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    Covid, Salvini: 'Aprire i ristoranti la sera dove possibile'

     “Sono d’accordo con i sindaci e con l’Anci: dove la situazione sanitaria è sotto controllo e rispettando i protocolli di sicurezza, i ristoranti devono poter lavorare anche la sera. Se la legge permette di pranzare in tranquillità e sicurezza alle 13, deve permetterlo anche alle 20”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.
    Salvini, intervenendo alla trasmissione ‘Aria Pulita’, chiede la riapertura di palestre, piscine, teatri e oratori, “altrimenti i danni anche mentali oltre che economici rischiano di essere devastanti”, e annuncia che il ministro per lo Sviluppo Economico Giorgetti “inviterà domani le aziende farmaceutiche per ipotizzare una produzione in Italia dei vaccini”.

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    Milleproroghe: FdI ritira emendamenti, solo gli indispensabili

    In Aula alla Camera l’esame del decreto Milleproroghe
    “Fratelli d’Italia ha presentato 350 emendamenti al decreto Milleproroghe ma non intendiamo fare alcun ostruzionismo e ci concentreremo nel merito del provvedimento. Vista la prossima scadenza del decreto ritireremo la maggior parte degli emendamenti, limitandoci a quelli che riteniamo indispensabile discutere. Auspichiamo ci si possa confrontare nei prossimi provvedimenti su tutti gli altri argomenti. Verificheremo l’atteggiamento della maggioranza con serenità e senza pregiudizi. Speriamo di avere analogo riscontro”. Lo comunica in una nota il Gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia alla Camera. 

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    Le Regioni: 'Vaccini, ripresa economica, nuove norme'

    Accelerare la campagna vaccinale, rivedere la tempistica dei provvedimenti e la revisione dei parametri che regolamentano le zone, prevedere indennizzi anche per le chiusure locali e coniugare la sicurezza sanitaria con la ripresa economica. Sono queste le richieste che la Conferenza delle Regioni ha inoltrato al Governo e che saranno portate in Consiglio dei ministri.    VACCINI Le Regioni ritengono priorità assoluta la campagna vaccinale.    “Il meccanismo sta andando troppo a rilento – si legge nel documento – il problema adesso risiede nell’approvvigionamento delle dosi, che dipende dal Governo”. “Sarebbe auspicabile e urgente – scrivono le Regioni – una valutazione circa il diretto coinvolgimento delle nostre aziende nel processo produttivo, tenendo presente che vi sono aziende e filiere nazionali in grado di realizzare alcune fasi della produzione”.    TEMPISTICA DEI PROVVEDIMENTI Le Regioni chiedono di conoscere “con congruo anticipo” le misure anti Covid. “Occorre, altresì, poter procedere ad una programmazione delle attività anche attraverso una diversa organizzazione dell’esame dei dati della cabina regia, delle ordinanze e della relativa decorrenza”, scrivono.    REVISIONE PARAMETRI Le Regioni chiedono “una revisione dei parametri e la contestuale revisione del sistema delle zone, nel senso della semplificazione, che passi funzionalmente anche da una revisione dei protocolli per la regolazione delle riaperture”. Chiedono “un cambio di passo che consenta di coniugare le misure di sicurezza sanitaria con la ripresa economica e delle attività culturali e sociali”.    MECCANISMI PIU’ SNELLI “Il presupposto per assumere decisioni valide è individuare una strategia che si fondi su elaborazioni oggettive tecnico scientifiche sulla base delle quali la politica si assumerà la responsabilità della decisione”, scrivono le Regioni che chiedono “nuovi e più snelli meccanismi che vedano una definizione più chiara da parte di Cts e dell’Iss” riguardo le limitazioni e le attività da chiudere.    RISTORI “In via strutturale, lo stesso provvedimento che introduce restrizioni per il Paese e poi restrizioni particolari per singoli territori, deve anche attivare gli indennizzi e salvaguardare le responsabilità, garantendo la contestualità a prescindere da chi adotta il provvedimento”. Questa la richiesta delle Regioni che chiedono anche “l’ampliamento della cabina di regia ai Ministri dello Sviluppo economico, dell’Economia e degli Affari regionali”.    SCUOLA Per le Regioni “sarebbe necessario qualificare l’attività scolastica ed universitaria (al pari delle altre attività) con un’apposita numerazione di rischio, anche tenendo conto dei dati oggettivi del contagio nelle istituzioni scolastiche e nel contesto territoriale di riferimento”. I territori chiedono anche “forme di congedo parentale e ulteriori risorse economiche a sostegno dei genitori, nel caso di chiusura delle scuole”.    Inoltre chiedono venga garantita la vaccinazione a tutti i docenti “indipendentemente dalla Regione in cui prestano servizio”.

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    Ecuador: elezioni,Arauz e Lasso a ballottaggio presidenziale

    (ANSA) – QUITO, 21 FEB – Il Consiglio nazionale elettorale (Cne) dell’Ecuador ha ufficializzato la notte scorsa che, sulla base dei risultati delle elezioni del 7 febbraio, il candidato progressista Andrés Arauz (Unes), con il 32,72% dei voti, e quello conservatore Guillermo Lasso (Creo-Psc) con il 19,74%, parteciperanno ad un ballottaggio l’11 aprile per stabilire chi dei due sarà il successore del presidente Lenin Moreno.    Si apre ora una fase in cui secondo la legge elettorale i candidati esclusi potranno presentare ricorsi. Ed è quello che quasi certamente intende fare il candidato ambientalista indigeno Yaku Pérez, del partito Pachakutik che, terzo con il 19,38% dei suffragi, è convinto che la sua esclusione dal ballottaggio sia “frutto di brogli”.    Per questo ha organizzato con l’appoggio di varie organizzazioni indigene una marcia di quasi 700 chilometri che, partita da Loja, arriverà a Quito martedì prossimo. Le sue richieste riguardano un nuovo conteggio del 100% dei voti della popolosa provincia di Guayas e del 50% di quelli di molte altre province.    Per il momento il Cne ha accolto parzialmente soltanto un suo ricorso per un nuovo scrutinio di voti in una trentina di seggi delle province di Guayas e Los Rios. Le decisioni del Cne possono però ora essere impugnate davanti al Tribunale del contenzioso elettorale (Tce) per un nuovo esame dei ricorsi, Arauz è un economista di 35 anni che fra il 2015 ed il 2015 è stato ministro dell’ex presidente Rafael Correa, attualmente esule in Belgio.    Lasso invece è un uomo d’affari e imprenditore di 65 anni, già governatore di Guayas, e al terzo tentativo di conquista della massima carica dello Stato. (ANSA).   

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    'Nuove regole sulle zone', ma Italia arancio divide

    Un cambio di passo sulle norme che determinano i colori delle Regioni, per evitare i continui cambi, che leghi le decisioni a parametri più oggettivi e anche alla possibilità di indenizzi immediati alle singole categorie. Il tutto però senza abbassare la guardia perché le varianti corrono e impongono strette mirate ed immediate. Le Regioni chiedono questo al nuovo governo: vogliono una diga ai contagi, ma anche misure che tengano conto dell’oggettiva realtà dei casi sul territorio e delle sofferenze economiche. Per questo, come ha sottolineato il presidente della conferenza della Regioni, Stefano Bonaccini, “è necessario che i provvedimenti restrittivi regionali siano adottati con l’intesa del ministro della Salute”. Ma sulla possibilità di una Italia tutta arancione, ovvero di restrizioni omogenee per l’intero territorio nazionale, si registrano dissensi.Sulla proposta avanzata venerdì dal presidente Stefano Bonaccini concordano la Toscana, la Campania, la Lombardia, ma il vicepresidente della Conferenza Giovanni Toti, governatore ligure, ha espresso la sua contrarietà. “Il paese si aspetta di ripartire”, ha detto. E ha proposto una zona gialla nazionale. Le Regioni vogliono un “deciso cambio di passo nella campagna vaccinale e per la ripresa economica”. E il presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini sottolinea: “Occorre che le misure siano conosciute con congruo anticipo e tempestività dai cittadini e dalle imprese”. L’altra richiesta è che “per i provvedimenti che introducono restrizioni particolari per singoli territori si attivino anche contestualmente gli indennizzi per le categorie coinvolte”. Davanti ad un’ipotetica Italia tutta arancio ha tuonato anche il leader della Lega Matteo Salvini. “Basta con gli annunci, gli allarmi e le paure preventive”, ha scritto su Facebook stigmatizzando “lockdown ingiustificati e generalizzati”.
    Una delle prime decisioni che dovrà prendere il governo sarà quella sullo stop della mobilità tra Regioni col decreto che scade il 25 febbraio: l’intenzione, visti i dati, è quella di prorogare il blocco almeno fino la 5 marzo quando scade il dpcm attuale che norma le misure anti Covid. Misure che qualcuno vorrebbe alleggerire: il Campidoglio per voce del neoassessore al Commercio Andrea Coia porterà al tavolo del prefetto di Roma e poi del governo la richiesta di consentire la ristorazione anche serale in fascia gialla.
    Intanto si registrano assembramenti che, alla vigilia di tre nuove regioni arancio (Campania, Emilia-Romagna e Molise che si aggiungono a Abruzzo, Liguria, Toscana, Umbria, Trento e Bolzano) e complice il bel tempo, anche in questo sabato si sono registrati ovunque.    Scene di folla, strade chiuse, transenne. Nonostante l’appello dell’Iss di ieri: ‘state a casa’.     

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    'Vacca e scrofa', docente insulta Meloni. Poi le scuse

    “Ringrazio il Presidente Mattarella che mi ha telefonato per esprimermi personalmente la sua solidarietà in seguito agli insulti osceni ricevuti oggi. E’ un gesto che ho apprezzato molto, e che ribadisce con fermezza il limite invalicabile, in una democrazia, tra critica e violenza”. Lo scrive in un tweet Giorgia Meloni. In un tweet, il portavoce del presidente della Repubblica, Giovanni Grasso, dal suo account personale e rilanciando le parole di Meloni, sottolinea: “Gli auguri di morte a Liliana Segre che si vaccina. Ora questo qui contro l’on. Meloni. Contro le donne è sempre più facile… Non sarebbe ora di smetterla?”Prima gli insulti, poi le scuse.”‘Vacca’ e ‘scrofa’: siamo increduli che nel 2021 ci si possa esprimere ancora così pubblicamente. Ancora di più che a farlo sia un professore, Giovanni Gozzini, che intervenendo all’emittente Controradio ha insultato e denigrato pesantemente la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni”. Così in una nota il deputato di Fdi Giovanni Donzelli, in relazione a quanto accaduto nel corso della trasmissione ‘Bene bene male male’ del 19 febbraio, mentre Gozzini, storico e docente all’Università di Siena, commentava l’intervento alla Camera di Meloni per la fiducia al nuovo governo.    “Come al solito – sostiene Donzelli – gli intellettuali di sinistra predicano bene e razzolano male, dimostrandosi buoni a cavalcare le battaglie in difesa delle donne solo a corrente alternata. Chiediamo che l’Università di Siena sospenda il professor Gozzini”.  

    Ascoltate gli insulti di questo signore nei miei confronti e giudicate voi se una persona del genere sia degna di insegnare all’Università…#Gozzini pic.twitter.com/OGl1D4Z0Q6
    — Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) February 20, 2021
    “Per il fatto di aver usato delle parole sbagliate durante la trasmissione sono a porgere le mie scuse a tutti quanti, a Giorgia Meloni per prima e a tutte le persone che si sono sentite offese”. Così in una nota Giovanni Gozzini, storico e docente all’Università di Siena, in merito a quanto dichiarato, durante la trasmissione ‘Bene bene Male male’ andata in onda venerdì su Controradio, mentre commentava l’intervento alla Camera di Meloni per la fiducia al nuovo governo. “Presento le mie scuse per il linguaggio usato durante la trasmissione – si legge nella nota diffusa da Gozzini -. Non è mio costume, né come ospite storico della trasmissione di Controradio né in altra sede promuovere un linguaggio che non sia più che rispettoso nei confronti di tutti”.”Condanno con decisione le offese sgradevoli rivolte dal professor Gozzini all’on.Giorgia Meloni”. Lo ha detto il rettore dell’Università di Siena Francesco Frati in merito a quanto dichiarato, con riferimento alla leader di Fratelli d’Italia, da Giovanni Gozzini, storico e docente dell’Ateneo senese, durante una trasmissione radiofonica ieri. Sulla possibilità che possano essere presi provvedimenti il rettore ha aggiunto: “Ci sono organi competenti che valuteranno”.”Esprimo la mia solidarietà a Giorgia Meloni per gli incredibili e inqualificabili insulti ricevuti, ancora più gravi perché venuti da un docente universitario. Fermiamo questo odio e queste vergogne quotidiane. Oggi contro una donna, leader politica, ieri a Trieste contro una persona omosessuale vittima di aggressione, l’altro ieri contro Liliana Segre. Basta”. Così il deputato e Tesoriere del Pd Walter Verini.”Solidarietà all’amica Giorgia Meloni per gli squallidi insulti ricevuti. Parliamo tanto di cambiare questo Paese, iniziamo riportando il dibattito su toni civili, dentro e fuori dalla politica”, Così scrive il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti sulla sua pagina Facebook.”Che un professore universitario possa liberamente offendere e pesantemente insultare un politico italiano, leader di partito nonché donna, perché evidentemente non ha idee ne’ argomenti, merita una seria riflessione e una ancor più rapida azione. Si può dissentire dalle opinioni, ma la volgarità e la derisione sono scorciatoie indecenti ancor più se usate da un uomo verso una donna. La mia solidarietà a Giorgia Meloni. Chi insulta lei, insulta tutte noi”. Lo dichiara Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.”Trasformare il dissenso politico in sessismo, è quello che accade sempre quando si vuole attaccare un politico donna. Non mi rassegnerò mai a questa volgarità e a questo modo di offendere e denigrare “l’avversario”. La mia solidarietà a @GiorgiaMeloni”. Lo scrive, in un tweet, Laura Castelli.”Sono inaccettabili i gravissimi insulti che Gozzini ha rivolto a Giorgia Meloni. Sono sempre sinonimo di inciviltà e incapacità di accettare che gli altri abbiano idee diverse. Quando però arrivano da un professore universitario, che deve formare giovani, non possiamo tacere e tollerare. Il docente dell’università di Siena dovrà rispondere di quanto ha affermato oggi in ogni sede. È evidente che il clima di violenza, per ora verbale, contro il leader dell’opposizione richiama tempi e metodi oscuri. Piena solidarietà e massimo appoggio al nostro Presidente, colpevole solo di coerenza e lealtà. Attendiamo dalla sinistra ferma condanna nei confronti di queste ignobili parole e un immediato intervento della Ministra Messa “. Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida.   

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    M5S: Collegio probiviri apre procedura d'espulsione

     “Il Collegio dei Probiviri, convocato nella riunione odierna, ha deciso a maggioranza dei suoi componenti di applicare quanto automaticamente previsto dallo Statuto in caso di espulsione dal gruppo parlamentare e procederà già da oggi con l’apertura dei procedimenti nei confronti dei parlamentari a cui è stata comunicata l’espulsione, da parte dei capigruppo di Camera e Senato, in seguito al voto di fiducia sul governo degli scorsi giorni”. Lo comunica il Collegio dei Probiviri. “Contestualmente” all’apertura delle procedure di espulsioni “inizierà una fase di attenta verifica su tutti i portavoce non in regola con le rendicontazioni, procedendo fin da oggi con le prime aperture di procedimento per i più ritardatari”.”Non sto capitanando correnti, scissioni, formando partiti. Sto provando da fuori a portare avanti determinate battaglie Se fossi stato un parlamentare avrei votato no”. Lo ha detto Alessandro Di Battista in una diretta Instagram.  “Come è possibile avallare un governo con Fi? Non vi vado bene adesso? Amen, allora” quando leggeva le sentenza sui rapporti fra Dell’Utri e la mafia “andavo bene, oggi no? È il M5s che non la pensa più come me, non io che non al penso più come il M5s. Non farò scissioni né correnti. Qualcuno dice che ho il simbolo di Italia dei Valori, ma quando mai? Chi lo dice è un avvelenatore di pozzi. Sono uscito dal M5s senza sbattere la porta”. Caos espulsi 5S, pontieri in campo ma Crimi non cede – Non ci sono più certezze nel Movimento 5 Stelle dell’era Mario Draghi. La scure dei vertici sui dissidenti del Senato e della Camera alimenta un nuovo caos, che va ad incunearsi nel cuore del Movimento, il collegio dei Probiviri. Dove uno dei membri, Raffaela Andreaola, chiede di fatto che la procedura di espulsione nei confronti dei parlamentari dissidenti sia fermata fino all’elezione della nuova governance. Ma i vertici tirano dritto. Ventuno deputati, nel pomeriggio, sono espulsi dal gruppo del Movimento. “Basta tensione, il M5S evolve e cresce, guardiamo ai cittadini”, è la chiusura di Vito Crimi. Ma la voce del capo politico, nonostante il Garante Beppe Grillo sia sulla stessa linea, stavolta non basta. E la guerra fratricida divampa nel Movimento, con Alessandro Di Battista pronto a tornare in trincea, nel pomeriggio di sabato, con un Instagram Live. “Sono passati 920 giorni dalla Strage di Genova. I parenti delle vittime del crollo del Ponte Morandi aspettano la revoca delle concessioni da 920 giorni. Qualcuno ha ascoltato il Presidente Draghi parlare della questione? No!”, attacca in mattinata l’ex deputato preparando la strada di un’opposizione totale all’esecutivo Draghi, attraverso la quale il “Dibba” non vuole lasciare il palco solo alla leader di Fdi Giorgia Meloni. Il rebus, tuttavia, è dove si andrà a collocare, a livello di partito e simbolo, l’opposizione di Di Battista. Visto che, ancora in queste ore, c’è chi scommette che alla fine l’uomo della piazza tornerà nel M5S al momento giusto. Magari proprio per prendersi il Movimento. Chi si sta organizzando, invece, sono gli ortodossi espulsi al Senato e alla Camera. I numeri ci sono, il simbolo potrebbe esserci presto. “Il simbolo Idv in Senato può far costituire un Gruppo formato da almeno 10 senatori”, scrive su Fb Elio Lannutti, già legato all’Idv prima del suo ingresso nel M5S. Sul simbolo, tra l’altro, ci sarebbe anche la disponibilità del segretario Ignazio Messina. “E quindi i dissidenti si prendono il simbolo dell’Idv? Contenti loro…”, ironizza una fonte di primo piano del Movimento. Alla Camera non è necessario che il simbolo sia stato presentato alle ultime elezioni. Alcuni rumors prevedono che per il neo-gruppo, possano essere riportati in auge nome e simbolo di Alternativa Libera, che nella scorsa legislatura radunò diversi fuoriusciti. Non tutti, però, sono convinti dalla formazione dei nuovi gruppi. Giovanni Russo, alla Camera, è dato vicino a Fdi. Al Senato i “big” Barbara Lezzi e Nicola Morra non hanno ancora sciolto la riserva. Intanto, c’è chi nel Movimento prova a recuperare i dissidenti, facendo da pontiere tra i vertici e gli ortodossi. “Ricordo che tanti colleghi che hanno votato in dissenso sono parte fondamentale del Movimento, oltre che amici fraterni e compagni di tante battaglie. Serve unità adesso”, sottolinea la vice presidente Paola Taverna, tra i sì più “sofferti” al governo Draghi. Mentre, tra gli espulsi, in tanti – da Michele Sodano a Matteo Mantero – puntano il dito contro Crimi: “la scelta dell’espulsione non spetta a lui, ci aveva già minacciato”. E la guerra interna al M5S si incrocia pericolosamente con l’elezione del nuovo Comitato a 5 membri. Al momento, ufficiosamente, gli unici due che hanno ventilato la candidatura sono, per paradosso, due espulsi: Morra e Lezzi. Di Battista, che formalmente non è fuori dal Movimento, in teoria potrebbe candidarsi. Nell’ala governista, invece, regna l’incertezza. Alfonso Bonafede si sfila, Luigi Di Maio non ha ancora fatto la sua prima mossa, la corrente “Parole Guerriere” si è anche spaccata sul sì a Draghi. La confusione regna, l’insofferenza cresce. “Io con questo tafazzismo non ci sto, facciamo il gioco di chi vuole spaccarci”, protesa Fabio Massimo Castaldo.   

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    Dalla Cig covid al bonus vacanze, le novità del Milleproroghe

    Ci sarà tempo fino a fine marzo per presentare le domande per la Cig Covid: le commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera ha approvato un emendamento al decreto Milleproroghe che sposta al 31 marzo “i termini di decadenza per l’invio delle domande di integrazione salariale collegati all’emergenza Covid e i termini per la trasmissione dei dati necessari per il pagamento o per il saldo degli stessi comunque scaduti entro il 31 dicembre 2020”.Si rafforza la struttura del Mef che sarà chiamata ad attuare il recovery Plan: le commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera hanno riformulato e approvato un emendamento a firma Dieni (M5S), che sblocca anche una serie di assunzioni per Tar, Consiglio di Stato, Avvocatura, giustizia amministrativa. Per il Mef le assunzioni ad hoc per il Recovery passano da 20 a 30, si introducono criteri più stringenti per il concorso e si prevede anche la possibilità di chiamare fino a 10 dipendenti delle altre amministrazioni per l’apposita unità di missione creata alla Ragioneria generale dello Stato.Arrivano sei mesi in più per utilizzare il bonus vacanze: le commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera hanno approvato l’emendamento a firma Bonomo (Pd) al decreto Milleproroghe che sposta la scadenza per ‘spendere’ il bonus dal 30 giugno al 31 dicembre di quest’anno. Si amplia la platea dei precari della pubblica amministrazione coinvolti dalle procedure di stabilizzazione: le commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera hanno riformulato e approvato una proposta di vari gruppi per dare un anno in più ai precari della P.a. per maturare i requisiti, anche per partecipare ai concorsi con posti riservati a loro al 50%. Si prevede infatti che i tre anni di contratto, anche non continuativi negli ultimi 8 vadano maturati non entro il 31 dicembre 2020 ma entro il 31 dicembre 2021.Niente modifiche sugli sfratti con il decreto Milleproroghe: nel corso della seduta delle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha spiegato che c’è stata “una riunione informale con le forze politiche” e che l’orientamento è di “rinviare” il tema e affrontarlo con più tempo a disposizione. Per ora quindi si lavorerà a un “ordine del giorno da costruire insieme” e nei prossimi giorni si cercherà una soluzione condivisa da attuare “in un prossimo provvedimento”.Più tempo agli studenti universitari per finire gli esami e laurearsi in corso nonostante gli stop imposti dall’emergenza Covid: le commissioni Affari Costituzionali e Bilancio hanno approvato emendamenti a firma Fusacchia e Fratoianni, riformulati, che spostano l’ultima sessione utile dell’anno accademico 2019/2020 al 15 giugno 2021.Nuovo rinvio della fine del mercato tutelato dell’energia: le commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera hanno approvato un emendamento che mantiene il mercato di maggior tutela per un altro anno. Il passaggio al mercato libero scatterà quindi dal 1 gennaio 2023.I Comuni avranno più tempo per fare le loro osservazioni sulla mappa delle aree utilizzabili per il deposito delle scorie nucleari: le commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera hanno approvato un emendamento a firma Fornaro che dà 180 giorni, anziché 60, per la consultazione avviata dopo la pubblicazione della carta Cnapi, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico. Il seminario nazionale, propedeutico all’adozione della nuova carta, si svolgerà invece dopo 240 giorni, anziché dopo 120.Mini-proroga del blocco delle nuove concessioni per le trivelle: le commissioni Affari costituzionali e bilancio della Camera hanno approvato un emendamento al decreto Milleproroghe a firma Muroni, riformulato, che sposta al 30 settembre il termine per l’approvazione del nuovo Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) cui si lega la sospensione dei procedimenti autorizzativi. L’intesa, ha sottolineato Stefania Prestigiacomo, è stata trovata grazie “al confronto con tutti i gruppi del ministro Cingolani. Auspico che questa sia la modalità per il futuro per dirimere i contrasti”.”La sperimentazione animale resta una necessità per arrivare a terapie efficaci e sicure. Approvato, in commissione Bilancio, il mio emendamento e di altri deputati, grazie al quale il divieto di impiego di animali nelle sperimentazioni cliniche viene rimandato di tre anni così da garantire le ricerche in atto”. Lo scrive su Twitter Beatrice Lorenzin, responsabile Salute del Partito Democratico ed ex ministro della Salute a proposito del decreto Milleproroghe.