyen e Charles Michel. Si chiude, infine, a Ginevra per il primo incontro con il presidente russo Vladimir Putin (16 giugno). Tra un incontro istituzionale e l’altro non mancheranno incontri bilaterali tra cui quello col premier britannico Boris Johnson, che ospita la riunione del G7, con la regina Elisabetta II e con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
    Consesso delle democrazie
    Che si tratti di “porre fine alla pandemia di covid-19 ovunque, di soddisfare le esigenze di un’accelerazione della crisi climatica o di affrontare le attività dannose dei governi di Cina e Russia, gli Stati Uniti devono guidare il mondo da una posizione di forza“, sostiene il presidente riassumendo nelle linee i temi caldi sul tavolo. Con le grandi economie del G7 (Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia e Italia, più l’UE) si discuterà di come porre fine alla pandemia, migliorare la sicurezza sanitaria per tutte le nazioni e guidare una ripresa economica globale e inclusiva. “Saranno le nostre priorità principali”, scrive Biden. Ma sarà, probabilmente, l’occasione per anticipare la discussione in sede di Organizzazione mondiale del commercio (OMC) sulla possibilità di sospendere o meno i brevetti sui vaccini, per la distribuzione globale dei farmaci anti-Covid. Oppure trovare altre alternative, come chiede Bruxelles. Ci sarà spazio, spiega la Casa Bianca, anche per discutere di cambiamento climatico e transizione globale verso l’energia pulita, prima della COP26 (Conferenza sul clima delle Nazioni Unite) di Glasgow, in programma a novembre.
    I presidenti di Commissione e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel
    Dalla Cornovaglia, Biden volerà a Bruxelles per il Vertice NATO prima e per incontrare i presidenti della Commissione e del Consiglio europeo poi, nel loro primo “faccia a faccia” da quando si è insediato. E’ da gennaio che Bruxelles mostra tutto l’interesse a migliorare le relazioni economiche e politiche con Washington, incrinate in questi ultimi quattro anni dalla retorica aggressiva e isolazionista dell’ex presidente Donald Trump. Anche se quattro anni sono tanti, e le relazioni transatlantiche non torneranno all’era pre-trumpiana, questo è chiaro. Andranno modulate sulla base degli interessi comuni. A Bruxelles, Biden prevede di discutere di come gli Stati Uniti e l’Europa possono lavorare in stretto coordinamento sulle sfide globali. “Ci concentreremo sull’assicurare che le democrazie di mercato, non la Cina o chiunque altro, scrivano le regole del 21° secolo sul commercio e la tecnologia. E continueremo a perseguire l’obiettivo di un’Europa intera, libera e in pace”, dice. Dichiarando, tra le righe, che spingerà per un rafforzamento della partnership transatlantica in chiave anti-Pechino, soprattutto per quanto riguarda commercio e digitale. Ma non c’è solo la Cina nel mirino del presidente USA.
    Vladimir Putin
    E’ Biden stesso a chiarire che tutti gli incontri che farà con gli alleati europei serviranno a preparare il tête-à-tête di Ginevra del 16 giugno con il presidente russo Putin. Un incontro che avrà gli occhi del mondo puntati addosso, senza dubbio. “Sarà dopo discussioni ad alto livello con amici, partner e alleati che vedono il mondo attraverso la stessa lente degli Stati Uniti e con i quali abbiamo rinnovato le nostre connessioni e lo scopo condiviso”, spiega Biden. Con le potenze dell’Occidente “siamo uniti per affrontare le sfide della Russia alla sicurezza europea, a cominciare dalla sua aggressione in Ucraina, e non ci saranno dubbi sulla determinazione degli Stati Uniti a difendere i nostri valori democratici, che non possiamo separare dai nostri interessi”.
    Diversamente che con Pechino, per Mosca usa però toni molto più moderati. Chiarisce che gli Stati Uniti non cercano il conflitto. “Vogliamo una relazione stabile e prevedibile in cui possiamo lavorare con la Russia su questioni come la stabilità strategica e il controllo degli armamenti”. Ecco perché – ricorda – “ho agito immediatamente per estendere di cinque anni il trattato New START (il trattato sulla riduzione delle armi nucleari firmato da Stati Uniti e Russia a Praga nel 2010) e rafforzare la sicurezza del popolo americano e del mondo”. Anticipa però che quando incontrerà il vertice del Cremlino, “sottolineerò ancora una volta l’impegno degli Stati Uniti, dell’Europa e delle democrazie affini a difendere i diritti umani e la dignità”. E ancora ripropone l’idea di una divisione tra le democrazie (occidentali) e tutto ciò che rimane fuori da questa definizione, Russia, Cina, Bielorussia e anche Turchia. Come a voler riproporre una divisione manichea (e antica) del mondo in blocchi, da una parte la democrazia dall’altra l’autoritarismo. Una visione che però oggi è superata e non è chiaro come sarà accolta dall’UE, che nel frattempo è alla ricerca della sua “terza via” europea.

    I luoghi, i personaggi, gli incontri: tutte le tappe del primo viaggio nel Vecchio Continente del nuovo presidente degli Stati Uniti, dal 9 al 16 giugno

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    Bielorussia, Borrell: “Arresto e violenze su Protasevich sono atti orrendi”. Ma il Parlamento UE vuole più determinazione

    Bruxelles – Immagini “vergognose”, una violenza “tremenda” e atti “orrendi”. In un climax di crescente indignazione, l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha condannato gli eventi delle ultime due settimane in Bielorussia. Dal dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk, fino alla confessione forzata da parte del giornalista e oppositore politico Roman Protasevich, arrestato insieme alla compagna Sofia Sapega proprio dopo il dirottamento dell’aereo che stava sorvolando lo spazio aereo bielorusso. “La Bielorussia è di nuovo al centro dell’attualità mondiale”, ha sottolineato Borrell durante il suo intervento alla plenaria del Parlamento Europeo. “Non solo per le repressioni da parte di un dittatore che ha il sostegno della Russia, ma anche per la continua violazione dei diritti umani e delle norme internazionali”.
    L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell
    L’ultima in ordine cronologico è stata la violazione del diritto internazionale del volo, su cui l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO) ha già aperto un’indagine: “Con l’intervento di un caccia bielorusso, è stata messa a repentaglio la sicurezza dei più di cento passeggeri e dell’equipaggio di un’aereo commerciale che volava tra due capitali dell’Unione“. Una volta atterrato all’aeroporto nazionale di Minsk, si è consumato “l’atto orrendo” dell’arresto di Protasevich e di Sapega. Ma ancora più “tremendo” è stato assistere alla confessione forzata del giornalista e oppositore al regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko: “È stato l’ennesimo esempio di violazioni, dobbiamo rispondere con decisione alle immagini vergognose di questa persona che piangeva e riconosceva reati mai commessi contro la Bielorussia”.
    La prima risposta messa in atto dall’UE è stata la decisione del Consiglio Europeo di imporre la no fly zone sulla Bielorussia, di impedire l’accesso allo spazio aereo europeo ai vettori di Minsk e di implementare sanzioni non solo a carico di singole entità, ma anche economiche mirate. “Saranno adottate presumibilmente dal prossimo Consiglio Affari Esteri”, ha anticipato l’alto rappresentante Borrell, “e peseranno sui settori economici-chiave per il regime, oltre a coinvolgere i responsabili del dirottamento del volo”. Nel frattempo, “continueremo a sollevare la questione dei 450 prigionieri politici in tutti forum internazionali e portare avanti il pacchetto economico da 3 miliardi di euro a sostegno di una Bielorussia democratica”.
    La reazione del Parlamento Europeo
    Gli eurodeputati di tutti i gruppi politici hanno espresso con forza la dura condanna nei confronti del regime di Lukashenko per quanto accaduto nelle ultime settimane a Minsk e hanno chiesto una risposta ancora più decisa alla Commissione e al Consiglio. “È finito il tempo delle discussioni”, ha avvertito Andrzej Halicki (PPE), perché ormai la Bielorussia “è stata trasformata in un’enorme prigione a cielo aperto”. È arriva l’ora di “sanzioni economiche e di un sostegno più tangibile ai media indipendenti, perché il popolo è totalmente isolato”.
    Anche per Robert Biedroń (S&D) “Lukashenko ha oltrepassato tutti i limiti, ma la comunità internazionale non ha fatto tutto quanto in suo potere per fermarlo“. Con la proposta di risoluzione che sarà votata dopodomani (giovedì 10 giugno), “chiediamo a tutte le istituzioni di riconoscere Lukashenko per quello che è: l’ultimo dittatore d’Europa, che sta costruendo una Corea del Nord nel Vecchio Continente”, ha attaccato l’eurodeputato, citando le parole della leader dell’opposizione bielorussa, Sviatlana Tsikhanouskaya.
    L’eurodeputata della Lega, Susanna Ceccardi (ID)
    Secondo Petras Auštrevičius (Renew Europe), il regime di Lukashenko “da autoritario è diventato apertamente dittatoriale”, ma è anche vero che “il suo capitale politico dipende solo dal sostegno di Vladimir Putin“. Per questo motivo “dobbiamo imporre sanzioni nei settori vitali e dare sostegno immediato alla società civile”. Sul ruolo del leader russo – che proprio ieri si è confrontato telefonicamente con il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel – si è soffermata anche Susanna Ceccardi (ID). “La Russia ha perso l’occasione di prendere le distanze e l’incontro di Sochi mette il Cremlino in una posizione scomoda”, ha sottolineato l’eurodeputata in quota Lega. Ma “anche la Cina non ha condannato il dirottamento del volo e usa la Bielorussia come un corridoio strategico verso l’Europa”. Di qui, l’Unione “dovrebbe bloccare i convogli cinesi in arrivo da Minsk, sarebbe un messaggio forte contro il dittatore e suoi amici illiberali”.
    Il fatto di “non poter starcene con le mani in mano” è il filo conduttore che unisce anche l’intervento di Viola Von Cramon-Taubadel (Verdi/ALE): “Servono sanzioni contro i prodotti di raffineria e della concimazione“, settori-chiave per il “regime del terrore” instaurato dal presidente bielorusso. Per l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo, le ultime azioni di Lukashenko però non sarebbero un atto di forza, ma “mosse disperate e segni di debolezza“, perché “l’opposizione non vuole rassegnarsi ai suoi diktat”. Ecco perché il Parlamento Europeo ha ribadito con forza che “bisogna sostenere con più determinazione il piano di aiuti per una transizione veramente pacifica e democratica della Bielorussia”.

    L’alto rappresentante UE è intervenuto al dibattito in plenaria sulle vicende che hanno riportato il regime di Lukashenko al centro dell’attualità internazionale. Si attendono sanzioni economiche “mirate” anche contro i responsabili del dirottamento del volo Ryanair

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    Libia, nuova visita della commissaria Johansson: migliorare le condizioni nei centri di detenzione

    Roma -“Migliorare le condizioni nei centri di detenzione nel pieno rispetto dei diritti umani”. La commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson è stata oggi (7 giugno) nuovamente in visita a Tripoli in Libia dove ha incontrato il premier del governo di unità nazionale, Adbul Hamid Dbeiba.

    1/3 An open and encouraging discussion with 🇱🇾 Prime Minister Dbeiba and his Government in Tripoli today. We stand ready to support the political process and step up our support to the Government of National Unity on state building, stabilisation, reconstruction…
    — Ylva Johansson (@YlvaJohansson) June 7, 2021

    Johansson ha confermato il sostegno dell’Unione europea al nuovo processo politico in corso: “È meglio intraprendere insieme misure concrete e pratiche per gestire la migrazione e le frontiere in modo completo e siamo ansiosi di intensificare i nostri sforzi congiunti” ha detto al termine della giornata di incontri con il capo del governo, il ministro dell’Interno Khaled al Tijani Mazen e il ministro responsabile per la migrazione Maatouk Jadeed.
    “Resta essenziale migliorare le condizioni nei centri di detenzione nel pieno rispetto dei diritti umani” ha sottolineato la Commissaria, aggiungendo che L’Unione ha “a disposizione diversi strumenti in un’ampia gamma di settori, che possiamo mobilitare dietro richiesta del governo libico”.
    La visita a Tripoli riveste una particolare importanza perché cade alla vigilia del Consiglio dell’Ue dei ministri degli affari interni a Lussemburgo, che tra gli altri temi dovrà riprendere la discussione sul nuovo ‘Patto Migrazione e asilo’.

    L’incontro con il premier Dbeiba: “L’UE sostiene il nuovo corso libico”. Lussemburgo, al Consiglio interni riparte il confronto sul nuovo patto di asilo

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    Russia, Michel chiama Putin: “Basta azioni destabilizzanti e Mosca sostenga una soluzione pacifica in Bielorussia”

    Bruxelles – L’Unione Europea chiede al Cremlino di interrompere le sue “azioni destabilizzanti”, che hanno portato il livello delle relazioni tra Bruxelles e Mosca a un “livello minimo”. È questo il messaggio trasmesso oggi (lunedì 7 giugno) dal presidente del Consiglio UE, Charles Michel, nel corso della conversazione telefonica con il presidente russo, Vladimir Putin. “Questa situazione, o un ulteriore deterioramento, non è nell’interesse di nessuna delle due parti”, ha avvertito Michel.
    La telefonata tra i due leader si è incentrata soprattutto sulla posizione del Consiglio Europeo rispetto alle azioni russe “illegali, provocatorie e destabilizzanti” contro i Paesi membri UE e sulla situazione in Bielorussia. “L’Unione Europea è unita e solidale di fronte agli atti compiuti da Mosca“, è stato il monito del presidente Michel, anche se non ha negato spazio a una distensione dei rapporti: “Rimaniamo fedeli ai cinque principi-guida che disciplinano la nostra politica nei confronti della Russia”.
    Per quanto riguarda la situazione sul fronte orientale, Michel ha ribadito le conclusioni del vertice dei leader europei di fine maggio, condannando il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e della compagna Sofia Sapega da parte del regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. A Putin, che di recente ha incontrato il presidente bielorusso a Sochi per confermare la seconda tranche del prestito da 1,5 miliardi di dollari, è stato chiesto un coordinamento per “sostenere una soluzione pacifica della crisi” nel Paese: “La Russia può svolgere un ruolo importante” in questa partita, è stato l’invito di Michel.
    Sulla questione c’è però attrito tra le parti. Il presidente del Consiglio UE ha informato il Cremlino sulle sanzioni imposte dall’Unione e ha richiamato l’attenzione sulla necessità di “rilasciare i prigionieri politici, fermare le repressioni e la violenza e impegnarsi in un dialogo nazionale inclusivo”. Tuttavia, dall’altra parte della cornetta è arrivata una risposta secca dal leader russo, che ha bollato le sanzioni UE come “controproducenti” – tanto quando “qualsiasi tentativo di interferire negli affari interni di questo Stato sovrano” – se si vuole risolvere una crisi ormai arrivata a dieci mesi dal suo scoppio.
    Nel corso della telefonata è stata affrontata anche la questione delle tensioni sul confine occidentale ucraino e in Crimea. Michel ha riconfermato il “fermo sostegno” dell’Unione “all’indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Al Cremlino è stata ricordata la propria responsabilità per la “piena attuazione degli accordi di Minsk”. Scambiate infine opinioni sulla Libia, sul conflitto armeno-azero, sulla pandemia e i vaccini anti-COVID, “comprese le prospettive per la certificazione del vaccino russo Sputnik V nell’Unione Europea“, ha specificato una nota del Cremlino.

    I conveyed a message of EU unity in my call with president Putin @KremlinRussia_E
    The downwards trend in EU-Russia relations can only change if Russia stops disruptive behavior.
    Fighting the pandemic and making effective vaccines available to everyone is a goal we discussed. pic.twitter.com/Rhw2B7xMHa
    — Charles Michel (@eucopresident) June 7, 2021

    Il presidente del Consiglio Europeo ha avvertito il leader russo che “le relazioni tra le parti sono ai minimi storici”. Chiesto un coordinamento per la risoluzione della crisi a Minsk, ma il Cremlino ha risposto che le sanzioni UE sono “controproducenti”

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    Bielorussia, Consiglio dell’UE introduce divieto di sorvolo dello spazio aereo dell’Unione Europea per le compagnie di Minsk

    Bruxelles – Seguendo le conclusioni del vertice dei leader UE dello scorso 24 maggio, il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso oggi (venerdì 4 giugno) di rafforzare le misure restrittive nei confronti la Bielorussia. Nello specifico, è stato introdotto il divieto di sorvolo dello spazio aereo dell’Unione e di accesso agli aeroporti europei per tutti i vettori e le compagnie aeree bielorusse.
    Da oggi, gli Stati membri UE sono tenuti a negare il permesso di atterrare, decollare o sorvolare i rispettivi territori nazionali a qualsiasi aereo, anche commerciale, che voli sotto bandiera rosso-verde.
    La misura si inserisce nel contesto della condanna dell’Unione Europea del dirottamento del volo Ryanair FR4978 Atene-Vilnius di domenica 23 maggio verso l’aeroporto nazionale di Minsk, su cui l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO) ha già annunciato di voler aprire un’indagine per determinare la violazione del diritto internazionale dell’aviazione e il potenziale rischio per la sicurezza dei passeggeri e dell’equipaggio dell’aereo.
    Il dirottamento su Minsk era stato deciso – ma mai ufficialmente rivendicato – dal regime del presidente Alexander Lukashenko, per arrestare il giornalista e oppositore Roman Protasevich e la compagna Sofia Sapega, che viaggiavano entrambi su quel volo.

    Rafforzate le misure restrittive contro il regime di Alexander Lukashenko, in linea con le conclusioni dei leader UE di fine maggio. Il permesso di atterrare, decollare e sorvolare i Paesi membri sarà negato a qualsiasi tipo di vettore, anche commerciale