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    Italia-Spagna: Conte: 'Situazione è critica ma con le regole la vita continua'

    Il premier Giuseppe Conte ha accolto a Palazzo Chigi il presidente del governo spagnolo, Pedro Sánchez. Al termine dell’incontro, si terrà una conferenza stampa congiunta. Poi alle 17.30 i due leader interverranno al Foro di dialogo Italia-Spagna, presso la sede della rappresentanza in Italia della Commissione europea. 

    “I nostri Paesi stanno attraversando un momento di particolare difficoltà, situazioni critiche: vogliamo dimostrare che rispettando le regole e le precauzioni prescritte la vita, anche politica, può continuare. Proseguiamo i nostri impegni ma noi per primi rispettiamo le regole”, dice Conte in conferenza stampa con Pedro Sanchez. 
    “La strategia diversa” di questa seconda fase del contagio da Covid “si giova anche di un sistema di monitoraggio molto sofisticato. Si stanno definendo misure restrittive ma localizzate. Dobbiamo entrare nella prospettiva che misure restrittive possono essere disposte a livello territoriale da presidenti di Regione e sindaci laddove la situazione critica diventi particolarmente preoccupante”.
    “Dobbiamo, come sta accadendo, mantenere un coordinamento nazionale, costante dialogo e collaborazione in particolare con il ministro della Salute”, afferma  Conte parlando delle misure restrittive decise in queste ore da presidenti di Regione e sindaci.

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    Mattarella firma legge su taglio parlamentari

    Il presidente Sergio Mattarella ha firmato la legge costituzionale che prevede la riduzione dei parlamentari e che modifica gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione. Lo si è appreso al Quirinale.
    Il testo, che è stato oggetto del quesito referendario che è appena stato votato, ha avuto il via libera definitivo da Montecitorio l’8 ottobre 2019 e prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.
    La legge di revisione costituzionale è stata approvata in doppia lettura da entrambe le Camere a maggioranza assoluta, secondo quanto previsto dall’ex articolo 138 comma 1 della Costituzione. Tuttavia, visto che in seconda deliberazione, al Senato (11 luglio 2019), il testo non è stato approvato a maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti, un quinto dei senatori (il numero effettivo è stato 71) ha potuto richiedere il referendum confermativo, come stabilisce l’articolo 138, comma 2, della Carta Costituzionale, depositando una richiesta in Cassazione il 10 gennaio scorso.

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    Scontro col Pd su Mes, Conte lancia patto legislatura

    Ci sarà un tavolo per un “patto di legislatura” che darà “nuova linfa all’azione del governo”. Giuseppe Conte apre così la verifica di governo. Un passaggio invocato da Matteo Renzi e sostenuto da Nicola Zingaretti. Il tavolo sarà convocato, come il premier aveva già anticipato informalmente ai leader di maggioranza, dopo gli stati generali del M5s, in programma il 7 e 8 novembre. L’annuncio arriva però in anticipo, nel giorno di massima tensione nei rapporti tra il presidente del Consiglio e il Partito democratico. Irritano profondamente i Dem le parole pronunciate domenica sera da Conte sul Mes, tanto che il leader Pd – che in genere evita di andare allo scontro – attacca la scelta del premier di liquidare il tema “con una battuta in conferenza stampa”. “Venga in Parlamento”, invocano i capigruppo Dem Graziano Delrio e Andrea Marcucci. La tensione è aggravata, spiegano fonti parlamentari e di governo Dem, anche dallo scontro che si è consumato tra sabato e domenica sulle misure dell’ultimo Dpcm anti Covid, per il quale il Pd spingeva su una linea più dura. Ma Conte cerca di smussare: chiama Zingaretti, che gli sollecita quel rilancio dell’azione di governo più volte invocato in pubblico, e poi in una nuova conferenza stampa, senza rinnegare le sue opinioni negative sul Mes, assicura che una scelta si farà al tavolo sul programma.
    E’ un equilibrio non facile, quello che il presidente del Consiglio deve tenere in queste settimane, con le fibrillazioni M5s ad agitare la maggioranza mentre fuori infuria l’impennata dei contagi da Coronavirus. Per il confronto sul programma, spiega il premier, si attenderanno “gli Stati generali M5s già fissati, che sono un momento assolutamente importante nella loro vita interna, a meno che il M5s non sia nelle condizioni di aprire da subito un confronto”. Una puntualizzazione non raccolta o commentata dal Movimento che sceglie un gelido silenzio e prosegue il suo percorso degli Stati generali con gli incontri in territoriali in programma nel fine settimana. “Meglio tardi che mai”, commentano da Iv. Mentre Ettore Rosato sottolinea la soddisfazione perché si vede accolta la proposta di Renzi. A valle del patto di legislatura, spiegano fonti parlamentari renziane, potrebbe aprirsi la via di quel rimpasto di governo finora negato da tutti ma accarezzato da molti sia nelle fila del Pd che del M5s. Di sicuro, Zingaretti sollecita un nuovo passo dell’esecutivo. E lo avrebbe ribadito, secondo alcune fonti, nel colloquio avuto con Conte dopo lo scontro a distanza sul Mes. Ha spiazzato e irritato i Dem, infatti, l’uscita in conferenza stampa del premier, che ha bocciato il prestito del fondo Salva stati con un giudizio che sembrava senza appello.
    C’è chi tra i Dem arriva a interpretare le sue parole come il sintomo di un’irritazione con il Pd che, con Dario Franceschini, ha pressato per avere subito nuove misure anti Covid, mentre Conte voleva attendere qualche giorno. Nel lungo confronto del fine settimana, dice più di una fonte di maggioranza, al tavolo di governo si sarebbe registrato più di un momento di confronto teso tra il premier e il capo delegazione Dem. “Avremmo voluto – dice un dirigente Pd – misure da subito più incisive: Conte vuole procedere passo dopo passo ma il rischio è che tra qualche giorno ne servano di nuove”. Quello che va in scena, comunque, è il primo scontro a distanza tra il premier e Zingaretti.

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    Covid: Lombardia chiede a governo coprifuoco dalle 23

    (ANSA) – MILANO, 19 OTT – Stop di tutte le attività e degli spostamenti, ad esclusione dei casi ‘eccezionali’ (motivi di salute, lavoro e comprovata necessità), nell’intera Lombardia dalle ore 23 alle 5 del mattino a partire da giovedì 22 ottobre.    E’ la proposta che, all’unanimità, i sindaci di tutti i Comuni capoluogo della Lombardia, il presidente dell’Anci, Mauro Guerra, i capigruppo di maggioranza e di opposizione e il governatore Attilio Fontana, preso atto di quanto rappresentato dal Comitato Tecnico Scientifico lombardo, chiederanno di condividere al Governo, nella persona del ministro della Salute, Roberto Speranza, per fronteggiare la diffusione del virus.    (ANSA).   

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    Conte boccia il Mes e parla di 'patto tra pubblico e privato'. Delrio, per il Pd conviene, il premier venga in Parlamento

    Non è un no definitivo, ma un netta bocciatura quella di Conte al Mes. Il premier afferma che il prestito verrà chiesto se ci sarà un “fabbisogno di cassa”, ma i fondi Ue porterebbero un risparmio “molto contenuto” con il rischio di dover rientrare dal debito con “nuove tasse e tagli” e di incorrere in uno “stigma” sui mercati.
    Gelido il Pd, con Nicola Zingaretti che invita a non liquidare un tema così importante come il Mes “con una battuta in conferenza stampa”, mentre Matteo Renzi parla di “grave errore politico” e di “danno per gli italiani”.
    Conte, all’assemblea Ania propone un ‘nuovo patto pubblico-privato’ per ripagare la fiducia dell’Europa.
    “Sul Mes noi non vogliamo togliere le castagne dal fuoco al governo, che ha al suo interno un dibattito a volte molto pesante”, ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia a SkyTg24. “I cittadini sappiano – ha aggiunto – che non dipende dal governatore. Giustificheranno il loro no, se è un no, non si è ben capito”.
    “Il presidente del Consiglio aveva detto che del Mes avremmo discusso e deciso in Parlamento. Stiamo aspettando il piano del governo per rafforzare e ammodernare la sanità pubblica, soprattutto quella territoriale. La maggioranza ha deciso che questo sarà il percorso e non bastano battute per cambiarlo”. Lo dichiara il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio, interpellato al telefono dall’ANSA dopo le parole pronunciate ieri in conferenza stampa dal premier Conte. “Venga Conte in Parlamento col programma per la sanità pubblica e discutiamo se le risorse del Mes siano le più convenienti, come noi del Pd riteniamo oppure se qualcuno ha idee migliori. Non sono d’accordo con quanto detto ieri da Conte, con il riferimento alle tasse e ai tagli da fare, se dovessimo usare il Mes”, conclude. 

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    Rapporto Auditel-Censis: 3,5 milioni di famiglie sono senza internet

     In Italia il vero distanziamento sociale è tra chi è dentro la comunità e chi è privo della capacità di spesa necessaria per acquisire beni divenuti essenziali tra cui, durante l’epidemia sanitaria, hanno acquistato peso tutti i device tecnologici. E’ quanto emerge dal terzo rapporto Auditel-Censis presentato al Senato. Nel 2019 sono quasi tre milioni e mezzo le famiglie italiane che non dispongono di collegamento ad internet e che quindi sono state impossibilitate a svolgere qualsiasi tipo di attività on line; ma sono solo 300.000 le famiglie in cui c’è almeno un occupato o uno studente che risultano prive del collegamento.
     Nel 2019, a fronte di una media Italia del 55,0% di famiglie che dispongono della banda larga su rete fissa, questa è presente nel 77% delle famiglie che si collocano nella fascia alta e medio-alta e solo nel 19,8% di quelle con livello socio-economico basso; Sono quasi 6 milioni le famiglie che si collegano al web solo con smartphone e, conseguentemente, non possono garantire la qualità delle loro prestazioni a distanza: nel 76,9% delle famiglie di livello socioeconomico basso non è presente in casa neppure un pc fisso o portatile o un tablet collegato a internet, quota che è del 10,2% tra quelle di livello socio-economico alto.

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    Covid: nel testo dpcm via la parola 'sindaci' slle restrizioni anti-movida

    Nel testo finale del dpcm scompare la parola sindaci per le restrizioni anti-movida. All’art.1 del decreto si legge che “delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico dopo le 21”. “La norma – ammette il ministro degli Affari Regionali Francesxco Boccia a Rainews24 – è stata smussata. Detto questo, se c’è un quartiere da chiudere lo decidono i sindaci , i sindaci sanno che lo Stato è al loro fianco 24 ore su 24, dobbiamo tornare alla collaborazione massima”.   “Il Governo non scarica responsabilità su sindaci”, ha aggiunto Boccia
    “Il governo ha voluto scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci: non è possibile che siano i sindaci a chiudere le piazze e le vie della movida. I sindaci non possono controllare, per questo abbiamo preteso che sparisse dal testo del Dpcm la parola sindaco”. Lo ha detto Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci, parlando a Radio Capital. “Non ci piacciono le ordinanze-spot: se non possono esserci controlli, la norma è priva di senso. È stata commessa una scorrettezza istituzionale, non parteciperemo più a riunioni di regia perché tanto la presenza dei sindaci è inutile. Si incontrano i ministri con i presidenti di regione e decidono in autonomia. Il governo decide senza tener conto delle esigenze locali”. ha aggiunto Decaro.”Abbiamo considerato una scorrettezza istituzionale approvare una norma di cui non si era discusso”, ribadisce  Decaro a proposito del nuovo Dpcm. “I sindaci non si sottraggono alle responsabilità – ha detto Decaro – ma a noi è sembrato inserire quella norma nel decreto senza dire nulla ai sindaci un modo per scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci davanti all’opinione pubblica e devo dire l’effetto è arrivato perché da stamattina i cittadini ci chiedono quali sono le aree che dobbiamo chiudere”.
     “Nel testo definitivo è stato tolto il riferimento esplicito ai Sindaci che c’era nella bozza, citato da Conte in conferenza stampa. Ma non si dice a chi competerebbero quelle misure: se ai Sindaci, ai Prefetti, ai Presidenti di Regione. Né con quali mezzi si possano attuare”. Lo dice  il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. “Per chiudere una piazza con cinque vie d’accesso – aggiunge Gori – servono almeno 10 agenti. Chi li ha? Poi però, dice il DPCM, bisogna consentire l’accesso agli esercizi commerciali e alle abitazioni. Come si controlla? E se la gente si sposta e si assembra nella via accanto? Inapplicabile”.
     “Il Presidente del Consiglio ha annunciato che i Sindaci potranno adottare coprifuoco parziali, di vie e piazze, dalle 21. Conoscendo la sensibilità istituzionale del Presidente Conte e la coesione che deve caratterizzare questo difficilissimo periodo che vive la nostra Repubblica, non posso credere che si sia deliberatamente e dall’alto, senza consultare sul punto i sindaci d’Italia, scelto di scaricare su di noi una decisione non praticabile”. Lo dice il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. “L’effetto delle parole pronunciate dal Presidente del Consiglio davanti a milioni di italiane e italiani – aggiunge – sarà quello di lasciare ancora una volta i sindaci con il cerino in mano. Lo Stato sceglie, quindi, di puntare il dito per nascondere quello che non si è fatto, in tante parti del Paese, per rafforzare la rete territoriale di sanità pubblica. Provo amarezza, sconforto e delusione per uno Stato che non ha la sensibilità, la volontà e la lungimiranza di mettere al centro i suoi cittadini e chi li rappresenta, a mani nude, sul territorio, con poche risorse umane e spesso senza un euro. Dopo 9 mesi dallo scoppio della pandemia è un segno di debolezza e mancanza di lucidità dello Stato non riuscire a garantire il controllo del territorio e scaricarlo sui sindaci che spesso non hanno né personale, nè soldi, per pagare straordinari. Presidente Conte – chiede de Magistris – corregga il tiro, faccia il generale che sta vicino ai soldati che combattono sulla prima linea con pochi viveri e poche armi e che cercano, ogni giorno, di arginare epidemia sociale, economica e lavorativa e contenere l’avanzata del contagio criminale “.
    “Il nuovo Dpcm scarica sui sindaci la responsabilità del coprifuoco alle 21, una decisione che lascia perplessi anche perché, come sottolineato a più riprese negli scorsi mesi, esiste un problema relativo ai controlli. Esistono realtà del Sud senza neanche un vigile urbano”. Lo afferma, in una nota, il senatore di Italia Viva, Ernesto Magorno, sindaco di Diamante (Cosenza). “Come è possibile garantire – si domanda Magorno – un’adeguata copertura del territorio? I sindaci hanno sempre mostrato spirito di collaborazione nonostante non abbiano trovato ascolto nelle istituzioni che ora devono cambiare rotta perché non possiamo essere lasciati soli”.
    “I sindaci sono sempre stati in prima linea e continueranno ad esserlo. Non ci tireremo indietro anche di fronte alle nuove responsabilità che il governo ha deciso di scaricare su di noi, ma tutto questo deve essere accompagnato da adeguate misure di ristoro economico per le attività a cui si impongono chiusure e di sostegno ai Comuni”. Così il sindaco di Ferrara e vicepresidente Anci Emilia-Romagna Alan Fabbri (Lega) commentando i contenuti del nuovo Dpcm. Sul fronte di aiuti e sostegno, aggiunge, “da parte del governo ci saremmo aspettati, da subito, un quadro dettagliato di risorse, azioni e interventi per aiutare categorie e attività su cui, anche questo Dpcm, impatterà in maniera fortemente negativa. Purtroppo così non è stato, al momento ci sono solo sterili promesse”. “Come Comune abbiamo cercato di fare la nostra parte – sottolinea Fabbri – e continueremo a farla. Penso, ad esempio, al bando da 1,7 milioni di euro a fondo perduto per le piccole imprese danneggiate dal lockdown”. Il sindaco aggiunge che prosegue il lavoro di ‘Ferrara rinasce’, progetto messo in campo per la ripartenza.

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    Dpcm: Deiana (Anci Sardegna), delega a sindaci è una idiozia

    (ANSA) – CAGLIARI, 19 OTT – Chi decide se disporre la chiusura dopo le 21 di strade e piazze dei centri urbani dove si possono creare situazioni di assembramento? Dalla versione finale del Dpcm è sparita la parola “sindaci”, e adesso il dubbio attanaglia anche i primi cittadini sardi. Scrive su Facebook il presidente dell’Anci Sardegna Emiliano Deiana: “Alla fine hanno tolto la ‘cosa’ dei sindaci e l’hanno sostituita con un ‘non si sa chi’: Prefetto, Questore, Comitato ordine pubblico”. Come al solito, denuncia Deiana, “la lettura del testo definitivo dei Dpcm consente di farsi un’opinione certa su almeno una questione: scrivono in un italiano raffazzonato, borioso e approssimativo. Alla quarta riga ho abbandonato avendo chiaro che le leggi non le possono scrivere Casalino e Spadafora”.    Il presidente regionale dell’Anci aveva già espresso tutte le sue perplessità sulla delega ai sindaci: “Se un Governo decide di attuare il coprifuoco lo fa, la delega ai sindaci non è solo uno scaricabarile, ma proprio un’idiozia”. Infatti, “se un sindaco chiude e l’altro lascia aperto cosa pensate che avvenga sul territorio? Che le persone si mettono in macchina e migrano da un posto all’altro”. E infine: “Se chiude il Governo il controllo dell’esecuzione delle misure è demandato a polizia e carabinieri, ma se chiude un sindaco, specie in città medio-piccole e con gli organici dei vigili risotti all’osso, chi controlla?” (ANSA).