Von der Leyen cerca supporto sugli asset russi al Consiglio nordico, dove Mosca è una “minaccia reale”
Bruxelles – Un confine lungo 1.340 chilometri tra Finlandia e Russia, e un mare – quello di Barents – teatro di imponenti esercitazioni militari da parte di Mosca, fanno dei Paesi scandinavi la prima linea europea quando si tratta di preparazione alle minacce esterne. È lì, al Consiglio Nordico, che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen cerca conferme alle ultime proposte per accelerare il riarmo del continente e rafforzare il sostegno all’Ucraina. A partire dal piano per utilizzare i 180 miliardi degli asset congelati russi per coprire gli urgenti bisogni finanziari di Kiev. Un piano che procede a rilento, e che rischia di complicare non poco le cose.Von der Leyen ha partecipato alla giornata inaugurale del 77esimo Consiglio Nordico, forum di cooperazione interparlamentare che riunisce Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia e tre territori autonomi di Groenlandia, Isole Fær Øer e Isole Åland. Al Parlamento di Stoccolma, ha incontrato i primi ministri dei Paesi della regione. Una regione che ha definito “la stella polare dell’Europa”, in termini di “prontezza e preparazione attraverso tutta la società”, e nella capacità di “monitoraggio dell’Artico a nord e di deterrenza di un vicino ostile a est”.Nella conferenza stampa congiunta insieme ai leader del Consiglio Nordico, il focus non poteva che essere sulla minaccia russa. “La guerra in Ucraina ha reso la nostra regione un punto caldo”, ha sottolineato il premier finlandese Petteri Orpo. Helsinki, oggetto delle mire imperialiste di Mosca per secoli, fa nomi e cognomi: “La Russia è la minaccia numero uno. Quando la guerra in Ucraina finirà, la Russia sposterà le sue forze militari al di là del nostro confine. È una minaccia reale per noi“, ha indicato chiaramente Orpo.La conferenza stampa congiunta dei leader del Consiglio nordico con la presidente della Commissione europea, Ursula von der LeyenI test nucleari che hanno coinvolto le forze aeree, navali e di terra russe pochi giorni fa, fanno parte di “una lunga tradizione che la Norvegia segue molto da vicino”, ha affermato il premier norvegese, Jonas Gahr Støre. I norvegesi, ha insistito, vivono a “100 chilometri dal più grande arsenale nucleare del mondo”. Il Consiglio Nordico “non ha paura, ma siamo preparati”, ha concluso Gahr Støre.Il vero dibattito, è sullo stallo sulla proposta di utilizzare gli asset della Banca Centrale Russa per finanziare un prestito di riparazione all’Ucraina, che copra i bisogni macro-finanziari del Paese in conflitto per i prossimi due anni. Nonostante il flop del Consiglio europeo, von der Leyen cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: i leader “si sono impegnati a coprire il fabbisogno finanziario dell’Ucraina per il 2026-27“, ha sottolineato. Ma nelle conclusioni del vertice figura solo la generica richiesta di esplorare opzioni, e nessun riferimento al lavoro sugli asset russi. Inviso soprattutto al Belgio, che ne detiene la stragrande maggioranza.Dal Consiglio Artico invece, l’endorsement al lavoro sul ‘prestito di riparazione’ è totale. È “l’unica soluzione ragionevole”, ha affermato Orpo. “Non ci sono alternative”, gli ha fatto eco Mette Frederiksen, premier della Danimarca. La Commissione europea potrà contare su Svezia, Finlandia e Danimarca quando, al prossimo vertice di dicembre, i capi di stato e di governo dell’Ue dovranno per forza esprimersi con chiarezza sulla proposta legislativa su cui sta lavorando l’esecutivo, che a quel punto rischia di essere già in ritardo.Anche perché nessuno dei nordici vuole sentire parlare dell’altra opzione verosimile. Quella di uno strumento di debito comune. E nemmeno la ricca Norvegia, che dell’UE non fa parte, sembra voler dare seguito all’ultima idea che circola a Bruxelles, cioè che proprio Oslo posa fare da garante al prestito all’Ucraina per rassicurare i più scettici. LEGGI TUTTO
