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    Liguria, Grillo sente Crimi: 'Avanti con Sansa'

    Il M5s scioglie la riserva sulla candidatura di Ferruccio Sansa in Liguria: il sostegno viene confermato dopo contatti tra Beppe Grillo, Vito Crimi e Luigi Di Maio. Secondo fonti M5s Grillo avrebbe fatto trapelare fin dalla scorsa settimana alcuni dubbi e perplessità sarebbero state espresse, nei colloqui interni al Movimento, anche da Di Maio.
    I contatti di questa mattina, confermati da fonti qualificate, sembrano aver dato il via libera alla candidatura. “E’ il meno peggio”, avrebbe osservato Grillo. Chi è vicino a Di Maio assicura che il ministro rispetta le scelte del Movimento, nella convinzione che si debba lavorare “uniti e compatti”.
    Dunque i pentastellati sciolgono le riserve. E anche Sansa conferma di aver parlato con il capo politico dei 5 Stelle Vito Crimi. “Sì ci siamo sentiti – dice all’ANSA -. Ha detto che il Movimento ha scelto compatto sia a livello regionale che nazionale, che sono molto contenti”, “sapevano quando mi hanno scelto che sono un giornalista rompiscatole: le ho rotte al Pd, ai 5s è un po’ la mia ragione sociale. Sono tranquillissimo”.
    Anche il fondatore del M5S Beppe Grillo ha sentito al telefono il capo politico Vito Crimi e gli ha confermato il sostegno alla candidatura di Ferruccio Sansa alla presidenza della Liguria.

       

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    Regionali: Crimi, avanti su Laricchia in Puglia

    “Contrariamente a quanto riportano i falsi ‘retroscena’ e ricostruzioni che stanno circolando al solo scopo di indebolire questo governo, non ci sarà alcun incontro per chiedere un passo indietro ad Antonella”. Lo scrive su Facebook Vito Crimi, capo politico del M5s, in un lungo post sulla candidata del Movimento alle elezioni in Puglia, Antonella Laricchia.
    “La Puglia ha bisogno di un cambiamento vero – è la premessa – Non il solito valzer fra partiti di destra e sinistra che si scambiano poltrone senza cambiare nulla, ma una reale inversione di rotta, che consenta a questa meravigliosa regione di valorizzare appieno le sue bellezze naturali e le sue risorse, e di liberare le sue immense potenzialità per venire finalmente incontro alle esigenze dei cittadini”.   

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    Azzolina, la scuola riaprirà il 14 settembre e sfido Salvini in tv

    LA scuola riaprirà regolarmente il 14 settembre ed escludo nuovi lockdown. Mi attaccano ma ora vado in tv e spiego io, adesso basta, ho sbagliato a non farlo prima. Dai sindacati mi aspetto collaborazione. Sono pronta ad un confronto televisivo con Salvini sulla scuola”. Lo dice la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina all’Huffington post aggiuungendo: “Sono donna, sono un ministro Cinque stelle, sono giovane, c’è l’idea che noi M5s siamo incompetenti, anche se io ho due lauree, l’abilitazione all’insegnamento, specializzazioni. Adesso, anche basta. In realtà, la scuola viene usata per prendere consenso elettorale e se restiamo così non cambierà mai nulla. E invece è una cosa serissima. Siccome oggi la scuola parla alla metà delle famiglie del Paese, a 8 milioni di studenti, a un milione 250mila circa di lavoratori, questo fa sì che ci sia un’attenzione forte, ma che in passato non c’è stata. In realtà stiamo facendo cose meravigliose per la scuola italiana, a partire dalla digitalizzazione delle graduatorie provinciali che danno anche ai giovani la possibilità di iniziare il percorso all’insegnamento, giovani sempre maltrattati”.
    “Non ci sarà più un lockdown generalizzato come quello che c’è stato – ha evidenziato la ministra – siamo molto più pronti. Nelle linee guida riportiamo quel che il ministero della Salute ha detto si deve fare se si dovessero verificare contagi nelle scuole. Ci vuole senso di responsabilità da parte di tutti, a partire dalla misurazione della temperatura a casa. Se un bambino ha 37,5 non lo mettiamo sugli autobus, non lo facciamo uscire da casa, non mettiamo in pericolo gli altri. Prevenzione e precauzione”, prosegue Azzolina. “Ho voluto la nomina di Arcuri per velocizzare le tempistiche. Il presidente della Repubblica ha firmato il decreto Semplificazioni e lì ci sono i poteri da commissario straordinario per Arcuri per avviare immediatamente tutto. Ma anche qui solo polemiche. Prima ci portano ad esempio la bella scuola dei paesi scandinavi, poi quando proviamo a rendere più bella la scuola in Italia solo chiacchiere. I nuovi banchi serviranno a costruire una scuola innovativa”, spiega ancora la titolare del dicastero di viale Trastevere. “Stiamo, intanto, scrivendo le linee guida sulla didattica a distanza per colmare il vuoto che c’era. Poi si penserà al contratto nazionale. Le reggenze dei presidi non finiranno ma saranno di numero inferiore perché assumeremo altri dirigenti scolastici”, conclude.
    “Nel decreto Rilancio c’è un’enorme novità sfuggita quasi a tutti: sulle classi più numerose possiamo iniziare, compatibilmente con gli spazi, a derogare. Non possiamo eliminare le classi pollaio in un mese e mezzo, ma è l’inizio di un processo. Quando arriveranno i soldi del Recovery Fund li utilizzeremo anche per questo obiettivo: edilizia scolastica, meno alunni per classe e innovazione didattica, come ci chiedono gli studenti”, ha aggiunto la Azzolina.
    La reazione della ministra arriva dopo le parole di Francesco Sinopoli segretario Flc Cgil scuola. “Oggi le condizioni per cui le scuole riaprano in presenza non ci sono: inutile continuare a raccontare che le cose vanno bene – ha detto il sindacalista – bisognerebbe essere onesti. A causa del ritardo con cui il confronto è iniziato e la scarsità delle risorse la situazione delle scuole è drammatica. I dirigenti scolastici sono a caccia di spazi; serve un organico straordinario che al momento non c’è. La preoccupazione che sta nascendo è che siccome il tempo scuola si ridurrà si tornerà alla didattica a distanza”. Così Francesco Sinopoli segretario Flc Cgil scuola.Sinopoli ha parlato nel corso della conferenza stampa “La scuola si fa a scuola” promossa da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda della scuola.
    “La preoccupazione che sta nascendo è che poichè il tempo scuola si ridurrà si tornerà alla didattica a distanza. Noi sindacati vogliamo che si ritorni a scuola non vogliamo soluzioni diverse. Abbiamo bisogno di un decreto legge sulla scuola. Il governo deve dire con chiarezza che bisogna riaprire la scuola in presenza”, ha concluso il sindacalista.
    Sul tema scuola è intervenuto anche il leader della Lega, Matteo Salvini. “Nessuna certezza per insegnanti e maestre, presidi e sindaci, studenti e famiglie. Siamo a metà luglio e non si sa nulla: non è possibile avere un ministro così incapace! Azzolina bocciata!”.
     

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    Cgil, non ci sono condizioni per un ritorno a scuola in presenza

    “Oggi le condizioni per cui le scuole riaprano in presenza non ci sono: inutile continuare a raccontare che le cose vanno bene, bisognerebbe essere onesti. A causa del ritardo con cui il confronto è iniziato e la scarsità delle risorse la situazione delle scuole è drammatica. I dirigenti scolastici sono a caccia di spazi; serve un organico straordinario che al momento non c’è. La preoccupazione che sta nascendo è che siccome il tempo scuola si ridurrà si tornerà alla didattica a distanza”. Così Francesco Sinopoli segretario Flc Cgil scuola.
    Sinopoli ha parlato nel corso della conferenza stampa “La scuola si fa a scuola” promossa da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda della scuola.
    “La preoccupazione che sta nascendo è che poichè il tempo scuola si ridurrà si tornerà alla didattica a distanza. Noi sindacati vogliamo che si ritorni a scuola non vogliamo soluzioni diverse. Abbiamo bisogno di un decreto legge sulla scuola. Il governo deve dire con chiarezza che bisogna riaprire la scuola in presenza”, ha concluso il sindacalista.

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    Tv: Agcom, forte enfasi su premier, poco spazio M5S

    “Una forte enfasi per il presidente del Consiglio, il governo e in generale l’apparato istituzionale, particolarmente marcata sulle reti ammiraglie dei vari network”, un dato “non solo prevedibile ma plausibile” nella fase di emergenza. Ma anche “un eccesso di scarto” rispetto alla rappresentanza dei soggetti politici”, in testate già richiamate dall’Autorità come SkyTg24, TgCom24 e Studio Aperto, con una “sottostima informativa del Movimento 5 Stelle che, pur essendo il partito di maggioranza relativa, si trova ad occupare mediamente la quarta posizione”. E’ quanto emerge dall’analisi del monitoraggio della par condicio del trimestre marzo-maggio da parte del Consiglio dell’Agcom.
    “Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, in esito a quanto emerso dal monitoraggio dei dati tendenziali e specifici dell’informazione politica nei telegiornali nel trimestre marzo-maggio, ha assunto – su proposta del relatore, Prof. Mario Morcellini – alcune decisioni in materia di par condicio”, spiega una nota dell’organismo di garanzia.
    “Anzitutto, l’analisi dei dati – si legge nella nota – ha evidenziato una forte enfasi per il presidente del Consiglio, il governo e in generale l’apparato istituzionale, particolarmente marcato sulle reti ammiraglie dei vari network. È tuttavia evidente che in una drammatica situazione di emergenza come quella del Covid 19 l’interesse mediale per gli interventi istituzionali era non solo prevedibile ma plausibile, tenendo conto delle inevitabili priorità nei momenti di emergenza come quelli che il paese ha vissuto”.
    “Più sorprendente – fa notare ancora l’Agcom – è invece la circostanza che, soprattutto nelle testate oggetto dei provvedimenti di richiamo assunti all’unanimità dall’Autorità (SkyTg24 da un lato e TgCom24 e Studio Aperto, dall’altro), si sia registrato un eccesso di scarto rispetto al punto di riferimento dato dalla rappresentanza dei soggetti politici nell’attuale composizione parlamentare. In particolare, sorprende la sottostima informativa del Movimento 5 Stelle che, pur essendo il partito di maggioranza relativa, si trova ad occupare mediamente la quarta posizione, arrivando talvolta a beneficiare di un tempo inferiore a quello concesso ai partiti minori. Tutto ciò determina una novità abbastanza rilevante, in forza della quale la copertura mediatica della maggioranza parlamentare risulta profondamente indebolita a vantaggio dell’opposizione”.
    “Quest’ultima, già di per sé forte per le attenzioni mediatiche di cui gode la Lega, si configura come una criticità quando ad essa si aggiunge su alcune emittenti una chiara sopravvalutazione di Forza Italia rispetto ai parametri di riferimento”, conclude la nota.   

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    Dl Rilancio è legge. Da superbonus alle auto, tutte le novità

    A 48 ore dalla scadenza, il decreto Rilancio incassa l’ok definito al Senato.  Anche qui il governo ha posto la fiducia, confermata con 159 sì e 121 voti contrari. Supera quindi la ‘prova’ senza sorprese per la maggioranza né modifiche al testo (rispetto alla Camera) e si avvia a diventare legge. Il provvedimento prevede interventi da 55 miliardi di euro per tamponare gli effetti economici dell’emergenza coronavirus. In particolare per imprese, lavoratori con partite Iva e dipendenti, famiglie e associazioni del terzo settore introducendo, fra gli altri, l’estensione alle seconde case del superbonus al 110%, gli incentivi per l’acquisto di auto Euro 6, l’aumento dei fondi per le scuole paritarie, lo slittamento di un mese dei congedi per i genitori e l’anticipo della cassa integrazione prevista per l’autunno. Vista la portata degli aiuti, non sono mancate proteste e critiche delle opposizioni sui tempi strettissimi per l’esame a Palazzo Madama. “Il governo e la maggioranza hanno dato 3 giorni per convertirlo”, è la denuncia di Nicola Calandrini di Fratelli d’Italia che ha negato la fiducia insieme a Lega, Forza Italia e frange del Misto. Del resto “delusione” per l’iter blindato è stata ammessa dallo stesso presidente della commissione Bilancio, il 5S Daniele Pesco.
    Ecco il decreto nel dettaglio
    – SUPERBONUS: la detrazione al 110% per gli interventi che rendano gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico e più sicuri in caso di terremoti è estesa anche a immobili del terzo settore e alle seconde case, tranne case di lusso, ville e castelli. Potranno invece usufruirne i proprietari delle villette a schiera. Per l’efficientamento energetico rivisti al ribasso i tetti di spesa detraibile, che variano in base al tipo di abitazione. Resta la possibilità di interventi senza mettere mano al portafogli, cedendo il superbonus alle imprese che eseguono i lavori o a un istituto finanziario.
    – ECOBONUS AUTO E MOTO: incentivi fino a 3.500 euro per chi acquista un’auto Euro 6 (categoria che comprende anche mezzi a benzina e gasolio) e ne rottama una vecchia di almeno 10 anni.  L’incentivo si dimezza senza rottamazione. Il bonus vale fino al 31 dicembre 2020 per auto con prezzi fino a 40 mila euro. Auto green: l’incentivo arriva a 10 mila euro per le elettriche e a 6.500 per le ibride. Per moto e motorini elettrici o ibridi, l’ecobonus sale fino a 4 mila euro in caso di rottamazione di un mezzo vecchio. L’incentivo scatta anche senza rottamazione, ma si ferma a 3 mila euro.
    – CIG E CONTRATTI: le quattro settimane di cassa integrazione Covid, previste per l’autunno, si potranno anticipare da subito. Proroga, inoltre, dei contratti di apprendisti e lavoratori a termine, per tanti giorni quanti sono stati quelli di stop imposto dal lockdown. Via libera anche all’adeguamento delle pensioni per gli invalidi totali, che passano da 285 ad almeno 516 euro.
    – SCONTO IMU: i Comuni potranno premiare con uno sconto fino al 20% chi pagherà l’Imu scegliendo l’addebito sul conto corrente.
    – DOCUMENTI: resteranno valide fino alla fine dell’anno le carte d’identità e le patenti scadute nei mesi del lockdown.
    – CONGEDI: chi ha figli fino a 12 anni potrà usare i 30 giorni di congedo retribuito al 50% fino al 31 agosto, quindi un mese in più del previsto. Inoltre i Comuni dovranno usare i 150 milioni aggiuntivi stanziati con il decreto per organizzare e pensare a centri estivi per i bambini fino a 3 anni e per i più grandi. La fascia di età è stata infatti modificata, passando da 3-14 anni a 0-16 anni.
    – SCUOLE PARITARIE: raddoppiati i fondi con altri 150 milioni. Grazie a una nuova deroga poi, le classi delle elementari potranno avere anche meno di 15 alunni.
    – SERVIZI TELEFONICI ‘SGRADITI’: l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni può “ordinare, anche in via cautelare” la rimozione dei servizi di telefonia attivati senza il consenso degli utenti. Previste anche multe fino a 5 milioni per chi non si adegua.
    – SMART WORKING: per il 50% dei dipendenti della pubblica amministrazione con mansioni che possono essere svolte da casa, lo smart working viene prorogato fino al 31 dicembre 2020. La modifica al decreto Rilancio introduce poi il “Piano organizzativo del lavoro agile”, con il quale dal primo gennaio 2021 la percentuale salirà ad almeno il 60%.
    – ZONE ROSSE: stanziati 40 milioni per i Comuni delle zone rosse esclusi dai primi fondi ad hoc. Altri 20 milioni andranno a puntellare le amministrazioni in dissesto, compresi i Comuni sciolti per mafia.
    – TOSAP: per gli ambulanti arriva l’esenzione, per due mesi, della tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche (Tosap) e del canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche (Cosap).   

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    Conte: 'Approvare subito il Recovery Fund. E' il tempo delle responsabilità'

    “Non è questo il tempo dei rinvii, ma delle decisioni. L’Italia deve correre”. Lo scrive su Facebook il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Il “decreto rilancio” è stato definitivamente convertito dal Parlamento ed è legge dello Stato. Questa sera il “decreto semplificazioni” sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. In queste settimane abbiamo definito i dossier su Banca popolare di Bari, Alitalia, Autostrade e stiamo per chiudere quello sull’Ilva di Taranto”.
    Adesso è la volta di Bruxelles: sono in partenza e tra qualche ora incontrerò il Presidente Macron per preparare il Consiglio europeo di domattina. È una partita fondamentale per il futuro dell’Europa e dei nostri cittadini. Dobbiamo approvare al più presto il Recovery Fund e il Quadro Finanziario Pluriennale”. Lo scrive su Facebook il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Confrontiamoci duramente, lavoriamo meticolosamente sui dettagli, ma non perdiamo di vista la prospettiva e la visione “politica” che guida la nostra azione. È il tempo della responsabilità”.
    E proprio in vista del vertice di domani, il premier stamattina aveva detto: “Stiamo affinando le armi, vorrei dire affilando le armi ma mi sembra una metafora impropria. Siamo al rush finale, spero in un incontro proficuo a Bruxelles”.  
    “Ben venga la leadership femminile, gli uomini non hanno dimostrato di portare il mondo verso la salvazione. Con le donne avremo più garanzie di poterlo salvare”, ha aggiunto.
       
    Conte vede Macron,’affiliamo armi’ – I leader europei tornano a riunirsi a Bruxelles dopo la pandemia che li ha tenuti lontani da febbraio, ma la vicinanza fisica non riduce la distanza che ancora li separa sulla strategia per la ripresa dalla crisi post-Covid. “Siamo al rush finale, affiliamo le armi”, scherza il premier Giuseppe Conte prima di incontrare in serata Emmanuel Macron descrivendo praticamente alla lettera l’umore dei suoi 27 colleghi: l’Olanda e i frugali irremovibili sulla riduzione dei 750 miliardi del Recovery fund, il Sud determinato a difenderli, i Visegrad ad accaparrarsene una fetta maggiore. Come se non fosse già complicata la battaglia sulle cifre, a togliere speranze alla possibilità di un rapido accordo se ne aggiungono almeno altre due: quella sulla cosiddetta ‘governance’, cioè chi approverà i piani di rilancio preparati dai Paesi, e quella sulla condizionalità legata allo stato di diritto, cioè i fondi li avrà solo chi rispetta leggi e valori europei. L’Olanda ha già minacciato barricate sulla prima, perché vuole voce in capitolo sui programmi di rilancio di ciascuno, e Ungheria e Polonia minacciano il veto sulla seconda, perché hanno in corso procedure proprio per il mancato rispetto dello stato di diritto. Paradossalmente, il negoziato sui numeri del Recovery e del prossimo bilancio pluriennale sembra al momento il più semplice. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che tornerà a fare gli onori di casa e guiderà la riunione che ha un orario d’inizio ma non quello di fine, ha proposto di mantenere intatti i 500 miliardi di sovvenzioni e i 250 di prestiti proposti dalla Commissione. L’Italia, con Spagna, Portogallo, Francia e altri, difenderà le cifre il più possibile, soprattutto quelle dei trasferimenti a fondo perduto. L’obiettivo per Roma è portare a casa quasi per intero quegli 81,8 miliardi di sussidi che le ha assegnato la von der Leyen, e se durante il negoziato fosse costretta a cedere qualcosa, certamente cederebbe sul fronte di alcuni singoli programmi (come il Just Transition o gli aiuti umanitari) ma non sulla parte riservata ai piani di rilancio, cioè la Recovery and resilience Facility. Nemici su questo fronte sono i frugali, cioè Olanda, Danimarca, Svezia e Austria, che vogliono invece vedere ridotta soprattutto quella parte. Ma l’ostacolo maggiore, su cui l’Italia non è disposta a cedere nulla, è quello della governance. La Commissione aveva proposto di approvare lei stessa i piani di rilancio e gli esborsi delle diverse tranche di sovvenzioni. Michel, accogliendo una proposta tedesca, ha invece spostato l’onere – e quindi il controllo sui piani nazionali – sul Consiglio, che li deve approvare a maggioranza qualificata. All’Olanda non basta: chiede l’unanimità, perché vuole avere possibilità di veto su quelli che considera soldi di tutti, visto che vengono da un debito comune. Nonostante sia isolata sulla richiesta, si siederà al tavolo senza accennare a cedimenti. Ma il premier Mark Rutte ha anche un’altra battaglia che gli sta a cuore, e che quindi lo rende debole nel negoziato: difendere e possibilmente aumentare il suo ‘rebate’, cioè lo sconto sul bilancio che gli altri considerano invece un meccanismo obsoleto.