Dall’Ucraina all’energia, a Nuova Delhi prende il via il G20 tra divisioni e nuovi ingressi
Bruxelles – Il G20 delle divisioni e dei (probabili) nuovi ingressi. Dopo Bali di quasi un anno fa, sarà Nuova Delhi a ospitare a partire da questa sera (8 settembre) e fino a domenica i vertici delle istituzioni comunitarie, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, insieme a tutti gli altri leader dei 19 Paesi più industrializzati al mondo (oltre l’Unione europea) che rappresentano due terzi della popolazione (e l’85 per cento del prodotto interno lordo mondiale) in un vertice sotto il tema “Una Terra, Una Famiglia, Un Futuro” in cui, nonostante le divergenze sui temi sul tavolo, dovranno restituire l’immagine di unità.
Guerra in Ucraina, eliminazione graduale dei combustibili fossili e ristrutturazione del debito. Tre i principali dossier che animeranno il dibattito delle venti economie più importanti al momento, divise da profondi disaccordi su tutti e tre gli spunti di dibattito e che cercheranno di facilitare il dialogo sulla fine della guerra in Ucraina e sulla lotta al riscaldamento globale, pure senza la partecipazione dei leader di Cina e Russia, Xi Jinping e Vladimir Putin. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov guiderà la delegazione di Mosca al vertice, mentre quella cinese sarà rappresentata dal premier Li Qiang.
Mostrare unità ma soprattutto sottoscrivere una dichiarazione congiunta ambiziosa sarà un’impresa, principalmente sotto il profilo della guerra in Ucraina e sull’ambizione per ridurre l’uso dei combustibili fossili. Sbloccare i negoziati sul grano ucraino e l’iniziativa sul Mar Nero da cui la Russia si è chiamata fuori sarà una delle priorità principali dell’Unione europea alla riunione dei leader, anche se il dialogo non è facile. “Le discussioni sono in corso su questo punto specifico, quindi credo che questa sia la grande sfida che abbiamo”, ha riferito un alto funzionario europeo alla vigilia della riunione, sottolineando che i colloqui saranno tesi anche perché a ospitare la riunione sarà la presidenza indiana che in più di un’occasione nel quadro delle Nazioni Unite si è astenuta su risoluzioni chiave di condanna dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina. “Attaccando deliberatamente i porti ucraini, il Cremlino li priva del cibo di cui hanno un disperato bisogno ed è scandaloso che la Russia, dopo aver posto fine all’Iniziativa del Mar Nero, blocchi e attacchi i porti marittimi ucraini. Questo deve finire”, ha detto Michel in una dichiarazione pubblicata questa mattina. “Le navi cariche di grano devono avere un accesso sicuro attraverso il Mar Nero e l’iniziativa delle Nazioni Unite di Antonio Guterres ha consegnato dai 30 ai 32 milioni di tonnellate ai mercati, soprattutto ai paesi in via di sviluppo”.
Quello che si aprirà sabato sarà anche e soprattutto un vertice dei leader G20 profondamente legato al clima per spianare la strada alla prossima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre, ma non si aspettano accordi per alzare le ambizioni globali sull’uso dei combustibili fossili. Da parte dell’Unione europea c’è “l’ambizione di andare oltre quanto concordato all’ultima riunione del G20 di Bali”, che si è tenuta a novembre 2022, “non solo dal punto di vista dell’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili inefficienti ma anche dal punto di vista di ridurre gradualmente l’uso di combustibili fossili, incluso il carbone”, ha ricordato un alto funzionario europeo. “Per ora, sfortunatamente, è stato impossibile andare oltre quanto stabilito a Bali, quindi” nelle conclusioni “rimarremo legati a quanto concordato a Bali”. A luglio scorso i ministri dell’Energia del G20 hanno fallito nel tentativo di trovare un accordo su una tabella di marcia per ridurre l’uso dei combustibili fossili e India e Cina frenano su un accordo ambizioso sul carbone. Questi due paesi sono tra i maggiori inquinatori del pianeta, ma accusano i paesi occidentali, che hanno iniziato a inquinare durante la rivoluzione industriale due secoli fa, di avanzare una richiesta difficile da realizzare.
Il gruppo dei 20, che comprende i paesi più ricchi e potenti del mondo (che riunisce nello specifico Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Corea del Sud, Giappone, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Turchia, Regno Unito, Usa e UE) dovrebbe inoltre discutere e garantire l’adesione dell’Unione africana, che conta 55 stati membri e quindi avrebbe lo stesso status dell’Unione Europea di blocco regionale.
Da questa sera e fino a domenica i vertici delle istituzioni comunitarie, insieme ai leader dei 19 Paesi più industrializzati al mondo che rappresentano due terzi della popolazione (e l’85 per cento del prodotto interno lordo mondiale). Non ci saranno Putin e Xi LEGGI TUTTO