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    Conte boccia il Mes e parla di 'patto tra pubblico e privato'. Delrio, per il Pd conviene, il premier venga in Parlamento

    Non è un no definitivo, ma un netta bocciatura quella di Conte al Mes. Il premier afferma che il prestito verrà chiesto se ci sarà un “fabbisogno di cassa”, ma i fondi Ue porterebbero un risparmio “molto contenuto” con il rischio di dover rientrare dal debito con “nuove tasse e tagli” e di incorrere in uno “stigma” sui mercati.
    Gelido il Pd, con Nicola Zingaretti che invita a non liquidare un tema così importante come il Mes “con una battuta in conferenza stampa”, mentre Matteo Renzi parla di “grave errore politico” e di “danno per gli italiani”.
    Conte, all’assemblea Ania propone un ‘nuovo patto pubblico-privato’ per ripagare la fiducia dell’Europa.
    “Sul Mes noi non vogliamo togliere le castagne dal fuoco al governo, che ha al suo interno un dibattito a volte molto pesante”, ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia a SkyTg24. “I cittadini sappiano – ha aggiunto – che non dipende dal governatore. Giustificheranno il loro no, se è un no, non si è ben capito”.
    “Il presidente del Consiglio aveva detto che del Mes avremmo discusso e deciso in Parlamento. Stiamo aspettando il piano del governo per rafforzare e ammodernare la sanità pubblica, soprattutto quella territoriale. La maggioranza ha deciso che questo sarà il percorso e non bastano battute per cambiarlo”. Lo dichiara il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio, interpellato al telefono dall’ANSA dopo le parole pronunciate ieri in conferenza stampa dal premier Conte. “Venga Conte in Parlamento col programma per la sanità pubblica e discutiamo se le risorse del Mes siano le più convenienti, come noi del Pd riteniamo oppure se qualcuno ha idee migliori. Non sono d’accordo con quanto detto ieri da Conte, con il riferimento alle tasse e ai tagli da fare, se dovessimo usare il Mes”, conclude. 

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    Rapporto Auditel-Censis: 3,5 milioni di famiglie sono senza internet

     In Italia il vero distanziamento sociale è tra chi è dentro la comunità e chi è privo della capacità di spesa necessaria per acquisire beni divenuti essenziali tra cui, durante l’epidemia sanitaria, hanno acquistato peso tutti i device tecnologici. E’ quanto emerge dal terzo rapporto Auditel-Censis presentato al Senato. Nel 2019 sono quasi tre milioni e mezzo le famiglie italiane che non dispongono di collegamento ad internet e che quindi sono state impossibilitate a svolgere qualsiasi tipo di attività on line; ma sono solo 300.000 le famiglie in cui c’è almeno un occupato o uno studente che risultano prive del collegamento.
     Nel 2019, a fronte di una media Italia del 55,0% di famiglie che dispongono della banda larga su rete fissa, questa è presente nel 77% delle famiglie che si collocano nella fascia alta e medio-alta e solo nel 19,8% di quelle con livello socio-economico basso; Sono quasi 6 milioni le famiglie che si collegano al web solo con smartphone e, conseguentemente, non possono garantire la qualità delle loro prestazioni a distanza: nel 76,9% delle famiglie di livello socioeconomico basso non è presente in casa neppure un pc fisso o portatile o un tablet collegato a internet, quota che è del 10,2% tra quelle di livello socio-economico alto.

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    Covid: nel testo dpcm via la parola 'sindaci' slle restrizioni anti-movida

    Nel testo finale del dpcm scompare la parola sindaci per le restrizioni anti-movida. All’art.1 del decreto si legge che “delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico dopo le 21”. “La norma – ammette il ministro degli Affari Regionali Francesxco Boccia a Rainews24 – è stata smussata. Detto questo, se c’è un quartiere da chiudere lo decidono i sindaci , i sindaci sanno che lo Stato è al loro fianco 24 ore su 24, dobbiamo tornare alla collaborazione massima”.   “Il Governo non scarica responsabilità su sindaci”, ha aggiunto Boccia
    “Il governo ha voluto scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci: non è possibile che siano i sindaci a chiudere le piazze e le vie della movida. I sindaci non possono controllare, per questo abbiamo preteso che sparisse dal testo del Dpcm la parola sindaco”. Lo ha detto Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci, parlando a Radio Capital. “Non ci piacciono le ordinanze-spot: se non possono esserci controlli, la norma è priva di senso. È stata commessa una scorrettezza istituzionale, non parteciperemo più a riunioni di regia perché tanto la presenza dei sindaci è inutile. Si incontrano i ministri con i presidenti di regione e decidono in autonomia. Il governo decide senza tener conto delle esigenze locali”. ha aggiunto Decaro.”Abbiamo considerato una scorrettezza istituzionale approvare una norma di cui non si era discusso”, ribadisce  Decaro a proposito del nuovo Dpcm. “I sindaci non si sottraggono alle responsabilità – ha detto Decaro – ma a noi è sembrato inserire quella norma nel decreto senza dire nulla ai sindaci un modo per scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci davanti all’opinione pubblica e devo dire l’effetto è arrivato perché da stamattina i cittadini ci chiedono quali sono le aree che dobbiamo chiudere”.
     “Nel testo definitivo è stato tolto il riferimento esplicito ai Sindaci che c’era nella bozza, citato da Conte in conferenza stampa. Ma non si dice a chi competerebbero quelle misure: se ai Sindaci, ai Prefetti, ai Presidenti di Regione. Né con quali mezzi si possano attuare”. Lo dice  il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. “Per chiudere una piazza con cinque vie d’accesso – aggiunge Gori – servono almeno 10 agenti. Chi li ha? Poi però, dice il DPCM, bisogna consentire l’accesso agli esercizi commerciali e alle abitazioni. Come si controlla? E se la gente si sposta e si assembra nella via accanto? Inapplicabile”.
     “Il Presidente del Consiglio ha annunciato che i Sindaci potranno adottare coprifuoco parziali, di vie e piazze, dalle 21. Conoscendo la sensibilità istituzionale del Presidente Conte e la coesione che deve caratterizzare questo difficilissimo periodo che vive la nostra Repubblica, non posso credere che si sia deliberatamente e dall’alto, senza consultare sul punto i sindaci d’Italia, scelto di scaricare su di noi una decisione non praticabile”. Lo dice il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. “L’effetto delle parole pronunciate dal Presidente del Consiglio davanti a milioni di italiane e italiani – aggiunge – sarà quello di lasciare ancora una volta i sindaci con il cerino in mano. Lo Stato sceglie, quindi, di puntare il dito per nascondere quello che non si è fatto, in tante parti del Paese, per rafforzare la rete territoriale di sanità pubblica. Provo amarezza, sconforto e delusione per uno Stato che non ha la sensibilità, la volontà e la lungimiranza di mettere al centro i suoi cittadini e chi li rappresenta, a mani nude, sul territorio, con poche risorse umane e spesso senza un euro. Dopo 9 mesi dallo scoppio della pandemia è un segno di debolezza e mancanza di lucidità dello Stato non riuscire a garantire il controllo del territorio e scaricarlo sui sindaci che spesso non hanno né personale, nè soldi, per pagare straordinari. Presidente Conte – chiede de Magistris – corregga il tiro, faccia il generale che sta vicino ai soldati che combattono sulla prima linea con pochi viveri e poche armi e che cercano, ogni giorno, di arginare epidemia sociale, economica e lavorativa e contenere l’avanzata del contagio criminale “.
    “Il nuovo Dpcm scarica sui sindaci la responsabilità del coprifuoco alle 21, una decisione che lascia perplessi anche perché, come sottolineato a più riprese negli scorsi mesi, esiste un problema relativo ai controlli. Esistono realtà del Sud senza neanche un vigile urbano”. Lo afferma, in una nota, il senatore di Italia Viva, Ernesto Magorno, sindaco di Diamante (Cosenza). “Come è possibile garantire – si domanda Magorno – un’adeguata copertura del territorio? I sindaci hanno sempre mostrato spirito di collaborazione nonostante non abbiano trovato ascolto nelle istituzioni che ora devono cambiare rotta perché non possiamo essere lasciati soli”.
    “I sindaci sono sempre stati in prima linea e continueranno ad esserlo. Non ci tireremo indietro anche di fronte alle nuove responsabilità che il governo ha deciso di scaricare su di noi, ma tutto questo deve essere accompagnato da adeguate misure di ristoro economico per le attività a cui si impongono chiusure e di sostegno ai Comuni”. Così il sindaco di Ferrara e vicepresidente Anci Emilia-Romagna Alan Fabbri (Lega) commentando i contenuti del nuovo Dpcm. Sul fronte di aiuti e sostegno, aggiunge, “da parte del governo ci saremmo aspettati, da subito, un quadro dettagliato di risorse, azioni e interventi per aiutare categorie e attività su cui, anche questo Dpcm, impatterà in maniera fortemente negativa. Purtroppo così non è stato, al momento ci sono solo sterili promesse”. “Come Comune abbiamo cercato di fare la nostra parte – sottolinea Fabbri – e continueremo a farla. Penso, ad esempio, al bando da 1,7 milioni di euro a fondo perduto per le piccole imprese danneggiate dal lockdown”. Il sindaco aggiunge che prosegue il lavoro di ‘Ferrara rinasce’, progetto messo in campo per la ripartenza.

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    Dpcm: Deiana (Anci Sardegna), delega a sindaci è una idiozia

    (ANSA) – CAGLIARI, 19 OTT – Chi decide se disporre la chiusura dopo le 21 di strade e piazze dei centri urbani dove si possono creare situazioni di assembramento? Dalla versione finale del Dpcm è sparita la parola “sindaci”, e adesso il dubbio attanaglia anche i primi cittadini sardi. Scrive su Facebook il presidente dell’Anci Sardegna Emiliano Deiana: “Alla fine hanno tolto la ‘cosa’ dei sindaci e l’hanno sostituita con un ‘non si sa chi’: Prefetto, Questore, Comitato ordine pubblico”. Come al solito, denuncia Deiana, “la lettura del testo definitivo dei Dpcm consente di farsi un’opinione certa su almeno una questione: scrivono in un italiano raffazzonato, borioso e approssimativo. Alla quarta riga ho abbandonato avendo chiaro che le leggi non le possono scrivere Casalino e Spadafora”.    Il presidente regionale dell’Anci aveva già espresso tutte le sue perplessità sulla delega ai sindaci: “Se un Governo decide di attuare il coprifuoco lo fa, la delega ai sindaci non è solo uno scaricabarile, ma proprio un’idiozia”. Infatti, “se un sindaco chiude e l’altro lascia aperto cosa pensate che avvenga sul territorio? Che le persone si mettono in macchina e migrano da un posto all’altro”. E infine: “Se chiude il Governo il controllo dell’esecuzione delle misure è demandato a polizia e carabinieri, ma se chiude un sindaco, specie in città medio-piccole e con gli organici dei vigili risotti all’osso, chi controlla?” (ANSA).   

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    Dpcm, tutte le novità: dalle zone rosse alla DAD per le scuole

    Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha illustrato il nuovo dpcm varato per contrastare la recrudescenza di covid. “La strategia non è e non può essere la stessa della primavera: in questi mesi abbiamo lavorato intensamente. Io – ha detto Conte – ho avvertito presidenti di Camera e Senato e i leader dell’opposizione che stavo per firmare questo Dpcm: contemporaneamente ho avvertito anche presidenti Camera e Senato che andrò in Parlamento martedì o mercoledì”. 
    LE NOVITA’ 
    I SINDACI DISPONGONO ZONE ROSSE SE RISCHIO ASSEMBRAMENTO  – “I sindaci dispongono la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, di vie o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”.
    OK ALLA DAD IN CASO DI CRITICITA’ – “Previa comunicazione al Ministero dell’Istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferito ai specifici contesti territoriali, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza”.
    EVENTUALI TURNI POMERIDIANI PER LE SCUOLE – Modulare “ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9”.
    MASSIMO SEI PERSONE PER TAVOLO IN LOCALI – “Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5,00 sino alle ore 24,00 con consumo al tavolo, e con un massimo di sei persone per tavolo, e sino alle ore 18.00 in assenza di consumo al tavolo; resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché, fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze”.
    OBBLIGO CARTELLO NUMERO MASSIMO PERSONE IN LOCALI – “E’ fatto obbligo per gli esercenti di esporre all’ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente nel locale medesimo, sulla base dei protocolli e delle linee guida vigenti”.
    STOP A CONGRESSI, SAGRE E FIERE LOCALI – “Sono vietate le sagre e le fiere di comunità. Restano consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale ed i congressi, previa adozione di protocolli validati dal Comitato tecnico-scientifico, e secondo misure organizzative adeguate alle dimensioni ed alle caratteristiche dei luoghi e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro”. “Sono sospese tutte le attività convegnistiche o congressuali, ad eccezione di quelle che si svolgono con modalità a distanza”, viene disposto.
    RESTANO APERTI BAR E RISTORANTI NELLE AUTOSTRADE – “Restano comunque aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situati lungo le autostrade, negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro”.
    NELLA P.A. OBBLIGO DI RIUNIONI A DISTANZA – Nell’ambito delle pubbliche amministrazioni le riunioni si svolgono in modalità a distanza, salvo la sussistenza di motivate ragioni di interesse pubblico; è fortemente raccomandato svolgere anche le riunioni private in modalità a distanza.SALE GIOCHI APERTE DALLE 8 ALLE 21 – Le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo sono consentite dalle ore 8 alle ore 21. L’apertura è consentita a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi; detti protocolli o linee guida sono adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali.
    STRETTA ALLE  GARE, IN ALLENAMENTO STOP A “PARTITELLE”- Sì a partite e gare sportive a livello regionale e nazionale per professionisti e dilettanti. No agli allenamenti di squadra, a partite e “partitelle”. E’ la stretta che il nuovo dpcm impone agli sport di contatto. Sono vietati del tutto infatti, a quanto spiegano fonti di governo, quelli svolti a livello amatoriale e arriva il divieto anche per le gare dilettantistiche a livello provinciale. Ma è possibile, per chi pratichi uno sport come il basket, il calcio o la pallavolo, nell’ambito di una società sportiva, continuare ad allenarsi a livello individuale e fare allenamenti con i compagni di squadra evitando però il contatto e dunque di fare “partitelle” o sessioni di gioco con gli altri.

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    Dpcm, nuove misure anti covid. Tensione su scuola e palestre

    “Daremo una settimana di tempo alle palestre per allinearsi ai protocolli di sicurezza”. Lo ha affermato il premier Conte nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi chiarendo che saranno poi prese decisioni sulle chiusure per chi non rispetterà tali protocolli. 
    Le attività scolastiche continueranno in presenza : sono un asset fondamentale del Paese Per le scuole di secondo grado, verranno favorite modalità flessibili di organizzazione didattica con ingresso dalle ore 9.
    I ristoranti chiuderanno alle 24: “si potrà stare per un massimo di sei persone per singolo tavolo e tutti i ristoratori dovranno affiggere quante persone ammesse. Nessuna limitazione negli ospedali, negli aeroporti, lungo le autostrade”.
    “La strategia non è e non può essere la stessa della primavera: in questi mesi abbiamo lavorato intensamente”.LE NOVITA’ NELLA BOZZA
    I SINDACI DISPONGONO ZONE ROSSE SE RISCHIO ASSEMBRAMENTO  – “I sindaci dispongono la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, di vie o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”.
    OK ALLA DAD IN CASO DI CRITICITA’ – “Previa comunicazione al Ministero dell’Istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferito ai specifici contesti territoriali, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza”.
    EVENTUALI TURNI POMERIDIANI PER LE SCUOLE – Modulare “ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9”.
    MASSIMO SEI PERSONE PER TAVOLO IN LOCALI – “Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5,00 sino alle ore 24,00 con consumo al tavolo, e con un massimo di sei persone per tavolo, e sino alle ore 18.00 in assenza di consumo al tavolo; resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché, fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze”.
    OBBLIGO CARTELLO NUMERO MASSIMO PERSONE IN LOCALI – “E’ fatto obbligo per gli esercenti di esporre all’ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente nel locale medesimo, sulla base dei protocolli e delle linee guida vigenti”.
    STOP A CONGRESSI, SAGRE E FIERE LOCALI – “Sono vietate le sagre e le fiere di comunità. Restano consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale ed i congressi, previa adozione di protocolli validati dal Comitato tecnico-scientifico, e secondo misure organizzative adeguate alle dimensioni ed alle caratteristiche dei luoghi e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro”. “Sono sospese tutte le attività convegnistiche o congressuali, ad eccezione di quelle che si svolgono con modalità a distanza”, viene disposto.
    RESTANO APERTI BAR E RISTORANTI NELLE AUTOSTRADE – “Restano comunque aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situati lungo le autostrade, negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro”.
    NELLA P.A. OBBLIGO DI RIUNIONI A DISTANZA – Nell’ambito delle pubbliche amministrazioni le riunioni si svolgono in modalità a distanza, salvo la sussistenza di motivate ragioni di interesse pubblico; è fortemente raccomandato svolgere anche le riunioni private in modalità a distanza.SALE GIOCHI APERTE DALLE 8 ALLE 21 – Le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo sono consentite dalle ore 8 alle ore 21. L’apertura è consentita a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi; detti protocolli o linee guida sono adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali.

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    Carlo Calenda si candida a sindaco di Roma

    “Mi candiderò a sindaco di Roma: un dovere e una grande avventura”. Così Carlo Calenda ospite di “Che tempo che fa” su Rai 3. “Non posso parlare per il Pd, partecipo a un tavolo. Auspico un appoggio largo”.
    “Il Pd dovrebbe appoggiare la mia candidatura se pensiano sia la persona adatta a governare Roma. Il Pd diceva mai con i Cinque Stelle e hanno cambiato idea, io sono ancora là. Ma con Raggi è peggiorato tutto”, aggiunge. “Fare le primarie oggi sarebbe complicato, farle più avanti significherebbe parlarci addosso per mesi. Io ho fatto anche lo scrutatore alle primarie del Pd, ma credo che dobbiamo cercare di allargare il campo il più possibile. E poi c’è un piccolo dettaglio, c’è un’emergenza sanitaria. Come pensiamo che la gente esca di casa.” ha aggiunto Calenda che ricorda: “Dalle primarie uscirono sconfitti Sassoli e Gentiloni, che ora il Pd vorrebbe candidati”. Io di destra o sinistra? Sono un socialdemocratico liberale”.”La politica è diventato un grande scontro ideologico, una lotta tra tribù. Ma così cade tutto, cade l’attualità dell’azione amministrativa, della fiducia dello Stato. Poi arriva un’epidemia e ci si accorge dell’importanza dello Stato, che decide la vita delle persone. La politica è l’arte di governo, sennò è solo rumore di sotto fondo…”.

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    Covid, verso il nuovo dpcm. Regioni: “Stretta localizzata sui locali, no alla chiusura delle palestre”

    Si è svolta una riunione tra governo e Regioni in vista del nuovo dpcm sulle misure anticontagio da Covid. Si andrebbe verso una “stretta alla movida, ma localizzata”: questa una delle proposte delle Regioni, le quali si sono anche dette contrarie a una possibile misura restrittiva sulla chiusura delle palestre. E’ quanto si apprende al termine del vertice. Conte riunisce alle 16 i capi delegazione sul nuovo dpcm sul Covid. Il premier, tra le 19 e le 20, terrà una conferenza stampa a Palazzo Chigi per presentare il dpcm con le nuove misure anti-covid.
    Per locali e pub le Regioni propongono di “valutare una misura che consenta dalle ore 18 il solo consumo al tavolo”. L’orario anticipato di chiusura dei locali alle 22 o alle 23 potrebbe quindi essere applicato sono in alcuni quartieri di quelle città o Comuni dove il contagio è più elevato o in altre zone dove è maggiore il rischio di assembramento, come i luoghi della movida e i centri storici. Su questa proposta ci sarebbe il parere favorevole di gran parte del Governo e delle stesse Regioni.
    “Abbiamo chiesto di non intervenire penalizzando ulteriormente i locali pubblici con altre riduzioni di orario”, riferisce Giovanni Toti vice Presidente della Conferenza delle Regioni, che in loro rappresentanza chiede al governo “più didattica a distanza a rotazione per i ragazzi degli ultimi anni. Per alleggerire i mezzi serve anche scaglionare ingressi nelle scuole e nei luoghi di lavoro”.
    Non ci sarà una riduzione della quota di riempimento dei mezzi di trasporto locali, ma l’adozione di altre misure: l’ingresso scaglionato per le scuole superiori, orari differenziati per i lavoratori e un maggior ricorso allo smart working rispetto al 50% attuale. Con le aziende si è poi concordato un maggior controllo sulle banchine delle metropolitane per agevolare i flussi di salita e discesa. Sono queste le indicazioni che la ministra dei Trasporti Paola De Micheli.
    “Su scuola, università e trasporti le proposte di Regioni ed enti locali sono di buon senso”, ha detto il ministro Boccia.
    “La scuola in presenza è fondamentale per tutti”ha ribadito la Ministra Lucia Azzolina. Le università sono luoghi sicuri, la didattica è già al 50% a distanza, le lezioni sono controllate, con uso della mascherina e distanziamento, tutto è stato programmato con protocolli specifici e la massima attenzione, è impossibile fare di più all’università, è la posizione del ministro dell’Università Gaetano Manfredi.
    “La scuola deve rimanere aperta, e’ una priorita’ di questo paese assieme al lavoro”, ha rassicurato Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e componente del Comitato tecnico scientifico.
    “Sono convinto che lo sport sia un motore di ripartenza ed ecco perché in queste ore ci stiamo battendo affinché, in sicurezza e nel rispetto di protocollo rigidi, lo sport possa continuare il più possibile”. Così il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Al ministro hanno fatto appello i centri sportivi. Interviene anche Giovanni Malagò: “Nessuna decisione avventata sullo sport: l’eventualità paventata di chiusura di tutte i campionati e le attività organizzate dall’associazionismo sportivo va in contrasto con i protocolli approvati dal Cts d’intesa col Ministero”, afferma il presidente del CONI.