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    Mike Pompeo: 'Il Vaticano non rinnovi l'accordo con la Cina'

    “Due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il partito Comunista Cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina. Ma l’abuso del Partito Comunista Cinese sui fedeli è solo peggiorato. Il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale se rinnovasse l’accordo”. Lo afferma il segretario di Stato Mike Pompeo. “Il Dipartimento di Stato è una voce forte per la libertà religiosa in Cina e nel mondo. Continueremo a farlo e a essere a fianco dei cattolici cinesi. Chiediamo al Vaticano di unirsi a noi”, aggiunge Pompeo.
    “I cattolici sono fra le voci più forti a Hong Kong per i diritti umani, inclusi Martin Lee e Jilly Lai. Pechino li ha arrestati, li ha spiati per il ‘reato’ di promuovere la libertà. Il Vaticano dovrebbe stare con i cattolici e il popolo di Hong Kong”, aggiunge Pompeo in una serie di tre tweet, ai quali allega anche un suo editoriale per First Things, rivista religiosa e conservatrice. Un editoriale nel quale afferma che la “storia ci insegna che i regimi totalitari possono solo sopravvivere nel buio e nel silenzio. Se il Partito Comunista Cinese” riuscisse ad “assoggettare la Chiesa Cattolica e le comunità di altre religioni, allora i regimi che disdegnano i diritti umani saranno rafforzati, e il costo per resistere alla tirannia da parte dei credenti salirà”.   

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    Covid: Fauci, ritorno a normalità non prima del Natale 2021

    “Non ho dubbi: ce la faremo. E lo faremo grazie a una combinazione di vaccini sicuri ed efficaci e di politiche sanitarie adeguate”. Così l’immunologo Anthony Fauci, capo della task force Usa contro il Covid-19 in un colloquio con Repubblica in cui fa presente che il tempo che ci vorrà “dipende da una serie di fattori. Primo di tutti, il vaccino e la sua efficacia: lo avremo rapidamente e sarà distribuito nel corso del 2021. Quindi: se le persone continueranno a comportarsi in modo adeguato e saranno vaccinate, da qui a un anno cominceremo a esserne fuori. Magari non del tutto in tutto il mondo: questo non potrà accadere prima di quattro anni”.    Per il Natale 2021? “Lo spero. Non c’è garanzia. Ma ci sono tanti vaccini in sperimentazione in tutto il mondo. Alla fine, uno sicuro ed efficace ci sarà. Quindi, sì: spero che per il Natale 2021 potremo tornare a una qualche forma di normalità”.    “Non credo” saremo completamente coperti dal virus una volta vaccinati: “Ci sono molti vaccini che proteggono al 95-97%, come quello del morbillo che è uno dei più efficaci. Ma dubito che riusciremo mai a mettere a punto un vaccino così efficace contro Covid-19. Ci spero, ma sarei soddisfatto se avessimo un vaccino efficace al 70-75% o giù di lì. Non proteggerà tutti, ma proteggerà la maggioranza. E così il virus non avrà l’opportunità di diffondersi. Andrà benissimo così”. Le cose da fare in attesa sono: “indossare le mascherine, tutti. Tenere una distanza di sicurezza di 180 centimetri o più. Evitare gli assembramenti di qualunque tipo. Cercare di fare le cose all’aperto. E lavarsi le mani il più spesso possibile”.
        

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    Usa, pacco con sostanza tossica spedito a Trump

    Un pacco indirizzato alla Casa Bianca e contente ricina, sostanza letale per l’uomo, è stato intercettato dalle forze dell’ordine. Il pacco aveva come destinatario Donald Trump. Lo riporta Cnn citando alcune fonti, secondo le quali sono state avviate indagini sul caso. 

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    Elezioni: insediati i seggi elettorali, oltre 46 milioni al voto

    Sono stati costituiti alle 16 i seggi elettorali in vista del voto (Referendum costituzionale, Suppletive del Senato, Regionali ed Amministrative). Nei seggi si provvede all’autenticazione delle schede per la votazione, mediante apposizione della firma dello scrutatore, all’apertura del plico contenente il bollo della sezione ed all’apposizione del timbro nell’apposito spazio.
    Per il Referendum sono chiamati alle urne 46.415.806 elettori, in un totale di 61.622 sezioni. Per le elezioni suppletive del Senato gli aventi diritto al voto sono 427.824 per la Sardegna (Collegio uninominale 03 Sassari) in 581 sezioni e 326.475 per il Veneto (Collegio uninominale 09 Villafranca di Verona) in 393 sezioni.
    Le elezioni regionali (in Valle d’Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Puglia) interesseranno 18.471.692 elettori e un totale di 22.061 sezioni.
    Le elezioni amministrative si svolgeranno, invece, in 957 comuni, di cui 608 nelle regioni a statuto ordinario e 349 nelle regioni a statuto speciale: per un totale di 5.703.817 elettori alle urne e 6.756 sezioni.
    Domenica 20 i seggi saranno aperti dalle 7 alle 23, lunedì dalle 7 alle 15. Alla chiusura dei seggi seguiranno gli scrutini delle suppletive, del referendum e delle regionali.
    Gli scrutini delle elezioni amministrative cominceranno alle ore 9 di martedì 22 settembre.

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    Ex malata Covid presidente seggio, 'Non ho paura'

    (ANSA) – BARI, 19 SET – “Ho accettato perché sono sensibile alle tematiche sociali e alla questione della democrazia”. Asia Iurlo, presidente del seggio ospedaliero del Policlinico di Bari, è una degli oltre duecento baresi chiamati a sostituire coloro che hanno rinunciato alla nomina. E’ una 25enne studentessa di Medicina all’Università di Bari e sei mesi fa è stata contagiata dal Covid, come tutta la sua famiglia.    Ha avuto esperienza come scrutatrice nelle elezioni universitarie ma sarà la sua prima volta da presidente di seggio. La sua, come la sezione Covid, sarà allestita nell’ex centro trasfusionale del Policlinico. Le regole sono chiare: mascherine, guanti, distanziamento e matite sanificate ad ogni voto.    “E’ importantissimo votare – spiega – e hanno diritto a farlo anche le persone ospedalizzate che forse, più di altre, possono comprendere i bisogni di una democrazia e la necessità di fare una scelta che potrà influire anche sulla capacità di cura”.    (ANSA).   

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    De Micheli: “E' allo studio la cedolare secca per i negozi”

    “Oggi la possibilità di estensione della cedolare secca senza le attuali limitazioni rimane allo studio del governo ma la valutazione finale sarà fatta soltanto con i dati di assestamento” dei conti pubblici “alla luce dei numeri non negativi del terzo trimestre”. Lo ha detto a proposito della cedolare secca sugli affitti, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli intervenendo al 30esimo convegno del Coordinamento legali di Confedilizia a Piacenza.
    “Non ci sono intenzioni di aumenti delle imposte – ha assicurato – stiamo cercando di lavorare esattamente sul fronte opposto”.

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    Si chiude la campagna nel segno della Toscana

    La “foto di Firenze” dice tutto. All’inizio della campagna elettorale, in pochi avrebbero scommesso sul fatto che Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani avrebbero scelto la Toscana per il comizio finale, con tanto di telefonata di Silvio Berlusconi. Col passare delle settimane, però, la Regione è diventata “contendibile”. Se la candidata leghista Susanna Ceccardi sconfiggesse il dem Eugenio Giani diventerebbe il primo presidente toscano di centrodestra. Le Regionali si giocano lì. Sì, è vero, ballano anche la Puglia e le Marche, entrambe di centrosinistra, ma la Toscana sembra avere un peso specifico maggiore: un ribaltone potrebbe avere ripercussioni sulla guida del Pd e pure sul governo. Il test non riguarda direttamente il Movimento Cinque Stelle, che corre con una sua candidata, Irene Galletti. Per i pentastellati conta di più l’altra partita, quella del referendum sul taglio dei parlamentari. E’ una loro battaglia storica ma, per poter passare all’incasso, il Sì non solo dovrà vincere, ma dovrà farlo in maniera schiacciante. Salvini ha corso gli ultimi cento metri “toscani” giocando anche sul sarcasmo.
    “Per 50 anni qui la partita nemmeno si giocava – ha detto – ora invece sono nervosetti, insultano, ma se insulti vuol dire che hai capito che devi preparare le valigie e che vai a casa”. Poi, sul palco fiorentino, grande sfoggio di ottimismo: “Si può fa’, il centrodestra unito e compatto può farcela”, ha esordito Giorgia Meloni. E siccome “Conte non rassegnerebbe le dimissioni – ha aggiunto – il presidente della Repubblica una riflessione dovrebbe farsela”. Il Cavaliere ha guardato oltre la Toscana: “Questa nostra coalizione vincerà in tutta Italia e lunedì festeggeremo nelle Marche, in Campania, in Veneto, ovunque”.
    La replica di Zingaretti è stata in stile Berlinguer: “Combattiamo casa per casa per difendere il buongoverno e fermare la destra”. Non c’è solo la Toscana, comunque. Al voto va la Puglia, con il presidente di centrosinistra Michele Emiliano insidiato da Raffaele Fitto, di Fratelli d’Italia. E vanno le Marche, dove Maurizio Mangialardi prova a mantenere a sinistra la Regione, malgrado il centrodestra riponga buone speranze in Francesco Acquaroli. Tanto che, a dar manforte al proprio candidato, è arrivato Zingaretti, per il comizio finale. Meno suspense per le altre, dove i governatori uscenti sembrano ben avviati verso la riconferma: Vincenzo De Luca in Campania per il centrosinistra e per il centrodestra Luca Zaia in Veneto e Giovanni Toti in Liguria. Il segretario del Pd non collega pubblicamente l’esito del voto al suo destino alla guida del partito: “Il tema non è quello”, ha tagliato corto. Ma c’è già chi si diletta a disegnare scenari, con il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, in prima fila fra i papabili successori. E il governo? I leader di governo da giorni rispondono che, comunque vada, non ci saranno cambi, nemmeno rimpasti. Anche le forze di maggioranza ripetono lo stesso refrain. “Fino a che ci sono cose da fare – ha detto Zingaretti – si va avanti, se il governo si ferma la bici cade”.
    E Di Maio: “Abbiamo tante cose da fare per questo Paese insieme. Abbiamo un governo da portare avanti”. Perfino il compagno di viaggio meno entusiasta, Matteo Renzi, si è allineato: “Non si mette continuamente in discussione il governo”.

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    Il voto nei Comuni

    – A TRENTO E BOLZANO CENTROSINISTRA VUOLE RESISTERE
    Sindaci uscenti ‘rossi’ in due Province (co)governate dalla Lega
    A Trento e Bolzano alle comunali del 20 e 21 settembre il centrosinistra affronta una importante sfida: difendere il posto di sindaco in due Province che sono invece governate oppure co-governate dalla Lega. A Trento l’ex segretario della Cgil trentina Franco Ianeselli punta a prendere il testimone da Alessandro Andreatta, mentre a Bolzano Renzo Caramaschi mira alla sua riconferma alla guida della giunta centrosinistra-Svp. Otto i candidati sindaci a Trento, ma solo due realmente in corsa per la vittoria: Ianeselli, appunto, e per il centrodestra Andrea Merler, con un’esperienza decennale in consiglio comunale. Ianeselli, 42 anni, a capo della coalizione ‘SiAmo Trento’, tenta la staffetta con Andreatta, sindaco per due legislature, e mantenere la tradizione ormai trentennale del primo cittadino espressione del centrosinistra. Sul fronte opposto, il candidato del centrodestra Andrea Merler, avvocato di 37 anni, rompe invece con questa tradizione, cercando di raccogliere l’onda lunga della vittoria del leghista Maurizio Fugatti alle elezioni provinciali di due anni fa. Per farlo propone un programma all’insegna della sicurezza dei cittadini, della difesa del commercio e delle categorie economiche colpite dalla crisi. Per vincere dovrà cercare di raccogliere tutti i voti dell’elettorato di centrodestra autonomista, che sulla scheda troverà altri due candidati contrapposti: Marcello Carli (ex Udc) e Silvia Zanetti (sostenuta da Silvano Grisenti). Obiettivo dichiarato di Merler è arrivare al ballottaggio con Ianeselli.
    A Bolzano alla corsa per il municipio partecipano 18 liste con 10 candidati sindaco, ma anche in questo caso si delinea un duello tra il sindaco uscente Renzo Caramaschi e il candidato del centrodestra Roberto Zanin. Il 74enne Caramaschi conosce bene il Comune, prima come city manager e poi come primo cittadino, alla guida di una giunta con la Svp, il centrosinistra e i Verdi che in Alto Adige hanno tradizionalmente un certo seguito. Caramaschi si presenta in campagna come “sindaco del fare”, rivendicando il fatto che Bolzano abbia azzerato l’addizionale Irpef. A sfidarlo in questa campagna dei toni particolarmente garbati e pacati ci pensa Roberto Zanin. Il 55enne imprenditore e manager è conosciuto in città soprattutto come vicepresidente della squadra di calcio Fc Alto Adige. Lui intende rafforzare il ruolo di capoluogo di Bolzano, che in passato è stata spesso considerata un po’ la Cenerentola ‘italiana’ tra gli altri Comuni altoatesini ‘tedeschi’. Il candidato sindaco della Svp è il vicesindaco uscente Luis Walcher. Il 22 settembre il viticoltore 46enne da sfidante è destinato a diventerà kingmaker, visto che l’appoggio della Volkspartei sarà decisivo per l’esito del ballottaggio. Alla Svp spetta poi la non facile scelta tra Lega, con la quale governa la Provincia, e centrosinistra che è al governo a Roma e con il quale da molto tempo collabora in municipio.
    – IN SEI PER CONQUISTARE INCARICO SINDACO DI AOSTA
    Su voto pesa esclusione liste M5S, Stella alpina e Adu
    Sei candidati per la fusciacca di sindaco di Aosta. Si prospetta molto combattuta la sfida elettorale per conquistare la maggioranza nel capoluogo valdostano, guidata da una coalizione di centro-sinistra e autonomisti nell’ultima legislatura. Il 20 e 21 settembre saranno chiamati alle urne poco meno di 20.000 aostani, in concomitanza con il voto regionale. Dieci le liste e tre le coalizioni in campo. Difficile fare pronostici, tranne che è molto probabile che al primo turno nessuno raggiunga il 50% dei voti e che si debba andare al ballottaggio (il 4 e 5 ottobre) La maggioranza uscente – composta da Partito Democratico, Union valdotaine, Alliance valdotaine e Stella alpina – propone il ticket formato da Gianni Nuti, ex dirigente regionale, e da Josette Borre. Come per le elezioni regionali, il centro-destra si presenta diviso: da una parte la Lega Vallée d’Aosta che presenta come candidato sindaco l’architetto Sergio Togni e come vice Bruno Giordano (già primo cittadino di Aosta con l’Union valdotaine), dall’altra Forza Italia e Fratelli di Italia che candidano il commercialista Paolo Laurencet come sindaco e Renato Favre come vice. Nell’area moderata di centro-destra ‘pesca’ anche la lista civica Rinascimento Aosta, che si ispira al movimento fondato da Vittorio Sgarbi: il candidato sindaco è l’imprenditore Giovanni Girardini (già consigliere comunale dell’Union valdotaine), vicesindaco Roberta Balbis. Arrivano infine dalla sinistra gli altri candidati per guidare la città: Bruno Trentin (sindaco) e Francesco Rappazzo (vice) per Potere al Popolo, Francesco Statti (sindaco) e Dario Ortolano (vice) per il Partito comunista italiano. A pesare sulla tornata elettorale potrebbe essere l’esclusione di alcune liste di “primo piano” a causa di irregolarità nella raccolta delle firme. Per esempio, non parteciperà alla competizione il Movimento 5 stelle, che ad Aosta può contare su un discreto numero di simpatizzanti, così come la Stella alpina, movimento molto radicato in città e in particolare nei quartieri popolari. È rimasta fuori anche la lista di Ambiente diritti uguaglianza (Adu), punto di riferimento della sinistra aostana. Il 20 e 21 settembre si vota anche per il rinnovo dei consigli di 65 comuni valdostani, nella maggior parte dei quali (45) si presenta una lista unica.
    – VENEZIA, BARETTA CONTRO RICONFERMA BRUGNARO
    Nove candidati sindaco, incognita M5S e civiche
    Il centrosinistra prova a riprendersi Venezia dopo la sorprendente sconfitta di cinque anni fa, che portò a eleggere il primo sindaco di centrodestra della storia della Serenissima, l’imprenditore e patron del basket Luigi Brugnaro. Dopo un mandato caratterizzato dall’energia, per gli avversari dalla prepotenza, del primo cittadino, per il rinnovo degli organi amministrativi Brugnaro si presenta stavolta non più come outsider in un’elezione che presenta ben nove candidati sindaco, con tutti i rischi di un voto frammentato, soprattutto a sinistra. Rispetto a cinque anni fa, tuttavia, la sua collocazione politica appare decisamente spostata a destra, lo testimoniano gli accordi di coalizione che coinvolgono Fdi e la Lega, che nel 2015 correvano per conto proprio. A queste forze, il cui peso non potrà che incidere sulla composizione dell’eventuale futura giunta, si aggiungono Forza Italia, capeggiata dall’assessore al Bilancio e coordinatore regionale Michele Zuin, la civica “Le città” – guidata da un ex Rifondazione Renato Panciera – e la lista che porta il suo nome, meglio nota come “lista fucsia” dal colore del simbolo, che cinque anni fa risultò il primo partito in città. Brugnaro vanta cinque anni di successi, legati ai temi della sicurezza, del risanamento dei conti comunali, dell’efficienza della ‘macchina’ amministrativa; di mezzo però ci sono stati l'”acqua granda” del novembre scorso e il lockdown successivo, che hanno messo in crisi l’economia turistica lagunare. In questi eventi Brugnaro ha reagito comunque con le grinta del ‘motivatore’, ottenendo fondi per il ristoro dei danni, andando anche allo scontro con il Governo. Per rimontare l'”onda fucsia” il centrosinistra si è compattato intorno alla figura di Pierpaolo Baretta, sottosegretario all’Economia, una storia di impegno nella Cisl da Porto Marghera alla segreteria nazionale e poi in politica. La coalizione che lo sostiene comprende Pd, Verde progressista e tre civiche, tra cui una promossa da Gian Angelo Bellati, 5 anni fa candidato sindaco della Lega ed ex alleato di Brugnaro. Oltre alle proposte programmatiche – turismo slow, sviluppo green per Marghera, Mestre centro direzionale – la coalizione contesta a Brugnaro l’inefficacia delle scelte dal punto di vista economico, incentrato sul turismo di massa e sui maxi-alberghi a Mestre, della sicurezza e dei servizi sociali. Baretta contesta al sindaco uscente di “non avere più le chiavi della città” per le alleanze con Lega e Fdi di cui diventerebbe ostaggio. Molto frammentato il panorama che va dal M5S alle civiche. I grillini hanno scelto di non stringere alleanze e corrono da soli con Sara Visman, consigliera comunale uscente; a sinistra corre da solo anche Giovanni Andrea Martini, presidente della Municipalità di Venezia, fuoriuscito dal Pd dopo aver inutilmente chiesto che si svolgessero le primarie. Vivaci nelle iniziative elettorali, ma dal peso incerto nelle urne, gli altri ‘civici’: Marco Gasparinetti (Terra e Acqua 2020), Stefano Zecchi (Partito dei Veneti), il separatista Marco Sitran (Civica Sitran), Maurizio Callegari (Italia giovane e solidale) e Alessandro Busetto (Partito comunista dei lavoratori).
    – CORSA A 8 AD AREZZO, CENTRODESTRA SI PRESENTA UNITO
    Centrosinistra e sinistra schierano una ‘galassia’ di candidati
    Corsa a otto ad Arezzo per la carica di primo cittadino, con 17 liste collegate, dove il centrodestra si presenta unito, al contrario di centrosinistra e sinistra che, in mancanza di un accordo unitario schierano una ‘galassia’ variegata di candidati e forze. Alessandro Ghinelli, sindaco uscente, cerca la riconferma per il secondo mandato sostenuto dalla coalizione di centrodestra (Fi, Fdi, Lega), come accaduto anche nel 2015, insieme alle liste civiche ‘Ora Ghinelli’ e ‘Civitas Etruria Arezzo’. Ghinelli, 68 anni, ingegnere, è stato assessore ai lavori pubblici di Arezzo dal 1999 al 2006 nelle giunte di centrodestra dell’ex sindaco Luigi Lucherini. Il centrosinistra schiera Luciano Ralli, 63 anni, medico all’ospedale San Donato di Arezzo. Già dirigente locale del Psi, è consigliere comunale uscente nel Pd. Lo sostengono il Pd e le liste civiche ‘Arezzo 2020’, ‘CuriAmo Arezzo’, ‘Arezzo ci sta’ e ‘Luciano Ralli sindaco’. Per M5s corre Michele Menchetti, 41 anni, dipendente di un’azienda tessile, alla prima esperienza politica. Sempre nel campo del centrosinistra si presenta come outsider Marco Donati, 40 anni, consulente per le imprese, libero professionista, già parlamentare Pd dal 2013 al 2018, con esperienza da assessore comunale, poi passato a Iv da cui però è uscito pochi mesi fa. Donati è sostenuto dalle liste civiche ‘Scelgo Arezzo’ e ‘Con Arezzo sostenibilità, innovazione, territorio’. La lista civica da poco formata, Patto civico presenta Daniele Farsetti, anche lui militante nell’area del centrosinistra. Unica donna in corsa per la carica di sindaco è Laura Bottai per il Partito Comunista Italiano. Alessandro Massimo Facchinetti corre invece per il Partito Comunista. A completare la rosa Fabio Butali per la lista civica Prima Arezzo. Per il consiglio comunale si contendono uno scranno circa 400 candidati, 32 i posti disponibili. Favoriti nella competizione a primo cittadino sono il sindaco uscente Ghinelli e il candidato del centrosinistra Ralli. Oggi il segretario della Lega Matteo Salvini è a Arezzo per sostenere la corsa del centrodestra alle Regionali e la candidatura del sindaco uscente. Pochi giorni fa era stata la volta del leader Fdi Giorgia Meloni e nei prossimi giorni potrebbe arrivare in città il segretario del Pd Nicola Zingaretti per spingere Ralli. Nel 2015 Ghinelli vinse al secondo turno contro il candidato del centrosinistra Matteo Bracciali. Oltre ad Arezzo, gli altri principali Comuni dove si svolgeranno le amministrative in Toscana sono Follonica (Grosseto), Viareggio (Lucca), e Cascina (Pisa).
    – A MATERA SFIDA A 6, CENTRODESTRA FAVORITO
    I 5Stelle in coalizione con altre 3 liste, centrosinistra diviso
    Dopo la “doppietta” del 2019 con le vittorie alle Regionali e alle Comunali di Potenza, a Matera il centrodestra lucano sogna di realizzare la “tripletta” che cancellerebbe definitivamente il racconto di una Basilicata “feudo” del centrosinistra. Tuttavia, alle Comunali del 20 e 21 settembre, tra i sei candidati alla carica di sindaco, quello scelto dalla Lega, Rocco Luigi Sassone, parte sì favorito, ma dovrà mettersi alle spalle diverse incognite politiche, senza dimenticare alcune questioni “più cittadine” che rendono la partita aperta a sorprese e destinata a essere decisa al ballottaggio. Tra le incognite politiche desta molta curiosità il test targato Cinque stelle: per la prima volta in Basilicata, il Movimento ha scelto di non correre da solo. E così Domenico Bennardi avrà l’appoggio della lista pentastellata e di altre tre, tra cui quella che accomuna i Verdi e il Psi, con il chiaro obiettivo di raggiungere il ballottaggio: del resto nella Città dei Sassi c’è ormai da diversi anni una radicata “base” pentastellata. Se il Movimento Cinque stelle si allarga, a Matera – dove sono chiamati al voto circa 50 mila elettori in 62 seggi – il centrosinistra si divide, con almeno due candidati riconducibili al tradizionale perimetro della coalizione: Giovanni Schiuma si presenta con cinque liste, tra cui quella del Pd, mentre Luca Braia (consigliere regionale di Italia Viva) punta tutto su una civica, non inserendo il simbolo di Iv. Schiuma, tra i suoi sostenitori, ha anche il sindaco uscente, Raffaello De Ruggieri, candidato consigliere comunale a 85 anni. Nel 2015, a sorpresa, De Ruggieri, alla guida di una coalizione di centrodestra, superò al ballottaggio l’uscente Adduce (Pd), ma poi negli ultimi anni ha governato con l’appoggio del centrosinistra. Nella griglia di partenza dei candidati alla carica di sindaco, almeno sulla carta, occupano gli ultimi due posti Nicola Trombetta (Liberi) e Pasquale Doria (due liste civiche). Tra le questioni “più cittadine”, al primo posto c’è sicuramente il futuro di una realtà che nel 2019 ha vissuto il “boom” di turisti attirati – in realtà già negli anni precedenti – dalla nomina di Capitale europea della Cultura. I candidati sono alle prese anche con le istanze che arrivano da tutti quelli che hanno investito per realizzare strutture ricettive nei Sassi e che hanno ovviamente dovuto fare i conti con un rallentamento del turismo. Ma la campagna elettorale si è accesa anche su altri fronti, come quello sanitario, con le voci di un ridimensionamento dell’ospedale Madonna delle Grazie. E poi – non meno importanti – ci sono la questione dei collegamenti, con Matera unico capoluogo di provincia ancora non raggiunto dalle Ferrovie dello Stato, e della raccolta differenziata, la cui partenza nei mesi scorsi è stata ritardata a causa dell’emergenza coronavirus.
    – A REGGIO CALABRIA PD TENTA STOPPARE CANDIDATO SALVINI
    Scontro Falcomatà-Minicuci. Campagna infuocata da polemiche
    Giuseppe Falcomatà del Pd con le sue 11 liste di centrosinistra da una parte e Antonino Minicuci dall’altra. Il 20 e 21 settembre si vota a Reggio Calabria per il rinnovo del Consiglio comunale. La partita si gioca tra il sindaco uscente e il candidato scelto dalla Lega che, con Forza Italia, Fratelli d’Italia e altre 7 liste, rappresenta il centrodestra. In tutto, però, sono 9 i candidati a sindaco che guidano un esercito di 914 aspiranti consiglieri comunali. Oltre a Falcomatà e Minucuci, che certamente hanno il numero maggiore di liste e candidati, infatti, puntano alla poltrona più importante di Palazzo San Giorgio anche Saverio Pazzano della sinistra radicale (liste “La Strada” e “Riabitare Reggio”), il massmediologo Klaus Davi (lista “Klaus Davi per Reggio”), Fabio Foti del Movimento Cinque Stelle, Fabio Putortì (lista “Miti-Unione del Sud”), Pino Siclari del Partito comunista dei lavoratori, Maria Laura Tortorella (lista “Patto civico”) e Angela Marcianò, ex componente della segreteria nazionale del Pd ed ex assessore nella Giunta Falcomatà adesso appoggiata dal Movimento sociale italiano e da altre tre liste civiche (“In Marcia”, “Identità reggina” e “Per Reggio città metropolitana”). Quella che si sta vivendo a Reggio è una campagna elettorale difficile, non solo per il numero dei candidati ma anche per il clima che si respira in città, con il centrosinistra, a trazione Pd, che punta a riconquistare l’amministrazione comunale e impedire alla Lega di piazzare al Sud Italia la bandierina con il candidato scelto da Matteo Salvini. Sono giorni in cui la campagna è avvelenata da numerose polemiche, non solo politiche, che riguardano anche la scelta dei candidati inseriti nelle liste dei vari schieramenti. Oltre ai molti transfughi, ci sono anche candidati che hanno problemi con la giustizia. Come Nezha Lazreq, il cui nome compare nella “Minicuci sindaco”. Originaria del Marocco, la candidata è simpatizzante di Salvini e ha pubblicato più volte, sul proprio profilo facebook, sue foto con un fucile mitragliatore in mano. Per aver aggredito una donna a Vibo Valentia, inoltre, è stata condannata in primo grado a un anno e mezzo di reclusione per sequestro di persona e lesioni aggravate. Nezha Lazreq non è la sola ad avere problemi con la giustizia. Almeno un altro indagato lo ha candidato la Lega: è il consigliere uscente Pino D’Ascoli finito in un’inchiesta della guardia di finanza su truffe assicurative. Diversi consiglieri comunali del Pd sono indagati nell’inchiesta “Helios” sui rapporti tra il Comune e l’Avr. Alcuni assessori uscenti, inoltre, sono imputati per falso e abuso d’ufficio nel processo per l’assegnazione del Grand Hotel Miramare. Lo è anche il sindaco Giuseppe Falcomatà sul quale, in caso di condanna in primo grado, incombe la legge Severino. Nello stesso processo e per le stesse accuse, invece, è stata già condannata a un anno con il rito abbreviato Angela Marcianò.