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    'Sei il nostro Totti', la giornata di Draghi alla Camera

    Abito blu e cravatta azzurra che richiama la maglia della Nazionale, nonché la bandiera europea, in tono anche con la mascherina della Presidenza del consiglio con cui nel pomeriggio ha sostituito la Ffp2 bianca. Mario Draghi cambia qualche dettaglio nel suo look per il debutto alla Camera e, se c’è, questa volta nasconde l’emozione rivelata ieri al Senato dove ha incassato il primo dei due voti di fiducia per il suo governo.
    Nel giorno in cui ricorrono i 160 anni dalla prima legislatura del Regno d’Italia, “libera ed unita, quasi tutta”, come disse Vittorio Emanuele II nell’Aula di Palazzo Carignano, a Torino, il nuovo premier a Montecitorio, come consuetudine, non ripete il discorso programmatico del Senato, limitandosi ad ascoltare il dibattito per replicare nel tardo pomeriggio con un intervento di 13 minuti, interrotto da 8 applausi.
    Ogni volta alza leggermente lo sguardo verso l’emiciclo e poi riprende a leggere i paragrafi arricchiti durante la giornata con gli appunti presi mentre parlavano i deputati. A differenza dei molti ministri quasi mai tocca lo smartphone posato sul banco, anche se sul display compare ‘Giacomo’, il nome di uno dei suoi due figli. Con una Parker l’ex governatore della Bce prende annotazioni e segna una lettera, S, N o C accanto a ciascono dei 63 nomi nell’elenco degli interventi.
    Gli strappa una risata sonora Roberto Giachetti, puntando un passaggio del suo discorso sulla comune fede romanista: “Ho sentito paragonarla a Ronaldo e a Baggio – dice nel suo intervento il deputato di Iv -. Mi consentirà di paragonarla al Capitano”, ossia Francesco Totti, “al quale riconosciamo lungimiranza, intelligenza e precisione nei passaggi”. Sempre in chiave calcistica, ma di altro tenore, l’offensiva di Andrea Delmastro Delle Vedove, di Fratelli d’Italia, che critica il suo “tridente d’attacco, Lamorgese, Speranza e Di Maio”.
    Quelli del partito di Giorgia Meloni sono praticamente gli unici attacchi, non senza qualche apertura, che il nuovo premier ascolta alla Camera. Perché anche il leghista Claudio Borghi, spesso ruvido con Draghi, rinosce che nessuno meglio di lui sa come trovare i soldi che mancano all’Italia, salvo avvertirlo in fondo: “Ha la possibilità di riscattarsi e diventare un eroe, ma se tradirà il tricolore e saremo implacabili”.
    Per i loro interventi in molti attingono direttamente al discorso programmatico di Draghi al Senato. “Ogni spreco è un torto alle future generazioni”, dice Vittoria Baldini del M5S, l’azzurra Annagrazia Calabria cita Cavour e il Papa, la sua collega Catia Polidori utilizza invece il celebre “whatever it takes” dell’ex governatore della Bce, mentre un’altra azzurra, Michela Biancofiore, rispolvera Edoardo Bennato.
    Durante le pause per la sanificazione, nel cortile di Montecitorio i deputati di Iv sorridono dietro le maschierine, il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani si scatta foto con altre cinque deputate azzurre, mentre è decisamente diversa l’atmosfera nei capannelli dei grillini: fra una sigaretta e l’altra si discute con una certa agitazione di ribelli ed espulsioni. Spingeva per il ‘no’ alla fiducia ma si allinea al voto su Rousseau Angela Raffa, che parla a titolo personale.
    “Sono la più giovane qua dentro – dice la 5S, 28 anni appena compiuti – e perdoni la franchezza: il precedente governo è stato fatto fuori ma l’Aventino è una sconfitta. Leggerò ogni pagina di ogni dossier e le farò le pulci”. “Ho ascoltato con grande interese il dibattito”, risponderà poi ai deputati Draghi, evitando di tornare sui temi già toccati a Palazzo Madama: come a dire che le perdite di tempo è meglio evitarle.    

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    Espulsi 15 senatori M5s che hanno votato no fiducia. Dibba si scalda

    Non si calmano le fibrillazioni nel Movimento cinque stelle dopo il voto di fiducia al governo Draghi con il capo politico Vito Crimi che fa sapere che “i 15 senatori che hanno votato no alla fiducia saranno espulsi. Si collocano, nei fatti, all’opposizione. Per tale motivo non potranno più far parte del gruppo parlamentare del Movimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo”.  Intanto a farsi sentire è Alessandro Di Battista. “Ci sono cose da dire. Scelte politiche da difendere. Domande a cui rispondere – scrive su Instagram – ed una sana e robusta opposizione da costruire. Ci vediamo sabato alle 18.00 con #DiBattistaLive su Instagram. Coraggio!”. 
    Sulla questione delle espulsioni entra in campo anche Beppe Grillo. 
    “Siamo nell’era della resilienza, dell’antropocene, e dobbiamo necessariamente effettuare un salto quantico, passare da un regime di equilibrio (che realmente non lo è più) a un altro e l’unità, il patto verde, è l’unica strada”. Lo scrive su Fb Beppe Grillo rilanciando un post sul suo blog sulla transizione ecologica a firma della senatrice Patty L’Abbate.

    Siamo nell’era della resilienza, dell’antropocene, e dobbiamo necessariamente effettuare un salto quantico, passare da…
    Pubblicato da Beppe Grillo su Giovedì 18 febbraio 2021

    E sei senatori escono allo scoperto per il No. “Esprimiamo la nostra piena solidarietà ai senatori M5S espulsi per aver votato contro la fiducia a questo Governo della grande ammucchiata, per essersi astenuti o per non essere stati presenti. La loro espulsione suona anche come un avvertimento nei confronti di noi deputati”. Lo affermano Pino Cabras, Andrea Colletti, Jessica Costanzo, Paolo Giuliodori, Alvise Maniero e Andrea Vallascas annunciando che “anche noi voteremo convintamente ‘no'”.
    “Buongiorno. Ho appena letto il post del reggente perpetuo in cui comunica l’espulsione dal gruppo parlamentare dei 15 senatori, tra cui ci sono anche io, che ieri non hanno dato la fiducia al governo Draghi. Ho preso la decisione. Mi candido a far parte del comitato direttivo del M5S (da cui non sono espulsa). Credo che il 41% degli iscritti contrari ad allearsi con tutti, compresi Berlusconi, Salvini e Renzi, debbano essere rappresentati. Sono convinta, inoltre, che se il quesito fosse stato riproposto, come lo statuto prevede, quel 41% sarebbe stato più alto. Auspico, quindi, la massima serietà nel percorso che porta alle candidature e l’urgenza necessaria a sbloccare l’azione del M5S”. Lo scrive su Facebook Barbara Lezzi, tra i 15 senatori del Movimento che ieri non ha votato la fiducia.
    “Ci sto lavorando” al gruppo e “sto lavorando anche” al nome. Lo dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, l’ormai ex senatore M5S Mattia Crucioli. “Tecnicamente siamo nel Misto ora, ma io – afferma – voglio fare una opposizione seria”. Non farà ricordo contro l’espulsione quindi?”No, assolutamente no”, ha detto Crucioli a Rai Radio1.
    “La transizione ecologica è proprio questo, un processo necessario di trasformazione a livello tecnologico, economico, ecologico, socio-culturale e istituzionale, scale che si influenzano e si rafforzano vicendevolmente”, si legge nel post del Garante M5S.

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    Governo, Grillo: 5s non più marziano. Ex verso un gruppo -IL PUNTO

    Dopo l’annuncio dell’espulsione dal Movimento Cinque Stelle dei 15 senatori che ieri non hanno votato la fiducia al governo guidato da Mario Draghi, a “rinforzare” la linea ufficiale di sostegno all’esecutivo è il garante del M5s Beppe Grillo. Il comico genovese, in un post sul suo blog, facendo un parallelo con il nome della sonda che stasera è attesa su Marte scrive: “Oggi, alle 21:55 la sonda Perseverance atterrerà su Marte. Alla stessa ora, la Perseveranza atterrerà su un altro Pianeta. La Terra. Più precisamente alla Camera dei deputati. I Grillini non sono più marziani. I Grillini non sono più marziani”.
    Parole che suonano come una nuova presa di posizione a favore del premier. Ma, gli ormai ex M5s, non si danno per vinti. E se c’è chi ha già annunciato che presenterà ricorso contro l’espulsione, Mattia Crucioli fa sapere di essere al lavoro per la formazione di un gruppo. Ospite del programma radiofonico un Giorno da Pecora, il senatore conferma non solo di pensare ad un nuovo contenitore con gli altri ex pentastellati, ma di essere già al lavoro sul nome: “Tecnicamente siamo nel Misto ora, ma io – spiega – voglio fare una opposizione seria”.
    L’eventuale nascita di un gruppo di ex M5s all’opposizione non lascerebbe più solo a Fratelli d’Italia il primato di essere l’unico partito “contro” il governo. In attesa di capire gli sviluppi, nell’aula di Montecitorio prosegue il dibattito sulla fiducia. Poi un nuovo stop per permettere la sanificazione dell’Emiciclo e alle 18 la ripresa dei lavori con la replica del premier, a seguire le dichiarazioni di voto e infine la votazione per la fiducia. Attesa dunque per il discorso del presidente del Consiglio che domani farà anche il suo esordio internazionale in veste di premier partecipando ai lavori del G7.
       

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    Fiducia di ferro per Mario Draghi in Senato

    Fiducia larga con 262 sì, 101 in più rispetto a quelli che basterebbero per avere la maggioranza politica, e 40 voti contrari per il nuovo governo Draghi in Senato. Solo due gli astenuti. Quella su cui può contare l’ex presidente della Bce è una maggioranza molto ampia ma che, a Palazzo Madama, non supera il record dell’Esecutivo Monti pari a 281 voti favorevoli. A schierarsi contro, oltre i 19 parlamentari di Fdi, sono quindici senatori 5s. Altri 8 cinquestelle non hanno partecipato alla votazione ma due risultano assenti giustificati. Il capogruppo del Movimento a Palazzo Madama Licheri avverte comunque che quella targata 5s non è una fiducia incondizionata. “Non dia mai per scontato il nostro sì perché noi, mi permetta questa licenza verbale, le romperemo le scatole”, dichiara in Aula.
     “L’unità non è un’opzione, è un dovere”. Richiama al senso di “responsabilità nazionale” Mario Draghi nel suo intervento programmatico alle Camere: non un esecutivo tecnico o del presidente, il suo è il “governo del Paese” e ha il compito di avviare una “Nuova ricostruzione”. Parla 53 minuti e all’inizio di un discorso denso dichiara un’emozione che si fa sentire quando cita, sbagliando le cifre, i dati della pandemia.
    L’euro come scelta “irreversibile”, lo sguardo rivolto al futuro e ai giovani, la lotta al virus, l’ambiente (che si lavora per mettere in Costituzione), sono alcuni tra i temi fondanti del discorso. L’ex presidente della Bce pone come ancoraggio, in politica estera, l’Europa e l’Alleanza Atlantica. Con la Russia e la Cina la porta del dialogo resta aperta ma Draghi mette sul tavolo le “preoccupazioni” per il mancato rispetto dei diritti umani.
     Sono 21 gli applausi che i senatori tributano al nuovo presidente del Consiglio. La politica ascolta e quasi unanime plaude, per le polemiche ci saranno altri giorni: Berlusconi invita a guardare al “minimo comune denominatore” fra le forze che sostengono il governo, Zingaretti in una dichiarazione stringata si dice convinto che “l’Italia si trovi in buone mani”.Accanto al premier, alla sua destra, siede il ministro leghista Giancarlo Giorgetti: è a lui che si rivolge con lo sguardo quando tentenna per un attimo sui numeri della pandemia. Draghi perimetra però chiaramente l’azione del suo esecutivo: a Salvini che ha attaccato l’euro, dice senza giri di parole che quella è “una scelta irreversibile”. Ma non solo. L’ancoraggio all’Europa è una necessità per l’ex presidente della Bce: “Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo – dice in uno dei passaggi più articolati del suo intervento – nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”. L’Aula apprezza, il Capitano meno e infatti rimane a braccia conserte mentre in molti battono le mani. E sulla moneta unica taglia corto “Non è di attualità”, replica.
    Si attira anche qualche ‘buuh’ dai banchi del centrodestra Draghi: accade quando ringrazia Conte. Ma il premier senza dare l’impressione di voler azzerare quanto fatto dal predecessore dalla lotta al virus al Recovery segna però parecchie discontinuità. Nell’Italia di Draghi non c’è posto per i gazebo a forma di primula immaginati dal commissario Arcuri: sui vaccini è necessario correre, va usato ogni spazio e ogni forza a disposizione per battere il virus “nemico di tutti”.
    La scuola deve riaprire, i giovani – a cui Draghi riserva ampio spazio – hanno il diritto di recuperare il tempo perso. Come insegna Cavour, avverte però il premier, l’imporsi dell’emergenza non esclude la necessità di fare le riforme. Pubblica amministrazione, giustizia civile e fisco sono in cima alla lista. E poi il Recovery. I 210 miliardi a disposizione sono un’occasione da non perdere e su questo concordano da sempre tutti. Ma come renderli davvero utilizzabili è la domanda a cui è più difficile rispondere. La governance – elemento scatenante della crisi del Conte II – sarà nelle mani del ministero dell’Economia, in raccordo con i colleghi. Il Parlamento, che ha ora all’esame l’ultima bozza messa a punto dal precedente esecutivo e che è invitato a fare in fretta, “verrà costantemente informato”, dice nel suo intervento Draghi.

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    Il governo Draghi incassa una larga fiducia, 262 sì oggi il voto alla Camera

    di Chiara Scalise
    Fiducia larga con 262 sì, 101 in più rispetto a quelli che basterebbero per avere la maggioranza politica, e 40 voti contrari per il nuovo governo Draghi in Senato. Solo due gli astenuti. Quella su cui può contare l’ex presidente della Bce è una maggioranza molto ampia ma che, a Palazzo Madama, non supera il record dell’Esecutivo Monti pari a 281 voti favorevoli. A schierarsi contro, oltre i 19 parlamentari di Fdi, sono quindici senatori 5s. Altri 8 cinquestelle non hanno partecipato alla votazione ma due risultano assenti giustificati. Il capogruppo del Movimento a Palazzo Madama Licheri avverte comunque che quella targata 5s non è una fiducia incondizionata. “Non dia mai per scontato il nostro sì perché noi, mi permetta questa licenza verbale, le romperemo le scatole”, dichiara in Aula.
    Oggi alle 20 il voto alla Camera, slittato di due ore rispetto al primo appuntamento per ragioni di diretta tv sollevate da diversi gruppi.
    “L’unità non è un’opzione, è un dovere”. Richiama al senso di “responsabilità nazionale” Mario Draghi nel suo intervento programmatico alle Camere: non un esecutivo tecnico o del presidente, il suo è il “governo del Paese” e ha il compito di avviare una “Nuova ricostruzione”. Parla 53 minuti e all’inizio di un discorso denso dichiara un’emozione che si fa sentire quando cita, sbagliando le cifre, i dati della pandemia.
    L’euro come scelta “irreversibile”, lo sguardo rivolto al futuro e ai giovani, la lotta al virus, l’ambiente (che si lavora per mettere in Costituzione), sono alcuni tra i temi fondanti del discorso. L’ex presidente della Bce pone come ancoraggio, in politica estera, l’Europa e l’Alleanza Atlantica. Con la Russia e la Cina la porta del dialogo resta aperta ma Draghi mette sul tavolo le “preoccupazioni” per il mancato rispetto dei diritti umani.
     Sono 21 gli applausi che i senatori tributano al nuovo presidente del Consiglio. La politica ascolta e quasi unanime plaude, per le polemiche ci saranno altri giorni: Berlusconi invita a guardare al “minimo comune denominatore” fra le forze che sostengono il governo, Zingaretti in una dichiarazione stringata si dice convinto che “l’Italia si trovi in buone mani”.Accanto al premier, alla sua destra, siede il ministro leghista Giancarlo Giorgetti: è a lui che si rivolge con lo sguardo quando tentenna per un attimo sui numeri della pandemia. Draghi perimetra però chiaramente l’azione del suo esecutivo: a Salvini che ha attaccato l’euro, dice senza giri di parole che quella è “una scelta irreversibile”. Ma non solo. L’ancoraggio all’Europa è una necessità per l’ex presidente della Bce: “Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo – dice in uno dei passaggi più articolati del suo intervento – nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”. L’Aula apprezza, il Capitano meno e infatti rimane a braccia conserte mentre in molti battono le mani. E sulla moneta unica taglia corto “Non è di attualità”, replica.
    Si attira anche qualche ‘buuh’ dai banchi del centrodestra Draghi: accade quando ringrazia Conte. Ma il premier senza dare l’impressione di voler azzerare quanto fatto dal predecessore dalla lotta al virus al Recovery segna però parecchie discontinuità. Nell’Italia di Draghi non c’è posto per i gazebo a forma di primula immaginati dal commissario Arcuri: sui vaccini è necessario correre, va usato ogni spazio e ogni forza a disposizione per battere il virus “nemico di tutti”.
    La scuola deve riaprire, i giovani – a cui Draghi riserva ampio spazio – hanno il diritto di recuperare il tempo perso. Come insegna Cavour, avverte però il premier, l’imporsi dell’emergenza non esclude la necessità di fare le riforme. Pubblica amministrazione, giustizia civile e fisco sono in cima alla lista. E poi il Recovery. I 210 miliardi a disposizione sono un’occasione da non perdere e su questo concordano da sempre tutti. Ma come renderli davvero utilizzabili è la domanda a cui è più difficile rispondere. La governance – elemento scatenante della crisi del Conte II – sarà nelle mani del ministero dell’Economia, in raccordo con i colleghi. Il Parlamento, che ha ora all’esame l’ultima bozza messa a punto dal precedente esecutivo e che è invitato a fare in fretta, “verrà costantemente informato”, dice nel suo intervento Draghi.

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    Governo: fiducia quasi record, ma 15 di M5s votano no

    (ANSA) – ROMA, 18 FEB – Non sfonda la ‘quota Monti’ e resta sotto di 19 voti, la fiducia al governo di Mario Draghi al Senato. Complice l’opposizione annunciata e solitaria di Fratelli d’Italia, la squadra dell’ex presidente della Bce vanta comunque numeri record, con i suoi 262 sì, 40 no e due astensioni. Meglio ha fatto il governo Andreotti IV nel 1978 con 267 sì e quello di Enrico Letta nel 2013 con 233. Gli astenuti sono stati Tiziana Drago del gruppo Misto, ex M5s, e Albert Laniece delle Autonomie. Contrari invece tutti i 19 senatori di FdI e 15 del del Movimento 5 stelle. A spiccare sono proprio i cosiddetti ‘dissidenti’ pentastellati, più della decina prevista nei giorni scorsi. Si tratta di Laura Granato, Virginia La Mura, Elio Lannutti, Barbara Lezzi, Matteo Mantero, Cataldo Mininno, Vilma Moronese, Nicola Morra, Fabrizio Ortis, Rosa Abate, Laura Angrisani, Mattia Crucioli, Silvana Giannuzzi, Fabio Di Micco, Margherita Corrado. In sostanza, a parte 2 assenti giustificati (Orietta Vanin in congedo e Francesco Castiello in missione) e altri 6 che non hanno partecipato al voto (Giuseppe Auddino, Elena Botto, Antonella Campagna, Emanuele Dessì, Vincenzo GArruti, Simona Nocerino), i favorevoli del M5s sono stati 69 sui 92 complessivi. Anche se resta il gruppo più numeroso al Senato con 92 parlamentari, segna un netto calo di consensi rispetto ai tre governi precedenti. Dal 2018 a oggi tra espulsioni e addii il Movimento ha ‘perso’ 15 senatori, più due deceduti (Franco Ortolani nel 2019 e Vittoria Bogo Deledda nel 2020). (ANSA).