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    Sindaco Foggia Franco Landella (Lega) verso dimissioni

    (ANSA) – FOGGIA, 04 MAG – Il sindaco di Foggia, Franco
    Landella (Lega), potrebbe dimettersi nelle prossime ore. A
    quanto si apprende, il primo cittadino ha convocato i
    consiglieri di maggioranza per annunciare le dimissioni in una
    riunione che è in corso a Palazzo di città.   
    Nel Comune di Foggia, venerdì scorso, sono stati arrestati i
    consiglieri di maggioranza Leonardo Iaccarino e Antonio
    Capotosto, con le accuse a vario titolo di corruzione, tentata
    induzione indebita e peculato.   
    A febbraio fu arrestato un altro consigliere di maggioranza,
    Bruno Longo, per una presunta tangente pagata da un imprenditore
    per sbloccare il pagamento dei lavori di archiviazione dati
    eseguiti per il Comune.   
    Dal 9 marzo, inoltre, nel Comune di Foggia si è insediata una
    Commissione inviata dal Viminale per verificare eventuali
    infiltrazioni della criminalità nell’attività amministrativa.   
    In mattinata, intanto, si è dimesso il consigliere comunale
    di maggioranza (ex Forza Italia poi passato alla Lega), Consalvo
    Di Pasqua. “Non ci sono più le condizioni per poter andare
    avanti”, ha detto all’ANSA. “Non si può più lavorare così –
    prosegue – avevo già maturato questa idea non appena si è
    insediata la commissione di accesso”. (ANSA).   

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    Audizione del ministro Bianchi sulle linee programmatiche: 'Necessaria riforma del ministero dell'Istruzione'

    Le Commissioni riunite Cultura di Camera e Senato, presso la Sala del Mappamondo, svolgono l’audizione del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sulle linee programmatiche del suo dicastero. 
    “Il ministero così come è oggi, non è più in grado di organizzare la specificità e la complessità dei compiti. Stiamo ampliando l’età dell’educazione dai 0 anni fino alla formazione continua: serve un dipartimento che si occupi di formazione tecnica superiore, dobbiamo mettere mano all’organizzazione del ministero e degli organi decentrati”, ha detto il ministro dell’Istruzione. Il ministro ha parlato della necessità di una riforma del ministero dell’Istruzione e della governance complessiva. “Poi vanno rafforzate le strutture del sistema scolastico: il Piano di ripresa e resilienza ci aiuta moltissimo basta pensare agli investimenti per la fascia dei più piccoli”, ha aggiunto.
    “Il Mef ci ha riconosciuto gli organici del passato e ha dato qualcosa in più. Nei prossimi 10 anni avremo 1 milione e 400 mila ragazzi in meno, avremmo quindi dovuto avere tanti insegnanti in meno. Abbiamo bisogno di prof per avere classi più piccole e aumentare il tempo scuola. Dobbiamo uscire dalla meccanica lineare tot docenti-tot studenti. Abbiamo bisogno anche di più dirigenti. I dirigenti hanno una funzione fondamentale, non abbiamo dato il giusto peso alla gravosità degli impegni che hanno avuto, va e andrà riconosciuto di più nel confronto contrattuale”.
    “La pandemia come choc esterno ha esasperato le diversità e messo a nudo delle situazioni non più sostenibili come il diritto allo studio: abbiamo un indice insostenibile di dispersione scolastica. C’è una dispersione esplicita, di chi non riesce a raggiungere titolo di studio, e chi lo consegue ma non ha le competenze adeguate. Dobbiamo iniziare fin dall’estate a fare un ponte verso l’anno prossimo usando fondi già in carico al ministero, 150 milioni. Altri 320 milioni li metteremo a disposizione per una struttura di supporto che dall’estate si proietti all’anno prossimo: inizieremo ad avere una scuola più aperta e interattiva col territorio, come parte di una nuova fase di scuola. Altri 40 milioni li dedichiamo alla povertà educativa” con progetti che “si rivolgono alle aree periferiche e marginali: è una azione che va vista nella logica di un riequilibrio”. 
    “Abbiamo il tema del transitorio: come recuperare coloro che hanno accumulato esperienza e che hanno bisogno di stabilità – ha detto il ministro dell’Istruzione -, su quasi 500 mila posti comuni, abbiamo oltre 200 mila docenti a tempo determinato con situazioni diverse: la cosa sbagliata e trattarli tutti allo stesso modo, sono persone con esperienze, titoli e esperienze diverse. Stiamo ragionando col Mef per capire come riconoscere titoli e merito diversi e permettere di far confluire queste persone all’interno di una visione stabile per far partire la macchina di una assunzione regolare e continua”. 
    “Bisogna programmare – ha detto Bianchi – le uscite degli insegnanti: con l’Inps siamo riusciti ad avere per tempo le previsioni di uscita di quest’anno e dei prossimi 10 anni e ci vuole anno per anno la possibilità di reclutamento che tenga conto delle uscite per garantire continuità e stabilità nei processi di reclutamento. Inoltre la professione del docente va riconosciuta anche in termini salariali, servono carriere più articolate per i docenti e tutto il personale delle scuole”. 
    Sul precariato “vedo che all’interno della stessa maggioranza vi sono posizioni differenti, sono quasi lampadine di queste diversità ma dobbiamo affrontarle – ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi replicando in audizione alle tante domande dei commissari delle commissioni Istruzione e Cultura di Camera e Senato -, se lo facciamo come bivio questo metterà in difficolta tutto: ci stiamo lavorando insieme al premier. Attenzione: abbiamo degli obblighi lasciati dai predecessori Non ho idea di un intervento magico, stiamo lavorando, avendo chiare le posizioni di ognuno. Bisogna trovare soluzioni praticabili, sono convinto che dobbiamo andare verso la formazione di tutti i docenti, un corpo che non ha confronti in Ue, dobbiamo prendere coscienza e realtà”.

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    Impasse ddl omofobia, mossa Lega con nuovo testo

    E’ braccio di ferro nella maggioranza sulla legge contro l’omofobia, calendarizzata in commissione Giustizia al Senato. Il ‘tornado’ Fedez, che dal palco del primo maggio ha cercato di tirare la volata al ddl Zan, fa emergere lo scontro in atto a Palazzo Madama con la Lega che annuncia un proprio testo e Pd e M5s che ipotizzano di “aggirare lo stallo” in commissione, portando il ddl direttamente in Aula. Approvato alla Camera a novembre del 2020, dopo una lunga battaglia dentro e fuori i palazzi della politica, dal 28 aprile il ddl Zan è nel calendario della commissione Giustizia del Senato. Qui, da una parte ci sono i promotori (Pd, M5s, Leu, Iv) decisi ad arrivare fino in fondo per “una battaglia di civiltà”, dall’altra il centrodestra che ha preannunciato una “discussione lunga e approfondita”. Più incerta la posizione di Forza Italia, tra il coordinatore nazionale Antonio Tajani che si è schierato apertamente per il no e l’ala più liberal propensa ad un confronto (sui social la capogruppo forzista a Palazzo Madama Anna Maria Bernini solo ieri si diceva “personalmente” convinta che “il ddl Zan darà al Senato la possibilità di ragionare e lavorare sul testo apportando le modifiche che si renderanno necessarie”).
    Su questo scacchiere è il Carroccio a muovere l’ultima pedina. Il presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, fa sapere che è “pronto un testo della Lega che mira a tutelare tutte le persone più vulnerabili, ampliando la sfera rispetto al testo Zan”. Il documento prevede “un’aggravante che aumenta le pene per tutti i reati commessi nei confronti delle persone più deboli”, prendendo in cosiderazione “dalla disabilità fino all’orientamento sessuale”. L’annuncio fa saltare sulla sedia Dem e 5 stelle. Il vicepresidente dei senatori Pd in Senato, Franco Mirabelli, punta il dito contro Ostellari che “vuole impedire la discussione del ddl Zan. Altro che voglia di confrontarsi, la Lega ha preso in ostaggio la commissione Giustizia del Senato e ciò è inaccettabile”. La collega di partito, Monica Cirinnà, “se la commissione resta un pantano”, suggerisce di “portare direttamente il testo in Aula con un accordo di maggioranza. Come accaduto per le unioni civili”.
    Botta e risposta tra il senatore leghista Andrea Ostellari e Alessandro Zan. “Fedez? – dice Ostellari a Il Morning Show in onda su Radio Cafè – Non mi stupirebbe di vederlo candidato alle prossime elezioni. Non sono in grado di dirlo se dopo il Movimento 5 Stelle arrivasse il Movimento 5 Ferragni, io questo non lo escludo e gli auguro buona fortuna”. Sui rapporti con il parlamentare del Pd Alessandro Zan l’esponente leghista ha aggiunto: “Io e Zan siamo padovani e non ci diamo le spalle. Non abbiamo avuto occasione di recente di incontrarci, però questo non esclude che si possa fare. Anzi, tendo la mano e mi piacerebbe che il dibattito fosse aperto, per fare una legge utile per tutti non solo per una parte” ha affermato Ostellari che ha aggiunto: “Anzi se mettete a disposizione il vostro studio lo facciamo in diretta radiofonica”.
    “Ostellari vuole incontrarmi? Io prendo volentieri un caffè con lui, ma il problema non sono io. Perché io sono un deputato, e il mio ruolo di relatore alla Camera l’ho già svolto. Ostellari dovrebbe incontrare i senatori della sua commissione e capire il sentimento prevalente della commissione giustizia che vuole approvare il testo di legge contro l’omotransfobia”: così il deputato Pd Alessandro Zan, primo firmatario del ddl Zan, ospite a “The Breakfast Club” su Radio Capital. “Il leghista Ostellari da tempo sta osteggiando – spiega Zan – il disegno di legge sui crimini d’odio ma lui come presidente della commissione giustizia dovrebbe essere super partes. Ha fatto tutto il contrario, continuando a tenere la legge in un cassetto, dichiarando che non era una priorità, decidendo lui arbitrariamente cosa è giusto e cos’è sbagliato. Dovrebbe tenere conto della sensibilità prevalentemente della commissione che vuole discutere questa legge”. Quanto al monologo dei comici Pio e Amedeo che giustificano l’uso di parole giudicate omofobe e razziste: “Non voglio la censura della satira, ma queste battutine ricordano la commedia degli anni 70 dove si usavano termini che rivelavano omofobia e anche misoginia. Battutine che ammiccano a stereotipi intrisi di cultura della discriminazione verso particolari gruppi sociali”.

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    'Vik' Arrigoni cronista honoris causa

    (ANSA) – MILANO, 03 MAG – Vittorio ‘Vik’ Arrigoni, il
    pacifista e attivista per i diritti umani rapito e ucciso a
    Gaza, in Palestina, di cui ricorre quest’anno il decimo
    anniversario della morte, è stato iscritto honoris causa
    nell’albo dell’Unione Nazionale Cronisti Italiani.   
    L’iniziativa, promossa dal Gruppo Cronisti Lombardi (Arrigoni
    era originario della Brianza Lecchese) dell’Associazione
    Lombarda dei Giornalisti, è stata perfezionata oggi in occasione
    della Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa “per
    l’importante contributo dato da Arrigoni con le sue cronache da
    Gaza e da altre parti del mondo” dove faceva il volontario,
    spesso incurante di bombardamenti e in condizioni di lavoro
    difficilissime.   
    “Sono commossa e onorata – ha detto la madre, Egidia Beretta,
    presidente della Fondazione Vik Utopia – e credo che senza
    quanto da lui scritto oggi avremmo un pezzetto di storia in
    meno. Credo che lui abbia avuto i coraggio di raccontare quando
    gli altri tacevano”.   
    Gli articoli scritti per Il Manifesto sull’offensiva
    israeliana ‘Piombo Fuso’ di cui è stato uno dei pochi reporter
    testimoni diretti sono raccolti nel libro ‘Restiamo Umani’,
    uscito nel 2011. (ANSA).   

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    Domenica sarà proclamato beato Livatino,il giudice-ragazzino

    (ANSA) – ROMA, 3 MAG – Il giudice Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre 1990, all’età di 38 anni, nei pressi di Canicattì dalla Stidda, organizzazione mafiosa siciliana, sarà proclamato beato domenica prossima, 9 maggio, nella cattedrale di Agrigento. Il rito sarà presieduto dal cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. La data non è casuale: nel 1993, proprio il 9 maggio, Giovanni Paolo Secondo rivolse il suo invito perentorio ai mafiosi: “Convertitevi! una volta verrà il giudizio di Dio!”. Nel decreto vaticano con il quale è riconosciuto il martirio del “giudice ragazzino” – come Livatino è stato ribattezzato dopo la morte – è scritto che il giudice era ritenuto “inavvicinabile”, “irriducibile a tentativi di corruzione, proprio a motivo del suo essere cattolico praticante. Livatino – che spesso annotava sui suoi documenti privati l’acronimo S.T.D., Sub Tutela Dei – aveva svolto numerose inchieste contro la criminalità comune e mafiosa, ed aveva disposto numerosi sequestri e confische. Per l’omicidio quattro persone, tra mandati ed esecutori, sono state condannate all’ergastolo.    (ANSA).   

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    Fedez: Da Letta a Di Maio le prese di posizione per il ddl Zan. Salvini: 'Polemica interna alla sinistra'

    Dal segretario del Pd Enrico Letta alla sindaca di Roma Virginia Raggi al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Sono molte le prese di posizione sulla polemica innescata dall’accusa di censura alla Rai da parte di Fedez che ha postato sui social un colloquio telefonico con dirigenti in vista del suo monologo sul palco del primo maggio nel quale le sue parole venono definite “inopportune”.
    In molti sottolineano la necessità di sbloccare il ddl Zan. Una polemica tutta interna alla sinistra taglia corto Matteo Salvini.
    “Fedez e Rai 3, polemica tutta interna alla sinistra. Artista di sinistra, “censori” di sinistra. Viva la musica e la libertà. Aspettiamo che qualcuno paghi e si dimetta. P.s. L’interlocutrice Rai registrata da Fedez era portavoce di Veltroni, sindaco Pd di Roma”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, su twitter, che poi rincara: “Il prossimo AD sia interno e meritevole, senza tessere, parentele o amicizie importanti e sponsor di sinistra”. 
    E anche i sindacati scendono in campo: “In Rai la liberta di espressione deve essere sacra”, sottolineano unitariamente i sindacati di settore Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil. “Non è mai ammissibile che un artista sia sottoposto a una verifica preventiva di quanto ha intenzione di dire da un palco, e ancora di meno, lo è se questo avviene in un programma del servizio pubblico pagato dal canone, per giunta in occasione del concerto del Primo Maggio organizzato da Cgil, Cisl e Uil”, dicono, sottolineando una “piena solidarietà a Fedez” e “massimo imbarazzo e condanna per come la dirigenza Rai ha esercitato il proprio ruolo”.
     “Ci aspettiamo parole chiare dalla Rai – attacca Enrico Letta – di scuse e di chiarimento. Poi voglio ringraziare Fedez, le sue parole forti che condividiamo in pieno, rendono possibile rompere un taboo, cioè che non si può parlare di diritti perchè siamo in pandemia. Occuparsi di pandemia non vuol dire che non si possono fare battaglie per i diritti, ius soli, come ddl Zan”. 
    “Fedez è stato un grande e ha ragione. Bisogna ripartire dal lavoro, dal sostegno a chi è rimasto indietro e dai diritti di tutti”. Così la sindaca di Roma, Virginia Raggi, su Twitter commenta l’intervento del cantante ieri al Concertone del Primo Maggio.
    “La musica è libertà, trasmette emozioni e ci aiuta a comprendere, analizzare, maturare. Penso che il rispetto sia la cosa più importante e stia alla base di tutto, significa saper accettare le critiche e le idee diverse dalle nostre. E un Paese democratico non può accettare alcuna forma di censura”. Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che aggiunge: “Conosco Fedez da tempo, oltre ad essere un cantante di grande talento è una persona che in tutto quello che fa ci mette sempre il cuore”. “Ogni artista – aggiunge – deve avere la possibilità di esibirsi liberamente, esprimendo le proprie idee”.
    “La musica è libertà, trasmette emozioni e ci aiuta a comprendere, analizzare, maturare. Penso che il rispetto sia la cosa più importante e stia alla base di tutto, significa saper accettare le critiche e le idee diverse dalle nostre. E un Paese democratico non può accettare alcuna forma di censura”. Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che aggiunge: “Conosco Fedez da tempo, oltre ad essere un cantante di grande talento è una persona che in tutto quello che fa ci mette sempre il cuore”. “Ogni artista – aggiunge – deve avere la possibilità di esibirsi liberamente, esprimendo le proprie idee”.
     “Io sto con Fedez. Nessuna censura”. Così l’ex premier Giuseppe Conte su twitter.
    “Comprendo l’imbarazzo dei vertici Rai nel rapportarsi con un artista come Fedez ma non prendiamoci in giro perché in ogni ambito della dirigenza pubblica italiana c’è un concreto gap generazionale. E non parlo soltanto di età anagrafica ma di mentalità. Auspico le dimissioni degli interessati ma soprattutto sollecito la politica nel rivedere le priorità per le nomine perché non possiamo continuare così. Le persone sono stanche e hanno ragione. Se ancora oggi dobbiamo ribadire l’ovvio come: ‘la censura è sbagliata’, ‘estendere diritti non limita nessuno’ ecc ecc… significa che ancora troppe persone inadatte ricoprono ruoli apicali”. Lo scrive su Facebook la ministra per le Politiche Giovanili, Fabiana Dadone.

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    Basta James Bond, super-spia dell'MI6 sarà un nerd

    Più Alan Turing, meno James Bond: i servizi segreti di Sua Maestà si adeguano ai tempi, accantonando (se mai esistito) il glamour patinato affidato all’agiografia cinematografica dell’agente in Aston Martin che beve Martini, per lanciarsi piuttosto alla ricerca di esperti in tecnologie computerizzate, di ‘nerd’ da tastiera, ritenuti funzionali sul fronte emergente del cyber-terrorismo o della cyber-guerra.    L’MI6, l’intelligence estera britannica, cerca dunque geni dell’algoritmo, dal talento simile a quello di Turing, celebre matematico inglese capace di decrittare i messaggi militari nazisti codificati durante la Seconda guerra mondiale da macchine come Enigma. O di figure ingegnose come l’immaginario Q, personaggio di contorno della saga di 007 citato esplicitamente in un raro tweet dal capo attuale del servizio, Richard Moore, per spiegare la nuova strategia.    “Cerchiamo il nuovo Q” – ha fatto sapere Moore -. Se vuoi servire la tua nazione collaborando con l’MI6, per sviluppare la tecnologia operativa del futuro, dai uno sguardo qui”. Di seguito, l’annuncio di lavoro, riservato essenzialmente ad informatici ad alta qualificazione che potranno aiutare lo spionaggio contro “gli avversari più difficili”.    “L’MI6 ha bisogno di essere all’avanguardia della tecnologia per restare al passo coi tempi – si legge nell’illustrazione delle competenze richieste al candidato -. Come Q, sarai responsabile di crearle e adattarle in maniera funzionale alle missioni. Dovrai far sì che le tecnologie distruttive, da minacce per le nostre operazioni, si trasformino in opportunità”. Alle spie del domani viene quindi chiesto un profilo professionale diverso, pur senza rinunciare alla caratteristica essenziale di ogni agente che si rispetti: la massima discrezione. Come puntualizzato del resto – con un tocco di umorismo inglese – a fine bando: “Il candidato prescelto non verrà annunciato pubblicamente”. 

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    Silvio Berlusconi dimesso dall'ospedale San Raffaele di Milano

    E’ stato dimesso ieri pomeriggio Silvio Berlusconi dopo 24 giorni di degenza all’ospedale San Raffaele di Milano dove era arrivato il 6 aprile per una serie di controlli. Il leader di Forza Italia, 84 anni, si trova ora nella sua villa di Arcore.
    Berlusconi era arrivato al San Raffaele in elicottero dalla Francia dopo la Pasqua trascorsa in Provenza a casa della primogenita Marina, ed era stato ricoverato nella consueta suite del reparto solventi al sesto piano del padiglione Diamante.A pesare sulla salute del leader di Forza Italia sono ancora “gli strascichi del covid”, come ha spiegato nei giorni scorsi l’avvocato Federico Cecconi, il suo legale nel processo Ruby Ter che è stato più volte rinviato proprio per legittimo impedimento.Berlusconi era risultato positivo al covid e ricoverato il 3 settembre al San Raffaele e venne poi dimesso il 14 settembre.