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    Cts contro Sileri, strumentalizza nostro lavoro. Poi ci ripensa

    Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri “imputa al Cts responsabilità che non ha e cerca di strumentalizzare il lavoro del Comitato”. E’ la dura reazione del Comitato tecnico scientifico alle parole del viceministro che ieri sera a ‘Di Martedì’ su La7 ha accusato l’organo consultivo del governo di troppa burocrazia. Il Cts, secondo quanto si apprende, al termine di una riunione straordinaria ha censurato le critiche giudicate “avventate e superficiali” e ha scritto una lettera al ministro Speranza chiedendo un intervento.
    Poi un componente del comitato, Villani, corregge il tiro. “Non siamo arrabbiati con nessuno, il viceministro Sileri è un esponente del nostro governo e come tale ha tutta la nostra stima. È un rappresentante del Governo, il Cts è un organo consultivo del Governo e abbiamo profondo rispetto di tutte le istituzioni”. 
    “Tutti coloro che fanno parte del Cts – ha continuato Villani – lavorano con senso del dovere e istituzionale, sforzandosi di fare il meglio per servire il Paese. Questo anima tutti coloro che lavorano al Cts, senza compenso ma sottraendo tempo alle attività di ognuno, con il massimo impegno e dedizione. Se viene apprezzato e riconosciuto ciò che viene fatto ci fa piacere, finora quanto fatto in Italia per merito di tutti è stato riconosciuto a livello internazionale come la migliore gestione al mondo e questo come italiani ci deve inorgoglire”.
    E ha concluso: “Quello che ci deve animare è uno spirito di collaborazione. Gli stimoli rispettosi dell’opera di ognuno, che vengono per migliorare ciò che si fa, sono sempre ben accetti, nel rispetto di quelle che sono le competenze e l’impegno che da mesi è importante sotto ogni punto di vista. Credo ci sia da parte nostra il rispettoso ossequio delle cariche istituzionali e siamo ben contenti che soprattutto dal ministro Speranza abbiamo sempre ricevuto altrettanta stima e fiducia per quanto fatto”.

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    Willy: da Mattarella medaglia d'oro al ragazzo ucciso. 'Luminoso esempio di altruismo'

    Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato, su proposta del Ministro dell’Interno, il decreto di conferimento della medaglia d’oro al Valor Civile alla memoria di Willy Monteiro Duarte con la seguente motivazione: “Con eccezionale slancio altruistico e straordinaria determinazione, dando prova di spiccata sensibilità e di attenzione ai bisogni del prossimo, interveniva in difesa di un amico in difficoltà, cercando di favorire la soluzione pacifica di un’accesa discussione”. 
    LA VICENDA
    “Mentre si prodigava in questa sua meritoria azione di alto valore civico – si legge ancora – veniva colpito da alcuni soggetti sopraggiunti che cominciavano ad infierire ripetutamente nei suoi confronti con inaudita violenza e continuavano a percuoterlo anche quando cadeva a terra privo di sensi, fino a fargli perdere tragicamente la vita. “Luminoso esempio, – conclude – anche per le giovani generazioni, di generosità, altruismo, coraggio e non comune senso civico, spinti fino all’estremo sacrificio”.
    L’ADDIO A WILLY, UN FIUME DI MAGLIE BIANCHE
    Il Presidente Mattarella ha conferito la medaglia d’oro al merito civile, alla memoria di Don Roberto Malgesini” il sacerdote che si occupava dei poveri e senza tetto ucciso a Como. 
    “Con generosa e instancabile abnegazione – si legge nella motivazione – si è sempre prodigato, quale autentico interprete dei valori di solidarietà umana, nella cura degli ultimi e delle loro fragilità, offrendo amorevole accoglienza e incessante sostegno”. “Mentre era intento a portare gli aiuti quotidiani ai bisognosi – prosegue la motivazione -, veniva brutalmente e proditoriamente colpito con numerosi fendenti, fino a perdere tragicamente la vita, da un uomo al quale aveva sempre dato piena assistenza e pieno sostentamento. Luminoso esempio di uno straordinario messaggio di fratellanza e di un eccezionale impegno cristiano al servizio della Chiesa e della società civile, spinti fino all’estremo sacrificio”.
       

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    Coronavirus: Azzolina in Cdm, corsia preferenziale Asl su scuole

    Una “corsia preferenziale” delle Asl per la gestione dei casi sintomatici a scuola. E’ questa, a quanto si apprende, la richiesta formulata, nel corso del Cdm, dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina al titolare della Sanità Roberto Speranza. Richiesta che, si apprende ancora, avrebbe ricevuto la condivisione dei capi delegazione della maggioranza. In particolare Azzolina avrebbe chiesto più tempestività nella risposta dei dipartimenti di Prevenzione alle scuole, utilizzo dei test rapidi non solo per le operazioni di screening e maggiore uniformità delle Asl nell’interpretazione dei protocolli.   

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    Covid: test obbligatori Sardegna, stasera pronuncia Tar

    (ANSA) – CAGLIARI, 07 OTT – E’ atteso per stasera il giudizio di merito del Tar della Sardegna sul ricorso del Governo contro l’ordinanza che prevede test obbligatori per i passeggeri in entrata nell’Isola e che il presidente della Regione Christian Solinas ha prorogato sino al 23 ottobre. Due giorni dopo l’adozione, con decreto monocratico, il Tar aveva subito sospeso l’efficacia dei tre articoli del testo relativi ai test anti-Covid. Stamattina alle 10 si è tenuta l’udienza della camera di consiglio, presenti l’Avvocatura dello Stato, l’Ufficio legale della Regione e l’avvocato della presidenza della Regione. E’ durata circa un’ora, poi i giudici della prima sezione, presieduta da Dante D’Alessio, si sono riuniti in camera di consiglio.    Il pronunciamento del Tar dovrebbe avvenire oggi stesso, proprio perché ieri sera Solinas ha ordinato la proroga dello stesso provvedimento. “Abbiamo contestato il decreto monocratico punto per punto – ha spiegato l’avvocato della presidenza Mauro Barberio – oggi termina, con la camera di consiglio, sia la vigenza del decreto cautelare del Tar, sia, paradossalmente, l’efficacia dell’ordinanza. Per questo, il presidente, visto l’aggravarsi dell’emergenza ha deciso da domani di prorogare l’ordinanza dell’11 settembre. Ovviamente se l’ordinanza dell’11 settembre verrà sospesa definitivamente, anche quella successiva non potrà essere prorogata”. (ANSA).   

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    Ecco le novità del Dpcm: dalle mascherine all'aperto all'estensione dell'app Immuni

    Obbligo della mascherina anche all’aperto, tampone per chi arriva da otto Paesi europei ad alto contagio, rafforzamento e proroga dell’app Immuni. Sono alcune delle novità che il governo si prepara ad approvare con un decreto Covid, che disegna la cornice normativa delle misure anti contagio, e un nuovo dpcm della durata di un mese che definirà nello specifico gli interventi. La bozza del decreto legge, nell’allungare l’orizzonte temporale delle norme al 31 gennaio 2021 alla luce della proroga dello stato di emergenza, tratteggia già alcune delle novità: la principale è l’obbligo di mascherine all’aperto. Per chi viola le disposizioni restano multe salate.    MASCHERINE ALL’APERTO – E’ la stretta decisa dal governo per contrastare la seconda ondata di contagi. La mascherine diventano obbligatorie anche “all’aperto allorché si sia in prossimità di altre persone non conviventi”. Vengono fatti salvi “i protocolli anti contagio previsti per specifiche attività economiche e produttive, nonché le linee guida per il consumo di cibi e bevande”. Il divieto non riguarda i bambini sotto i sei anni, chi fa sport e le persone con patologie e disabilità non compatibili con l’uso della mascherina.    REGOLE ANTI CONTAGIO – Restano le norme anti contagio in vigore fin dall’inizio della pandemia: distanziamento fisico di almeno un metro, divieto di assembramento, rispetto delle misure igieniche a partire dal lavaggio delle mani, obbligo di stare a casa con più di 37,5 di febbre.    APP IMMUNI – La piattaforma unica nazionale Immuni per l’allerta dei soggetti venuti in contatto con persone positive al Covid potrà restare operativa fino al 31 dicembre 2021 (non più il 31 dicembre 2020). Dopo quel termine tutti i dati personali dovranno essere “cancellati o resi definitivamente anonimi”. Immuni potrà anche dialogare con altre piattaforme europee, dunque il tracciamento continuerà anche all’estero per chi viaggia in Europa.    LAVORO E CINEMA – Con la proroga dello stato di emergenza resta anche l’incentivo allo smart working per tutti i lavori che possano applicarlo. Resta l’obbligo di rispettare i protocolli di sicurezza definiti per la riapertura dei luoghi di lavoro, di ristoranti e locali. Per cinema, teatri e concerti resta il limite di 200 persone per gli spettacoli al chiuso e 1000 persone per quelli all’aperto.    LE MULTE – Vanno da 400 euro a 1000 euro – ad oggi – le multe per chi non rispetti le limitazioni imposte dalle regole anti contagio. In una prima fase del lockdown il tetto massimo era di 3000 euro ma poi a maggio il Parlamento ha ridotto le sanzioni massime. Chi ha contratto il Covid ma non rispetta la quarantena può incorrere in una sanzione penale con l’arresto da 3 a 18 mesi, oltre che in un’ammenda da 500 a 5.000 euro.    PALETTI ALLE REGIONI – Le regioni, in base al nuovo decreto legge Covid, possono adottare solo misure anti contagio più restrittive di quelle disposte dai dpcm del governo. Possono adottarne di “ampliative”, quindi più permissive, solo nei casi in cui i dpcm espressamente lo prevedano e previo parere conforme del comitato tecnico-scientifico. In ogni caso le Regioni devono “informare contestualmente il ministero della Salute”.    TAMPONI OBBLIGATORI – Chi arriva in Italia da Gran Bretagna, Olanda e Belgio dovrà sottoporsi al tampone obbligatorio. LAd oggi l’obbligo del test molecolare o antigenico con il tampone è previsto per chi arriva da Croazia, Grecia, Malta, Spagna, oltre che da Parigi e altre sette regioni della Francia.    

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    Coronavirus: caos maggioranza alla Camera, Dpcm a rischio rinvio

    Più di quaranta deputati assenti perché in “isolamento fiduciario”. E’ la miccia che manda nel caos la maggioranza. E fa slittare le nuove misure del governo contro il Covid. L’opposizione si assenta e fa mancare il numero legale, ben due volte, nonostante la corsa di ministri e sottosegretari per rinforzare le presenze. E’ una grana seria anche per le prossime settimane, quando si dovrà votare a maggioranza assoluta l’autorizzazione allo scostamento di bilancio della nota di aggiornamento al Def e poi la manovra. Si litiga in conferenza dei capigruppo. E sale la tensione anche sulle misure attese dal governo: un Consiglio dei ministri dovrebbe prorogare al 31 gennaio lo stato di emergenza e varare un decreto legge che impone una stretta alle Regioni e permette di imporre le mascherine anche all’aperto. Ma per il dpcm successivo che dettaglierà le misure anti contagio potrebbero volerci tempi più lunghi e c’è chi in maggioranza, nonostante le smentite del governo, continua a spingere per adottare da subito provvedimenti come la limitazione degli orari di ristoranti e locali, come fatto da Vincenzo De Luca in Campania.    Dal governo negano problemi: le misure nascono dal confronto con il Parlamento e con le Regioni, che i ministri Boccia e Speranza torneranno a incontrare prima del varo del nuovo dpcm.    E non saranno diverse da quelle finora annunciate. Ma lo slittamento del voto alla Camera fa slittare il Cdm per la proroga dello stato d’emergenza. A ricasco, c’è l’ipotesi che il nuovo dpcm per prorogare le misure anti contagio non arrivi nelle prossime ore: potrebbe slittare ai giorni successivi o alla prossima settimana, per essere emanato al 15 ottobre. Da Palazzo Chigi assicurano che il problema è tecnico: se non si riuscirà a pubblicare il decreto “cornice” entro la mezzanotte del 7 ottobre, data di scadenza del precedente dpcm, si renderà necessario un dpcm “ponte” (o una norma del decreto legge) che proroghi le misure precedenti e introduca l’obbligo di mascherine all’aperto, per poi varare un nuovo dpcm più completo la settimana successiva. Ma sottotraccia con gli scienziati, le regioni e nello stesso governo si continua a discutere su eventuali nuove misure da introdurre a fronte della crescita della curva dei sondaggi: tra una settimana, se ci fosse un’impennata, potrebbero rendersi necessarie – osserva più di una fonte in maggioranza, nonostante le smentite del governo – le misure anti-movida e il “coprifuoco” alle 23 finora strenuamente negato.    Intanto sale l’allerta nelle Aule parlamentari. Dopo l’informativa del ministro Roberto Speranza sulle nuove misure, alla Camera – tra gli applausi dell’opposizione – manca due volte il numero legale (221 voti) necessario a rendere valida la votazione della risoluzione a sostegno delle misure del governo.    Un blitz del centrodestra mette a nudo le difficoltà a garantire le presenze in Aula. E fa sorgere, ammettono Emanuele Fiano per il Pd e Davide Crippa per il M5s, “un problema politico”, mentre Roberto Giachetti di Iv derubrica l’episodio all’effetto di una “grave sciatteria”. Il problema degli assenti “causa Covid” viene affrontata in serata in una riunione dei capigruppo e poi della giunta per il regolamento: la soluzione è considerarli in missione e non contarli così ai fini del numero legale. Così si risolverebbe il problema per le votazioni ordinarie ma non per quelle in cui serve la maggioranza assoluta, come quella sulla Nadef o sulla riforma costituzionale per il voto ai 18enni: di qui la richiesta del voto da remoto su cui il deputato del Pd Stefano Ceccanti ha raccolto 104 firme a sostegno. Ma il nodo è anche politico. Si scandagliano le assenze ingiustificate, alla ricerca di segnali di dissenso, soprattutto tra le fila M5s (“E’ un pizzino di Di Battista al governo”, sostiene da Fi Sestino Giacomoni). Dall’opposizione Matteo Salvini parla di “minoranza di governo”, Giorgia Meloni di “maggioranza in frantumi”, mentre Fi con Maria Stella Gelmini invoca la presenza del premier Giuseppe Conte in Aula.    I numeri, dunque: ci sono 56 assenze ingiustificate nella prima votazione e 36 nella seconda. Più 44 deputati assenti perché in attesa del tampone effettuato ieri dopo il contatto con colleghi positivi (“Non è possibile pagare il rispetto delle regole”, lamenta Graziano Delrio). Nella prima votazione in maggioranza risultano essere assenti ingiustificati in tutto 90 deputati (10 di Iv, 3 di Leu, 48 di M5s e 29 del Pd) ai quali andrebbero sottratti i 44 in quarantena. Nella seconda votazione effettuata dopo un’ora accorrono alcuni ministri e sottosegretari (come Gualtieri e Di Maio) ma il quorum manca per 8 voti: gli assenti totali non giustificati sono 80 (10 di Iv, 2 di Leu, 41 di M5s e 27 del Pd) che scendono a 36 scomputando i deputati in confinamento obbligatorio. Al Senato il voto sulla risoluzione che dà il via libera alle misure annunciate dal governo passa con 138 voti favorevoli, 2 contrari e 12 astenuti, con l’assenza del centrodestra. L’allerta, per i prossimi giorni, è massima.    

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    Covid: prorogata ordinanza su test d'ingresso in Sardegna

    (ANSA) – CAGLIARI, 06 OTT – Il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas ha prorogato l’ordinanza firmata l’11 settembre scorso, e in scadenza domani, che prevede test obbligatori per chi arriva in Sardegna.    La proroga scatta dall’8 fino al 23 ottobre. L’ordinanza della Regione sarda è già oggetto di un ricorso presentato dal Governo sul quale il Tar della Sardegna formulerà domani il giudizio di merito.    L’efficacia delle norme sui test è al momento sospesa, sempre per decisione del Tribunale amministrativo.    Con la proroga firmata questa sera, Solinas dimostra di non voler fare alcun passo indietro su norme che il Governo ha giudicato anticostituzionali perché in violazione dell’articolo 16 sulla libera circolazione delle persone sul territorio nazionale. (ANSA).   

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    Covid: due ipotesi su tavolo, Dl e Dpcm o Dpcm ponte

    Due le ipotesi, a quanto si apprende, sul tavolo di Palazzo Chigi in vista delle nuove misure anti-Covid: la prima è quella di varare, domani, il decreto-cornice, con la proroga dello stato di emergenza, e il conseguente Dpcm; la seconda è quella di un Dpcm “ponte” che arrivi al 15 ottobre, termine di scadenza dell’attuale stato di emergenza. Le due ipotesi sono legate al voto della Camera sulla risoluzione di maggioranza, dopo il rinvio di oggi. Il voto in Aula è previsto alle 10 e, quindi, potrebbe permettere al governo di varare il decreto e il Dpcm entro domani. La decisione definitiva, si apprende ancora, verrà presa solo domani in mattinata. Su un punto fonti qualificate di governo si dicono certe: “Non ci saranno misure diverse da quelle annunciate dal ministro Speranza in Aula”. (ANSA).
    Fiano, 41 deputati maggioranza quarantena fiduciaria – Sono 41 i deputati di maggioranza che sono in quarantena fiduciaria e che, pur negativi al Covid, non hanno potuto partecipare alla seduta di oggi facendo mancare il numero legale, che non è stato raggiunto per 15 voti. I deputati del Pd in quarantena fiduciaria, ha riferito in aula Emanuele Fiano, sono 21, quelli di M5s 14, 5 di Iv, uno di Leu. Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fdi ha tuttavia sottolineato che il numero legale non è stato raggiunto non solo per i 41 deputati in quarantena fiduciaria, visto che la maggioranza ha schierato solo 221 deputati “oltre cento in meno” di quelli che fanno parti dei suoi gruppi.
    Intanto con 138 voti favorevoli, 2 contrari e 12 astenuti, il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza che impegna il governo a prorogare lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021. Il voto è avvenuto dopo le comunicazioni del ministro della salute, Roberto Speranza, sulle misure di contenimento del Covid. La risoluzione, fra l’altro, chiede l’estensione in tutta Italia dell’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto e di verificare “la necessità di individuare ulteriori misure di prevenzione”, compreso “il potenziamento del sistema di tracciabilità dei contagi”.