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    Comunali: definitivo dato Reggio Calabria, attesa di 60 ore

    (ANSA) – REGGIO CALABRIA, 24 SET – Si è concluso in serata lo spoglio delle schede delle comunali a Reggio Calabria, dopo quasi 60 ore dall’apertura delle urne. Risultato definitivo che non cambia quanto già si sapeva da martedì pomeriggio e cioè che andranno al ballottaggio il candidato di centrosinistra, il sindaco uscente Giuseppe Falcomatà, che ha ottenuto il 37,17% dei consensi, e quello del centrodestra, indicato dal leader della Lega Matteo Salvini, Antonino Minicuci, con il suo 33,69%.    Al terzo posto l’ex componente della segreteria nazionale del Pd ed ex assessore della Giunta Falcomatà, Angela Marcianò, sostenuta da liste civiche e dal Movimento sociale. Solo il 2,40% per il candidato 5 Stelle Fabio Foti, mentre il massmediologo Klaus Davi ha ottenuto il 4,68%. (ANSA).   

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    Veleni in assemblea M5S ma parte road map Congresso

    Piccoli passi avanti nella guerra permanente interna al M5S. L’assemblea dei gruppi parlamentari del Movimento non tradisce le attese e si rivela come un complicato intreccio di veti, veleni, accuse più o meno velate. Ma, dopo giorni di silenzio, il capo politico Vito Crimi tenta di imprimere un’accelerazione alla road map che porterà il Movimento alla sua rifondazione presentandosi di persona alla riunione e mettendo sul tavolo tre scenari: un capo politico unico da votare subito in rete, una leadership collegiale sempre votabile al più presto su Rousseau e un percorso che porterà a un Congresso vero e proprio. Di fronte, Crimi si trova una platea che chiede da tempo la terza ipotesi ma la sua attuabilità non è così facile. I tempi sono stretti e, come spiega lo stesso Crimi, “il livello più urgente è quello della governance”. L’impressione è che, nella galassia M5S, la confusione resti.
    Tre scenari per il futuro del M5S. E’ quello che ha proposto, a quanto si apprende, il capo politico M5S Vito Crimi introducendo l’assemblea congiunta dei gruppi del Movimento. Il primo scenario prevede la votazione, su Rousseau, di un capo politico unico. Il secondo una leadership collegiale, da votare sempre online ma con previo cambio di Statuto. Il terzo scenario porta ad un percorso, che parte dai territori, per gli Stati Generali. Un percorso inclusivo che, si spiega, coinvolgerebbe anche eletti locali ed europarlamentari. “Chiedevate un percorso dal basso – ha detto – ed è quello che sta avvenendo. Non state vedendo un post direttamente sul blog con una decisione. L’idea è che siano i portavoce che scelgono autononamente singoli soggetti per la commissione (per gli Stati Generali, ndr). Non avrete un uomo che da’ la soluzione”. “Gli Stati Generali sono un percorso. Ci sono due livelli, uno più urgente, la governance. Serve l’avviamento per dare carburante al percorso, e lasciare il confronto sui temi a un approfondimento maggiore”, ha sottolineato.
    Il terzo scenario proposto dal capo politico M5S Vito Crimi, a quanto apprende l’ANSA, prevede che, entro il 15 ottobre, partano le assemblee territoriali dal basso per proporre l’agenda dei temi Al contempo si prevede la costituzione di una “commissione” composta da vari soggetti (parlamentari, regionali, comunali, ect) che elabori le proposte e formuli i documenti su cui avviare consultaizone in rete. La commissione, una volta costituita, utilizzando il lavoro svolto nelle assemblee territoriali e i documenti pervenuti, predisporrà una sintesi delle questioni su cui l’assemblea degli iscritti del Movimento si ritiene debba esprimersi.
    “Questo dibattito è necessario e sono qui a discutere con voi facendo tesoro delle vostre sollecitazioni. Però vorrei ricordarci che fuori il Paese ci chiede altro. Un invito che faccio e: con la stessa veemenza con cui dibattiamo tra di noi usiamola per parlare di come dovremmo spendere i 209 miliardi del recovery fund, di quali proposte vogliamo portare avanti e di come lavorare sui territori”. 
    “Basta con le battaglie intestine – ha detto in mattinata parlando a Radio 24 il presidente della Camera Roberto Fico – dobbiamo avere una collegialità maggiore, perché alcuni problemi ancora vivi nel M5S derivano da verticismo troppo spinto che c’è stato”. “Serve una collegialità – ha detto – per trovare sintesi, è il sale della democrazia ma anche una soluzione per una maggiore maturità”.
    “Il taglio dei parlamentari approvato con il referendum ora chiama altre riforme. Non possiamo lasciare il prossimo parlamento con un numero ridotto di parlamentari e un vecchio regolamento”. “Capisco che sono temi che sentiamo da 30 anni – ha spiegato – ma ora il referendum è stato votato e il sì ha vinto in modo schiacciante, è una riforma costituzionale importante che è stata fatta da questa legislatura. Ora i regolamenti della Camera e del Senato devono per forza essere adeguati al taglio dei parlamentari, ci vuole una lunga discussione e si arriverà a una riforma. Questo significa mettere in sicurezza le riforme perché funzionino al meglio. E poi serve la legge elettorale che è in commissione affari costituzionali, si sta lavorando ed è importante arrivarci”.

    RISPONDIRISPONDI A TUTTIINOLTRA
    Contrassegna come non letto

    Laura Lattanzi

    gio 24/09/2020 21:03

    A:

    Chini Alessandra;

     1 allegato

    Ciao Alessandra,
    eccomi. Ti scrivo nel dettaglio alcune precisazioni sulla bozza ricevuta
    So che dal 1 ottobre entra in vigore il nuovo CCNL per il lavoro domestico, quindi la prima domanda è se sia corretto indicare come riferimento quello vecchio stipulato nel 2013.
    Per il resto ti scrivo sotto quello che secondo me, anche in base a quanto è indicato nel CCNL e so, andrebbe aggiunto/modificato nel documento:
    OGGETTO: assunzione a tempo indeterminato di lavoro domestico senza convivenza (da quello che so va specificato)
    PUNTO 2. Mansioni: baby sitter (due) bambini con età maggiore di 6 anni
    PUNTO 5. L’orario di lavoro è di ore 20 a settimana, così suddivise:
    ecc eccmartedì…. per un totale di

    domenica……
    Previa accordo e in base alle esigenze, le parti convengono di poter variare la distribuzione suscritta dell’orario, giornaliero e settimanale, delle 20 ore settimanali
    PUNTO 8: La prestazione lavorativa verrà svolta presso il seguente indirizzo: via di monserrato 111 Roma, ivi inclusi spostamenti e altri luoghi previsti per seguire i bambini nelle loro attività giornaliere durante l’orario di lavoro.
    Previa accordo, il lavoratore/la lavoratrice potrà seguire la famiglia del datore di lavoro per temporanei spostamenti per villeggiatura o per altri motivi familiari

    Credo sia tutto. Dimmi anche tu se riguardandolo con calma noti altro/hai altre considerazioni
    Grazie e a presto,

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    Dai governisti ai “puristi”, ecco galassia M5S

    “La nuova galassia M5S? Io parlerei più di bing bang…”. Con una battuta, Sergio Battelli, deputato della prima ora, descrive così lo status quo delle correnti del M5S. Le categorie “correntizie” di pochi mesi fa si sono quasi totalmente azzerate. Eppure, una mappa, sia pur provvisoria, della galassia M5S c’è. Fino agli Stati Generali, quando tutto potrebbe cambiare di nuovo.
    GOVERNISTI: è l’ala prevalente nel M5S, un macro-insieme che include diverse anime. Ad accomunarle c’è l’obiettivo di un’alleanza con il Pd, anche in vista delle Comunali 2021. Tra le sotto-correnti del governismo a 5 Stelle, quattro sono quelle principali: I “dimaiani”- E’ il gruppo vicino a Luigi Di Maio, il maggiore numericamente. Ci sono “big” come Alfonso Bonafede, Sergio Costa, Laura Azzolina, Vincenzo Spadafora, Laura Castelli, Giancarlo Cancelleri, Laura Agea, Stefano Buffagni, Manlio Di Stefano, Mirella Liuzzi. Alla Camera, tra i “dimaiani” ecco Luigi Iovino, Francesco D’Uva, Anna Macina, Michele Gubitosa, Andrea Caso, Cosimo Adelizzi, Iolanda Di Stasio, Leonardo Donno. Al Senato, dove la “presa” di Di Maio è minore, si contano Sergio Puglia, Sergio Vaccaro, Ettore Licheri.  Gli “autunomi” – Sono governisti, pro-alleanze ma non nell’inner circle del titolare della Farnesina. Al governo sono Stefano Patuanelli, Fabiana Dadone o Pier Paolo Sileri. Alla Camera ecco il capogruppo Davide Crippa o Sergio Battelli. Al Senato “capofila” è Paola Taverna che, tra i parlamentari a lei più vicini, può contare su Emanuele Dessì, Alessandra Maiorino o Laura Bottici. Tradizionalmente vicino a Taverna (ma considerabile anche come “dimaiano”) è Fabio Massimo Castaldo, vice presidente del Parlamento Ue. Sempre tra gli autonomi vanno annoverati gli attivisti della primissima ora, quelli fedelissimi al verbo di Beppe Grillo. Tra questi ci sono Andrea Cioffi, Gianluca Castaldi, Alberto Airola o Elio Lannutti. Gli “anti-Rousseau” – E’ un gruppo trasversale, numericamente folto, che attinge nell’area vicino a Di Maio come in quella a Roberto Fico. A fare rumore, nelle ultime ore, è la mozione “Parole Guerriere”, think tank guidato da Dalila Nesci che conta su diversi esponenti: da Carlo Sibilia a Giorgio Trizzino, da Diego De Lorenzis a Azzurra Cancellerie.I “fichiani” – Gli ex ortodossi, oggi, sono tra i fan più decisi dell’alleanza con il Pd e fanno a capo a Roberto Fico. Al governo il putno di riferimento è Federico D’Incà. Alla Camera ecco Riccardo Ricciardi, Gilda Sportiello, Giuseppe Brescia o Luigi Gallo. Nel Lazio “pesa” l’endorsement di Roberta Lombardi.
    I PURISTI:Sono scettici nei confronti di un’alleanza con il Pd, anti-Mes e difensori del ruolo della piattaforma Rousseau. Tra i punti di riferimento ci sono, Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista. L’ex deputato, oltre ad Antonella Laricchia in Puglia, nei gruppi può contare su Barbara Lezzi, ma forse anche su Giulia Grillo, Alvise Maniero o Raphael Raduzzi. A Bruxelles punto di riferimento è Ignazio Corrao. “Casaleggiana” doc è Enrica Sabatini, responsabile ricerca e sviluppo di Rousseau.
    IL SIMBOLO E L’ ASSOCIAZIONE: potrebbe essere il “nodo dei nodi”, nel caso lo scontro interno arrivi ai massimi livelli. Il nuovo Statuto del Movimento, varato nel dicembre 2017, ha dato vita ad una terza Associazione M5S, in cui Di Maio e Casaleggio figurano come fondatori. Il simbolo è concesso in uso dalla precedente associazione M5S. Ovvero da Beppe Grillo.   

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    Sicurezza: bozza decreto migranti, stop multe milionarie alle Ong

    La cancellazione delle multe milionarie alle navi ong, la riforma del sistema di accoglienza, l’allargamento delle maglie che consentono di accedere alla protezione umanitaria, la possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale e la possibilità di convertire il permesso di soggiorno in permesso di lavoro. Sono alcune delle novità dell’ultima bozza del decreto che dovrebbe approdare sul tavolo del Consiglio dei ministri per modificare i due decreti sicurezza di Salvini. Nel titolo del decreto, composto da 9 articoli, non compare la parola “sicurezza”: “Disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, nonché in materia di diritto penale”.
    Per le ong che violino il divieto di navigazione spariscono le multe fino a un milione, si scende da 10mila a 50mila euro, e vengono fatte salve le operazioni di soccorso “tempestivamente comunicate”. Arriva un nuovo “sistema di accoglienza e integrazione”.
    ECCO IL TESTO DELLA BOZZA
    Il decreto prevede anche che i termini obbligatori per il riconoscimento della cittadinanza italiana passino da 48 a 36 mesi. Tra le novità, anche il ripristino della possibilità – per i richiedenti di protezione internazionale – di poter svolgere lavori di utilità sociale.   

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    Gregoretti: difesa Salvini, a bordo c'erano due scafisti

    A bordo della Gregoretti c’erano due scafisti fermati dopo lo sbarco. Gli oltre 100 migranti sono rimasti sulla nave senza pericoli e con la massima assistenza, solo il tempo necessario per concordare con altri Paesi europei il loro trasferimento.
    Il tutto nel pieno coinvolgimento del governo italiano, tanto da rilevare il ruolo decisivo del Ministero dei trasporti nell’assegnazione del POS (luogo di sbarco sicuro). Sono i punti salienti della memoria difensiva per il giudice dell’udienza preliminare depositata dall’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in vista dell’udienza di sabato 3 ottobre a Catania.
    Il reato contestato a Salvini – informa una nota della Lega che sintetizza le 50 pagine della memoria difensiva – si sarebbe verificato dal 27 al 31 luglio 2019. Il 26 luglio, la nave Gregoretti aveva a bordo 135 immigrati, risultato di due differenti operazioni di salvataggio effettuate dalle autorità italiane in acque maltesi su richiesta di La Valletta che – sotto pressione per altre operazioni analoghe – non sarebbe riuscita a garantire interventi tempestivi. In una operazione in particolare, le autorità italiane avevano provveduto all’immediato trasporto a terra di sei persone in condizioni critiche prima dell’arrivo della Gregoretti. Tra le 135 persone a bordo della nave – prosegue la nota – i medici non ravvisavano “casi sanitari gravi” escludendo la necessità di una evacuazione medica. Il POS è stato indicato alle 18,10 del 27 luglio 2019 dal comando generale delle capitanerie di porto: si trattava del porto di Augusta, pontile militare Nato, che per conformazione annulla gli effetti del moto ondoso e assicura totale sicurezza. Nel frattempo era già sbarcata a terra anche una donna incinta con la sua famiglia (marito e due figli minori), mentre la Gregoretti si trovava in acque italiane. Sin dalla notte del 28 luglio – si legge nel comunicato della Lega – la nave resta ormeggiata (con assistenza e costante flusso di viveri e farmaci), e il giorno dopo sbarcano i minori così come richiesto anche dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Catania. A bordo non risultano episodi di insofferenza, e anzi vengono garantiti tre pasti completi al giorno con cucine in ottime condizioni igienico-sanitarie. Il 31 luglio viene fatto sbarcare un immigrato con sospetta tubercolosi e poche ore dopo (15,48) viene comunicata l’autorizzazione allo sbarco delle 115 persone ancora a bordo, operazione conclusa alle 16,53. L’attesa – prosegue la nota – si era resa necessaria per concordare la redistribuzione in altri Paesi europei, con il pieno coinvolgimento del governo italiano.
       

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    Senato: seggio conteso, giunta accoglie ricorso Lotito

    La Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato ha accolto il ricorso di Claudio Lotito contro l’elezione a Palazzo Madama di Vincenzo Carbone. La giunta, ha spiegato il presidente Maurizio Gasparri, ha deliberato di “proporre al Senato l’annullamento dell’elezione di Carbone nella regione Campania”.
    La parola passa quindi all’Aula di Palazzo Madama. Secondo Lotito, che si era candidato senza venire eletto, quel seggio spetta a lui.
    In base a quanto si apprende, per l’annullamento dell’elezione di Carbone hanno votato in 12 contro 7. Il senatore Pietro Grasso non ha partecipato al voto. Assenti tre senatori, due del gruppo misto e uno del M5s.   

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    Martella, per l'editoria Recovery è sfida da vincere

    Le risorse non sono ancora state quantificate, “ma saranno all’altezza dell’ambizione del progetto”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Andrea Martella interviene in commissione Cultura alla Camera per illustrare come pensa di usare i fondi europei del Recovery Plan e premette: “Per un settore da anni in crisi strutturale con una situazione aggravata dalla pandemia è una sfida da non perdere. Anzi da vincere”.
    Il governo però, rivendica il sottosegretario snocciolando uno a uno gli interventi degli ultimi anni, “è impegnato da tempo in una riforma” e negli ultimi mesi ha investito risorse importanti. Per soccorrere l’editoria, dice Martella, “vanno stabilizzate” una serie di misure già in atto come il credito di imposta per gli investimenti pubblicitari, il bonus fiscale per i servizi digitali e le spese di connessione, l’estensione e l’incremento fino a 4 mila euro del tax credit per le edicole e per i distributori che raggiungono i Comuni con meno di 5000 abitanti, ma anche il credito di imposta per la carta e la forfettizzazione delle rese dei giornali. Non solo.
    Perché se la pandemia ha “ulteriormente aggravato” la crisi, è vero anche che “ha contribuito a rafforzare la domanda di un’informazione accurata, di qualità, affidabile e pienamente accessibile alla popolazione”. Da qui l’obiettivo del governo, anche con l’aiuto dei fondi europei, di “tutelare il lavoro dei giornalisti” e sostenere le imprese, accompagnando però l’intero settore verso una “necessaria trasformazione”.   

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    Coronavirus, Mattarella: 'Johnson? Noi amiamo libertà ma anche serietà'

    Replica del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle parole del premier britannico Boris Johnson sulla minor diffusione in Italia rispetto ad altri Paesi Ue della nuova ondata di Coronavirus. BoJo aveva sostenuto che gli inglesi amano di più la libertà rispetto a noi, di qui la maggior diffusione del Covid da loro. “Anche noi italiani amiamo la libertà ma abbiamo a cuore anche la serietà”, ha osservato Mattarella a Sassari, a margine della cerimonia in ricordo di Cossiga, conversando con alcuni partecipanti.
    Nel corso di un question time ieri alla Camera dei Comuni – in risposta a una contestazione del deputato laburista Ben Bradshaw sul “come mai Germania o Italia” registrino al momento meno contagi ufficiali dell’isola senza aver adottato le nuove misure restrittive annunciate ieri dal premier – Boris Johnson aveva spiegato che ciò è anche frutto della mentalità liberale più diffusa nel Regno rispetto “a molti altri Paesi”. “C’è un’importante differenza – aveva argomentato BoJo – fra il nostro Paese e molti altri nel mondo poiché il nostro è un Paese che ama da sempre la libertà. Se guardiamo alla storia degli ultimi 300 anni, ogni avanzamento, dalla libertà di parola alla democrazia, è venuto virtualmente da questo Paese”. “E’ quindi molto difficile – ha concluso – chiedere al popolo britannico di obbedire uniformemente alle direttive oggi necessarie”.