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    Starmer a Berlino e Parigi per “dare una svolta alla Brexit”

    Bruxelles – Il promo ministro britannico Keir Starmer sarà oggi a Parigi dove vedrà il presidente Emmanuel Macron dopo una visita a Berlino dove ha incontrato in mattinata il cancelliere Olaf Scholz, per rilanciare il rapporto con l’Unione europea dopo quelli che definì “14 anni di marciume” dovuti agli effetti della Brexit.In un messaggio diffuso prima del viaggio che lo porterà oggi a partecipare alla cerimonia di inaugurazione della Paraolimpiadi, Starmer ha spiegato che il suo governo ha “l’opportunità, che si presenta una sola volta in una generazione, di reimpostare le nostre relazioni con l’Europa e di impegnarsi per partenariati autentici e ambiziosi che siano vantaggiosi per il popolo britannico”.Secondo il Primo ministro, “dobbiamo dare una svolta alla Brexit e sistemare le relazioni interrotte lasciate dal precedente governo. Questo lavoro è iniziato alla riunione della Comunità politica europea il mese scorso e sono determinato a proseguirlo, per questo questa settimana mi recherò in Germania e in Francia”.“Rafforzare le nostre relazioni con questi Paesi è fondamentale – ha isistito Starmer -, non solo per affrontare il problema globale dell’immigrazione clandestina, ma anche per stimolare la crescita economica in tutto il continente e soprattutto nel Regno Unito – una delle missioni chiave del mio governo”.In una conferenza stampa tenuta dopo l’incontro con Scholz, ha annunciato un nuovo trattato tra Regno Unito e Germania, descrivendolo come “un’occasione unica per ottenere risultati per i lavoratori in Gran Bretagna e in Germania”. Secondo il premier si tratta di “un nuovo accordo che testimonia la profondità e il potenziale delle nostre relazioni. Con legami più profondi in materia di scienza, tecnologia, sviluppo, persone, affari e cultura. Un impulso alle nostre relazioni commerciali”.Starmer ha poi ricordato che la Germania “è il secondo partner commerciale del Regno Unito nel mondo e, grazie a ciò, ha la possibilità di creare posti di lavoro qui e nel Regno Unito. E di fornire il bene più prezioso per entrambi i nostri Paesi: la crescita economica”.Scholz confermato il buon clima dell’incontro, affermando che “la Germania e il Regno Unito sono buoni amici, partner stretti e alleati fidati. Entrambi lavoreremo duramente per garantire che questa relazione continui a prosperare”.

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    Il laburista Keir Starmer è il nuovo primo ministro del Regno Unito. Sunak dà l’addio a Downing Street

    Bruxelles – Una promessa di cambiamento “con stabilità e moderazione”, un ringraziamento al predecessore “per la dedizione e il duro lavoro”, la raccolta dell’invito di re Carlo III a formare il prossimo governo “di questa grande nazione”. È così che Keir Starmer ha annunciato oggi (5 luglio) davanti alla porta nera di Downing Street 10 la nascita del nuovo gabinetto del Regno Unito, dopo il risultato travolgente del suo Partito Laburista alle elezioni anticipate di ieri (4 luglio). “Il Paese ha votato in modo deciso per il cambiamento, per la rinascita nazionale e il ritorno della politica al servizio pubblico”, ha messo in chiaro il neo-premier britannico dopo aver ricevuto a Buckingham Palace l’incarico reale di formare un gabinetto che sarà supportato dai 412 deputati laburisti alla Camera dei Comuni.Da sinistra: il neo-primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer, e re Carlo III a Buckingham Palace, 5 luglio 2024 (credits: Yui Mok / Pool / Afp)Secondo le parole del 58esimo primo ministro del Regno Unito, il suo compito e quello di tutto il Partito Laburista sarà quello di mettere fine alla mancanza di fiducia nella politica che si è aggravata sotto i precedenti governi conservatori dal 2010 a oggi, come dimostrato dalla bassissima affluenza al voto ieri (al 60 per cento, la seconda peggiore dal 1885): “Questa ferita, questa mancanza di fiducia può essere curata solo con le azioni, non con le parole, possiamo iniziare oggi con il semplice riconoscimento che il servizio pubblico è un privilegio e che il vostro governo dovrebbe trattare ogni singola persona con rispetto“. In un passaggio decisivo del primo discorso da leader del Paese, Starmer ha reso evidente che cercherà anche di rimarginare le aspre divisioni nell’elettorato, che hanno portato alla crescita esponenziale (4,1 milioni di voti, il 14,3 per cento) del partito sovranista e populista Reform Uk dell’architetto della Brexit, Nigel Farage: “Che abbiate votato laburista o meno, e soprattutto se non lo avete fatto, vi dico direttamente che il mio governo vi servirà”, perché  “la politica può essere una forza per il bene, lo dimostreremo”. In altre parole “il Paese per primo, il partito per secondo”.Con Starmer i laburisti tornano al governo 14 anni dopo l’ultimo governo di Tony Blair, che aveva guidato il Regno Unito dal 1997 al 2010 e aveva stabilito i due record di seggi per i Labour nella storia del partito (418 nel 1997 e 412 nel 2001). In un Paese non abituato a frequenti passaggi di testimone tra una forza politica e l’altra – solo 7 dal secondo dopoguerra – anche complice la bassa affluenza al voto nel 2024 si è però registrato uno dei più grossi cambiamenti nel numero di seggi (swing, in gergo), che ora il centro-sinistra dovrà cercare di capitalizzare sotto forma di governo. “Il nostro Paese ha bisogno di un grande reset, per riscoprire chi siamo, perché non importa quanto è dura la tempesta, uno dei grandi punti di forza di questa nazione è sempre stato quello di navigare verso acque più calme”, è l’esortazione di Starmer, che si è definito un politico “di stabilità e moderazione”.Il neo-primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer, con la moglie Victoria Alexander davanti alla porta di Downing Street 10, il 5 luglio 2024 (credits: Henry Nicholls / Afp)Indirizzandosi alle “milioni di persone scivolate verso una maggiore insicurezza”, mentre i governi “hanno chiuso gli occhi per troppo tempo”, il neo-premier britannico ha rassicurato sul fatto che “questa volta noi non ci gireremo dall’altra parte, servirà del tempo, ma il lavoro inizia adesso“. Un riferimento al working background di Starmer, che “mattone dopo mattone” vuole “ricostruire questo Paese” dopo 14 anni all’opposizione, dalle scuole ai servizi pubblici, dalla sicurezza e il “controllo delle frontiere” ai prezzi dell’energia e delle case “accessibili”. E un appello all’unità nazionale, messo in discussione in questo ultimo decennio dall’indipendentismo scozzese e nordirlandese: “Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, quattro nazioni impegnate per affrontare le sfide di un mondo insicuro con calma e moderazione”. A questo punto, con l’ingresso di Starmer e della moglie Victoria Alexander dalla porta di Downing Street 10, può iniziare la nuova esperienza di governo del leader laburista, con l’annuncio della squadra di ministri atteso già per questa sera.L’ex-primo ministro conservatore del Regno Unito, Rishi Sunak, 5 luglio 2024 (credits: Henry Nicholls / Afp)Solo un’ora e mezza prima il predecessore di Starmer, il conservatore Rishi Sunak, aveva annunciato le dimissioni davanti alla stessa porta, dopo l’incontro con re Carlo III a Buckingham Palace. “Ho dato il massimo per questo lavoro, ma avete mandato un chiaro segnale: il governo del Regno Unito deve cambiare, e il vostro è l’unico giudizio che conta”, sono state le parole di commiato del premier uscente a conclusione di quasi due anni di governo del Paese. Scusandosi per il tracollo dei conservatori alle urne – con soli 121 seggi conquistati, quello di ieri è stato il peggior risultato dalla fondazione del partito nel 1834 – Sunak ha spiegato di aver “sentito la vostra rabbia, la vostra delusione e mi assumo la responsabilità di questa perdita“. Lo stesso premier dimissionario si è poi congratulato con Starmer – definendolo “un uomo onesto e di grande spirito pubblico, che rispetto a prescindere dai nostri disaccordi in questa campagna” – e ha reso noto che “mi dimetterò da leader dei conservatori” non appena saranno definite le modalità di selezione della sua successione. Si apre così una dura lotta per la leadership del Tories tra le poche figure di spicco sopravvissute alle sfide del sistema elettorale first past the post (ovvero un maggioritario secco) nelle rispettive circoscrizioni.Già con l’annuncio dei risultati delle elezioni, sono arrivate da Bruxelles le congratulazioni a Starmer dai vertici delle istituzioni dell’Unione Europea, che hanno osservato le elezioni nel Regno Unito post-Brexit dall’esterno (per la prima volta dal 1973, quando Londra faceva ingresso nella Comunità Economica Europea): “Non vedo l’ora di lavorare in un partenariato costruttivo per affrontare le sfide comuni e rafforzare la sicurezza europea”, ha commentato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Le ha fatto eco il numero uno del Consiglio Europeo, Charles Michel, che parla di “nuovo ciclo” a Londra e dà appuntamento al prossimo inquilino di Downing Street 10 “alla riunione della Comunità Politica Europea il 18 luglio nel Regno Unito, dove discuteremo delle sfide comuni, tra cui stabilità, sicurezza, energia e migrazione”. Anche la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, si è congratulata con Starmer, ricordando che “le relazioni tra l’Unione Europea e il Regno Unito sono radicate nei nostri valori condivisi e nella nostra amicizia di lunga data” e “come alleati e partner, è nel nostro interesse comune continuare a lavorare a stretto contatto“.

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    L’onda laburista travolge il Regno Unito. A picco conservatori e nazionalisti scozzesi, Farage eletto

    Bruxelles – Le prime elezioni nel Regno Unito post-Brexit sono state storiche sotto molti punti di vista. Per la valanga di seggi conquistati dal Partito Laburista, per il tracollo senza precedenti nella storia del Partito Conservatore e per il ritorno nell’ombra del Partito Nazionale Scozzese. Per la prova elettorale più convincente dei Liberal Democratici in poco più di 30 anni di esistenza politica e per la comparsa sulla scena dei sovranisti di Reform Uk di Nigel Farage (eletto all’ottavo tentativo). Ma anche per altri dati che offrono significativi spunti di riflessione: quella appena eletta sarà la Camera dei Comuni con la maggiore rappresentanza femminile di sempre – 242 deputate – ma a fronte a un’affluenza al voto tra le più basse dal 1885, ferma al 59,8 per cento.Il leader del Partito Laburista e prossimo primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer (credits: Justin Tallis / Afp)“Ce l’abbiamo fatta! Il cambiamento inizia ora“, sono state le prime parole del leader laburista, Keir Starmer, dopo l’annuncio dei risultati parziali delle elezioni di ieri (4 luglio): “Serve un partito laburista cambiato, pronto a servire il nostro Paese, pronto a riportare la Gran Bretagna al servizio dei lavoratori”. Con 412 seggi conquistati alla Camera dei Comuni – la migliore performance elettorale dopo quelle di Tony Blair nel 1999 e nel 2001 – i Labour hanno ora un’ampissima maggioranza per governare (la soglia minima è di 326) e per questa mattina (5 luglio) sono attese a Buckingham Palace le dimissioni del premier conservatore uscente, Rishi Sunak, prima della nomina di Starmer da parte di re Carlo III. Dopodiché il leader laburista si recherà a Downing Street 10 verso ora di pranzo e terrà il primo discorso come nuovo capo del governo britannico.Immediate le congratulazioni a Starmer dai vertici delle istituzioni dell’Unione Europea, che hanno osservato le elezioni nel Regno Unito post-Brexit dall’esterno (per la prima volta dal 1973, quando Londra faceva ingresso nella Comunità Economica Europea): “Non vedo l’ora di lavorare in un partenariato costruttivo per affrontare le sfide comuni e rafforzare la sicurezza europea”, ha commentato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Le ha fatto eco il numero uno del Consiglio Europeo, Charles Michel, che parla di “nuovo ciclo” a Londra e dà appuntamento al prossimo inquilino di Downing Street 10 “alla riunione della Comunità Politica Europea il 18 luglio nel Regno Unito, dove discuteremo delle sfide comuni, tra cui stabilità, sicurezza, energia e migrazione”. Anche la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, si è congratulata con Starmer, ricordando che “le relazioni tra l’Unione Europea e il Regno Unito sono radicate nei nostri valori condivisi e nella nostra amicizia di lunga data” e “come alleati e partner, è nel nostro interesse comune continuare a lavorare a stretto contatto“.Il leader del Partito Conservatore e primo ministro uscente, Rishi Sunak (credits: Temilade Adelaja / Pool / Afp)Il contraltare della valanga di seggi laburisti è una cocente sconfitta per i Tories del premier uscente Sunak, crollati a 121 seggi alla Camera dei Comuni (-244). Si tratta del peggior risultato nella storia dei conservatori britannici dalla fondazione del partito nel 1834, che arriva dopo 14 anni di governo e 5 diversi gabinetti, da David Cameron tra il 2010 e il 2016 fino agli ultimi due anni di Sunak, passando da Theresa May e Boris Johnson a cavallo dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e i fallimentari 45 giorni di Liz Truss (non rieletta ieri) nell’autunno 2022. Il risultato ai limiti del catastrofico dei conservatori (più di 7 milioni di voti persi dal trionfo del 2019) può essere considerato la parabola del suicidio politico di Sunak, che a fine maggio aveva indetto elezioni anticipate, anche se i Tories rimarranno ancora il principale partito di opposizione ai Labour. La vera incognita sarà ora la direzione che prenderanno i conservatori, in particolare di fronte alla cavalcata dei sovranisti e populisti di Reform Uk, che hanno conquistato solo 4 seggi – tra cui quello del loro leader e architetto della Brexit Farage – ma si sono piazzati al terzo posto in termini di preferenze: con 4,1 milioni di voti sono saliti al terzo posto tra i partiti nel Regno Unito.Il sistema elettorale in vigore nel Regno Unito viene definito first past the post, ovvero un maggioritario secco: in ciascuna delle 650 circoscrizioni in Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord il candidato che ottiene più voti degli altri viene eletto deputato. Nonostante tendenzialmente garantisca una maggiore governabilità, allo stesso tempo questo sistema può nascondere alcuni elementi critici del risultato delle urne. Per esempio alle elezioni del 4 luglio 2024 – con la seconda affluenza più bassa in 150 di storia democratica britannica (solo nel 2001 si è toccato il 59,4 per cento) – si rischia di non notare che i laburisti di Starmer hanno perso circa 600 mila preferenze rispetto a cinque anni fa, quando sotto Jeremy Corbyn crollavano al risultato peggiore dal 1935 in termini di seggi alla Camera dei Comuni (202): ma con l’affluenza al 67,3 per cento nel 2019, si attestavano al 40 per cento e 10,3 milioni di voti. O ancora, che i sovranisti di Farage sono staccati di soli 9 punti percentuali dai conservatori (14,3 contro 23,7) e 2,8 milioni di preferenze – nonostante i seggi dicano 120 a 4 – mentre i laburisti sono al 33,8 per cento con 9,6 milioni di voti. Tutto ciò considerato, i prossimi mesi e anni diranno se la nuova leadership dei Tories andrà verso un tentativo di riconquistare gli elettori persi a favore di Reform Uk – con un inasprimento delle posizioni nazionaliste, euroscettiche e anti-migrazione – o se tenteranno una virata al centro per riprendersi l’enorme quantità di circoscrizioni passate di mano ai Labour soprattutto in Inghilterra.ll leader di Reform Uk, Nigel Farage (credits: Henry Nicholls / Afp)Anche perché si deve tenere in considerazione la prova elettorale significativa dei Liberal Democratici, che sono riusciti a eleggere 71 deputati (a fronte di 3,5 milioni di preferenze, circa 600 mila in meno di Reform Uk). Si tratta della migliore performance del partito dalla sua fondazione nel 1988 e la nuova scalata al terzo posto alla Camera dei Comuni, considerato il parallelo tracollo del Partito Nazionale Scozzese a 9 seggi (-39 rispetto al 2019) e il ritorno nell’ombra dopo i nove anni di forte leadership di Nicola Sturgeon tra il 2014 e il 2023. Dopo lo scandalo sui finanziamenti del partito all’inizio del 2023, le dimissioni di Sturgeon non hanno cambiato la priorità su un nuovo referendum sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito nell’agenda dei successori Humza Yousaf e John Swinney, con la condanna della Brexit e delle sue conseguenze economiche come fattore trainante. Eppure le sconfitte nella stragrande maggioranza delle circoscrizioni alle elezioni 2024 a favore di laburisti e liberaldemocratici possono essere interpretate come la fine del sogno indipendentista e la consapevolezza degli elettori scozzesi che una migliore rappresentanza nel partito al governo può fornire una prospettiva migliore rispetto a quanto realizzato dal 2015 dalla formazione nazionalista.A completare il quadro della Camera dei Comuni sono i 7 deputati repubblicani nordirlandesi di Sinn Féin, i 5 protestanti nordirlandesi del Partito Unionista Democratico, i 4 gallesi di Plaid Cymru e i 4 del Partito Verde (con un exploit elettorale da 800 mila a 1,9 milioni di preferenze guadagnate dal 2019 a oggi), oltre ad altri 5 eletti di partiti minori e 6 indipendenti, tra cui l’ex-leader laburista Corbyn. Un ultimo dato da considerare è il calo della quota complessiva di deputati laburisti e conservatori complessivi (533) – la più bassa dal 1931 (522) – che per la prima volta nella storia moderna del Regno Unito potrebbe portare a delle riflessioni profonde sullo stesso sistema maggioritario secco in vigore e a richieste più pressanti per un sistema elettorale più proporzionale da parte dei partiti che hanno fatto un balzo in avanti, Reform Uk e il suo leader eletto in Parlamento sopra tutti.

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    L’Ue osserva le prime elezioni nel Regno Unito post-Brexit. I Labour verso il trionfo, occhi puntati ancora su Farage

    Bruxelles – Sono passati cinque anni da quella “nuova alba per il Regno Unito” invocata dall’allora leader dei conservatori, Boris Johnson, dopo la schiacciante vittoria alle elezioni del 12 dicembre 2019, le ultime prima dell’uscita del Paese dall’Unione Europea. Da allora sono cambiate molte cose: tre governi a Londra, una Brexit concretizzatasi dal primo gennaio 2021 e tre anni di relazioni ben più che difficoltose con Bruxelles. Ma soprattutto un ribaltamento completo dei rapporti di forza tra conservatori e laburisti, che oggi guidano ampiamente i sondaggi dopo il tracollo inesorabile dei Tories. Una costante tra il pre- e il post-Brexit nel Regno Unito però rimane: Nigel Farage, il politico sovranista, populista e nazionalista che più ha demonizzato l’Unione Europea e che ha portato a termine con successo la sua missione di sancire con un referendum l’addio di Londra. Alle elezioni del 4 luglio 2024 è ancora lui – e il suo Reform Party – la variabile su cui fare attenzione per il futuro del Regno Unito.Il leader del Partito Laburista, Keir Starmer (credits: Andy Buchanan / Afp)Il sistema elettorale in vigore nel Regno Unito viene definito first past the post, ovvero un maggioritario secco: in ciascuna delle 650 circoscrizioni in Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord il candidato che ottiene più voti degli altri viene eletto deputato. Il partito che conquista la maggioranza dei seggi alla Camera dei Comuni (la soglia minima è 326) vince le elezioni e può formare il governo, il cui primo ministro tecnicamente è nominato dal monarca secondo l’esito del voto. Le urne per le elezioni del 4 luglio sono aperte dalle ore 7.00 alle 22.00 locali (dalle 8 alle 23 secondo l’ora di Bruxelles), ma gli elettori britannici hanno la possibilità di votare anche per posta o per delega. Alla chiusura delle urne sarà annunciato l’exit poll, vale a dire il sondaggio condotto tra gli elettori di circa 150 circoscrizioni elettorali, scelte per essere demograficamente rappresentative del Paese. Dopodiché inizierà lo spoglio delle schede, che si protrarrà per tutta la notte: domani mattina presto (5 luglio) sarà chiaro quale partito ha la maggioranza e approssimativamente con quanti seggi, mentre i risultati finali sono attesi per la tarda mattinata.(fonte: YouGov)Secondo quanto emerge dagli ultimi sondaggi – che confermano l’esito delle amministrative di maggio – i laburisti di Keir Starmer sono proiettati a una comoda vittoria con il 39 per cento delle preferenze, staccando di quasi 20 punti percentuali i conservatori del premier uscente, Rishi Sunak (21 per cento). Tradotto in un sistema first past the post, questo dovrebbe significare 431 per i Labour (+229 dal 2019) e un crollo a 102 per i Tories (-269), il peggior risultato di sempre da quando la sfida è conservatori-laburisti (cioè dal 1922). L’attenzione però dovrà essere rivolta anche agli altri partiti in corsa, che non spezzeranno nemmeno stavolta il tradizionale bipartitismo britannico, ma lo potrebbero mettere in seria crisi. Perché oltre ai soliti Liberal Democratici (dati in crescita all’11 per cento, con 72 seggi potenziali) e il Partito Nazionale Scozzese (in forte calo anche in Scozia, con una perdita di seggi stimata a 30, per assestarsi a 18), c’è anche il partito sovranista e populista Reform Uk di Farage all’orizzonte. Nato dai fuoriusciti del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (Ukip) e già Brexit Party tra il 2018 e il 2021, il partito di Farage nel sistema uninominale non dovrebbe portare a casa più di 3 seggi, ma sono le percentuali a far tremare i conservatori: con il 17 per cento delle preferenze totali, Reform Party arriverebbe a soli 4 punti percentuali dai Tories e da lì potrebbe iniziare un imprevedibile processo di convergenza – se non addirittura di fusione – tra l’ala più a destra del partito del premier Sunak (che rischia di non essere eletto nella sua circoscrizione di Richmond) e i populisti di destra euroscettica e anti-migrazione.(fonte: BBC)A tre anni e mezzo dall’inizio delle relazioni post-Brexit tra Bruxelles e Londra, una vittoria schiacciante dei Labour – che sono pronti a tornare a Downing Street 10 dopo 14 anni di assenza – non significherà l’inizio di un processo di reintegrazione del Regno Unito nell’Unione Europea. “Sono stato molto chiaro sul fatto che non intendo rientrare nell’Ue, nel Mercato unico o nell’Unione doganale, né consentire il ritorno alla libertà di circolazione“, sono state le secche parole di Starmer alla stampa ieri (3 luglio). Anche considerata la quasi totale assenza nella campagna elettorale dei temi relativi alla Brexit e alle relazioni con l’Ue, risulta piuttosto chiaro che i laburisti abbiano cercato di evitare l’errore di cinque anni fa, quando l’allora leader, Jeremy Corbyn, si era allineato il consenso di una larga fetta dell’elettorato britannico promettendo un secondo referendum sulla Brexit.Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak (27 febbraio 2023)Il leader laburista in carica non ha però escluso che il – probabile – prossimo governo da lui presieduto spingerà per un dialogo con Bruxelles più costruttivo rispetto ai tre precedenti esecutivi guidati dai conservatori (tra Johnson e Sunak ci sono stati i fallimentari 45 giorni di Liz Truss): “Penso che potremmo ottenere un accordo migliore di quello pasticciato sotto Johnson sul fronte del commercio, della ricerca e dello sviluppo e della sicurezza”, ha messo in chiaro Starmer. A Londra è in corso da un anno un ripensamento della strategia nei confronti di Bruxelles, con il governo Sunak che prima ha raggiunto con la Commissione Europea un’intesa politica sulla partecipazione ai programmi Horizon Europe e Copernicus (a partire dal primo gennaio 2024) e poi sulla cooperazione tra Frontex e le autorità nazionali.Il difficile post-Brexit tra Ue e Regno UnitoDal momento in cui la Brexit è diventata a tutti gli effetti una realtà, l’entrata in vigore dell’Accordo di commercio e cooperazione ha reso particolarmente tesi i rapporti tra Bruxelles e Londra. La contesa è iniziata nel marzo del 2021 attorno alla questione del periodo di grazia per il commercio nel Mare d’Irlanda, ovvero la durata della concessione temporanea ai controlli Ue sui certificati sanitari per il commercio dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord. Nel contesto post-Brexit questi controlli sono ritenuti necessari per mantenere integro il Mercato Unico sull’isola d’Irlanda. Il problema maggiore ha riguardato le carni refrigerate e per questa ragione si è spesso parlato di ‘guerra delle salsicce’ con Bruxelles.La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e l’ex-primo ministro del Regno Unito, Boris JohnsonIl tentativo di prorogare unilateralmente il periodo di grazia da parte dell’allora governo Johnson ha scatenato uno scontro diplomatico tra le due sponde della Manica, apparentemente risolto tra il luglio e l’ottobre 2021. L’esecutivo Ue ha così sospeso la procedura d’infrazione contro Londra, per cercare delle soluzioni di compromesso su tutti i settori più delicati. Ma nel giugno 2022 la Commissione Ue ha scongelato la stessa procedura d’infrazione, attivandone altre due, per la decisione di Londra di tentare la strada della modifica unilaterale del Protocollo sull’Irlanda del Nord. Il crollo del governo Johnson prima e di quello disastroso di Truss poi – con la contemporanea crisi economica che da allora ha travolto il Paese – ha agevolato le aperture da entrambe le parti verso una soluzione sostenibile per un accordo di compromesso. Accordo trovato con il Framework di Windsor il 27 febbraio 2023, firmato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e dal premier uscente Sunak.

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    Regno Unito: alle elezioni locali vince il partito laburista, che rafforza la prospettiva di tornare al governo

    Bruxelles – Un messaggio forte dalle municipalità alla capitale: il Paese sta con i laburisti. Si sono tenute ieri (2 maggio) le elezioni locali parziali nei comuni in Inghilterra e il partito Conservatore, al governo a livello nazionale, ha perso voti in tutte le città, mentre il Labour ha guadagnato consiglieri e conquistato la maggioranza in almeno 3 comuni. Un segnale forte verso il Primo ministro Rishi Sunak, la cui forte difficoltà nei sondaggi è confermata anche dal voto locale. I laburisti, guidati dal moderato Keir Starmer, rafforzano la prospettiva di tornare al numero 10 di Downing street, dove mancano dal 2010 quando al governo c’era Gordon Brown.In foto il leader del partito Laburista Keir Starmer. Classe 1962 ha assunto la leader del partito nel 2020 subentrando a Jeremy CorbynI Tory (ma i dati sono ancora parziali) avrebbero perso almeno 126 consiglieri comunali in tutta l’Inghilterra. Una vittoria per il Labour che rappresenta per Starmer “un passo da giganti per tornare al potere”. Il successo nelle elezioni ha spinto il partito della rosa a chiedere elezioni anticipate. Il Regno Unito deve infatti votare per il rinnovo del Parlamento non dopo il 28 gennaio. Oltre al voto locale, a Blackpool, nel nord-ovest del Paese, si sono tenute anche le suppletive per eleggere un nuovo membro alla Camera dei Comuni. Il seggio era tenuto dai Conservatori ma i Labouristi sono riusciti a strapparlo.Strada spianata quindi per i laburisti? Non proprio, a preoccupare il Labour party sono i risvolti della situazione in Medioriente. La posizione presa, in sostegno a Israele, non piace a una larga parte della base. A Oldham (nei sobborghi di Manchester), una zona con un alto numero di mussulmani, il partito di Starmer ha perso il controllo del municipio perché si sono presentati dei candidati di sinistra pro Palestina. Un segnale da non sottovalutare dato che oltre il 6,5 per cento degli abitanti del Regno Unito sono di religione mussulmana.Britain demands change. pic.twitter.com/rUMnJhSKe0— The Labour Party (@UKLabour) May 3, 2024