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    Per la diplomazia l’Ue si fida dell’Italia, seconda per numero di ambasciatori

    Bruxelles – Un totale di 145 rappresentanze diplomatiche, sei dipartimenti (Africa, Americhe, Asia e Pacifico, Europa, Europa orientale e Asia centrale, Medio Oriente e Nord America), più di 5mila tra diplomatici, funzionari, addetti e impiegati di vario grado. Sono i numeri del servizio per l’azione esterna dell’Ue (Seae), l’organismo della diplomazia dell’Ue gestito e presieduto dall’Alto rappresentante. Una macchina complessa, per una rete attiva in tutto il mondo e che si affida tanto sull’Italia. Perché tra i capi-delegazione il Paese offre tanto all’azione a dodici stelle.I numeri dicono che l’Italia è seconda per numero di figure di spicco nelle rappresentanze diplomatiche dell’Ue. Un totale di 16 capi-delegazione, cioè ambasciatori dell’Unione, (dei quali 3 con contratto temporaneo). Lo stesso numero che può vantare la Spagna (16 dei quali 4 temporanei). Solo la Francia vanta un peso maggiore nella diplomazia Ue (22, dei quali 6 funzionari temporanei). Da notare la prestazione del Belgio, non tra i Paesi più grandi dell’Unione, che però può vantare ben 10 ambasciatori.A offrire un quadro dettagliato è Josep Borrell, l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza in carica, rispondendo a un’interrogazione parlamentare molto spiccia e diretta in cui si invita a “inviare la ripartizione per nazionalità” degli ambasciatori e dei capi-delegazione nelle rappresentanze dell’Ue.La risposta di Borrell è telegrafica, ma nel caso specifico le informazioni vanno ricercate nell’allegato alla sua risposta. Qui si offre il riassunto dell’organizzazione delle rappresentanze aggiornata ad aprile 2024.C’è dunque un’Europa che si fida degli italiani e della loro capacità in ambito diplomatico. Una riprova di ciò è dato anche dal numero di inviati speciali che fanno capo al Servizio per l’azione esterna. Delle 10 figure appositamente create, due sono italiane. Si tratta di Luigi Di Maio (per il Golfo persico) e di Emanuela Del Re (per il Sahel, mandato in scadenza ad agosto, in carica dal 2021).Da notare il peso della Germania, molto più contenuto di quanto ci potesse attendere e che sembra confermare un’attenzione tedesca più agli aspetti interni che a quelli internazionali. Ma soprattutto lo ‘zero’ alla voce ‘britannici’. Molto probabilmente si tratta di una diretta conseguenza della Brexit. L’uscita del Regno Unito dall’Ue non ha significato la partenza di funzionari entrati ben prima del referendum. All’1 gennaio 2024 in Commissione risultano ancora 428 cittadini britannici.

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    Telefonata Biden Macron: nessuna scusa, ma volontà di ricucire

    Bruxelles – Joe Biden e Emmanuel Macron tornano a parlarsi. Dopo la crisi diplomatica dovuta all’annuncio dell’accordo a tre tra USA, UK e Australia sulla difesa chiamato AUKUS, che ha tagliato fuori un’importante fornitura di sottomarini francesi a Camberra, i due presidenti hanno avuto una conversazione al telefono per ricucire lo strappo. Nel comunicato congiunto viene specificato che a richiedere l’incontro è stato Joe Biden, che ha ritenuto necessario “discutere le implicazioni di quanto annunciato il 15 settembre”. I due leader si incontreranno a fine ottobre a Bruxelles. Anche i rispettivi ministri degli Esteri, Jean-Yves Le-Drian e Antony Blinken, hanno avuto modo di confrontarsi al margine della riunione del consiglio di Sicurezza dell’ONU.
    Biden ha confermato “l’importanza strategica del coinvolgimento della Francia e dell’Europa nell’Indo Pacifico, nel quadro operativo della Strategia recentemente pubblicata dall’Unione europea”, riconoscendo anche l’importanza di “una difesa europea più forte e capace”, a patto che sia complementare e non alternativa alla NATO.
    Le ultime righe del comunicato parlano direttamente al cuore della Francia. Gli Stati Uniti si impegnano a supportare le operazioni anti-terrorismo degli Stati europei nel Sahel, dove le truppe di Parigi sono presenti con l’operazione Barkhane (ora in via di ridimensionamento) dal 2014.
    Cosa emerge dalla telefonata tra Biden e Macron
    Dopo la telefonata, Emmanuel Macron ha acconsentito al ritorno dell’ambasciatore francese a Washington. Le sorti della rappresentanza transalpina in Australia non vengono nominate. Scott Morrison, Primo Ministro del Paese oceanico, ha dichiarato di aver più volte tentato di contattare l’Eliseo, senza ricevere risposta. Sebbene non lo possa dare a vedere, i malumori di Parigi resteranno e con l’Australia si può permettere di portare avanti per un altro po’ il gelo diplomatico.
    Durante il briefing per i giornalisti alla Casa Bianca, la segretaria per la Stampa Jen Psaki ha affermato che “il tono della conversazione è stato amichevole”, ma ha eluso la domanda di un giornalista che chiedeva se da parte del presidente americano ci fossero state delle scuse formali. Quanto emerge dalla telefonata tra Biden e Macron è che le concessioni fatte alla Francia bastano a far rientrare la crisi e che i due sono d’accordo su una maggiore collaborazione, ma gli Stati Uniti non sono affatto pentiti dell’accordo con Londra e Canberra.
    Le concessioni a Francia e Unione europea
    La Francia accetta i pegni di pace, che riguardano i principali dossier sul tavolo dell’Eliseo. Supporto alla missione nel Sub-sahara, che in questo momento stenta a proseguire nonostante l’uccisione del capo di Al Quaeda in Mali da una parte. Dall’altra c’è il placet di Biden allo sviluppo di una difesa europea che dovrebbe necessariamente vedere la Francia come capofila.
    A mettere di buon umore l’Eliseo c’è anche la telefonata del 22 settembre tra Emmanuel Macron e Narendra Modi. Il premier indiano ha parlato di approfondire la collaborazione tra India e Francia per “un Indo Pacifico aperto e inclusivo” – nell’ambito delle iniziative europee nell’area.

    Spoke with my friend President @EmmanuelMacron on the situation in Afghanistan. We also discussed closer collaboration between India and France in the Indo-Pacific. We place great value on our Strategic Partnership with France, including in the UNSC.
    — Narendra Modi (@narendramodi) September 21, 2021

    Secondo la stampa francese, la telefonata potrebbe essere il primo passo per sostituire l’Australia con l’India come potenziale acquirente di una nuova commessa di sottomarini francesi –  per Le Figaro questa volta potrebbe trattarsi di sottomarini nucleari. Un accordo che si andrebbe a sommare a quello già in vigore tra Dehli e Parigi, che prevede l’acquisto di sei sottomarini diesel classe Scorpene, per un totale di 5 miliardi di dollari.

    La telefonata tra Joe Biden ed Emmanuel Macron riporta l’ambasciatore francese negli USA dopo alcune concessioni a Francia ed Europa sul dossier della difesa comune e dell’impegno americano nel Sahel

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    Bruxelles decisa a mantenere un ruolo di mediazione in Iran e Yemen

    The Iranian flag flutters in front the International Atomic Energy Agency (IAEA) headquarters in Vienna, Austria July 10, 2019. REUTERS/Lisi Niesner E’ ciò che emerge dal Consiglio Affari Esteri, che avrà termine domani. “La stabilità di quest’area geografica è una questione di sicurezza globale. Pronti a supportare qualsiasi iniziativa che consideri la regione stessa come […]