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    Quirinale: Altolà di Letta per Berlusconi al Colle, ma Fi non molla

    Accantonare prima possibile la candidatura di Silvio Berlusconi in modo da lavorare seriamente a un nome condiviso, appoggiato dalla maggioranza più ampia possibile, anche più larga di quella di governo. In caso contrario l’esecutivo cadrebbe. Il Pd mette in chiaro con il centrodestra i paletti attorno ai quali si potrà avviare il confronto sul Colle alla vigilia dell’ultimo messaggio di fine anno di Sergio Mattarella, almeno di questo settennato. Con due interviste in perfetta concordia, del segretario Enrico Letta e del suo numero due Giuseppe Provenzano, i dem ribadiscono la loro linea, in vista della riunione del Pd, convocata il 13 gennaio, che segnerà anche l’inizio ufficiale della partita per il Quirinale, il cui primo voto potrebbe tenersi undici giorni dopo, il 24 pomeriggio, si ragiona in ambienti parlamentari.
    Forza Italia, però, tiene il punto. L’ azzurro Giorgio Mulè, molto ascoltato ad Arcore, esorta il segretario dem a togliere dal tavolo ogni pregiudizio. “Chiede un presidente “eletto a larghissima maggioranza” ma la storia recente si incarica di smentirlo: Sergio Mattarella – ricorda Mulè – è stato eletto con il 65 per cento che non è esattamente una cifra plebiscitaria”. Ma le parole di Enrico Letta contengono diversi messaggi, non solo l’altolà al Cavaliere. Fermare la sua candidatura implica essere contrario ad ogni altra ipotesi, frutto dell’intesa tra il centrodestra e i centristi capitanati da Matteo Renzi. Inoltre, quando il segretario dem dice che senza l’elezione di un candidato condiviso cadrebbe il governo, da un lato puntella l’esecutivo, dall’altro rivolge un appello molto pressante a Lega e Fi a fare lo stesso, evitando pericolose fughe in avanti. Ma è anche un modo per preservare Mario Draghi dal tritarcarne del toto-Quirinale. Anche contro questo passaggio si schiera Giorgio Mulè: “Faccio mie le sue parole: ci vuole buon senso e, aggiungo, si faccia sparire anche la “pistola” politica di un eventuale crisi di governo”. Intanto cresce la preoccupazione che si possa raggiungere il picco della pandemia proprio nei giorni in cui si comincerà a votare.
    Si sono registrate tante le assenze in Aula alla Camera al momento del voto sulla manovra. “400 deputati su 630 presenti per il voto sulla legge di Bilancio anche a causa della variante Omicron. Qualcuno – si chiede il dem Stefano Ceccanti- che può decidere sta pensando a come eleggere il Presidente in modo regolare e razionale?”. Gli uffici di Montecitorio stanno esaminando ogni ipotesi pur di assicurare il diritto di voto in modo sicuro a tutti i 1009 grandi elettori. Ma delle possibili soluzioni si comincerà a parlarne nel concreto solo nelle prossime settimane. Per ora resta la preoccupazione del mondo politico che alla fine l’emergenza Covid possa giocare un ruolo decisivo in un passaggio istituzionale come questo. E continua a crescere il partito trasversale di chi punta al mantenimento dello status quo, ovvero Draghi a Palazzo Chigi fino a fine legislatura e Sergio Mattarella rieletto al Colle. E forti pressioni in tal senso verso il Colle stanno venendo dal mondo politico.   

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    >>ANSA/Elton John ai funerali di Diana,così convinsero la regina

    E’ considerata una delle più struggenti esecuzioni nella storia della musica recente: ‘Candle in the Wind’ riadattata e cantata da Elton John al pianoforte nell’abbazia di Westminster durante i funerali di Diana il 6 settembre 1997 dopo la morte della principessa del popolo avvenuta in un incidente automobilistico a Parigi. Grazie ai documenti pubblicati dai National Archives di Londra si vengono a sapere dettagli fondamentali su come fu convinta la regina Elisabetta, allora piuttosto restia di fronte alle richieste di violare il protocollo reale per le esequie della (ex) nuora ma poi costretta dalle circostanze e la volontà popolare a rivedere la sua posizione.    Nel caso della canzone pop eseguita nell’abbazia, sede delle incoronazioni dei sovrani d’Inghilterra e luogo di sepoltura per molti di loro, oltre a primi ministri, illustri poeti e artisti, fu lo stesso decano di Westminster a svolgere un ruolo cruciale di mediazione rivolgendosi direttamente a Buckingham Palace e superando le resistenze iniziali. Secondo infatti il reverendo Wesley Carr (scomparso nel 2017), invitare Elton John, grande amico della principessa, sarebbe stato un atto “creativo e generoso” nei confronti di milioni di persone che si sentivano “personalmente in lutto” per la morte di Lady D. Il suo ruolo fu fondamentale anche perché l’edificio di culto anglicano non è soggetto all’autorità diocesana ma dipende direttamente dalla monarchia britannica. Tuttavia i documenti indicano che era stato preparato anche un piano di riserva. La “seconda scelta”, come l’aveva definita Carr, era un assolo commovente suonato da un sassofonista.

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    Mattarella lavora al discorso di congedo, tante le pressioni sul bis

    Sono sempre giornate complesse per il Quirinale quelle che precedono il tradizionale discorso di fine anno del presidente della Repubblica, ma quest’anno lo sono ancor di più. Sono ore di alacre lavoro per limare il testo dell’ultimo appuntamento televisivo con gli italiani accompagnate però dalla preoccupazione per l’emergenza pandemica che si aggrava senza soluzione di continuità. Ma soprattutto momenti forzosamente orientati al mese di gennaio, al prossimo futuro della Repubblica, all’elezione del successore e alla tenuta del sistema. Si respira un clima inevitabilmente grave che Sergio Mattarella percepisce – forse subisce, preciserebbero al Colle – alimentato dalle continue pressioni della politica che attraverso riservatissime telefonate e discreti contatti vorrebbe acquisire alcune certezze ove tutto andasse male nel grande gioco del Quirinale. Buona parte dei partiti ancora non si è rassegnata a lasciare del tutto fuori dal puzzle dell’elezione l’attuale capo dello Stato, quasi a voler tenere nella cassetta degli attrezzi l’unico cacciavite in grado di riparare la macchina fumante all’ultimo secondo.
    Ma Sergio Mattarella è sempre più determinato nella sua convinzione che un suo bis non sarebbe più un’eccezione e diventerebbe la norma. E poi, cosa dovrebbe accadere? Che tutto l’arco parlamentare, Giorgia Meloni compresa, si convinca che un Mattarella bis sia il meglio per la Repubblica solo perché Mario Draghi non deve lasciare palazzo Chigi? Interrogativi che circolano fuori dal Quirinale ma che perdurano infastidendo il presidente e quindi rafforzando la sua convinzione. Resta il fatto che in questi giorni c’è poco e il dibattito sembra orientato più che all’elezione del nuovo capo dello Stato a come impedire che il governo collassi portando il Paese a rischiosissime elezioni anticipate. Chi meglio di Mario Draghi, osservano in molti, potrebbe dare garanzie dal Quirinale che no, una crisi non si può proprio aprire, richiamando i partiti ad una responsabilità collettiva che è poi alla base del suo esecutivo? Senza dimenticare che fu proprio Mattarella a convincere Draghi a bere l’agrodolce calice della guida di palazzo Chigi con un governo di ampia coalizione e quindi inevitabilmente di forte compromesso istituzionale.
    Comprensibile quindi il silenzio del Quirinale sui contenuti dell’ultimo discorso del presidente. Ecco allora che le uniche certezze si dispiegano su tre concetti: responsabilità, bilancio ed incoraggiamento. Responsabilità individuale nell’affrontare questa infinita crisi sanitaria e responsabilità della politica nel saperne leggere l’impatto devastante sui cittadini e l’economia; bilancio di un settennato durissimo dal quale Mattarella si congeda con onore e la stima degli italiani; incoraggiamento che è un po’ il fil rouge della sua parte finale di presidenza, perché Mattarella chiude il suo impegno orgoglioso della risposta del Paese, del suo essere in marcia nonostante tutto. Un cammino che non si deve interrompere per interessi di parte o, tantomeno, per prematuri calcoli elettorali dei partiti. Sergio Mattarella non ha mai fatto invasioni nei campi altrui, rispettosissimo della divisione dei poteri costituzionali. E non lo farà certo nel suo congedo agli italiani. Ma basta rileggere tutti i suoi ultimi interventi per sapere come la vede il presidente. E certo a nessuno si può impedire di pensare cosa sia meglio per la Repubblica, tantomeno a chi l’ha servita in tanti ruoli per una vita intera.   

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    Lettera Burzi, “io innocente, questa mia protesta più forte”

    (ANSA) – TORINO, 30 DIC – Angelo Burzi era “certo di essere
    totalmente innocente”. Lo scrive ad alcuni amici poco prima di
    suicidarsi, la notte di Natale. “La fine della storia” è
    l’oggetto della mail di cui ANSA ha preso visione, in cui
    ripercorre la vicenda Rimborsopoli e la condanna in appello per
    peculato a tre anni. “Non sono più in grado di tollerare
    ulteriormente la sofferenza, l’ansia, l’angoscia che in questi
    anni ho generato oltre che a me stesso anche nelle persone che
    mi sono più care”, scrive l’ex consigliere e assessore
    regionale. “Esprimo la mia protesta più forte interrompendo il
    gioco, abbandonando il campo in modo definitivo”.   
    “Serve fare un non esaustivo elenco dei personaggi che
    maggiormente hanno contraddistinto in maniera negativa questo
    mia vicenda in quasi dieci anni – è un passaggio della lunga
    mail -. Dapprima i giudici del primo processo d’appello, i
    quali, con una sentenza che definire iniqua e politicamente
    violenta è molto poco, azzerarono la sentenza di primo grado che
    mi vide assolto per insussistenza del fatto dopo due anni di
    dibattimento in aula. Poi l’uomo nero, il vero cattivo della
    storia, il sostituto procuratore che dall’inizio perseguì la sua
    logica colpevolista, direi politicamente colpevolista”. (ANSA).   

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    Milleproroghe: da Mef a Polizia, più tempo per assunzioni Pa

    Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto legge Milleproroghe. Il provvedimento sarà a breve pubblicato in Gazzetta ufficiale e sarà assegnato all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera.
    Più tempo per le assunzioni nella Pubblica amministrazione e per i concorsi pubblici nei ministeri. Il decreto Milleproroghe dà alla P.A un anno in più, fino al 31 dicembre 2022, per procedere alle assunzioni in base alle risorse già stanziate. Stesso discorso anche per Vigili del fuoco, Forze di Polizia e Agenzie fiscali. Un anno in più anche per i concorsi di Mef e Mise, mentre per quelli in Forze Armate, Polizia, Vigili del Fuoco e per il personale penitenziario ci sarà tempo fino al 31 marzo 2022. Proroghe anche per le carriere prefettizie, per l’Avvocatura dello Stato, per i concorsi del Miur e del ministero dell’Istruzione.   

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    Morte Burzi: folla ai funerali, in chiesa gonfalone Regione

    (ANSA) – TORINO, 30 DIC – Con un saluto sul sagrato di padre
    Simone, parroco della Chiesa di San Filippo Neri, sono iniziati
    nel centro di Torino i funerali di Angelo Burzi, 73 anni, tra i
    fondatore di Forza Italia in Piemonte, morto suicida la notte di
    Natale. Accanto alla moglie Giovanna e ai figli, sono tanti gli
    esponenti politici presenti, tra cui il governatore Alberto
    Cirio e l’ex governatore Roberto Cota. In Chiesa anche il
    gonfalone della Regione di cui Burzi è stato a lungo consigliere
    regionale e assessore. (ANSA).   

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    Covid, De Luca: 'Dal Governo misure inadeguate'

    “Al di là delle misure relative a tamponi e tempi di quarantena che prendono atto della realtà di fatto, le misure del Governo per l’emergenza Covid appaiono del tutto insufficienti. Si prosegue sulla linea delle mezze misure e del tempo perso, e contemporaneamente, di una confusione indescrivibile, ingestibile e incontrollabile”. Così il governatore Vincenzo De Luca boccia le ultime misure adottate dal Governo per contenere la pandemia da Covid ’19. Nel merito De Luca spiega la sua posizione critica in tre punti: “Primo: dopo un analogo atteggiamento a fine novembre, anche oggi si decide di rendere esecutivi i provvedimenti fra 15 giorni. E’ proprio inevitabile questa irresponsabile perdita di tempo? Secondo: dal punto di vista della Campania – la regione a più alta densità abitativa e perciò a più alto rischio – non si riscontrano decisioni utili e ragionevoli per frenare il contagio, senza penalizzare né i vaccinati né l’economia. E’ indispensabile decidere subito l’obbligatorietà della vaccinazione o, comunque, un lockdown per i No-Vax lungo, serio e controllato. Terzo: é vero che l’enorme crescita dei positivi non si traduce automaticamente in ricoveri ospedalieri. Ma c’è un punto limite oltre il quale la quantità di contagi può portare al collasso degli ospedali. Già registriamo questa tendenza, soprattutto perché il personale a disposizione è inferiore a quello di un anno fa. Ricordo, inoltre, che un anno fa, per fronteggiare l’emergenza si decisero chiusure drammatiche di reparti ordinari. E’ questa la prospettiva che dobbiamo scongiurare oggi”
    Toti: ‘Serviva il super pass al lavoro, esecutivo timido’ – Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, è insoddisfatto dalla scelta del governo di non estendere il super Green pass agli uffici. “Il governo ci ha ascoltato sulla quarantena accorciata per non bloccare il Paese – dichiara in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ – resta una timidezza sull’estensione del Green pass rafforzato ad altre categorie, come il mondo del lavoro pubblico e privato, che non comprendo”. Sulla resistenza dei ministri leghisti, Toti afferma che “la Lega nella Conferenza delle Regioni era sulle nostre stesse posizioni. Fedriga che la presiede era per allargare l’area del Green pass rafforzato. Così Zaia”. Il vaccino deve diventare per il presidente della Liguria “il gold standard per lavorare e avere una vita normale”. Il governatore è per l’obbligo vaccinale. “Non è più il momento del tampone, è il momento del vaccino”, perché “il sistema non è in grado di reggere un milione di tamponi al giorno”.
    Boccia: ‘Obbligo vaccinale non piu’ rinviabile’ – “L’obbligo vaccinale, come ha ribadito oggi il Segretario Letta, non è più rinviabile. L’Europa è in preda alla variante Omicron, in Italia abbiamo 100 mila contagi al giorno, le reti sanitarie reggono grazie al lavoro eccezionale degli operatori sanitari, ma continuano a riempirsi di non vaccinati. Il Partito Democratico, da sempre per la linea del rigore sanitario, chiede una discussione seria in Italia e in Europa sull’obbligo vaccinale e una decisione urgente. La destra dimostri per una volta di privilegiare la difesa del diritto universale alla salute rispetto alla propaganda politica che ha trasformato Lega e FDI in riferimento per no vax e no green pass”. Così Francesco Boccia, ex Ministro per gli Affari regionali e responsabile Regioni e Enti locali della Segreteria nazionale, alla Camera per il voto sulla legge di bilancio.   

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    “Intitolare lo stadio Olimpico a Paolo Rossi”, la Camera approva l'ordine del giorno

    Con 387 voti a favore la Camera dei deputati ha approvato un ordine del giorno con il quale impegna il governo a valutare la possibilità di intestare a Paolo Rossi, campione del mondo 1982, lo stadio Olimpico di Roma. Lo rende noto il deputato Pierantonio Zanettin (Fi), primo firmatario della proposta. 
    “Sono commossa, è una notizia che mi rende felice”, è il commento di Federica Cappelletti, moglie di Paolo Rossi. “Ringrazio l’onorevole Zanettin e anche la sottosegretaria Valentina Vezzali – aggiunge – per l’impegno profuso, spero davvero che inizi un percorso che alla fine porti all’intitolazione a Paolo dello stadio di Roma”.
    “In particolare mi fa piacere – aggiunge la vedova di Pablito – che anche la politica si stia muovendo, dopo che l’ha fatto il mondo dello sport e il calcio in particolare. Paolo è un eroe nazionale, che è stato capace di unire 40 anni fa tutta la nazione e lo sta facendo ancora adesso che non c’è più, con tanti tifosi e appassionati con lo ricordano con affetto. Al calcio, italiano e mondiale, Paolo ha dato molto, quindi si tratta di un riconoscimento meritato”.