Kosovo, il voto di domenica è un referendum sul premier Kurti
Bruxelles – Kosovo alle urne. Le elezioni di domenica prossima (9 febbraio) segnano un momento chiave nella vita politica della giovane nazione balcanica e rappresentano di fatto un referendum personale sul premier Albin Kurti, sfidato dalle opposizioni parlamentari che però restano disunite. L’esito dell’appuntamento elettorale determinerà con buona probabilità l’allineamento internazionale di Pristina per i prossimi anni, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con Belgrado.Il primo ministro uscente Albin Kurti è il primo ad essere arrivato a fine mandato da quando il Paese ha dichiarato la propria indipendenza dalla Serbia nel 2008. Quattro anni fa, nel febbraio 2021, il leader del Movimento per l’autodeterminazione (Vetëvendosje, Vv) di centro-sinistra aveva travolto gli avversari ottenendo a sorpresa più del 50 per cento dei consensi. E ora vuole ripetere il colpo.Kurti è accusato da più parti di non aver lavorato abbastanza per ottenere un più ampio riconoscimento diplomatico per il Kosovo, soprattutto a causa delle tensioni con la vicina Serbia, che anzi secondo i critici il capo del governo di Pristina avrebbe intenzionalmente rinfocolato nel corso del suo mandato. Ha bollato Belgrado come proxy di Mosca, e si è lamentato dell’atteggiamento occidentale nei confronti delle autorità serbe, giudicato eccessivamente accomodante. La sua campagna elettorale è incentrata principalmente sul contrasto alla corruzione, sulla piena indipendenza nazionale e sul muro contro muro con la Serbia.I suoi principali sfidanti sono Bedri Hamza, candidato del Partito democratico del Kosovo (Partia Demokratike e Kosovës, Pdk), e il leader della Lega democratica del Kosovo (Lidhja Demokratike e Kosovës, Ldk) Lumir Abdixhiku. I liberal-conservatori del Pdk, che quattro anni fa ha ottenuto il 17 per cento, stanno puntando in campagna elettorale sulle riforme economiche e la necessità di rafforzare le relazioni internazionali di Pristina. Un approccio più equilibrato ai rapporti con Belgrado è proposto anche dall’Ldk di centro-destra (12,7 per cento del voto popolare nel 2021), con Abdixhiku che sostiene la necessità di ricostruire la credibilità del Paese in generale e i legami con l’Occidente in particolare.Le proteste oceaniche in Serbia contro il presidente Aleksandar Vučić (foto: Tadija Anastasijevic/Afp)Stando ai sondaggi, il Vv di Kurti è ancora saldamente in testa alle intenzioni di voto, con un virtuale 52 per cento dei consensi, mentre il Pdk e l’Ldk arrancano alle sue spalle ad oltre 30 punti, collocandosi rispettivamente al 19 e 15 per cento. Le forze dell’opposizione, inclusa l’Alleanza per il futuro del Kosovo (Aleanca për Ardhmërinë e Kosovës, Aak) che si aggira sull’8 per cento, non sono finora riuscite a dare vita ad un fronte comune contro il premier uscente, data la rivalità che persiste tra i partiti.Ora, se il Vv non dovesse ottenere la maggioranza assoluta, dovrebbe formare una coalizione, e in tal caso una pedina di scambio cruciale potrebbe diventare la presidenza della Repubblica. Attualmente la carica è occupata da Vjosa Osmani, compagna di partito di Kurti, ma il suo mandato scadrà nell’aprile 2026.Dei 120 seggi al Kuvendi, il Parlamento monocamerale di Pristina, 20 sono riservati alle minoranze etniche, tra cui 10 per quella serba. Lo scorso dicembre, la Commissione elettorale centrale kosovara aveva bandito la Lista serba (Srpska lista) dalla competizione di dopodomani, ma la decisione è stata successivamente annullata dalla Commissione elettorale per i reclami (Pzap).L’appuntamento con le urne arriva in un momento di particolare tensione geopolitica internazionale, che si riflette anche nella regione. Oltre alle massicce proteste in corso in Serbia, dove centinaia di migliaia di cittadini stanno chiedendo le dimissioni del presidente Aleksandar Vučić, ad aggiungere incertezza nel contesto dei Balcani occidentali è anche la nuova linea assunta in politica estera dalla Casa Bianca dopo il ritorno di Donald Trump. Con la decisione shock di congelare le operazioni dell’Usaid in giro per il mondo, viene messa in forte discussione la presenza statunitense in questo angolo d’Europa, dove l’integrazione euro-atlantica ha storicamente avuto un ruolo chiave per contrastare l’influenza di altri attori, soprattutto della Russia di Vladimir Putin.Belgrade-Pristina Dialogue: @EUCouncil appoints Peter Sørensen as EU Special Representative @EUSR_Dialogue, replacing @MiroslavLajcak as of 1 Feb. for initial 13 months, to achieve comprehensive normalisation of the relations between Serbia & Kosovo(*)https://t.co/rnhXhRtrar— EU Council Press (@EUCouncilPress) January 27, 2025A fine gennaio il diplomatico danese Peter Sørensen è stato nominato nuovo rappresentante speciale Ue per il dialogo Belgrado-Pristina. Il processo è in stallo da tempo, date le mosse tutt’altro che distensive compiute dal governo kosovaro nei confronti della minoranza serba che abita nel nord del Paese, che hanno contribuito ad un generale irrigidimento delle relazioni.Tra gli Stati membri dell’Unione, sono in cinque a non aver ancora riconosciuto il Kosovo come Paese sovrano e indipendente: Cipro, Grecia, Romania, Slovacchia e Spagna. Attualmente, Pristina è considerata una “potenziale candidata” per l’adesione al club europeo, ma finora la linea intransigente di Kurti non ha fatto compiere progressi al Paese balcanico nel cammino per avvicinarsi a Bruxelles. In Kosovo è tuttora presente la missione Nato Kfor, cui partecipano anche militari italiani. LEGGI TUTTO