More stories

  • in

    Consulta, via libera all'election day

        Via libera all’election day del 20 e 21 settembre. Il semaforo verde arriva dalla Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibili i 4 conflitti di attribuzione che erano stati sollevati sul taglio dei parlamentari e sul relativo referendum e sull’ abbinamento della consultazione con le elezioni per il rinnovo di sette Consigli regionali. A proporre i conflitti erano stati il Comitato promotore per il no, la Regione Basilicata , il senatore Gregorio De Falco ( Gruppo misto) e +Europa 
     Sarà depositata giovedì l’ordinanza della Consulta che ha dichiarato inammissibili i 4 conflitti. Intanto in una lunga nota l’ufficio stampa anticipa le ragioni della decisione.La Corte ha dichiarato inammissibile (relatore Giuliano Amato) il conflitto sollevato dal Comitato promotore del referendum sul “taglio dei parlamentari” sull’abbinamento delle due votazioni,perchè il Comitato non ha legittimazione soggettiva a sollevare questo conflitto dato che la Costituzione non gli attribuisce una funzione generale di tutela del miglior esercizio del diritto di voto da parte dell’intero corpo elettorale. Per quanto riguarda il ricorso della Regione Basilicata (relatore Giovanni Amoroso), la Corte ha dichiarato l’inammissibilità, perché in linea con la propria giurisprudenza, ha infatti escluso la legittimazione soggettiva degli enti territoriali, in generale, e della Regione, in particolare, perché non sono potere dello Stato ai sensi dell’articolo 134 della Costituzione.
    Quanto al ricorso presentato dal senatore De Falco nei confronti del Senato, del Governo e del Presidente della Repubblica, la Corte costituzionale (relatore Nicolò Zanon) ha ritenuto che esponesse, in modo confuso e incoerente, critiche alla legge elettorale, alla riforma costituzionale, all’accorpamento delle consultazioni, all’utilizzo dei decreti legge e, infine, al procedimento di conversione in legge degli stessi, sovrapponendo argomenti giuridico-costituzionali tra loro ben distinti. Inoltre, pur sostenendo la violazione di plurimi principi costituzionali inerenti sia il procedimento legislativo sia quello di revisione costituzionale, il ricorso non ha chiarito quali attribuzioni costituzionali del singolo parlamentare siano state in concreto lese nel corso di questi procedimenti.
    Perciò è stato giudicato inammissibile. Con il conflitto promosso dall’Associazione +Europa, nella sua veste di partito politico, veniva contestata in particolare la previsione (contenuta nel dl n. 26 del 2020) che riduce a un terzo il numero minimo di sottoscrizioni richiesto per presentare liste e candidature nelle elezioni regionali. Secondo +Europa, omettendo di prevedere, in favore dei partiti già presenti in Parlamento, una deroga all’obbligo della raccolta delle sottoscrizioni, il legislatore avrebbe leso le sue attribuzioni costituzionali in quanto partito politico. L’inammissibilità del conflitto (relatrice Daria De Pretis) deriva dal difetto di legittimazione della ricorrente in base alla costante giurisprudenza costituzionale che nega ai partiti politici la natura di potere dello Stato. 

  • in

    Torna Grillo, sogno M5s era un movimento senza sedi né tesori

    “E’ parecchio tempo che sono in disparte perché si dicono un sacco di cose su cui preferisco non essere immischiato. Ma ci terrei a dire che io ho fatto parte di un sogno che si è realizzato del M5s che oggi governa, partendo da un’idea di rete e di un movimento senza sedi, senza tesori, senza soldi partendo proprio dall’idea che la rete è l’intelligenza condivisa”. Così Beppe Grillo sul suo blog in un post dal titolo :”Dite al treno che io passo una sola volta”. Un post per lanciare la sua idea di infrastrutturazione digitale dell’Italia ma in cui non manca di fare un cenno anche alle dinamiche interne del M5s dopo le indiscrezioni su una riunione dei 5 Stelle in cui si sarebbe tornati ad invocare la costituzione di un partito M5s.
     “Partivamo proprio dall’idea che la rete è l’intelligenza condivisa e la politica condivisa e che la società del futuro sarà condivisa con la rete: attraverso quello passerà qualsiasi cosa. Noi invece ci perdiamo in discorsi completamente inutili, vuoti e senza senso” premette Grillo che ricorda: “adesso, solo adesso, abbiamo l’opportunità di fare scelte coraggiose, sostenendo lo sviluppo digitale dell’Italia con una visione industriale e di lungo periodo. Infrastrutture e competenze digitali, infatti, sono un elemento imprescindibile per rendere il nostro Paese competitivo sui mercati internazionali e generatore di sviluppo. Lo sviluppo digitale dipende adesso da noi: è il momento giusto per fare un piano industriale, non un piano finanziario”. 
       

  • in

    Roma: Fuortes, non sono interessato alla candidatura

    (ANSA) – ROMA, 12 AGO – ”Non sono interessato ad una candidatura a sindaco della Capitale nelle prossime amministrative”. Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, risponde così alla proposta di Carlo Calenda, leader di Azione, di lanciarlo nella corsa per la guida del Campidoglio. ”Ringrazio Calenda per la stima nei miei confronti – dice Fuortes – ma continuerò il bellissimo lavoro che svolgo al Teatro dell’Opera di Roma”. (ANSA).   

  • in

    Kamala Harris,'Obama donna' per vicepresidenza

    (ANSA) – NEW YORK, 11 AGO – La prima donna afroamericana essere candidata alla vice presidenza americana. Il suo soprannome e’ l'”Obama donna”, e infatti molto di lei ricorda l’ex presidente. La senatrice Kamala Harris, 54 anni, e’ stata scelta da Joe Biden come suo numero due nella corsa alla Casa Bianca.    Colta e trascinatrice di folle, Kamala Harris e’ l’ex procuratrice di San Francisco prima e della California poi, la prima donna afroamericana a ricoprire tali incarichi. Nel 2016, l’anno della vittoria di Donald Trump, conquista il senato americano e subito dichiara ‘guerra’ al tycoon, che a suo avviso non e’ l’America o almeno la sua America.    In senato il prestigio e la sua statura politica si affermano immediatamente: i suoi ‘interrogatori’ all’ex ministro della Giustizia Jeff Sessions durante varie audizioni diventano virali e la accreditano davanti a un pubblico democratico a caccia di un volto nuovo per il partito. Da qui la decisione di provare a correre per la Casa Bianca: nonostante ci metta tutta se stessa non ce la fa ed e’ costretta a ritirarsi, affermandosi pero’ come una delle rivali piu’ agguerrite di Biden nel corso delle primarie. E’ salito alle cronache l’aspro confronto fra i due nel corso di uno dei dibattiti, durante il quale ha rinfacciato a Biden di essersi compiaciuto della collaborazione con due senatori segregazionisti negli anni ’70.    Non contenta Harris aveva continuato raccontando di conoscere una ragazzina nera che per fortuna poteva andare in una scuola migliore grazie a servizio di scuolabus istituito per le minoranze che vivevano nei quartieri piu’ disagiati, servizio al quale – ricorda – il senatore Biden si era opposto: “Quella ragazzina ero io”.    Il soprannome ingombrante di “Obama donna” non sembra averla mai spaventata, anzi la senatrice si e’ sempre mostrata pronta a raccogliere le sfida. L’ex presidente non ha mai nascosto la sua ammirazione per Harris, ma nonostante questo lei ne ha preso le distanze sulla politica delle espulsioni degli immigrati illegali. “Non ero d’accordo con il mio presidente”, il cui ordine era procedere con le espulsioni di ogni immigrato senza documenti, a prescindere dai loro precedenti penali, ha detto durante il primo dibattito fra i candidati democratici al 2020.    La sua scalata alla Casa Bianca era sta annunciata nel giorno di Martin Luther King, facendo la storia. Una storia che potrebbe ripetersi: Harris puo’ diventare la prima donna afroamericana vice presidente. (ANSA).   

  • in

    Bonus: Garante Privacy, nessun ostacolo a pubblicità dei beneficiari

    “La privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato”. Lo sottolinea, in relazione alla vicenda del bonus Covid, il Garante per la protezione dei dati personali. Ciò vale a maggior ragione rispetto a coloro che svolgono una “funzione pubblica”, aggiunge il Garante, che aprirà un’istruttoria sulla metodologia seguita dall’Inps.
    “In relazione alla vicenda del bonus Covid, il Garante per la protezione dei dati personali – si legge in una nota diffusa dall’Autorità – precisa che, sulla base della normativa vigente, la privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato (art. 26, comma 4, d.lgs. 33 del 2013)”. “Ciò vale, a maggior ragione, rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono – spiega il Garante – anche per effetto dei più incisivi obblighi di pubblicità della condizione patrimoniale cui sono soggetti (cfr., ad es., artt. 9 L. 441/1982 e 5 d.l. 149/2013, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 13 del 2014)”. Il Garante contestualmente comunica che “sarà aperta una istruttoria in ordine alla metodologia seguita dall’Inps rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie al riguardo diffuse”.
    “Come promesso, se qualcuno ha preso un bonus verrà sospeso, anche se quei soldi sono stati dati in beneficienza”. Lo dichiara il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari (Lega). 
    “Adesso non ci sono più scuse. Anche il garante della privacy ha detto che non ci sono ostacoli alla diffusione dei nomi dei deputati che hanno richiesto il bonus di 600 euro malgrado i loro stipendi da 13mila euro netti al mese. È giusto che gli italiani sappiano chi sono, che ne conoscano i volti, i nomi e i cognomi”. Lo scrive Luigi Di Maio su Fb, sottolineando che “non è una gogna mediatica, non è questione ideologica o di propaganda. È una questione di giustizia e trasparenza”.
    Ex sfidante Nardella,preso bonus per darlo beneficenza  – Anche Ubaldo Bocci, coordinatore del centrodestra in Palazzo Vecchio che nel 2019 sfidò Dario Nardella nella corsa a sindaco di Firenze, ha chiesto, e percepito, il bonus per i professionisti in difficoltà a causa dell’emergenza Covid. Bocci, ex dirigente Azimut, come riportano oggi i quotidiani locali, spiega di non aver problemi di finanze ma di averlo fatto “per dimostrare che il governo stava sbagliando non dando soldi ad hoc per disabili e tossicodipendenti” e di aver “dato tutto in beneficenza”. “E’ vero ho preso quei soldi ma non li ho tenuti per me – aggiunge Bocci -. Il commercialista mi disse che avrei potuto averli anche io visto che si trattava di denari a pioggia, dati in maniera sbagliatissima, senza distinguere reddito e posizione di ciascuno. E allora pensai che potevo richiederli per donarli a chi ne aveva davvero bisogno. E così ho fatto”. “Ho i bonifici che lo testimoniano – conclude -. Lo dichiarai anche in una riunione dei capigruppo in Palazzo Vecchio”.

  • in

    Mascherine e distanziamento, il protocollo per le elezioni

    Accessi contingentati agli edifici che ospitano i seggi, percorsi distinti di entrata e di uscita, distanziamento tra i componenti del seggio e tra questi e gli elettori, definizione del numero e della disposizione delle cabine elettorali tenendo conto dello spazio disponibile e delle necessità di movimento. Sono alcune delle misure di prevenzione previste da un Protocollo Salute-Interno varato in occasione delle consultazioni elettorali e referendarie del 20 e 21 settembre. Per accedere ai seggi elettorali è obbligatorio l’uso della mascherina da parte di chiunque.
     “Per prevenire il rischio di contagio da Covid-19 e, contemporaneamente, garantire il regolare svolgimento del procedimento elettorale, i ministri dell’Interno e della Salute – sottolinea il Viminale – hanno sottoscritto un protocollo sanitario e di sicurezza da applicare in occasione delle consultazioni referendarie e delle elettive suppletive, regionali e comunali del 20 e del 21 settembre 2020”.    Il documento, che può essere consultato sul sito del dipartimento Affari interni e territoriali-Servizi elettorali, prevede le modalità operative e precauzionali rivolte ai componenti dei seggi e agli oltre 51 milioni di elettori distribuiti in 61.572 sezioni. Ciò “al fine di contemperare i diritti costituzionalmente garantiti del voto e della salute”.    Tra le misure per l’allestimento e l’ingresso ai seggi, sono previsti, come detto, “accessi contingentati agli edifici che li ospitano, percorsi distinti di entrata e di uscita, distanziamento tra i componenti del seggio e tra questi e gli elettori, in particolare nel momento in cui questi devono rimuovere la mascherina per il riconoscimento, definizione del numero e della disposizione delle cabine elettorali, tenendo conto dello spazio disponibile e delle necessità di movimento.    Per accedere ai seggi elettorali è obbligatorio l’uso della mascherina da parte degli elettori e di ogni altro soggetto che ha diritto ad entrarvi, come i rappresentanti di lista”.    Il protocollo, inviato ai prefetti dal capo del dipartimento, Claudio Sgaraglia, contiene anche le indicazioni sulla igienizzazione dei luoghi e delle operazioni di spoglio.    

  • in

    Ponte Stretto: Santelli, c'è progetto esecutivo, si realizzi

    (ANSA) – CATANZARO, 11 AGO – “Il premier Conte entra nel tunnel del Ponte per non decidere nulla e tenere tranquilla la sua coalizione. Il Ponte sullo Stretto ha un progetto esecutivo e una gara effettuata. Si realizzi l’opera”. Lo afferma, in una nota, Jole Santelli, presidente della Regione Calabria.    “Il premier Conte ha ben pensato dalla piazza di Ceglie Messapica della sua Puglia – prosegue Santelli – di affrontare un tema molto serio del piano delle infrastrutture nazionali proponendo il niente mischiato al nulla. Aspettare le condizioni necessarie, pensare, immaginare un ponte sottomarino, ma prima realizzare collegamenti interni e l’alta velocità. Quella di Conte è l’antica retorica del Gattopardo che annuncia a parole che tutto deve cambiare perché poi tutto resti come prima.    Evidentemente il presidente del Consiglio ha ispirato la sua esternazione estiva leggendo quel vecchio numero di Topolino del 1982 quando zio Paperone in una storia di copertina si cimentava in stravaganti soluzioni per costruire il Ponte in maniera immaginifica”.    “Sono dieci anni che il contraente generale – sostiene ancora la Governatrice calabrese – ha consegnato (come previsto dal contratto di appalto) il progetto definitivo dell’opera elaborato da società di ingegneria specializzate estere. Anche il progetto definitivo è stato approvato. Sono stati spesi soldi pubblici per un’opera indispensabile portata avanti dalla determinazione del governo Berlusconi. Poche settimane fa, il Consiglio regionale della Calabria ha approvato un ordine del giorno in cui si chiede al governo centrale di realizzare il Ponte dello Stretto utilizzando anche le risorse del Recovery Fund. Se il premier Conte vuole essere serio si confronti su questi atti ed esca da questa boutade del tunnel. Siamo in presenza di un passatempo estivo che in metafora calcistica lancia il pallone nelle tribune senza risolvere nulla. Anzi una sola questione. Tenere a bada con un tunnel impossibile una maggioranza con idee contrastanti e che non riesce a trovare una linea comune su una delle opere che modificherebbero il ruolo dell’Italia nell’Europa. La Calabria è fuori dal tunnel”.    (ANSA).   

  • in

    I 'furbetti' del bonus: consigliera di Milano: 'L'ho preso'. Di Maio e Zaia: 'Fuori i nomi''. Tridico nel mirino

    Pressing di governo e partiti, ma l’Inps non darà i nomi dei deputati che hanno chiesto il bonus di 600 euro riservato alle partite Iva in difficoltà dopo il Covid: ‘È vietato dalle norme sulla privacy’. Sarebbero 3 su 5 quelli che hanno ottenuto il sussidio. Si pensa alla possibilità di convocare formalmente il presidente Tridico perché dica i nomi davanti a una commissione parlamentare. Intanto, ammettono di aver preso il bonus tre consiglieri di Comuni e Regioni: Anita Pirovano, della lista progressista a Milano; Jacopo Zannini della lista L’altra Trento a sinistra; Franco Mattiussi, consigliere di Forza Italia in Friuli Venezia Giulia. ‘Non viviamo di politica’, dicono.
    Le norme sulla privacy non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni dell’Inps. Una regola che vale in questo, come in altri casi. E’ quanto ricordano fonti vicine all’istituto di previdenza e che ne conoscono bene normative e regole interne, dopo la vicenda dei deputati e consiglieri che hanno usufruito del bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva in difficoltà per l’emergenza Covid. 
    Intanto da fonti parlamentari si apprende che tre deputati avrebbero ricevuto dall’istituto il bonus per gli autonomi introdotto dal governo per far fronte all’emergenza Covid. Non cinque, quindi, come era emerso inizialmente emerso. 
    La Pirovano si autodenuncia. “Mi autodenuncio. Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e, addirittura, ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza”.
        Così Anita Pirovano, consigliera comunale di Milano per la lista ‘Milano progressista’ si autodenuncia con un post su Facebook per aver richiesto all’Inps il bonus Covid da 600 euro al mese per le partite Iva.    “Pur non cedendo alle sirene antipolitiche – scrive Pirovano su Fb – ho capito sulla mia pelle che avere un lavoro (nel mio caso più d’uno in regime di lavoro autonomo) mi consente di essere ‘più libera’ nell’impegno politico presente e ancora più nelle scelte sul futuro, per definizione incerto”. Come tanti, prosegue, “mi indigno, perché è surreale, se un parlamentare in carica fruisce ammortizzatori sociali e penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito”. 

    Pirovano nel post spiega di aver saputo dai media che nella vicenda del bonus incassato da cinque deputati “sarebbero coinvolti addirittura duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci”. E per questo chiarisce di aver deciso di autodenunciarsi. “Ho studiato – scrive – fino al dottorato e all’esame di stato per diventare psicologa e ricercatrice sociale, professione in cui negli ultimi tempi mi sembra spesso di essere ‘più utile’ alla società che in Consiglio comunale (attività a cui comunque dedico tutto il tempo non lavorato e la passione di cui sono capace)”. “Tutto ciò premesso qualcuno – aggiunge ancora – magari anche più lucido e meno incazzato di me, mi spiega perché da lavoratrice (e la politica non è un lavoro per definizione) non avrei dovuto fare richiesta di una misura di sostegno ai lavoratori destinata perché faccio anche politica? Considerato ovviamente che pur lavorando tanto ed essendo componente di un’assemblea elettiva (il che non mi garantisce né un’indennità né banalmente i contributi Inps) ho un reddito annuo dignitoso e nulla di più”. “Mi arrabbio – conclude la consigliera comunale – ancor più se penso che nel calderone dei 2.000 probabilmente sarà stato tirato in causa anche qualche sindaco (accomunato ai parlamentari o ai consiglieri regionali dal comune impegno politico ma non dal conto in banca) di un piccolissimo comune con una grandissima responsabilità pubblica e un’indennità di poche centinaia di euro annue”. 
     “Io ho un altro lavoro part time e ringrazio Dio di averlo. Durante il Covid ho ricevuto la cassa integrazione. Dovevo rinunciarvi?”. Così il consigliere comunale di Milano Progressista e presidente della Commissione Antimafia del Comune di Milano, David Gentili, si esprime in un commento al post della collega a Palazzo Marino Anita Pirovano, che si è autodenunciata su Facebook per aver richiesto all’Inps il bonus Covid da 600 euro al mese per le partite Iva. In tanti, infatti, hanno lasciato commenti al post della consigliera. In uno di questi si legge: “Perché lo stipendio da consigliere comunale è pari al mio di dipendente pubblica e anch’io pago mutuo, mantengo figlio ecc??? Eddai c… uno stipendio ce l’hai. Hanno negato i 600 euro ad un disabile che vive con pensione di invalidità che ha anche partita IVA…”. E proprio a questo commento ha risposto il consigliere Gentili: “Avere un altro lavoro è fondamentale, perché se sei malato o devi essere al lavoro il gettone da consigliere non lo prendi. Ti ricordo che non siamo consiglieri a vita. L’anno prossimo i consiglieri comunali termineranno il loro mandato e quindi interromperanno di prendere i loro gettoni. Sappi – aggiunge Gentili – che in questi anni non ho mai ricevuto i contributi e quindi parlare di stipendio è inappropriato. Attenta a colpire con la falce indiscriminatamente. Cogliere le differenze è fondamentale”. 
    “Anche io non vivo di sola politica, pago l’affitto ogni mese e per marzo e aprile sono rimasto senza lavoro e ho chiesto come te i 600 euro visto che con i gettoni di presenza non sarei arrivato a fine mese … ed è giusto rivendicarlo”. Così il consigliere comunale di Trento Jacopo Zannini con un commento su Facebook ha voluto ringraziare Anita Pirovano, la consigliera comunale milanese che ha reso pubblico di aver richiesto il bonus Covid. “Grazie Anita Pirovano anche io sono in Consiglio Comunale a Trento e anche io non vivo di sola politica”, scrive Zannini in un commento al post di Pirovano.”Ho utilizzato quei soldi anche per far quadrare conti che comunque dovevano essere saldati. Perché nonostante tutto fosse fermo, bollette continuavano ad arrivare. Quindi, calma. Sangue freddo e razionalità. Che puntare il dito è fin troppo facile. Vedere la luna un’altra cosa”. Così Franco Mattiussi, consigliere regionale Fvg, di Forza Italia, albergatore, in un lungo post su Fb – ripreso dal sito del Messaggero Veneto- ha rivendicato anche lui di avere fatto domanda per il bonus autonomi.
    Tuona intanto Luigi Di Maio “Dalla lettura dei giornali di questa mattina emerge un quadro sconcertante. Oltre ai 5 deputati furbetti, ci sarebbero altri 2000 politici tra amministratori locali e regionali in tutta Italia ad aver fatto richiesta del bonus partita Iva destinato ai liberi professionisti in difficoltà per l’emergenza Covid. Siamo davanti a fatti di una gravità assoluta. I nomi devono essere resi pubblici. Gli italiani hanno il diritto di sapere chi ha tradito la loro fiducia. Questa gente non deve più avere l’occasione di rivestire una carica pubblica. Deve essere allontanata dallo Stato, deve essere punita”. Lo scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Fb. “Hanno remato contro il Paese nel momento più difficile. Hanno offeso la nostra bandiera, hanno offeso la memoria di chi non ce l’ha fatta. Hanno macchiato il nome dell’Italia nel mondo ed è giusto che paghino. Non possono e non devono passarla liscia”, ha detto Di Maio.
    “Il sentiment è pesante, i cittadini dicono fuori i nomi . E penso che i cittadini debbono essere ascoltati” Così il presidente del Veneto, Luca Zaia il quale fa “appello a tutte le forze politiche: è fondamentale chiarire la vicenda, perchè viene meno la credibilità di tutta la classe dirigente. Se iniziamo a trincerarsi dietro alla privacy – ammette – non ne veniamo più fuori. E resta questo sospetto strisciante tra tutta la comunità, e mi metto nei panni dei cittadini che potrebbero avere il sospetto quando si trovano davanti un amministratore se questo è uno del bonus oppure no”, col pericolo poi che ci sia “una caccia all’untore”. “Non vorrei che con la scusa della privacy qualcuno scappa anche dalla ‘conta’. Non esprimo giudizi perchè ognuno avrà la sua giustificazione , le sue motivazioni”. Zaia fa sapere di aver “già chiesto ai consiglieri veneti di darmi un ragguaglio, e spero che in giornata abbia questo censimento, poi a cascata ci saranno gli altri amministratori. Ci mettiamo poco a fare una sorta di ‘me too’ al contrario. Nel mio partito il segretario è stato chiaro indicando la sospensione che apre uno scenario peggiore. La sospensione – spiega – è già un atto importante: si chiede di fare un passo a lato. E visto il fronte delle candidature, vuol dire perdere quel treno. Se fosse per me quella persona non la candiderei”.
    “Nessun nostro parlamentare ha ricevuto il bonus. Le notizie di queste ore che affermano il contrario sono prive di fondamento. Sarà nostra cura difenderci in tutte le sedi da chi sostiene il contrario”. Lo annuncia all’Ansa il vicepresidente della Camera e presidente di Italia Viva Ettore Rosato.