More stories

  • in

    Da progetto di pace a promotrice di guerra, l’Ue assiste anche l’esercito di Albania e Benin

    Bruxelles – C’era una volta l’Unione europea progetto di pace, che proprio per questo venne insignita del premio Nobel appositamente dedicato. Storia di tempi non lontani, eppur remoti. La bella Ue di una volta non c’è più, smarrita e cambiata sotto i colpi di un presente incerto, molto diverso, tanto diverso anche per quel progetto di pace di cui cambia toni, narrativa e retorica. Per garantire la pace servono le armi, e mentre l’Europa rilancia l’industria bellica definita industria della difesa, arma il resto del mondo. Questo indicano i finanziamenti a Benin e Albania approvati dal Consiglio dell’Ue.Due decisioni separate e distinte, ma uguali nella natura. Con un assegno da 5 milioni di euro a favore del Benin, lo strumento per la pace dell’Ue, “le forze armate del Benin saranno dotate di un aereo militare multiuso“, fa sapere il Consiglio. Mentre con l’aiuto economico da 13 milioni di euro per l’Albania “le forze terrestri albanesi riceveranno veicoli corazzati leggeri multiuso“. In entrambi i casi si offre anche disponibilità per addestramento e formazione tecnica. Prepararsi al peggio, insomma, nel non immediato parallelismo con uno degli slogan e imperativi del mondo orwelliano: “la guerra è pace”. Analogie non immediate anche perché la versione a dodici stelle è che si vogliono sicurezza e difesa, non guerra, ma le sfumature lessicali solo in parte nascondono un’Europa sempre più in versione 1984 che 2024.Ma nell’anno in corso sempre più venti di guerra soffiano sul vecchio continente, deciso ad arginare con fermezza quelle crisi su cui l’Europa proprio esente da colpe non è. I leader dell’Ue non hanno saputo (o voluto) ascoltare gli avvertimenti che arrivavano dalla Russia, e non hanno saputo (o voluto) risolvere per davvero, in modo credibile e concreto, al netto di parole e dichiarazioni di circostanza, una questione senza fine come quella arabo-israeliana. Nel mondo improvvisamente cambiato il progetto di pace non serve più, o più semplicemente non basta più. Avanti con fornitura di armi, munizioni e nuovi comandanti per le forze armate in giro per il mondo.Oltre ai nuovi finanziamenti per Benin e Albania, gli ultimi della serie, operazioni militari Ue con tanto di contributo economico, risultano attive in Mozambico, Repubblica centrafricana, Somalia, Togo, Ghana e Costa d’avorio, Bosnia-Erzegovina e Ucraina (gestita in Belgio). E’ la nuova Unione europea, quella del nuovo corso. L’Ue raccontata fino a poco tempo fa non c’è più. C’era una volta. Adesso è un’altra storia.

  • in

    Al vertice in Arabia Saudita 42 Paesi sostengono l’integrità territoriale dell’Ucraina. E c’è anche la Cina

    Bruxelles – Tra tutti i Paesi partecipanti al vertice per la pace in Ucraina ospitato dall’Arabia Saudita, i riflettori erano puntati sulla Cina, che aveva disertato il primo round di colloqui a Copenaghen, lo scorso giugno. E il rappresentante speciale di Pechino per gli Affari euroasiatici, Li Hui, riferiscono fonti europee, “ha partecipato attivamente ed è stato favorevole all’idea di un terzo incontro a questo livello”.
    Al summit tenutosi sabato e domenica 5-6 agosto a Jeddah, sul mar Rosso, erano presenti 40 delegazioni nazionali, più rappresentanti dell’Unione europea e delle Nazioni Unite. L’obiettivo era trovare un fronte comune a sostegno della pace in Ucraina soprattutto con i Brics, o meglio i Bics (Brasile, India, Cina e Sud Africa), vista l’assenza di Mosca. E nonostante dal vertice non sia uscita alcuna dichiarazione congiunta, da Bruxelles raccontano di un “accordo secondo cui qualsiasi processo di pace debba avere al centro il rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina e il ripristino del primato della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”.
    I partecipanti al summit di Jeddah [Ph Account Twitter Andriy Yermak]Lettura confermata dal Andriy Yermak, capo dell’Ufficio di Zelensky, che in una nota ha evidenziato le “consultazioni molto produttive sui principi chiave su cui dovrebbe essere costruita una pace giusta e duratura”. Secondo Kiev, pur con “punti di vista diversi, tutti i partecipanti hanno dimostrato l’impegno dei loro Paesi nei confronti della Formula di pace” in dieci punti proposta a settembre 2022 all’Assemblea generale dell’Onu dal presidente Zelensky. I consiglieri per la sicurezza nazionale presenti a Jeddah si sarebbero accordati per la “formazione di gruppi di lavoro sui temi chiave” del piano di pace di Kiev, come “la sicurezza alimentare globale, la sicurezza nucleare, la sicurezza ambientale, il rilascio di aiuti umanitari, dei prigionieri di guerra e dei bambini ucraini” deportati in Russia.
    Secondo fonti Ue, è “plausibile” un vertice a livello dei capi di stato e di governo “prima della fine dell’anno”. Un summit di tale tenore rappresenterebbe un importante segnale politico e una vittoria dello sforzo diplomatico saudita. Duramente criticata per l’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018 e per le atrocità commesse in Yemen, Riyad sta cercando di cogliere l’opportunità di ripulire la propria immagine a livello diplomatico presentandosi come importante mediatrice nel conflitto in Ucraina.
    Nella due giorni di Jeddah, la delegazione ucraina ha poi condotto una serie di incontri bilaterali: con Simon Mordue, consigliere capo per la politica estera del presidente del Consiglio europeo, Yermak si sarebbe soffermato in particolare sul processo di adesione di Kiev al blocco dei 27.

    A Jeddah il secondo round dei colloqui di pace dopo il meeting di Copenaghen di inizio giugno. Assente la Russia, importante la partecipazione di Pechino. Per l’Ucraina un “passo importante” verso l’attuazione del piano di pace in dieci punti proposto da Zelensky