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    Mattarella, atto d’accusa ai Paesi UE: sconcertante negare accoglienza agli afgani

    Roma – Sconcertante. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è diretto e mette i Paesi europei di fronte alle responsabilità e rispetto dei principi dell’Unione, togliendo quel velo di ipocrisia che in questi giorni ha accompagnato la crisi afgana vista da Bruxelles.
    E ciò che si registra “appare sconcertante” dice il capo dello Stato, riferendosi alla “grande solidarietà nei confronti degli afghani che perdono libertà e diritti ma che rimangano lì, non vengano qui perché se venissero non gli accoglieremmo. Questo non è all’altezza del ruolo storico, dei valori dell’Europa verso l’Unione”.
    Parole pesanti pronunciate a Ventotene dove sono le radici dell’Unione europea e dove in questo fine settimana è stato celebrato l’ottantesimo anniversario del manifesto che dall’isola prende il nome, scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941. Un evento organizzato come di consueto insieme al seminario dei federalisti europei e che coinvolge decine di studenti e giovani oggi impegnati anche nel dibattito della Conferenza del futuro dell’Europa.
    Mattarella a Ventotene rende omaggio alla tomba di Altiero Spinelli
    L’atto d’accusa di Mattarella non passerà inosservato nelle cancellerie europee nei giorni in cui i limiti e i vincoli della politica estera dell’Ue appaiono in tutta la loro sconsolante chiarezza. La crisi in Afghanistan ha rimesso in agenda ciò che viene sistematicamente negato sulle politiche migratorie e Mattarella invoca un’UE “che deve avere finalmente una voce unica, sviluppare un dialogo collaborativo con le altre parti del mondo e particolarmente con l’Africa”. Risponde ai giovani del seminario federalista e spiega la necessità di governare e gestire il fenomeno “in maniera ordinata, accettabile e legale senza far finta di vedere quel che avviene per ora, così da non essere in poco tempo travolti da un fenomeno ingovernabile, incontrollabile”.
    La sostanza del messaggio è che diritti umani e democrazia non possono essere evocati a corrente alternata ed è appunto “sconcertante” l’indifferenza di fronte al dramma causato dal ritiro dell’alleanza e delle istantanee di un gigantesco esodo di civili afgani.  Un punto su cui oltre al tema delle migrazioni si innesta “la scarsa capacità di incidenza dell’UE, totalmente assente degli eventi e invece servono strumenti reali ed efficaci di politica estera e di difesa”. Ancora parole molto nette, arrivate in diretta alle orecchie di Josep Borrell, alto rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza, e Guy Verhofstadt, co presidente della Conferenza per il futuro dell’Europa.
    Bene la Nato ma “all’Europa è richiesta una maggiore presenza e una voce sola nella politica estera e di difesa”, dice Mattarella che di questi temi con Borrell ha parlato dopo l’incontro pubblico anche a pranzo.
    In un’intervista al Corriere della Sera, l’alto rappresentante torna sul punto, sui rapporti tra UE e la Nato e gli Stati Uniti, spiegando che quella in Afghanistan “non è stata una guerra solo americana” e che dunque anche l’Europa ha una parte delle responsabilità. Quanto ai rapporti con l’Alleanza atlantica, Borrell spiega che “come europei dobbiamo imparare da questa crisi a lavorare di più insieme e rafforzare l’idea dell’autonomia strategica”. Poi ricorda che Biden è stato chiaro, “gli Stati uniti non sono più disposti a combattere guerre di altri” e dunque l’Ue deve essere in grado di intervenire per proteggere i propri interessi quando gli americani non vogliono essere coinvolti”.

    Il capo dello Stato ospite delle celebrazioni per l’80° anniversario del Manifesto di Ventotene, sferza l’Europa sulle politiche migratorie e chiede impegno concreto sulla politica esterea e di difesa. Borrell: “Impariamo dalla crisi, dobbiamo rafforzare l’autonomia strategica per poter intervenire da soli”

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    NATO, vertice dei leader ribadisce che “Europa e Nord America sono di nuovo forti insieme”. Biden in prima fila

    Bruxelles – Come il primo giorno di scuola a settembre, quando incontri di nuovo tutti i tuoi amici. Una similitudine semplice e alla portata di tutti è quella offerta dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, per descrivere l’atmosfera che si è respirata oggi (lunedì 14 giugno) al vertice di leader dell’Alleanza Atlantica, svoltosi di persona a Bruxelles.
    Una riunione che ha aperto un “nuovo capitolo della nostra Alleanza”, ha spiegato Stoltenberg, in particolare per il rinnovato impegno degli Stati Uniti nella NATO, sotto la presidenza del democratico Joe Biden. “È stato vigoroso il messaggio del presidente Biden, per ribadire che Europa e Nord America sono di nuovo forti insieme“. Lo ha confermato anche lo stesso inquilino della Casa Bianca in un tweet pubblicato appena prima della riunione: “La nostra Alleanza NATO è più forte che mai” e ha messo in luce la volontà di rispondere alle questioni di “difesa collettiva”, inclusa “l’aggressione russa, le sfide strategiche della Cina, le attività cibernetiche dannose, il terrorismo e il cambiamento climatico”.

    Our NATO Alliance is stronger than ever. Today I’m joining our 29 allies to discuss our collective defense — including from Russian aggression, strategic challenges from China, malicious cyber activity, terrorism, and climate change.
    — President Biden (@POTUS) June 14, 2021

    Quello dei “regimi autoritari che minacciano lo spazio democratico“, come lo ha definito il segretario generale della NATO, è stato uno dei temi piò scottanti sul tavolo degli alleati. In primis, la Russia di Vladimir Putin: “Le nostre relazioni sono al punto più basso dalla fine della guerra fredda”, è stato il secco commento, a conferma delle dichiarazioni dei vertici ministeriali degli ultimi mesi. Tuttavia, l’Alleanza è impegnata in un “doppio approccio”, basato sia sulla “difesa da minacce militari e cibernetiche”, sia sul “dialogo per evitare un’escalation di tensione”, ha confermato Stoltenberg. Anche se, come si legge nella dichiarazione congiunta dei capi di Stato e di governo, “fino a quando la Russia non dimostrerà il rispetto del diritto internazionale e dei suoi obblighi e responsabilità, non si potrà tornare alla normalità” nelle relazioni. Per questo motivo, il segretario Stoltenberg ha ribadito il sostegno dell’Alleanza all’Ucraina, “a cui va il nostro supporto politico”.
    Cerimonia di benvenuto dei leader dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles, 14 giugno 2021 (fonte: NATO)
    Un altro attore internazionale che mette apprensione all’Alleanza Atlantica è la Cina. “Vediamo delle nuove opportunità geostrategiche, come sulla risposta ai cambiamenti climatici”, ma Pechino presenta “sfide crescenti in politica estera nei confronti degli alleati”. Soprattutto per quanto riguarda la disinformazione, “sta espandendo la sua sfera di influenza con un numero sempre maggiore di mezzi militari e tecnologici”, ha aggiunto Stoltenberg. “La NATO deve rispondere con decisione” alla minaccia di una “cooperazione con la Russia”. La dichiarazione finale afferma che  “le ambizioni dichiarate (dalla Cina, ndr) e il comportamento assertivo presentano sfide sistemiche all’ordine internazionale basato su regole”.
    Sorvegliato speciale, il fronte degli attacchi “non convenzionali”, vale a dire lo spazio informatico “che è costantemente minacciato”, ha precisato il segretario generale della NATO. L’Alleanza “è impegnata per garantire la sicurezza a tutti i livelli, anche cyber”, al punto da tirare in ballo l’articolo 5 (quello che afferma che un attacco armato contro uno o più alleati si considera come un attacco contro ogni componente della NATO, a cui ciascuno può rispondere secondo il diritto di autodifesa). “Gli alleati riconoscono che l’impatto di significative attività informatiche cumulative dannose potrebbe, in determinate circostanze, essere considerato come un attacco armato“, si legge nella dichiarazione dei leader. “Ci confrontiamo sempre più con minacce cyber e ibride, comprese le campagne di disinformazione, e l’uso dannoso di tecnologie emergenti sofisticate”.
    Ultime battute in conferenza stampa sulla questione del ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Per la sua “importanza per tutta la comunità internazionale”, la NATO “fornirà finanziamenti di transizione per garantire il funzionamento dell’aeroporto internazionale di Kabul“, ha spiegato Stoltenberg. “La Turchia svolge un ruolo chiave in questi sforzi”. L’ultimo atto di una presenza nel Paese che proprio quest’anno compie vent’anni.

    Al suo esordio alle riunioni dell’Alleanza Atlantica, il presidente statunitense ha affermato che “siamo più forti che mai”. Affrontate le “minacce” provenienti da Russia e Cina, sia sul piano militare sia su quello cyber

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    Bielorussia, da NATO sostegno a sanzioni di Washington e Bruxelles. Ma Lukashenko annuncia armi in arrivo da Mosca

    Bruxelles – È “incondizionato” l’appoggio del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, a Stati Uniti e Unione Europea, nelle rispettive decisioni di imporre sanzioni contro il regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. Il “messaggio di unità” dei partner dell’Alleanza Atlantica è arrivato oggi (martedì primo giugno) al termine della riunione dei ministri degli Esteri, come ulteriore conferma della dura risposta dell’Occidente al dirottamento su Minsk del volo Ryanair di domenica 23 maggio e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e la compagna Sofia Sapega.
    “È stato un atto che ha potenzialmente violato il diritto internazionale del volo e che è certamente contrario alla libertà di espressione”, ha commentato duramente Stoltenberg. Il segretario generale della NATO ha accolto con favore la prossima apertura di un’indagine indipendente da parte dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO), ma ha anche intimato al presidente Lukashenko di “liberare immediatamente i due prigionieri“. Il dossier sulla Bielorussia era una delle “sfide comuni alla nostra sicurezza, che dobbiamo affrontare insieme” per “coordinarci contro le minacce globali”.
    Così si spiega il “chiaro messaggio di sostegno” alle sanzioni di Washington e Bruxelles. Durante il Consiglio Europeo della scorsa settimana, i leader UE avevano deciso non solo di imporre una no fly zone sulla Bielorussia e chiudere lo spazio aereo alla compagnia di bandiera Belavia, ma anche di aggiornare la lista nera di persone ed entità colpite dalle sanzioni europee (già il 10 maggio era stato annunciato un quarto pacchetto dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell). Dalla Casa Bianca è arrivata invece venerdì scorso (28 maggio) la comunicazione che a partire da giovedì 3 giugno saranno reintrodotte sanzioni contro nove imprese collegate al regime bielorusso e che saranno considerate nuove misure “in coordinamento con l’Unione Europea e gli altri alleati”.
    Intanto, sul fronte orientale, il presiedente bielorusso esce rinvigorito dall’incontro di venerdì a Sochi con l’omologo russo, Vladimir Putin. Oltre alla seconda tranche da 500 milioni di dollari del prestito di Mosca a Minsk (su un totale di 1,5 miliardi accordati il 14 settembre dello scorso anno), come confermato anche dal portavoce di Putin, Dmitri Peskov, Lukashenko sarebbe pronto a ricevere “armi moderne” dall’alleato. Citato dall’agenzia stampa russa Interfax, il presidente bielorusso si è rallegrato del fatto che non ci sia stata “nessuna discussione sul dispiegamento permanente di forze russe o l’apertura di basi sul nostro territorio”. Uno scenario che potrebbe verificarsi solo “se dovessero sorgere delle preoccupazioni o se dovessimo vedere un’intensificazione dell’attività della NATO, fino a un conflitto militare“. In quel caso, “le forze russe saranno schierate in Bielorussia”.
    Per quanto riguarda il caso dell’arresto del giornalista e della compagna, Lukashenko ha seccamente commentato che “le indagini saranno svolte in Bielorussia“. Lo avrebbe riferito anche al presidente Putin a Sochi. Sulla questione della possibile competenza di Mosca sul caso erano nate delle speculazioni nei giorni precedenti all’incontro, dal momento in cui Sapega, studentessa 23enne di un master all’Università Europea di Scienze Umanistiche di Vilnius, è una cittadina russa.

    Messaggio di “appoggio incondizionato” dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg: “Queste sono sfide comuni alla nostra sicurezza”. Minsk aspetta la seconda tranche di prestiti russi e sostegno militare in caso di “intensificazione delle attività” dell’Alleanza Atlantica

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    Nuovo vertice NATO il 14 giugno a Bruxelles. Sarà il primo per il presidente Biden

    Bruxelles – Il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha invitato i trenta Paesi membri dell’Alleanza atlantica a partecipare a un nuovo vertice lunedì 14 giugno 2021. L’ultima riunione dell’Organizzazione transatlantica tra i leader degli Stati aderenti risale a luglio 2018.
    “È un’opportunità unica per rafforzare la NATO”, ha dichiarato in una nota il Stoltenberg. “Prenderemo decisioni importanti per la nostra sostanziosa e lungimirante agenda NATO 2030 per affrontare le sfide di oggi e di domani”, ha detto il segretario riferendosi esplicitamente alle aggressioni della Russia, alla minaccia del terrorismo, agli attacchi informatici, alle nuove tecnologie dirompenti, all’impatto del cambiamento climatico sulla sicurezza e all’ascesa della Cina nello scenario internazionale.
    Il vertice si terrà presso il quartiere generale dell’Organizzazione a Bruxelles e sarà il primo dopo l’elezione del nuovo presidente Joe Biden, che potrebbe partecipare all’incontro per inaugurare un nuovo capitolo delle relazioni transatlantiche.

    All’ordine del giorno l’agenda transatlantica 2030, ma soprattutto le ultime aggressioni della Russia e le relazioni con la Cina

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    Berlino accusa la Russia di voler provocare un conflitto in Ucraina. Oggi vertice NATO con Blinken

    Bruxelles – Arrivano le prime reazioni europee alla crescente tensione sul confine orientale in Ucraina, dopo la presa di posizione di ieri del segretario di Stato USA, Antony Blinken, e la telefonata del presidente Joe Biden all’omologo russo, Vladimir Putin. “La mia impressione è che la Russia stia facendo di tutto per provocare una reazione armata“, ha dichiarato questa mattina la ministra della Difesa tedesca, Annegret Kramp-Karrenbauer, all’emittente ARD. “Sta solo aspettando una mossa della NATO per avere un pretesto”.
    Riferendosi agli eventi che hanno portato al più grande accumulo di truppe russe dall’annessione della Crimea nel 2014, la ministra tedesca ha però sottolineato che né gli alleati della NATO né l’Ucraina si faranno “trascinare su questo terreno”. Secondo il Cremlino, il rafforzamento della presenza militare lungo i suoi confini occidentali è stato determinato dalla necessità di maggiori esercitazioni, a causa delle “crescenti minacce” dell’Alleanza Atlantica verso est. Ma la ministra Kramp-Karrenbauer ha espresso forti dubbi a riguardo: “Se è come dice, ci sono procedure internazionali che creano trasparenza e fiducia”.
    Berlino sta monitorando da vicino gli sviluppi sul fronte orientale ucraino e proprio ieri ha concordato con Washington un aumento del contingente militare statunitense di altre 500 unità, nel corso di un incontro in Germania tra la ministra della Difesa tedesca e il suo omologo USA, Lloyd Austin.
    Da sinistra, il segretario di Stato USA, Antony Blinken, e il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg (fonte: NATO)
    Oggi è in programma a Bruxelles la riunione ministeriale dei ministri della Difesa e degli Esteri NATO, a cui prenderanno parte anche il segretario di Stato USA Blinken e il ministro della Difesa Austin. Sul tavolo dei lavori ci sarà il dossier Ucraina – con la possibile discussione sul futuro di Kiev all’interno dell’Alleanza – ma anche lo sviluppo della situazione in Afghanistan.
    Dopo l’annuncio del presidente Biden del ritiro delle truppe statunitensi da Kabul entro il prossimo 11 settembre – a 20 anni esatti dall’attacco alle Torri Gemelle, che scatenò l’inizio dell’ennesima guerra in Afghanistan – anche gli alleati della NATO si preparano a prendere la stessa decisione: “Abbiamo sempre detto che ne siamo entrati insieme e ne saremmo usciti insieme”, ha ricordato la ministra tedesca Kramp-Karrenbauer. Prima di fare il suo ingresso al quartier generale della NATO, Blinken ha ribadito le parole del presidente Biden: “Abbiamo raggiunto gli obiettivi fissati, ora è tempo di riportare le truppe a casa”. Gli alleati sulle due sponde dell’Atlantico inizieranno a lavorare per un ritiro coordinato e il segretario di Stato USA ha confermato di essere tornato a Bruxelles “per lavorare in stretta collaborazione con i partner europei”.

    La ministra della Difesa tedesca Kramp-Karrenbauer ha ribadito che gli alleati occidentali “non si faranno trascinare su questo terreno”. Il segretario di Stato USA e il ministro Lloyd Austin si confronteranno con i partner europei sull’approccio verso Mosca e il ritiro delle truppe dall’Afghanistan

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    Blinken a Bruxelles per affrontare crisi Russia-Ucraina. Telefonata di Biden a Putin: “Allentare la tensione”

    Bruxelles – A nemmeno un mese di distanza dall’ultimo viaggio in Belgio, il segretario di Stato USA, Antony Blinken, è tornato oggi (martedì 13 aprile) a Bruxelles per “discutere le priorità con i partner europei” e rinsaldare il rapporto con gli alleati “mentre affrontiamo entità statali maligne e altre sfide“. Presentando in questo modo su Twitter il suo nuovo confronto con i leader dei Paesi europei e della NATO, il braccio destro del presidente Joe Biden ha lasciato tra le righe che uno dei temi centrali è l’escalation di tensione tra Russia e Ucraina.
    Contemporaneamente, la Casa Bianca ha reso noto che durante una telefonata tra Joe Biden e Vladimir Putin, il presidente statunitense ha chiesto all’omologo russo di “allentare la tensione” sull’Ucraina, nel tentativo di “costruire una relazione stabile e prevedibile”.

    Arrived in Brussels and look forward to discussing key priorities with our European partners. We will also continue our important engagement with our closest Allies on these issues as we look to confront malign state actors and other shared challenges.
    — Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) April 13, 2021

    Non è un caso se il primo incontro di Blinken a Bruxelles è stato proprio con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, a cui ha ribadito il “pieno sostegno degli Stati Uniti alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina di fronte alla continua aggressione della Russia“, ha reso noto il portavoce, Ned Price. Durante il confronto, il segretario di Stato USA ha espresso la sua preoccupazione per le “azioni deliberate” di Mosca, che stanno aumentando la tensione non solo “attraverso la sua retorica aggressiva e la disinformazione”, ma anche con “le crescenti violazioni del cessate il fuoco e il movimento delle truppe nella Crimea occupata e vicino ai confini dell’Ucraina”.

    I met with Ukrainian Foreign Minister @DmytroKuleba today to discuss unwavering U.S. support for Ukraine’s sovereignty and territorial integrity. We continue to support Ukraine’s Euro-Atlantic integration in the face of Russia’s ongoing aggression in the Donbas and Crimea. pic.twitter.com/9prNvIXHaf
    — Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) April 13, 2021

    Il ministro Kuleba era a Bruxelles alla ricerca di sostegno di fronte alla nuova minaccia del Cremlino sul fronte orientale del Paese. Lo ha trovato in primis dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg: “La Russia deve porre fine al più grande ammasso di truppe dall’annessione illegale della Crimea nel 2014”, ha sentenziato il segretario generale, ricordando che il movimento di uomini armati sul confine ucraino “è ingiustificato, inspiegabile e profondamente preoccupante“.
    Da sinistra, il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, e il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg (fonte: NATO)
    A proposito di NATO – definita dal segretario di Stato USA “forum essenziale della sicurezza transatlantica” – Blinken incontrerà domani (mercoledì 14 aprile) il segretario generale Stoltenberg. Già durante l‘incontro dello scorso 24 marzo con i ministri della Difesa dell’Alleanza era emersa la difficoltà nelle relazioni con la Russia, ma a tre settimane di distanza la situazione sembra essere sul punto di degenerare e la linea dell’Occidente si sta indirizzando verso un approccio sempre più deciso nei confronti di Mosca. Si può leggere così l’affermazione di Stoltenberg in conferenza stampa secondo cui “il percorso di riforme dell’Ucraina avvicinerà il Paese alla NATO“, con l’argomento della futura adesione di Kiev all’Alleanza Atlantica che potrebbe essere già sul tavolo Stoltenberg-Blinken domani.
    Intanto però il Cremlino fa la voce grossa e accusa Washington e i Paesi della NATO di star trasformando l’Ucraina in una polveriera. “Le forniture militari sono continuate e il volume di questi aiuti sta crescendo”, ha attaccato il vice-ministro degli Esteri russo, Serghiei Riabkov. Ma non solo: “Abbiamo avvertito gli Stati Uniti che dovrebbero stare lontano dalla Crimea per il loro stesso bene”, riferendosi all’invio di due navi da guerra americane nel Mar Nero. “Non hanno nulla da fare vicino alle nostre coste, quello che stanno facendo è una provocazione”, ha ribadito Riabkov.

    Il segretario di Stato USA ha incontrato il ministro degli Esteri ucraino Kuleba per ribadire “il pieno sostegno” di Washington di fronte alla “continua aggressività” di Mosca lungo il confine orientale. Domani il vertice con il segretario generale della NATO Stoltenberg

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    Ucraina, cresce la tensione al confine con la Russia, che ammassa nuove truppe

    Bruxelles – In un tweet pubblicato domenica 11 aprile il ministro degli Affari esteri ucraino Kuleba Dmytro ha espresso gratitudine a diciannove Paesi e a tre organizzazioni internazionali per i loro messaggi di supporto e di ferma condanna alle iniziative messe in campo dalla Russia negli ultimi giorni. “Sedici conversazioni telefoniche in undici giorni”, si legge nel post pubblicato sul profilo ufficiale del Ministero. Tra i soggetti ringraziati USA, Germania, Francia e Gran Bretagna, i Paesi baltici, quelli che si affacciano sul Mar Nero, ma anche la NATO, l’UE e l’OSCE, organizzazione che si occupa della sicurezza e cooperazione europea.

    Ukraine highly appreciates strong messages of support against the background of Russia’s escalation. pic.twitter.com/vxdNKDDtx5
    — MFA of Ukraine 🇺🇦 (@MFA_Ukraine) April 11, 2021

    La solidarietà internazionale nei confronti dell’Ucraina si è intensificata da quando Kiev ha denunciato a fine marzo una nuova ondata di tensioni nel Donbass, l’area orientale del Paese occupata dalla Russia dal 2014. L’ultimo episodio venerdì 26 marzo, quando l’uccisione di altri quattro uomini dell’esercito ucraino per mano dei cecchini russi ha portato a ventisei il bilancio delle perdite umane subite da Kiev dall’inizio del 2021 (in sette anni di conflitto il bilancio è di 13 mila vittime).
    Ciò che più spaventa è il rafforzamento della presenza militare russa nella regione. Attualmente Mosca può disporre di oltre 32 mila militari nell’annessa Crimea e di un esercito di 28 mila separatisti nei territori occupati a Est del Paese. Da sempre la Russia è accusata di sostenere i ribelli con rifornimenti militari e personale militare di supporto, ma il Cremlino si è sempre difeso dichiarando di adempiere ai suoi obblighi umanitari e negando qualsiasi interferenza con le iniziative dei separatisti ucraini.
    Senza dimostrarne la fondatezza diversi funzionari e media russi hanno annunciato nelle ultime settimane possibili  offensive da parte di Kiev, un movente che è alla base del dislocamento di carri armati, razzi e uomini da parte di Mosca. Il vice primo ministro russo Dmitry Kozak ha dichiarato che la Russia è pronta a difendere la popolazione russofona in Ucraina, che secondo il Cremlino sarebbe a rischio di subire un massacro simile a quello verificatosi nel 1995 a Srebrenica durante la guerra in Bosnia. Seppure non esistano prove a sostegno delle affermazioni di Mosca, secondo le parole del comandante dell’esercito ucraino Ruslan Khomchak, con questo pretesto la Russia starebbe dispiegando altri venticinque gruppi tattici nell’area a confine con il Paese.
    Da quando il rafforzamento delle capacità militari nell’area è stato confermato l’EUCOM, il Comando delle forze americane in Europa, ha innalzato il livello di allerta al massimo e si sono moltiplicate le reazioni a livello internazionale. Washington, Londra e Bruxelles hanno espresso “sostegno incondizionato” a Kiev e dopo l’uccisione di altro soldato ucraino giovedì 8 aprile la cancelliera tedesca Angela Merkel ha sollecitato il presidente russo Vladimir Putin in un colloquio telefonico a fare un passo indietro ritirando le truppe schierate in Ucraina. Ma Mosca ribadisce dietro le ultime mosse non c’è la volontà di innescare una guerra e che a provocare è piuttosto Kiev. “Nessuno deve sentirsi disturbato o minacciato”, ha dichiarato un portavoce del Cremlino.
    Secondo l’ex ambasciatore americano in Ucraina John Herbst, ora direttore dell’Eurasia Center dell’Atlantic Council di Washington, al di là delle sue reali intenzioni militari (legate all’approvvigionamento idrico della Crimea), l’azione di Putin mira a istigare il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj e soprattutto il nuovo presidente americano Joe Biden per sfidarli sul piano diplomatico e ottenere nuove concessioni. Non va neanche sottovalutata l’esigenza del presidente russo di dare un nuovo impulso al suo consenso interno in vista delle elezioni parlamentari di settembre 2021. Le accuse rivolte a Kiev su una nuova escalation militare nella regione vanno di pari passo con la crescita dell’aggressività della propaganda filogovernativa dei giornali di Stato registrata negli ultimi mesi in Russia.
    A questo si aggiunge la resistenza di Zelenskyj a retrocedere sui fondamentali della sovranità territoriale di Kiev sui territori del Donbass. Per il presidente ucraino la scelta ottimale sarebbe quella di accelerare l’adesione dell’Ucraina alla NATO, scelta che chiamerebbe i Paesi dell’alleanza atlantica all’intervento in caso di attacco militare sul suolo ucraino. Un portavoce della presidenza russa ha affermato che tale ipotesi aggraverebbe pericolosamente le relazioni tra Mosca e Kiev. Zelenskyj ha annunciato intanto lo svolgimento di un’esercitazione militare a Sud del Paese che punta a preparare la difesa sul confine con la Crimea e a proteggere i punti di atterraggio degli aerei lungo la costa del Mar Nero.
    Nella sua politica di difesa Kiev sarà appoggiata anche da Ankara. In un incontro bilaterale Zelenskyj e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan hanno inaugurato l’avvio di nuove negoziazioni per il rafforzamento della cooperazione nell’industria della difesa. Proprio Ankara ha comunicato che il 14 aprile accederanno al Mar Nero attraverso gli stretti del Bosforo e del Dardanelli due navi da guerra americane. La questione preoccupa Mosca dato che la presenza militare di Washington e della NATO sembra essere tornata ai livelli del 2014-2015, come riporta Reuters.

    .@RTErdogan, #Ukraine is pleased to have a reliable neighbor, even if our border is the sea. 🇺🇦 and 🇹🇷 are opening new horizons of cooperation: possible growth of investments in infrastructure, increase in trade turnover, partnership in energy and defense spheres. pic.twitter.com/HxCeN95EW0
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) April 10, 2021

    Il Cremlino ha detto di essere in contatto anche con Berlino e Parigi per la preparazione di un vertice sotto lo schema del “Format Normandy” (che fu istituito nel 2014 a settant’anni dal D-Day anche per trovare una soluzione al conflitto in Ucraina). Mosca intende escludere Kiev dalle nuove negoziazioni, ma dalla capitale ucraina il messaggio è chiaro: “Nessuna decisione sull’Ucraina senza l’Ucraina”. Da parte sua l’Unione Europea potrebbe prendere una prima posizione sugli ultimi eventi nel Donbass lunedì 19 aprile, giorno in cui si terrà una nuova riunione dei ministri degli Esteri europei.

    Mosca sposta verso Sud-Ovest carri armati, razzi e uomini, e afferma: “Nessuno deve sentirsi minacciato”. Per Kiev l’unica via di uscita è l’adesione alla NATO

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    Stati Uniti, rinsaldata alleanza con l’UE. Dai vaccini alla lotta ai cambiamenti climatici: “Grande segnale di democrazia”

    Il segretario di Stato Blinken ha chiuso la visita a Bruxelles con un incontro con i vertici della Commissione. La presidente von der Leyen ha invitato a “unire le forze contro il COVID-19”, l’alto rappresentante Borrell ha lanciato il “dialogo UE-USA sulla Cina e la cooperazione nelle iniziative di difesa europea”