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    “Stati Uniti necessari ma non sufficienti, servono coalizioni più ampie”. Gentiloni rispolvera la Commissione geopolitica

    Bruxelles – Stati Uniti sì, ma non solo. Paolo Gentiloni rompe la logica della dipendenza geo-politica con Washington per uscire da schemi considerati ormai superati dalla mutata realtà e rilanciare le aspirazioni dell’Unione europea sullo scacchiere internazionale, riproponendo le ambizioni di Commissione geopolitica che il team von der Leyen aveva cullato a inizio mandato. Certo, il passaggio dall’amministrazione Trump all’amministrazione Biden “ha segnato un miglioramento nella qualità delle relazioni” tra le due parti, riconosce il commissario per l’Economia. Ma “per affrontare le sfide che il mondo sta affrontando la cooperazione transatlantica è una condizione necessaria ma non sufficiente“. Per questo, continua, “abbiamo bisogno di radunare coalizioni molto più ampie“.
    La presenza di Gentiloni al Frankfurt forum sulla geo-economia Europa-Stati Uniti è l’occasione per riprendere in mano il progetto di commissione geo-politica interrottosi bruscamente un anno fa, dopo gli annunci e le intenzioni del nuovo esecutivo comunitario. Sia chiaro, gli USA restano un partner chiave e imprescindibile, ma l’UE ha anche la necessità di non dover più dipendere così tanto politicamente da un alleato di lungo corso.
    Gentiloni ricorda che ci sono 35 paesi, inclusi tre membri del G20 [Cina, India e Sud Africa], che “hanno deciso di astenersi nella risoluzione delle Nazioni Unite che condanna l’invasione russa dell’Ucraina“. Una situazione che ricorda l’importanza di non dare niente per scontato, e di lavorare per evitare brutte sorprese. “Per aumentare la nostra influenza in altre parti del mondo, dobbiamo investire in esse”, l’appello di Gentiloni, che rilancia la strategia Global Gateway per relazioni sostenibili e affidabili con popoli e governi a beneficio di tutti. E rilancia pure quella Commissione geopolitica che doveva imprimere una volta non ancora avvenuta ma che oggi più che mai a Bruxelles si avverte come necessaria.

    Il commissario per l’Economia invita a lavorare attivamente in poltica estera. “Per aumentare la nostra influenza in altre parti del mondo, dobbiamo investire in esse”

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    L’Ue reagisce all’escalation in Ucraina con l’ottavo pacchetto di sanzioni: price cap a petrolio e stop a europei nei Cda russi

    Bruxelles – Dal sesto all’ottavo pacchetto di sanzioni, passando dal maintenance and alignement (aggiornamento e allineamento, un sorta di ‘sesto e mezzo’), per colpire il Cremlino immediatamente dopo la nuova escalation in Ucraina, caratterizzata dai referendum farsa di annessione dei territori occupati dalla Russia, l’arruolamento di 300 mila riservisti, le minacce di uso dell’arma nucleare e il sabotaggio ai gasdotti Nord Stream. “La Russia ha portato l’invasione dell’Ucraina a un nuovo livello, siamo determinati a far pagare al Cremlino questa ulteriore escalation“, ha attaccato senza troppi giri di parole la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
    Il cuore del nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia è un’ulteriore limitazione degli scambi commerciali, che “costerà al Cremlino altri 7 miliardi di euro in entrate“. Le proposte dettagliate ancora non sono state rese note, ma dal discorso della numero uno della Commissione e dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si iniziano a intravedere le direttrici dell’intervento. Prima di tutto un isolamento ulteriore dell’economia russa, per privare il complesso militare del Cremlino di tecnologie-chiave: “Si tratta di ulteriori prodotti per l’aviazione, componenti elettronici e sostanze chimiche specifiche”, ha anticipato von der Leyen. Ma soprattutto, nel pacchetto sarà introdotto un “tetto massimo di prezzo del petrolio russo per i Paesi terzi”, per annullare i profitti del Cremlino derivanti dalla vendita di combustibili fossili. “Abbiamo già deciso di vietare il trasporto di greggio russo via mare nell’Unione Europea a partire dal 5 dicembre”, ha ricordato von der Leyen – fornendo per la prima volta una data precisa alla decisione sul sesto pacchetto approvato a giugno. “Stiamo gettando le basi legali per questo tetto al prezzo del petrolio”, è l’annuncio che però ancora rimane molto vago.
    Sarà poi vietato ai cittadini europei di fornire servizi e sedere negli organi direttivi delle imprese statali russe, perché Mosca “non dovrebbe beneficiare delle conoscenze e delle competenze europee”, e saranno anche intensificati gli sforzi per reprimere l’elusione delle misure restrittive: “Stiamo aggiungendo una nuova categoria, con cui saremo in grado di schedare le persone che aggirano le nostre sanzioni“, per esempio chi acquista beni nell’Ue e li porta in Russia passando da Paesi terzi. “Credo che avrà un grande effetto deterrente, rendendo a Putin ancora più difficile sostenere la guerra”, ha concluso la presidente della Commissione.
    “Il Cremlino sta seguendo lo stesso schema che abbiamo già visto in Georgia nel 2008 e in Crimea nel 2014“, ha messo in chiaro l’alto rappresentante Borrell: “Sono sicuro di poter parlare a nome degli Stati membri dell’Unione Europea, che nessuno di loro riconoscerà il risultato falsificato dei referendum farsa” nelle province ucraine occupate di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. Ribadendo che “le nostre sanzioni stanno funzionando”, Borrell ha illustrato l’aggiornamento dell’elenco dei sanzionati, che “già ora conta più di 1.300 tra individui ed entità“. Saranno colpiti dalle sanzioni “tutti coloro che sono coinvolti nell’occupazione e nell’annessione illegale di aree dell’Ucraina da parte della Russia”, vale a dire le autorità russe per procura a Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia e i responsabili dell’organizzazione dei referendum farsa. Saranno poi inclusi i funzionari di alto livello del ministero della Difesa russo e “coloro che sostengono le forze armate russe fornendo attrezzature e armi dell’esercito, compresi missili e aerei da combattimento”, o che “partecipano al reclutamento” dei riservisti. Infine sarà prevista una nuova stretta sulla propaganda e la disinformazione di regime e ai donatori nelle aree occupate.
    A completare il quadro sulle sanzioni contro la Russia, il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha elencato i dati del crollo dell’economia del Cremlino: “Le importazioni dall’Ue sono diminuite di circa il 50 per cento nel periodo marzo-giugno, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, la nostra quota di importazioni di gas dalla Russia è diminuita dal 45 per cento prima della guerra al 14 di oggi“. Ancora più impressionante è quanto riporta il commissario italiano sull’industria civile di Mosca: “Le poche auto oggi prodotte sono prive di airbag, Abs e marmitte catalitiche, mentre i dati dell’estate indicavano un calo delle vendite di oltre il 70 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso a causa del crollo della produzione”. Un chiaro segno che “la nostra risposta comune sta funzionando”, come dimostrano anche le recenti mosse di Putin, “dall’interruzione delle consegne di gas attraverso Nord Stream 1, fino alla mobilitazione dei riservisti e ai falsi referendum nei territori occupati”, ha ribadito Gentiloni.

    La Commissione ha annunciato nuove misure restrittive contro “tutti coloro che sono coinvolti nell’aggressione armata e nell’annessione illegale di territori ucraini”. La presidente von der Leyen ha annunciato che la nuova stretta alle importazioni “costerà al Cremlino altri 7 miliardi di euro”

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    L’Ue piange Michail Gorbačëv, ultimo presidente dell’Urss: “Ha svolto un ruolo cruciale nel porre fine alla Guerra Fredda”

    Bruxelles – Il politico che con le sue scelte ha consegnato l’Unione Sovietica alla storia, un uomo che “ha aperto la strada a un’Europa libera“. Arriva da Bruxelles il cordoglio dei leader Ue per la morte di Michail Gorbačëv, l’ultimo presidente dell’Urss, venuto a mancare ieri sera (martedì 30 agosto) all’età di 91 anni. “Era un leader fidato e rispettato”, ha scritto nel suo tweet la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: “Ha svolto un ruolo cruciale nel porre fine alla Guerra Fredda e nell’abbattere la cortina di ferro, è un’eredità che non dimenticheremo”. Di eredità ha parlato anche il numero uno del Consiglio Ue, Charles Michel (“Un uomo che ha dedicato la sua vita al servizio pubblico con un profondo impegno per la pace e la libertà“), e la leader dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ricordando l’incontro “nella tempestosa Malta” del 1989 con George Bush senior “per sancire la fine della Guerra Fredda”. Un summit che “ha ispirato la speranza di un mondo migliore e più libero”, con “l’abbattimento di muri e la riunificazione dell’Europa“.

    My lasting memory of Mikhail Gorbachev is watching him meet George HW Bush in stormy Malta to signal the end of the Cold War.
    It inspired hope of a better, freer world. It meant walls torn down & led to Europe’s reunification.
    His legacy will be remembered.May he rest in peace pic.twitter.com/wTjNUUrCRw
    — Roberta Metsola (@EP_President) August 30, 2022

    Gorbačëv nacque il 2 marzo 1931 a Privolnoye, nel Caucaso del Nord. Studiò legge all’Università Statale di Mosca e, dopo essersi laureato a pieni voti, decise di intraprendere la carriera politica, entrando nel Komsomol (l’Unione della Gioventù Comunista Leninista). Scalò velocemente i ranghi amministrativi della regione di Stavropol e a 39 anni era già a capo della sezione locale del partito. Nei dieci anni successivi si guadagnò la stima del presidente dell’Urss, Leonid Bréžnev, e nel 1978 fu nominato segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista. Dopo la morte di Bréžnev quattro anni più tardi, si alternarono Jurij Andropov e Konstantin Černenko, restando in carica solo per pochi mesi ciascuno: nel 1985 il Politburo (il Comitato centrale ristretto) appoggiò la proposta dell’allora ministro degli Esteri, Andrej Gromyko, e nominò all’unanimità Gorbačëv presidente dell’Unione Sovietica. Fu il leader più giovane della storia dell’Urss, eletto a 54 anni.
    Dopo un ventennio di immobilismo politico che aveva messo in ginocchio la spinta verso la crescita dell’economia della Federazione, le tensioni interne nelle Repubbliche Socialiste iniziarono a rendersi sempre più manifeste, con la richiesta di maggiore autonomia o d’indipendenza. La riposta di Gorbačëv alla crisi dell’Urss fu un piano strutturale basato su tre concetti: glasnost (trasparenza sui problemi da risolvere e maggiore libertà d’espressione), perestrojka (riforme economiche per modernizzare il sistema sovietico con alcuni elementi dell’economia di mercato) e uskorenie (accelerazione della produzione per non perdere terreno sul blocco occidentale). Ma la glasnost e la perestrojka ebbero effetti collaterali inaspettati per il sistema sovietico, dal momento in cui la maggiore libertà d’espressione aumentò la spinta indipendentista di alcune Repubbliche Socialiste, mentre le riforme economiche rimasero a metà via tra un sistema di economia pianificata e di mercato. Fu così che tra il 1990 e il 1991 la Georgia e i Baltici dichiararono la propria sovranità, mentre a Mosca si consumò l’ultimo tentativo dei vertici sovietici di mantenere il potere, con il colpo di stato fallito nell’agosto 1991 (per l’opposizione popolare e il mancato appoggio dell’esercito). Ne derivò la fine politica di Gorbačëv e l’accelerazione del processo di disgregazione dell’Urss, con la stabilizzazione del potere del presidente della Federazione Russa, Borís Él’cin.

    Mikhail Gorbachev in Pizza Hut commercial, 1997. pic.twitter.com/lzDpNYn9Zs
    — Soviet Visuals (@sovietvisuals) August 31, 2022

    “Michail Gorbačëv ha portato con glasnost e perestrojka un vento di libertà nel blocco sovietico”, ha commentato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ricordando il suo contributo a “cambiare radicalmente la sicurezza globale, inaugurando un’era di cooperazione reciprocamente vantaggiosa”. Il richiamo al presente e ai rapporti tra Bruxelles e Mosca è evidente: “Un’era che è svanita e di cui c’è urgente bisogno di nuovo“, ha esortato l’alto rappresentante Ue. Anche il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha posto l’accento sul fatto che Gorbačëv “ha cambiato la Storia”, perché “osannato, poi sconfitto e oggi in patria deriso, con le sue riforme ha accompagnato il crollo delle dittature comuniste e ha acceso la speranza di democrazia in Russia e di disarmo nel mondo“. Una speranza “che deve tornare”, ha aggiunto Gentiloni. “Della sua eredità politica si discuterà ancora molto, la guerra di aggressione di Putin ci ha mostrato che c’è da fare ancora moltissimo per la convivenza fra i popoli e per un’Europa di pace”, gli ha fatto eco il capo-delegazione del Partito Democratico al Parlamento Ue, Brando Benifei.

    È morto Mikhail #Gorbacev, l’ultimo Presidente dell’URSS e Premio Nobel. Della sua eredità politica si discuterà ancora molto, la guerra di aggressione di #Putin ci ha mostrato che c’è da fare ancora moltissimo per la convivenza fra i popoli e per un’#Europa di pace. pic.twitter.com/1x8JJnDOl6
    — Brando Benifei (@brandobenifei) August 30, 2022

    Si è spento a 91 anni uno dei leader più influenti del Novecento, le cui politiche contribuirono alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il cordoglio dei leader dell’Unione: “Ha aperto la strada a un’Europa libera, è un’eredità che non dimenticheremo”

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    Aborto, gli Stati Uniti ricordano all’UE che i valori non sono solidi come pietre

    Bruxelles – L’Europa reagisce, per niente compatta, al  diritto all’aborto negato da una sentenza della Corte suprema che riporta indietro l’America indietro di 50 anni.
    Una decisione arrivata mentre a Bruxelles i leader dell’Ue erano impegnati nei lavori del vertice del Consiglio europeo, ma che non sembra incontrato particolare resistenze. La Commissione resta silente. Solo l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue dice: “Le donne e le ragazze devono avere il diritto illimitato di decidere sul proprio corpo e sul proprio futuro”. Fine del commento di Josep Borrell, per quella che si materializza come una critica ‘light’. Silenzio della presidente von der Leyen, con il commissario Paolo Gentiloni che si limita a ritwittare un messaggio di Barack Obama in cui l’ex presidente democratico si rammarica per la scelta di “attaccare le libertà essenziali di milioni di americani”.

    Today, the Supreme Court not only reversed nearly 50 years of precedent, it relegated the most intensely personal decision someone can make to the whims of politicians and ideologues—attacking the essential freedoms of millions of Americans.
    — Barack Obama (@BarackObama) June 24, 2022

    Dove ferve il dibattito è in Parlamento europeo. Non a livello di massime cariche, viste le posizioni personali anti-abortiste dell’attuale presidente. Il presidente della commissione Diritti delle donne, il socialdemocratico Robert Biedroń , pubblica una nota ufficiale in cui si dichiara “sconvolto” e ricordare come l’Eurocamera “ha fermamente condannato il regresso dei diritti delle donne e della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi in ​​atto a livello globale, compresi gli Stati Uniti e in alcuni Stati membri dell’UE”. Per questo “continueremo a stare con le donne e le ragazze negli Stati Uniti”. Questo sì che è prendere le distanze. Dal Parlamento una lezione alla Commissione.
    Indignati i Verdi (“Un duro colpo per il diritto all’aborto“, il commento del gruppo), di “grave regressione dei diritti e la messa in pericolo di milioni di donne” parla il PPE attraverso Frances Fitzgerald, membro delle commissioni Affari economici e Diritti delle donne.
    I liberali non ci vanno giù teneri. “Trump ha nominato non solo tre giudici della Corte Suprema, ma anche circa 200 giudici federali negli Stati Uniti per  portare a termine l’agenda repubblicana reazionaria”, l’analisi di Sophie in ‘t Veld, che vede una ‘polonizzazione’ degli Stati Uniti. L’indignazione di un’Europa che fa sempre più fatica a vedere riconosciuti i diritti e i valori ancora validi nel territorio dell’UE, fa i conti con un partner chiave che sceglie altre strade, un partner con cui malgrado tutto l’Ue deve continuare a fare i conti.
    Emmanuel Macron e Kyriakos Mitsotakis condannano. A differenza di altri, impegnati come loro nei lavori del Consiglio europeo prima e del G7 poi, i leader di Francia e Grecia, un liberale e un cristiano-democratico, si sfilano. “L’aborto è un diritto fondamentale per tutte le donne”, sostiene l’inquilino dell’Eliseo. “Deve essere protetto. Desidero esprimere la mia solidarietà alle donne le cui libertà sono state minate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti”. Mentre il leader ellenico si dice “turbato” per ciò che considera “un importante passo indietro nella lotta per i diritti delle donne”.
    Intanto però l’UE si ritrova con un partner considerato democratico per antonomasia che ora rischia di esserlo un po’ meno, se l’amministrazione Biden, come ha promesso di fare, non riuscirà a recuperare. Un nuovo problema, per l’Europa dei valori. 

    Reazioni tra il tiepido e il distaccato in Commissione, indignazione del Parlamento, leader del Consiglio in ordine sparso. La sentenza che elimina il diritto di interrompere la gravidanza ora mette alla prova la credibilità dell’Ue sui principi

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    Draghi: “Superare rapidamente la dipendenza energetica dalla Russia”. Gentiloni: “Non sarà facile”

    Bruxelles – L’obiettivo è quello di tutti, comune: liberarsi dal fornitore energetico russo. I ventisette Stati membri dell’UE vanno nella stessa direzione, e l’Italia è decisa a correre, con Bruxelles che però frena. Perché bisogna fare i conti con la realtà. Così mentre l’esecutivo tricolore si mostra possibilista, quello comunitario è più realista. “Siamo impegnati per diversificare le nostre fonti di approvvigionamento energetico, così da superare in tempi molto rapidi la nostra dipendenza dalla Russia“, scandisce il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in occasione dell’intervento del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, alla Camera dei deputati.
    L’intervento di Draghi mostra la volontà di scrollarsi di dosso un partner divenuto improvvisamente troppo scomodo e inaffidabile, e l’intenzione concreta di lavorare con l’Ucraina ad un futuro a minore trazione russa. Ma all’inquilino di palazzo Chigi sembra rispondere il commissario per l’Economia. A Oxford, dove negli stessi momenti tiene un discorso sulle implicazioni della guerra voluta da Putin, Paolo Gentiloni non fa mistero della portata del cambiamento di rotta. “La nuova strategia dell’UE per ridurre la nostra dipendenza dall’energia russa è chiaramente ambiziosa. Raggiungere i nostri obiettivi non sarà facile, ma la nostra analisi mostra che si può fare”.
    Si sente di aggiungere qualcosa, Gentiloni, che occorre tenere a mente. Un’ipotesi. “Se avremo successo, avremo affrontato una fonte chiave di vulnerabilità”. Se. Segno che la volontà di smarcarsi da Mosca deve fare i conti con l’effettiva riuscita del compito. “L’UE non sarà ricattata”, assicura il commissario italiano del team von der Leyen, che ricorda gli impegni profusi e rilanciati con forza con tutti i soggetti internazionali destinati a diventare un’alternativa a Gazprom. Uniti, Norvegia, Algeria, Qatar, Egitto, Corea, Giappone, Nigeria, Turchia, Israele: le alternative non mancano, quello che manca adesso sono accordi commerciali veri per forniture reali. Servirà tempo. Perché del 90 per cento di importazioni di gas di cui l’UE ha bisogno, “circa la metà è russa”.
    In maniera diversa la sensazione è che l’UE ce la possa fare. Anche perché, e questo Draghi lo rivendica con orgoglio, “davanti alla Russia che ci voleva divisi, ci siamo mostrati uniti, come Unione Europea e come Alleanza Atlantica”. Ma sul fronte energetico l’unità, da sola, non basta. Serviranno anche le riforme, e anche in questo senso Gentiloni, premier dei giorni andati, sembra rispondere a quello dei giorni presenti. “Data l’attuale situazione dobbiamo fare di più e più velocemente” su fronte di convenienza, sicurezza dell’approvvigionamento ed energia pulita, che sono “i nostri tre obiettivi” come Unione. Vuol dire accelerare riforme e investimenti per le fonti alternative e rinnovabili. Un compito che spetta ai Paesi, e che non è scontato. E’ qui che servono tempi molto rapidi, e Gentiloni lo mette in chiaro una volta di più.

    Il presidente del Consiglio assicura il partner ucraino circa le intenzioni di cambi di rotta, il commissario per l’Economia smorza gli entusiasmi, e invita a fare riforme e investimenti che servono

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    Afghanistan, esplosioni fuori all’aeroporto di Kabul. UE: “Instabilità non porti a recrudescenza terrorismo”

    Bruxelles – Ultime ore di concitazione degli Occidentali in Afghanistan. Mentre a Kabul stavano proseguendo le operazioni per evacuare quanti più civili stranieri e afghani possibile, nel pomeriggio di oggi (26 agosto) è arrivata la notizia di una forte esplosione fuori dall’aeroporto internazionale di Kabul, molto probabilmente un attentato terroristico suicida, nel punto in cui si stanno svolgendo le operazioni di imbarco sui voli militari per l’evacuazione.
    Il pentagono ha confermato poco fa sui canali social che ci sono morti e feriti, anche se per ora è difficile quantificarne il numero. L’esplosione è “stata il risultato di un complesso attacco che ha provocato un numero di vittime civili e statunitensi. Possiamo anche confermare almeno un’altra esplosione presso o vicino al Baron Hotel, a breve distanza da Abbey Gate”, il gate dell’aeroporto in cui si stanno organizzando le evacuazioni. Già nella mattinata di oggi, Stati Uniti e Regno Unito hanno invitato tutti i cittadini a stare lontani dall’aeroporto, visto l’alto rischio di un possibile attentato terroristico da parte della divisione afghana dello Stato Islamico (ISIS), che però per il momento non è stato ancora rivendicato. L’appello è caduto nel vuoto, vista l’urgenza di lasciare quanto prima la capitale afghana.
    A Bruxelles si guarda con apprensione alle operazioni che stanno coinvolgendo anche molti Paesi europei, oltre che la delegazione di Bruxelles che stava ultimando le operazioni di evacuazione. Preoccupazione “per le notizie sull’esplosione a Kabul”, scrive il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sottolineando che “garantire un passaggio sicuro per l’aeroporto rimane vitale. Dobbiamo garantire che l’attuale instabilità non possa dar luogo a una recrudescenza del terrorismo”.

    Very concerned about news of #Kabul explosion and closely monitoring situation.
    My thoughts go out to the victims and their families.
    Securing safe passage to the airport remains vital.
    We need to ensure the current instability cannot give rise to a resurgence of terrorism.
    — Charles Michel (@eucopresident) August 26, 2021

    “Un attacco atroce e spietato. Siamo vicini alle famiglie delle vittime e ai feriti”, aggiunge il presidente dell’Europarlamento David Sassoli. “Indispensabile garantire la sicurezza dell’aeroporto di Kabul. I Paesi UE trovino la forza per portare in salvo i cittadini europei e coloro che si sentono minacciati”.”Giorni drammatici”, preannuncia il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni.
    Arrivata anche dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, la “ferma condanna” dei “vili e inumani attacchi all’aeroporto di Kabul”. La presidente dell’esecutivo comunitario ha chiesto di “fare tutto il possibile per garantire la sicurezza delle persone all’aeroporto” e ha rivolto un appello alla comunità internazionale: “Deve collaborare strettamente per evitare una recrudescenza del terrorismo in Afghanistan e oltre”.
    “Siamo rattristati nell’apprendere la notizia di esplosioni mortali a Kabul”, scrive su Twitter la presidenza di turno slovena del Consiglio dell’UE. “Sulla situazione in Afghanistan stiamo già facilitando uno scambio di opinioni tra gli Stati membri, con l’obiettivo di garantire una risposta comune europea“. La priorità dei Ventisette “resta l’evacuazione”.

    Saddened to hear the news of deadly explosions in #Kabul. Our thoughts are with the victims’ families.
    On #Afghanistan situation we are already facilitating an exchange of views between Member States with an aim to ensure a common EU response. Evacuation remains the priority. pic.twitter.com/Z0CJRFNKes
    — EU2021SI (@EU2021SI) August 26, 2021

    Mancano cinque giorni alla scadenza per tutte le evacuazioni straniere dall’Afghanistan, cercando di portare con sé quanti più cittadini e personale afghano che ha collaborato con le forze Occidentali in questi venti anni di presenza sul territorio. Cinque giorni alla scadenza confermata dal presidente statunitense Joe Biden all’ultimo vertice straordinario G7, nonostante le pressioni degli alleati per estenderla oltre il 31 agosto.
    Cinque giorni di tempo, ma le prossime 24/36 saranno le ultime (e decisive) ore a Kabul per la gran parte dei Paesi europei, decisi a evacuare la capitale afghana e porre fine alle operazioni entro il fine settimana. Il minimo per dare il tempo necessario anche al contingente militare di lasciare il Paese in sicurezza dopo aver evacuato tutti quelli che hanno avuto la fortuna di essere sulla “lista bianca”. Per gli altri, chi lo sa: diversi Paesi membri hanno espresso l’intenzione di mantenere aperti i canali per continuare a portare in Europa chi non riuscirà a farlo entro la scadenza. I due presunti attentati di queste ore non faranno che far precipitare gli eventi e accelerare le operazioni, ma di contro potrebbe rendere più difficile il rientro.
    Articolo in aggiornamento

    Ultime ore concitate degli Occidentali a Kabul: il pentagono conferma che l’attacco – probabilmente un attentato terroristico suicida – ha provocato vittime e feriti tra le truppe statunitensi. Sassoli: “Attacco atroce e spietato. L’UE continui a portare in salvo i civili”

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    Afghanistan, i corridoi umanitari UE restano un tabù: Austria, Slovenia e Ungheria vogliono frontiere chiuse ai profughi

    Bruxelles – L’Unione Europea si spacca e per l’ennesima volta dimostra di non essere in grado di trovare una linea comune sulla politica migratoria, anche quando si tratta di emergenze di portata storica. Si fanno sempre più insistenti le richieste di cittadini, di organizzazioni non governative e di deputati dei Paesi membri alle istituzioni europee di attivare corridoi umanitari per i profughi in arrivo dall’Afghanistan, a una settimana dalla presa di Kabul da parte dei talebani. Ma l’asse Lubiana-Vienna-Budapest fa muro contro quella che viene classificata come una riedizione della crisi migratoria di sei anni fa lungo la rotta balcanica.
    A sollevare le polemiche era stato ieri (22 agosto) il primo ministro sloveno, Janez Janša: “Non ripeteremo gli errori strategici del 2015, aiuteremo solo coloro che ci hanno supportato durante la missione NATO e i Paesi membri dell’UE che difendono i nostri confini esterni”. L’opposizione di Janša ha assunto particolare rilievo anche per il fatto che attualmente ricopre la carica di presidente di turno del Consiglio dell’UE (dal primo luglio fino a fine anno). “Non è compito dell’Unione o della Slovenia aiutare e pagare per tutti coloro che fuggono nel mondo“, ha rincarato la dose il premier sloveno, confermando di essersi completamente allineato alle posizioni del Gruppo di Visegrád (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) per quanto riguarda le questioni migratorie.
    A nemmeno ventiquattr’ore di distanza è arrivata la sponda austriaca e ungherese, con un copione molto simile a quello del presidente di turno del Consiglio dell’UE. “Gli eventi in Afghanistan sono drammatici, ma non dobbiamo ripetere gli errori del 2015. La gente che esce dal Paese deve essere aiutata dagli Stati vicini”, ha commentato su Twitter il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz. Per Vienna la priorità dell’UE deve essere “proteggere le frontiere esterne e combattere la migrazione illegale e i trafficanti di esseri umani“, anche considerata la situazione interna del Paese: “L’Austria ha accolto 44mila afghani, abbiamo una delle più grandi comunità pro-capite al mondo”, ha aggiunto il cancelliere. “Ci sono ancora grossi problemi con l’integrazione e siamo quindi contrari all’arrivo di altri profughi”.
    Da Budapest il premier ungherese, Viktor Orbán, ha fatto sapere che “proteggeremo l’Ungheria dalla crisi dei migranti” e che “deve essere evitato che i profughi lascino la regione”. Oltre a ciò, sarà poi necessario sostenere il ruolo “fondamentale” della Turchia e dei Paesi dei Balcani occidentali, per “evitare l’ingresso dei migranti nell’Unione Europea”.

    Österreich hat mit der Aufnahme von 44.000 Afghanen sehr viel geleistet. Wir haben pro Kopf eine der größten afghanischen Communities der Welt nach Iran, Pakistan & Schweden. Bei der Integration gibt es noch große Probleme & wir sind daher gegen eine zusätzliche Aufnahme.
    — Sebastian Kurz (@sebastiankurz) August 22, 2021

    In vista della riunione straordinaria del G7 convocata dal premier britannico, Boris Johnson, per domani (24 agosto), sembrano andare in frantumi le speranze dell’Unione Europea di presentarsi compatta di fronte agli interlocutori internazionali sulla questione dell’accoglienza dei profughi. Nel corso dell’audizione alla commissione Affari esteri (AFET) del Parlamento Europeo di lunedì scorso (16 agosto), l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, aveva aperto alla possibilità di applicare per la prima volta la Direttiva europea sulla protezione temporanea del 2001. Prima di essere immediatamente sconfessato proprio da un portavoce dell’esecutivo comunitario.
    Due giorni più tardi (mercoledì 18 agosto), al termine del vertice straordinario con i 27 ministri UE, la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, aveva però ammesso che Bruxelles si sta preparando “a tutti gli scenari”. Durante il vertice si era parlato della “priorità immediata”, ovvero l’evacuazione del personale e dei cittadini comunitari e del personale locale che ha lavorato con gli Stati membri in Afghanistan (è notizia dell’ultim’ora l’imbarco di oltre 170 collaboratori UE all’aeroporto di Kabul grazie alle forze speciali francesi).
    Ma è anche stata considerata “l’instabilità che porterà probabilmente a un aumento della pressione migratoria”. In questo senso sarà necessario un sostegno ai Paesi vicini (Iran e Pakistan) e trovare una quadra a livello comunitario per i richiedenti asilo: “Allo stato attuale la situazione nel Paese non è sicura e non lo sarà per un po’ di tempo”, erano state le parole di apertura della commissaria Johansson. “Non possiamo costringere le persone a tornare in Afghanistan“.
    Reazioni da Bruxelles
    Le prese di posizione dei governi di Lubiana, Vienna e Budapest sono state accolte da durissime critiche a Bruxelles. Il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, dai microfoni di Rainews24 ha risposto seccamente a Janša, ricordandogli che “non spetta all’attuale presidenza del Consiglio dire cosa farà l’Unione Europea“. Dal momento in cui “tutte le nostre istituzioni stanno lavorando per vedere quale solidarietà è necessaria per coloro che sono a rischio dal nuovo regime”, il presidente del Parlamento UE ha invitato il premier sloveno a “discutere con le istituzioni europee” per decidere insieme a riguardo. “Tutti i nostri Paesi si sentono coinvolti nella situazione in corso in Afghanistan“.

    It is not up to the Slovenian Presidency to say what the position of the EU is on the humanitarian crisis in Afghanistan.
    We invite PM Janša to discuss with the EU institutions what the next steps should be but it’s clear we need to show solidarity. https://t.co/sK15X3Q2fZ
    — David Sassoli (@EP_President) August 22, 2021

    Posizione ribadita anche dal commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, che ha ricordato che il presidente di turno “coordina l’attività, non ha poteri decisionali di alcun tipo” a livello di politica estera europea (un incidente tra Lubiana e Bruxelles a riguardo si era già consumato a pochi giorni dall’avvio del semestre sloveno). Ma c’è di più: “L’Unione deve lavorare sull’accoglienza e sulle quote di immigrazione legale di rifugiati afghani e deve farlo anche togliendosi l’alibi della unanimità nelle decisioni“. Considerato il fatto che “so che l’unanimità non ci sarà mai”, il Consiglio dovrà agire “a maggioranza, se si vuole dare una mano ai rifugiati”.
    Dall’Italia, il presidente della commissione Esteri della Camera dei Deputati, Piero Fassino, ha fatto appello al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, perché “richiami immediatamente il premier sloveno ad attenersi rigorosamente ed esclusivamente alle sue titolarità”. Ma dal Consiglio, per il momento, tutto tace e le uniche notizie che trapelano sono di una discussione con con il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan. “Si tratta di una sfida comune per la Turchia e l’Unione Europea”, ha commentato Michel su Twitter.
    Tuttavia, Ankara ha più volte ribadito che non diventerà il “deposito dell’UE per i rifugiati” e nega di aver ricevuto richieste per la creazione di hub per la prima accoglienza dei richiedenti asilo afghani sul suo territorio. A causa delle sue divisioni interne, l’Unione Europea sta rischiando di rimanere sempre più isolata sullo scacchiere internazionale.

    Credo che l’#UnioneEuropea abbia il dovere di lavorare sull’accoglienza e su quote di immigrazione legale dei rifugiati #afghani e abbia il dovere di farlo anche togliendosi l’alibi dell’unanimità nelle decisioni.@PaoloGentiloni al #meeting21. pic.twitter.com/WlNUqWWEAB
    — Meeting Rimini (@MeetingRimini) August 23, 2021

    Trovi un ulteriore approfondimento nella newsletter BarBalcani, curata da Federico Baccini

    In vista del vertice straordinario del G7 di domani, i primi ministri Janša (presidente di turno del Consiglio dell’UE) e Orbán e il cancelliere Kurz si sono opposti all’accoglienza per chi fugge dal regime dei talebani: “Non ripeteremo gli errori del 2015”

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    Congo: l’ambasciatore italiano ed un carabiniere uccisi in un tentato rapimento

    OliverVarhelyiPleased to have had a good discussion with @Haavisto @Ulkoministerio in the margins of #FAC in Brussels today. We s… https://t.co/eo3dsnmgt1

    Antonio_TajaniCon @forza_italia al governo basta comunicazioni all’ultimo minuto. Ci vuole rispetto per chi lavora e fa impresa. https://t.co/Mm7bbtGjHM

    OliverVarhelyiGood exchange of views with #US @SecBlinken @StateDept at Foreign Affairs Council #FAC today. Strong strategic tran… https://t.co/PhHLq1WrPK

    US2EURT @SecBlinken: Pleased to join the EU Foreign Affairs Council today with @JosepBorrellF to discuss the joint U.S.- EU response to pressing…

    helenadalliIn a #UnionOfEquality all victims of crime should be able to fully rely on their rights – no matter where they are… https://t.co/XlMctfaGSx

    epc_euRT @andreas_akt: Excited to join this panel of eminent speakers tomorrow, to speak on boosting AI uptake in Europe, the @EU_Commission’s fo…

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    germanyintheeuRT @GermanyDiplo: “We have decided to sanction further individuals in #Russia who are responsible for the conviction of Alexei #Navalny. We…

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    ecrgroupThe adoption of the #EMFAF is a win for #EU fishing, particularly for the small-scale inshore sector. The €6.1bn d… https://t.co/yiH7OSnm0Y

    MalmstromEURT @EventsPOLITICO: Happening on March 8, our Virtual Playbook Interviews – Women’s day edition with @vestager, European commission executi…

    EPPGroupGood that agreement on #RussiaSanctions was reached, but this decision is a far cry from the support expected by… https://t.co/Ka2PkjYVIN

    RenewEuropeRT @sorayarr_: 🇪🇺Tras la reunión de ministros de exteriores, se anuncian futuras sanciones para los responsables de la detención de #Navaln…

    ThierryBretonWomen and men @pfizer in Puurs 🇧🇪 are working night and day to produce the @BioNTech_Group #COVID vaccine. We have… https://t.co/4yr6A6L3f6

    CarloCalendaL’analisi di @mraffa1946 sull’uccisione dell’ambasciatore italiano e del carabiniere in #Congo. Da ascoltare https://t.co/2tiIiibV9s

    ItalyinEURT @EttoreSequi: Bandiere a mezz’asta alla #Farnesina per la morte dell’Ambasciatore Luca #Attanasio, del Carabiniere Vittorio #Iacovacci e…