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    Ue preoccupata per il rischio che la Russia aggiri le sanzioni con l’Unione economica euroasiatica

    Bruxelles – Le sanzioni dell’Ue contro la Russia e il rischio di un loro aggiramento attraverso l’Unione economica euroasiatica (Eaeu). E’ più che un’ipotesi, tanto che in Parlamento europeo c’è chi si inquieta e chiede conto di alleanze politico-commerciali che rischiano di vanificare sforzi e misure senza precedenti profusi fin qui per rispondere alle manovre miliari di Mosca su suolo ucraino. 
    Fin qui l’Ue ha colpito il Cremlino, e allineato le sanzioni anti-Putin a quelle decretate contro la Bielorussia accusata di aiutare la Russia. Ma c’è l’area di libero scambio che unisce Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, garantendo un cooperazione che potrebbe permettere di aggirare le restrizioni a dodici stelle. Perché gli europei non possono vendere in Russia e Bielorussia, ma non c’è nulla che vieti loro di continuare con le esportazioni verso gli altri membri dell’Unione economica euroasiatica.
    Liudas Mažylis, europarlamentare lituano del Ppe, ha più di qualche dubbio. Innanzitutto, sottolinea, “lo scorso anno il commercio dei paesi dell’Asia centrale con la Russia è cresciuto in media dal 60 all’80 per cento” rispetto al 2021, vale a dire il periodo precedente all’avvio dell’aggressione all’Ucraina. L’europarlamentare, nella sua interrogazione in materia, cita dati commerciali riferito al periodo  gennaio-ottobre 2022. In questo lasso temporale “le aziende kazake hanno esportato in Russia oltre 500 milioni di euro in più di elettronica e telefoni cellulari, ovvero 18 volte di più rispetto allo stesso periodo del 2021“.
    I partner commerciali dell’Eaeu possono dunque contribuire a sostenere Putin, la sua economia, e la sua macchina da guerra. In barba all’Ue e alle sue sanzioni. A detta di Mažylis, “a causa dell’aumento delle esportazioni di prodotti a duplice uso in Asia centrale, i componenti fabbricati nell’Ue possono essere trovati nelle attrezzature e negli armamenti militari russi utilizzati nella guerra contro l’Ucraina”. Dunque, denuncia, “si può presumere che le sanzioni imposte dall’Ue alla Federazione russa vengano eluse deviando i flussi commerciali attraverso paesi terzi, compresi gli Stati dell’Asia centrale“.
    La questione si come eccome, tanto che “la Commissione ha avviato un dialogo con le autorità dei paesi terzi, tra cui Kazakistan, Uzbekistan e Kirghizistan, in cui è stato individuato un rischio di elusione“, riconosce la commissaria per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, incaricata di rispondere a nome dell’intero collegio. Questo dialogo pone “particolare attenzione agli elementi critici per lo sviluppo militare, industriale ed economico della Russia”.

    Che in Asia centrale vi siano nodi geo-politici e di alleanze da sciogliere è cosa nota. Il voto dell’Assemblea generale dell’Onu dello scorso febbraio per una pace giusta in Ucraina ha visto l’astensione sia di Kazakistan sia del Kirghizistan, entrambi membri dell’Unione economica euroasiatica. Anche l’Uzbekistan, osservatore e altro interlocutore dell’Ue, si è astenuto, al pari del Tagikistan, altro osservatore. La risoluzione votata chiede in particolare che la Russia “ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente tutte le sue forze militari dal territorio dell’Ucraina e chieda la cessazione delle ostilità”.
    Nessuna condanna esplicita, ma neppure uno schierarsi con l’Europa e l’occidente. Per la ‘neutralità’ scelta diventa difficile per l’Unione europea considerare questi Paesi dell’Asia centrale e membri dell’Unione economica euroasiatica come sostenitori e alleati della Russia di Putin, e dunque prendere le decisione che il caso richiederebbe. La via del convincimento è allo stato attuale l’unica che l’esecutivo comunitario ha scelto di perseguire e proseguire.
    “La Commissione ha organizzato seminari di rafforzamento delle capacità dell’Ue in materia di sanzioni in Kazakistan e Uzbekistan”, spiega ancora McGuinness, lasciando intendere che comunque non si resterà a guardare. “L’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), in collaborazione con gli Stati membri, monitora e indaga su possibili elusioni delle sanzioni dal punto di vista antifrode”.
    L’Ue cerca di sfruttare i mutamenti di equilibri politici in Asia centrale. L’uscita di scena di Nursultan Nazarbeyv in Kazakistan ha privato la Russia di Putin di un alleato da sempre incrollabile. Il nuovo presidente, Kassym-Jomart Tokayev, ha impresso un allentamento nelle relazioni col Cremlino dopo l’avvio delle operazioni militari russe in Ucraina (non va dimenticato in Kazakistan ci sono oltre 3 milioni di russi, il 15 per cento della popolazione, concentrata soprattutto a nord, a ridosso della frontiera russo-kazaka).
    Si intravedono rischi, ma allo stesso tempo anche opportunità di dialogo con Paesi sì alleati della Russia, ma un po’ meno di un tempo. Avanti dunque con il dialogo. Nell’auspicio generale di non dover andare allo scontro con l’intera Unione economica euroasiatica.

    Dal Parlamento l’interrogazione che pone il problema. La Commissione riconosce “un rischio di elusione” via Kazakistan e Kirghizistan

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    McGuinness: “La Russia è entrata in recessione, e durerà a lungo”

    Bruxelles – Le sanzioni dell’Ue adottate per rispondere all’aggressione russa dell’Ucraina funzionano, tanto che “la Russia è entrata in recessione, che si prevede durerà per un lungo periodo di tempo“. E’ la commissaria europea per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, a tenere il punto su quanto fatto a livello Ue fin qui. Lo fa perché interrogata in materia da Jordan Bardella, europarlamentare francese di Rassemblement National. Di fronte alla Commissione che annuncia un nuovo pacchetto di misure restrittive, l’esponente lepeniano, chiede di fare il punto su quanto fatto finora. La preoccupazione è che alcune misure “siano controproducenti” per l’Ue, ammette l’eurodeputato, che vorrebbe una riflessione prima di procedere oltre.
    Dall’esecutivo comunitario arrivano le risposte richieste. “Secondo le ultime previsioni della Commissione – scrive McGuiness – la Russia subirà una grave recessione nel 2022, con la sua economia che si contrarrà del 5,1 per cento, seguita da un altro calo del 3,2 per cento nel 2023“. Questi numeri da soli aiutano a capire come le sanzioni Ue abbiano avuto un impatto, e non siano state del tutto inutili. Si indebolisce la fonte di finanziamento della guerra, che è l’obiettivo dei Ventisette. Ma c’è di più. “Le misure restrittive hanno causato gravi tensioni finanziarie, degradato la capacità industriale e tecnologica della Russia e concentrato la pressione sulle élite e sugli oligarchi russi“.
    A sentire McGuiness, dunque, il presidente russo Vladimir Putin e il suo ‘cerchio magico’ sono dunque sempre più sotto pressione, come tutto il sistema economico nazionale. La commissaria per i Servizi finanziaria sottolinea che, a seguito della decisione di disconnettere gli istituti di credito dal circuito internazionale Swift, adesso “il settore bancario russo è stato fortemente colpito e gran parte delle riserve della sua banca centrale sono state immobilizzate”.
    La Commissione dunque fornisce le prove che le sanzioni adottate fin qui funzionano, e lo faranno ancora di più. McGuinness precisa che ancora non si è a pieno regime. “Alcune misure adottate sono ancora soggette a periodi di introduzione graduale”, ricorda. Vuol dire che “questi effetti negativi si accumuleranno ulteriormente nel tempo”. Già adesso la Russia è stata trascinata in recessione, e quel poco di export rimasto vale sempre meno.  “Mentre i volumi delle esportazioni hanno già iniziato a diminuire rapidamente, i prezzi stagnanti e persino in calo hanno iniziato a tradursi in un calo complessivo dei valori delle esportazioni”. Andare avanti è dunque la cosa da fare. Oggi più che mai, alla luce di questi risultati, “l‘Ue coordina strettamente le sue sanzioni con i suoi partner internazionali, per ottenere il massimo impatto“.

    La commissaria per i Servizi finanziari risponde a un’interrogazione parlamentare e difende le sanzioni Ue. Funzionano, e l’obiettivo è “ottenere il massimo impatto”