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    La Corte di Milano: “Nordio non ci inviò la nota Usa su Artem Uss ma la risposta”

    Il ministro Carlo Nordio non inviò alla Corte d’appello di Milano la nota del Dipartimento Usa della Giustizia che chiedeva di far tornare in carcere Artem Uss, a cui erano stati concessi i domiciliari. Ai giudici il Guardasigilli si limitò a girare il 9 dicembre la risposta che lui stesso aveva dato a quella nota 3 giorni prima con con cui spiegava che la competenza a decidere sul carcere è dell’autorità giudiziaria e che la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, è equiparabile alla custodia in carcere. E’ quanto emerge dalla relazione inviata dalla Corte al ministero.
    La premier Giorgia Meloni in Etiopia ha anche parlato del caso Uss.”Sicuramente il fatto è abbastanza grave, mi riservo quanto torno di parlarne col ministro Nordio per capire bene come sono andate le cose, sicuramente ci sono anomalie. La principale anomalia credo sia la decisione della corte di appello di tenerlo ai domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere la decisione anche quando c’era una decisione sull’estradizione: quindi credo che il ministro abbia fatto bene ad avviare un’azione disciplinare e quindi bisogna fare chiarezza”.   

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    In Irpinia 5 candidati sindaci per 275 abitanti

    (di Norberto Vitale)
    (ANSA) – CAIRANO (AVELLINO), 15 APR – “Leonetti chi”? I 275
    abitanti di Cairano – Irpinia d’Oriente, borgo arroccato su una
    rupe a quasi ottocento metri d’altezza – questo candidato
    sindaco ‘Leonetti Francesco’, che si propone di governare il
    Comune per i prossimi cinque anni, non l’hanno mai visto nè
    sentito. Stesso discorso per gli altri due aspiranti primi
    cittadini, Simone Fiume e Gennaro Marchesano, atterrati soltanto
    virtualmente su quest’angolo della provincia di Avellino,
    considerato un modello di sostenibilità a livello nazionale.   
    Fiume è alla testa della lista “L’Altra Italia”; Marchesano
    “La mia Città”, mentre Leonetti punta su un più convincente
    “Uniti si Vince”. Ma ad essere uniti sono soprattutto loro, che
    – dicono in paese – “non si preoccupano del benessere di
    Cairano, ma del proprio”. Il riferimento è ai trenta giorni di
    permesso retribuito che una legge del 1981 configura come
    “aspettativa speciale” per tutta la durata della campagna
    elettorale. Una legge pensata in particolare per consentire agli
    appartenenti delle forze dell’ordine di esercitare il diritto
    costituzionale all’attività politica.   
    Secondo le “indagini” di Luigi D’Angelis, sindaco uscente,
    Leonetti, Fiume e Marchesano e i trenta candidati consiglieri
    che li accompagnano, dieci per ogni lista, in perfetto
    equilibrio di genere, sarebbero appartenenti a diverse forze di
    polizia e alla polizia penitenziaria provenienti da Napoli,
    Caserta, dalla Puglia e persino dalla Sicilia.   
    Le liste da loro presentate sono formalmente corrette,
    nessuna sbavatura burocratica o possibilità di contestazioni.   
    Inoltre, non essendo contemplato nei comuni con meno di
    cinquemila abitanti l’obbligo di raccogliere le firme per
    depositare le liste, il gioco è ancor più facile.   
    Ma D’Angelis, che dopo tre mandati consecutivi si presenta
    come consigliere della lista “Democrazia e Sviluppo” a sostegno
    della candidata sindaco Maria Antonietta Russo, opposta a
    “Costruiamo il Futuro” guidata da Giuseppe Frieri, non ci sta e
    chiede interventi legislativi per modificare una legge che
    produce simili storture. (ANSA).   

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    Calenda, affondo su Renzi: 'Non ero in Arabia a prendere soldi dall'assassino di Khashoggi'

    Il leader di Azione, Carlo Calenda, continua ad attaccare Renzi e Italia Viva su Twitter. Subito dopo aver chiesto il silenzio stampa, si rivolge al senatore renziano Francesco Bonifazi che lo aveva accusato di aver fatto delle assenze osservando che quando lui non era al Senato era “a fare iniziative sul territorio per azione e Iv. Non ero a Miami con il genero di Trump o in Arabia a prendere soldi dall’assassino di Khashoggi”. Poi, sottolinea che “gli Ego o la litigiosità non c’entrano nulla” perché “tutti i politici hanno un Ego. Per quello di Bonino consiglio di rileggersi Pannella. C’entra la volontà di fare politica in modo serio, onorevole e onesto. Buona giornata”. Quindi, in un altro Tweet, ricorda di aver “rotto con il PD quando ha tradito la parola alleandosi con Renzi e i 5S”.
    “Ho rotto con Letta – aggiunge – quando ha trasformato l’agenda Draghi in quella Bonelli/Fratoianni/Di Maio. Non sono caduto nella fregatura di Renzi e Boschi sul finto partito unico”. Praticamente negli stessi minuti, dice di non aver preso “finanziamenti per il partito da speculatori stranieri e intrallazzatori. Non ho mai incontrato un magistrato se non per ragioni di servizio. Mai sono entrato nelle lottizzazioni del CSM”. “Nella vita professionale non ho mai ricevuto avvisi di garanzia/rinvii a giudizio/condanne pur avendo ruoli di responsabilità. Non ho accettato soldi a titolo personale da nessuno, tanto meno da dittatori e autocrati stranieri”, scrive ancora.
      “In queste ore Carlo Calenda sta continuando ad attaccarmi sul piano personale, con le stesse critiche che da mesi usano i giustizialisti. Sono post e tweet tipici dei grillini, non dei liberal democratici. Tuttavia io non replico. Se sono un mostro oggi, lo ero anche sei mesi fa quando c’era bisogno del simbolo di Italia Viva per presentare le liste. Se sono un mostro oggi, lo ero anche quando ho sostenuto Calenda come leader del Terzo Polo, come sindaco di Roma, come membro del Parlamento europeo. O addirittura quando l’ho nominato viceministro, ambasciatore, ministro. Sul mio essere considerato un mostro, ho scritto un libro”. E’ quanto scrive il fondatore di Italia Viva Matteo Renzi nella sua e-news.
    “Le cose che ho scritto sono talmente vere che dopo un anno non ho ricevuto neanche una querela per diffamazione. Sul garantismo di chi paragona un avviso di garanzia a una condanna non ho nulla da aggiungere. Sull’arte politica di chi distrugge un progetto comune per la propria ira non ho nulla da aggiungere. Sulla serietà di chi attacca le persone per non confrontarsi sulle idee non ho nulla da aggiungere”, prosegue. “E per chiedere scusa a tutti gli amici che credono nel riformismo e nel Terzo Polo per l’indecoroso spettacolo di questa settimana. Ho fatto di tutto per evitare di giungere a questo epilogo. Ci ho creduto ma non ci sono riuscito. Penso che chi ha avuto responsabilità in questo fallimento debba chiedere scusa. E io lo faccio – per la mia quota parte – con la consapevolezza che ho fatto di tutto fino all’ultimo per evitare il patatrac. Questo è il mio appello di giovedì mattina. Questo era il documento proposto da IV per evitare la rottura. Non è bastato”, conclude.

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    25 aprile, Schlein: 'Non si riscriva la storia antifascista'

    “Alla vigilia del 25 aprile lo dico a questo Governo, non permetteremo a nessuno di riscrivere la storia antifascista di questo Paese”. Lo ha detto la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein a Siena parlando dal palco durante un’iniziativa elettorale a sostegno della candidata a sindaca Anna Ferretti. “Lo faccio con un pensiero commosso ai nostri nonni che in questa terra con le nostre nonne hanno fatto una vera resistenza al fascismo – ha aggiunto – alla privazione della libertà, alla privazione di futuro che quel passato purtroppo ha causato, e che qualcuno oggi cerca di rispolverare facendo negazionismo di quanto accaduto”.

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    Migranti, Schlein: 'Una vergogna abolire protezione speciale'

    “Penso che sia una vergogna cercare di nuovo di far pagare sulla pelle delle persone più fragili l’incapacità di questo governo di costruire delle politiche migratorie, stanno cercando di far tornare i decreti sicurezza di Salvini anche su aspetti come quelli dell’abolizione della protezione umanitaria su cui per altro c’erano state criticità sollevate dalla Corte Costituzionale”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein a margine di una iniziativa elettorale a Siena a sostegno della candidata a sindaco del centrosinistra Anna Ferretti.
    “Siamo fermamente contrari e continueremo a batterci – ha aggiunto Schlein – affinché le politiche migratorie siano in linea con i diritti internazionali, con le carte internazionali a partire da quella di Ginevra sui diritti delle rifugiate e dei rifugiati, abbiamo una posizione molto netta su questo”.
    “Io ho come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale, perchè si tratta di un’ulteriore protezione rispetto a quello che accade al resto di Europa – ha detto la premier Giorgia Meloni in un punto stampa a margine della missione in Etiopia parlando delle modifiche al dl migranti -. C’è una proposta di maggioranza nel suo complesso, non è un tema su cui ci sono divergenze. E’ complessa ed è normale che ci siano diversi emendamenti”.

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    Per Berlusconi notte tranquilla, bollettino non prima di lunedì

    (ANSA) – MILANO, 15 APR – È stata una notte tranquilla quella
    passata da Silvio Berlusconi al San Raffaele di Milano. Lo si
    apprende da fonti ospedaliere. Il presidente di Forza Italia è
    ricoverato da undici giorni.
    Fino al lunedì non sono previsti bollettini medici sulle
    condizioni di salute del Cavaliere. (ANSA).   

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    In Francia via libera dei saggi alla riforma delle pensioni. Proteste e fumogeni a Parigi

    Il Consiglio costituzionale francese ha dato il via libera alle norme essenziali della riforma delle pensioni, in particolare l’articolo più contestato, quello che aumenta l’età pensionabile da 62 a 64 anni. I “saggi” hanno anche respinto la richiesta di 250 parlamentari dell’opposizione francese di indire un referendum di iniziativa condivisa sulla riforma delle pensioni. A Parigi è rimontata la protesta contro la riforma, con scontri, fumogeni e bici elettriche date alle fiamme.
    Il presidente francese, Emmanuel Macron, promulgherà la riforma delle pensioni entro 48 ore: è quanto riferisce BFMTV dopo il via libera del Consiglio costituzionale.
    Il governo “prende atto della decisione del Consiglio costituzionale”, “con questa riforma, il nostro sistema pensionistico sarà in equilibrio nel 2030”: lo si legge in un comunicato del governo francese, nel quale si sottolinea che “sui 36 articoli del progetto di legge, 30 sono stati completamente convalidati, 2 parzialmente e 4 considerati come ‘cavalieri sociali’, cioè da non inserire in una legge di finanziamento della previdenza sociale”. E’ quanto si legge in un comunicato dei servizi della prima ministra, Elisabeth Borne.

    Via libera dai ‘saggi’ all’aumento dell’età pensionabile a 64 anni. Respinta la richiesta di referendum. Macron promulgherà la legge entro 48 ore. Nella capitale vetrine rotte, lanci di sassi e cariche della polizia. In fiamme decine di bici elettriche a noleggio. Mélenchon: ‘La lotta continua’ (ANSA)

    LE REAZIONI
    I sindacati francesi si appellano Macron affinché non promulghi la legge. Le parti sociali non accetteranno riunioni con l’esecutivo prima del primo maggio.
    Mélenchon: ‘La lotta sulle pensioni continua’Dopo il via libera dei saggi francesi alla riforma delle pensioni, il leader radicale di gauche, Jean-Luc Mélenchon, ha condannato una decisione che mostra un Consiglio costituzionale “più attento ai bisogni della monarchia presidenziale che a quelli del popolo sovrano. La lotta continua, dobbiamo raccogliere le forze”.
    Le Pen: ‘La sorte della riforma delle pensioni non è decisa’ “Se la decisione del Consiglio costituzionale chiude la sequenza istituzionale, la sorte politica della riforma delle pensioni non è decisa”: è il commento di Marine Le Pen alla decisione del Consiglio costituzionale che ha approvato gran parte della riforma del governo francese. “Il popolo ha sempre l’ultima parola – ha continuato la Le Pen -, spetterà al popolo preparare l’alternativa che tornerà su questa riforma inutile e ingiusta”.
    LE PROTESTE
    Cori, fumogeni, slogan di protesta contro Emmanuel Macron e contro il governo: la protesta contro la decisione del Consiglio costituzionale che ha convalidato gran parte della riforma delle pensioni si sta organizzando in tutta la Francia. A Parigi, centinaia di persone sul piazzale dell’Hotel de Ville, la sede del Comune.
    La protesta parigina è degenerata in scontri. Un primo corteo è partito dall’Hotel de Ville diretto a place de la Concorde. Dopo qualche decina di metri sulla rue de Rivoli, prime vetrine spaccate, lanci di sassi e cariche della polizia.

    Scontri a Parigi

    Sulla piazza dell’Hotel de Ville alcuni giovani mascherati di nero hanno dato alle fiamme un intero parcheggio di decine di biciclette elettriche a noleggio. Via via che le fiamme guadagnavano terreno, si udiva l’esplosione – una dopo l’altra – delle batterie delle biciclette elettriche.

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    Meloni in Etiopia: 'A ottobre presentiamo il piano Mattei per l'Africa'

    Fare di più per l’Africa, per fare fronte alle tante emergenze umanitarie, a partire da quella somala che per l’Onu è “una delle peggiori crisi umanitarie al mondo”, e contenere i flussi di migranti illegali. Ma anche per sostenere lo sviluppo economico e la stabilizzazione sociale di Paesi nei quali altrimenti, senza un “ruolo forte” dell’Italia e dell’Europa si aprono inevitabilmente le porte “all’ingresso di altri attori”. Giorgia Meloni sbarca ad Addis Abeba e rilancia l’idea di quel Piano Mattei che l’Italia sarà pronta a presentare nel dettaglio a ottobre, in occasione del summit intergovernativo Italia-Africa.
    “Ci stiamo lavorando” soprattutto “ascoltando” e “coinvolgendo” i paesi africani, assicura la premier in un breve punto stampa tra un incontro e l’altro nella capitale etiope. Al suo arrivo Meloni, ricevuta con gli onori militari dal primo ministro Abiy Ahmed Ali, va subito al confronto con il presidente dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat.
    E in serata partecipa alla cena d’onore e vede tete-a-tete il presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud, a sua volta ad Addis Abeba per una due giorni di lavoro che culminerà, sabato mattina, con l’incontro trilaterale Italia-Etiopia-Somalia. La premier è il primo leader di un governo occidentale ad essere ricevuto ad Addis Abeba dopo la tregua che ha innescato il processo di pacificazione con la regione del Tigray. Un conflitto durato due anni, una guerra civile, secondo gli osservatori internazionali, che ha provocato oltre 600mila morti e ha interrotto un percorso di crescita robusta e inusuale per i paesi africani. Ora c’è bisogno di ripristinare la normalità e di investire nelle infrastrutture, anche per limitare l’influenza cinese, ben visibile anche nei molti cantieri sparsi per la capitale.
    La città è in festa – è il venerdì santo ortodosso, moltissimi fedeli si riuniscono in preghiera nelle numerose chiese, come quella, gremita, di San Giorgio – e accoglie Meloni con poco traffico e le bandiere italiane che sventolano accanto a quelle etiopi lungo tutto il percorso che va dall’aeroporto alla zona delle sedi istituzionali, l’Unione africana e il Palazzo Nazionale.
    I due paesi hanno legami solidi (è ancora tangibile il passato coloniale, anche in molte abitazioni in muratura in mezzo alle baracche di lamiera che i locali definiscono “storiche”, costruite dagli italiani) che ora l’Italia vuole “rafforzare”, ribadisce Meloni sottolineando “l’ottima amicizia con il primo ministro” etiope (è la terza volta che i due si incontrano), che “può avere degli sviluppi anche in termini di stabilità complessiva della regione”. Il Corno D’Africa “è per noi cruciale e sensibile”, aggiunge. Anche perché si tratta di una terra che ospita 823mila rifugiati e 4,2 milioni di sfollati, che poi sono tra quelli che, attraverso Sudan e Libia tentano la fortuna sui barconi per arrivare in Italia. “Penso che il Piano Mattei – assicura la premier – produca molto più dello sforzo che richiede, per l’interesse nazionale italiano, per l’interesse europeo, per la stabilità di un continente sul quale forse negli ultimi anni non abbiamo fatto abbastanza”. Parole che ripeterà anche domani al trilaterale con Etiopia e Somalia.