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    Bianchi, scuola è la prima a ripartire

    “Si ricomincia dalla scuola che è non l’ultima ma la prima a riaprire. Questa l’idea che volevamo dare”. Così a Sky Tg 24 a L’Intervista di Maria Latella il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a proposito del rientro a scuola prima di Pasqua. “In questi due giorni le zone arancioni hanno riaperto lo avevamo detto da tempo, tutti lo sapevano non è un problema di oggi. Abbiamo – questo è un altro tema – molte scuole del nord che storicamente mancano di insegnanti e molta disponibilità di docenti al sud. E’ un problema che stiamo affrontando per trovare meccanismi permanenti nel tempo”, ha aggiunto Bianchi.
    “Io credo sia un diritto dei ragazzi essere valutati, non è una ispezione – ha spiegato il ministro -, la valutazione è il modo per essere accompagnati e orientati, è un diritto dei ragazzi e un dovere degli insegnanti, diritti e doveri viaggiano assieme. Anche quando ci fu il terremoto abbiamo fatto scrutini ed esami e così faremo, gli insegnanti sapranno fare la valutazione tenendo conto della situazione”. 
    “Anche nelle zone rosse – ha aggiunto il ministro Bianchi a SKy Tg24 – si tornerà in presenza, le scuole non sono mai state chiuse, abbiamo sospeso la presenza nel momento del pericolo. Stiamo lavorando per permettere anche agli altri di tornare in presenza appena la pandemia lo permetterà. L’intenzione del governo è dimostrare che bisogna tornare in presenza ripensando al meglio questo periodo che non si cancella. L’idea è tornare a crescere assieme: questa è la scuola”.
    Nel pomeriggio il ministro ha risposto a una interrogazione sulle iniziative per destinare maggiori risorse al sistema di istruzione, al fine di risolvere il problema della chiusura dei plessi scolastici nei piccoli comuni (Ruffino – Misto-Cambiamo!-PP).
    La ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, ha risposto a interrogazioni sull’incremento delle immatricolazioni nell’anno accademico 2020/2021 e alla relativa distribuzione sul territorio nazionale (Piccoli Nardelli – PD); sulle iniziative volte a garantire parità di trattamento tra i dottorandi di ricerca in ordine alle proroghe disposte in relazione alla situazione pandemica (Fratoianni – LeU). Nell’anno della pandemia “l’università ha registrato una vera e propria inversione di tendenza sul piano delle immatricolazioni” che hanno avuto un incremento del 7 % in totale. Lo ha detto la ministra dell’Università Cristina Messa in question time.
    Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha risposto a una interrogazione sulle iniziative in merito agli obiettivi di digitalizzazione del Paese, con particolare riferimento ai processi di infrastrutturazione e ad ulteriori interventi di semplificazione normativa (Nobili – IV); sulle iniziative volte a favorire la creazione di una rete pubblica di telecomunicazioni, nonché in materia di raccolta, conservazione e scambio dei dati della Pubblica amministrazione (Giarrizzo – M5S); sulla rete unica di telecomunicazioni, nell’ottica di salvaguardare la concorrenza nel settore, gli investimenti, l’innovazione e la tutela dei consumatori (Lollobrigida – FdI); sulle iniziative volte ad accelerare il processo di transizione digitale con riguardo ai rapporti tra cittadini e Pubblica amministrazione (Squeri – FI). 

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    Omofobia: scontro Pd-Lega sul ddl Zan. I dem: 'Niente ricatti'

    Scontro tra Lega e Pd sul ddl Zan sull’omotransfobia, fermo a Palazzo Madama dopo l’approvazione da parte della Camera e di cui Pd-M5s-Italia viva-gruppo Misto e Autonomie hanno chiesto la calendarizzazione nella commissione Giustizia del Senato. “La Lega – dice il presidente dei senatori del Carroccio Massimiliano Romeo interpellato dall’Ansa – è assolutamente contraria alla calendarizzazione. E’ un tema divisivo e ideologico che non fa parte dell’agenda politica. Forzature su temi così divisivi rischiano di compromettere quei rapporti all’interno del Parlamento e quel clima di sostegno e unità nazionale che si è creato e potrebbero avere riflessi sul governo”. “Sarebbe cosa buona e saggia concentrarsi su questioni a cui i cittadini danno maggiore attenzione come la sanità e la gestione economica della crisi Covid. Le altre sono bandiere politiche. Sia noi che Forza Italia siamo contrari alla calendarizzazione”, ha aggiunto Romeo e concluso: “Già oggi chi aggredisce e insulta delle persone per il loro orientamento sessuale, può e deve essere punito”.
    Al capogruppo leghista al Senato Romeo, che ha dichiarato di essere contrario alla calendarizzazione della legge contro l’omofobia, già approvata alla Camera, vorrei spiegare che una cosa è l’agenda di governo e altra cosa è l’agenda delle iniziative parlamentari sulla quale non ci sono ovviamente vincoli di maggioranza. Consiglierei, inoltre, alla Lega di abbandonare la strada dei ricatti su questi temi. Il Partito democratico non accetta ricatti, e su questa legge, come abbiamo già detto, andremo avanti”. Lo dichiara il deputato Pd Michele Bordo.
    Il Pd non accetta ricatti “anche perché – sostiene Bordo – purtroppo nel nostro Paese continuano a ripetersi aggressioni legate all’orientamento sessuale di nostri concittadini ed è assurdo che l’Italia, al pari di altri Paesi europei, non si doti di strumenti legislativi per combattere questi odiosi crimini di stampo omofobico”.
    “Il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari ha ieri sconvocato per una seconda volta l’Ufficio di presidenza, temendo che si possa calendarizzare il ddl Zan come richiedono Pd, M5s, LeU, Iv e Autonomie. Anziché essere super partes, il leghista Ostellari cede a tal punto ai diktat del suo partito da ricorrere a simili mezzucci ostruzionistici. Vergognoso e imbarazzante, poi, che abbia ventilato l’ipotesi di nominare Simone Pillon a relatore della legge. Si teme a tal punto il libero confronto politico in Senato su tale tema di civiltà?”. A dichiararlo in una nota il comitato di Dá voce al rispetto, la campagna nazionale del basso per sensibilizzare la pubblica opinione sull’approvazione del ddl contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo. “Per questo motivo – continua il comitato promotore – plaudiamo alla ferma volontà del senatore Pietro Grasso (LeU), che con una lettera formale, condivisa dai capigruppo Pd, M5s, Iv e Autonomie in Commissione Giustizia, ha oggi sollecitato Ostellari a convocare l’Ufficio di presidenza, ribadendo che ‘sui diritti non si arretra di un millimetro'”.

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    Covid: ok unanime Aula Senato a ddl avvocati, 231 sì

    L’Aula del Senato approva all’unanimità il disegno di legge di conversione sullo svolgimento dell’esame per l’abilitazione di avvocato durante l’emergenza Covid-19. I sì sono stati 231, nessun no e 2 astenuti. Il provvedimento ora passa alla Camera.    

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    Covid, oggi in Cdm il nuovo decreto, si lavora a meccanismo aperture

    E’ un cantiere ancora aperto il decreto legge Covid atteso nel pomeriggio in Consiglio dei ministri: si lavora ancora al meccanismo che potrebbe consentire un margine per le aperture intorno al 20 aprile per le Regioni che abbiano dati di contagi particolarmente bassi. A quanto si apprende da fonti di governo, la norma è al centro di un confronto molto acceso tra i ministri e diverse ipotesi sul funzionamento del meccanismo sarebbero state fatte e già stralciate. Dunque l’esito finale del lavoro in corso si conoscerà probabilmente solo a ridosso del Cdm. Non dovrebbe esserci un automatismo per gli allentamenti, che potrebbero riguardare attività come bar e ristoranti che potrebbero tornare ad aprire a pranzo. E il decreto dovrebbe escludere per tutto il mese la zona gialla.
    Ma il centrodestra spinge per un meccanismo di revisione delle misure non aleatorio, che dia concretezza alla possibilità di riaprire (“lavoro, sport, vita”, dice la Lega). Mentre i ministri di Leu, Pd e M5s sarebbero schierati per una linea di massima prudenza, senza “illudere” i cittadini con ipotesi che poi in concreto sarebbero i dati stessi del contagio a smontare. “Vedremo come finirà, bisogna sempre passare dal Cdm”, dice un ministro “rigorista” non escludendo che la norma per le aperture salti. Più fonti confermano che il confronto è ancora apertissimo tra i ministri e non si è trovata una mediazione, in attesa della sintesi che farà il premier Draghi.
    Obbligo di vaccinarsi non solo per i medici a stretto contatto con i malati ma per tutto il personale che lavora in strutture sanitarie. E ancora: viaggi blindati a Pasqua, con quarantena obbligatoria al rientro per tutti gli italiani che decideranno di passare le vacanze in un altro paese europeo, niente zone gialle e stop agli spostamenti tra le regioni, coprifuoco alle 22, ritorno in classe in zona rossa, via libera ai concorsi pubblici, verifica a metà aprile per valutare l’eventuale allentamento delle misure. Il decreto legge che entrerà in vigore dal 7 aprile sarà nelle prossime ore sul tavolo del Cdm.
    PERSONALE SANITÀ TUTTO VACCINATO O STOP STIPENDIO: La norma più ‘forte’ è sicuramente quella che prevede l’obbligo di vaccinazione per tutto il personale della sanità. In un primo momento si era valutato di disporre l’obbligo solo per i medici che lavorano a contatto con i malati ma l’ipotesi che si sta facendo strada in queste ore è di estendere il provvedimento a chiunque lavori in una struttura sanitaria: medici, infermieri, operatori sociosanitari, dipendenti di Rsa e studi privati. Il decreto indicherà anche delle sanzioni per chi rifiuta il vaccino: non ci sarà il licenziamento ma la sospensione dello stipendio per un tempo congruo all’andamento della pandemia. 
    Quando si raggiungerà l’immunizzazione di massa o si registrerà un calo importante della diffusione del virus, la sanzione verrebbe revocata. Nel decreto ci sarà anche lo ‘scudo penale’ per i somministratori, limitando la punibilità ai soli casi di colpa grave.
    QUARANTENA PER I VIAGGI A PASQUA: Non è il decreto ma un’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, concordata con il presidente del Consiglio Mario Draghi, a stabilire invece che fino al 6 aprile “tutti coloro che hanno soggiornato o transitato nei 14 giorni antecedenti all’ingresso in Italia in uno o più Stati e territori” dell’Ue sono obbligati a “sottoporsi alla sorveglianza sanitaria e ad un periodo di 5 giorni di quarantena”, al termine del quale sarà necessario effettuare un tampone rapido o molecolare.
    SCUOLE: Un’altra delle principali novità del decreto riguarda le scuole. Si tornerà in presenza anche nelle zone rosse fino alla prima media mentre in quelle arancioni saranno in classe gli alunni fino alla terza media e quelli delle superiori, ma al 50%. E potrebbe essere anche prevista l’indicazione che impedisce alle Regioni di emanare misure più restrittive e chiudere le scuole. Che è poi quello che ha detto Draghi nella conferenza stampa di venerdì: “Le scelte dei governatori dovranno essere riconsiderate alla luce dell’ affermazione del governo che la scuola in presenza è obiettivo primario della politica del governo”.
    ANCORA NIENTE ZONE GIALLE: Non torneranno invece le zone gialle, dopo che gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno sottolineato, in più di un verbale, che le misure previste per quelle zone hanno dimostrato “una capacità di contenere l’aumento dell’incidenza ma non la capacità di ridurla”. L’Italia sarà dunque tutta rossa o arancione fino a fine mese.
    Ma su questo è in corso un confronto tra la maggioranza, con palazzo Chigi che ha fatto sapere che si sta lavorando ad un meccanismo che da una certa data di aprile, probabilmente tra il 15 e il 20, potrebbe portare ad alcuni allentamenti, sempre che la situazione epidemiologica lo consenta. In quel caso, si valuterebbe la riapertura di bar e ristoranti a pranzo e di cinema e teatri. Il provvedimento sarà comunque in vigore almeno fino al 30 aprile, quando scadrà anche lo stato d’emergenza
    STOP AGLI SPOSTAMENTI, SÌ ALLE SECONDE CASE: Di sicuro dal 7 di aprile non si tornerà a spostarsi tra le regioni. Il divieto verrà prolungato e la mobilità sarà consentita solo per motivi di salute, necessità e urgenza. Si potrà inoltre sempre raggiungere la propria residenza, domicilio o abitazione, nelle quale rientrano anche le seconde case, comprese quelle in zona rossa. A patto che siano di proprietà o in affitto con un contratto lungo firmato prima del 14 gennaio. In alcune regioni, però, i presidenti hanno emanato ordinanze più restrittive che vietano di raggiungere le seconde case anche ai residenti nella regione – è il caso della Campania – o solo ai non residenti, come hanno fatto Toscana, Alto Adige, Valle d’Aosta, Sardegna e Liguria, che ha esteso il divieto anche alle barche.
    RIPARTONO I CONCORSI: Nel decreto, infine, ci sarà una norma per sbloccare tutti i concorsi nella Pubblica amministrazione, compreso quello per i magistrati, dopo il via libera del Comitato tecnico scientifico al protocollo messo a punto dal ministero della Funzione Pubblica. Si potranno fare i concorsi a patto che si svolgano su base regionale e provinciale, evitando dunque lo spostamento dei candidati da una regione all’altra, e, dove possibile “in spazi aperti”.

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    Ipotesi obbligo vaccino per tutto il personale sanitario

    L’obbligo di vaccinazione potrebbe essere esteso a tutto il personale che lavora in strutture sanitarie, dunque non solo medici ma anche infermieri, operatori sociosanitari, dipendenti di Rsa e studi privati. E’ l’ipotesi che sta emergendo in queste ore e sulla quale sarebbero al lavoro gli uffici legislativi di diversi ministeri. Quanto alle sanzioni per chi rifiuta la vaccinazione, l’ipotesi è quella della sospensione dello stipendio per un tempo congruo all’andamento della pandemia: in caso di vaccinazione di massa o di calo importante della diffusione del virus, la sanzione verrebbe revocata.
    Nel decreto Covid, all’esame domani, ci sarà un meccanismo che a partire da una certa data di aprile prevederà la possibilità di allentare le misure anti contagio in relazione a un eventuale miglioramento dei dati, spiegano fonti di Palazzo Chigi, confermando che si sta mettendo a punto un meccanismo che potrebbe portare allentamenti da zona gialla. Il decreto comunque confermerà più in generale l’impostazione che dispone soltanto zone arancioni e rosse per tutto il mese di aprile.
    Sempre nel decreto Covid all’esame del Consiglio dei ministri dovrebbe rientrare anche una deroga alle regole ordinarie per il concorso in magistratura. E’ quanto si apprende da fonti del ministero di via Arenula. Tempistica e modalità saranno poi definiti con un successivo decreto ministeriale. Il concorso si sarebbe dovuto svolgere a maggio, ma l’orientamento sarebbe di tenerlo auspicabilmente a luglio, prima della pausa estiva, in più sedi e con una procedura semplificata in modo da tenere i candidati meno ore impegnati nella sede concorsuale.
    Arriva anche lo sblocca-concorsi, con le regole anti-Covid. Fermati dalla pandemia, si rimettono in moto con le norme ad hoc inserite nel decreto Covid, che verrà approvato domani, e con il via libera del Cts. Concorsi con strumenti digitali, in spazi grandi ed anche all’aperto, “in piena sicurezza”, sottolinea il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, parlando di una decisione che “rida’ speranza a decine di migliaia, se non centinaia di migliaia, di giovani”. Il ministro parla anche della congiuntura che “sta cambiando. Le previsioni di crescita quest’anno vanno tra il 4% e il 5%. Sono tassi di crescita da boom economico degli anni Sessanta”. Si tratta sì di “un rimbalzo, però sono comunque tassi elevati” e questo vuol dire più “consumi, investimenti, fiducia”, sottolinea Brunetta, intervenendo alla presentazione della relazione del Cnel sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Amministrazioni pubbliche a imprese e cittadini.

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    Debora Serracchiani capogruppo Pd alla Camera

    Debora Serracchiani è la nuova capogruppo del Pd alla Camera con 66 voti. Marianna Madia si ferma a 24. Hanno votato 93 deputati (tutti gli aventi diritto), di cui 7 su delega. Hanno ottenuto voti: schede bianche, nulle o disperse sono state 3.
    “Vorrei ringraziare tutti i colleghi dal profondo – ha detto ai cronisti Debora Seracchiani -. Ringrazio Graziano Delrio, che è stata una guida saggia e autorevole. Ringrazio il segretario Letta, che ha dato la spinta e la scossa permettendo a due donne di arrivare alla guida” dei gruppi di Camera e Senato, ed è “un grande passo avanti, non solo per le donne ma per il Pd”. Letta, spiega Serracchiani, “ha dato una occasione alle donne per esprimere la loro leadership, “Una leadership che le donne si prenderanno non perche’ le ha indicate qualcuno, ma perché le donne hanno capacità di fare politica , di essere leader e di essere anche in grado di dare risposte al paese”. “Dovremo capire i bisogni di ciascuno e trasferire il lavoro in Parlamento sui territori”, spiega ancora la neocapogruppo Dem.
    Hanno vinto le correnti? “Non so se le correnti hanno vinto o meno, le correnti non si superano da un giorno all’altro e non si superano se un segretario dice “adesso non ci sono più le correnti”, dice, intercettata dai cronisti davanti Montecitorio, la deputata Mariana Madia. “Superare le correnti significa discutere, prendersi per mano, attraverso passaggi stretti e anche dolorosi, e così possiamo fare un passo avanti insieme per il Pd e per i cittadini”, spiega Madia augurando “buon lavoro” a Serracchiani dopo l’elezione del pomeriggio.
    “Dopo il voto di oggi sarò felice di lavorare insieme a Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. Due donne determinate, di qualità e competenti. Saremo un’ottima #squadra. Guardare avanti”, ha scritto su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta. In un secondo Tweet, Letta ha aggiunto: “Voglio ringraziare Graziano Delrio e Andrea Marcucci che hanno aiutato ad arrivare alla soluzione di due donne, brave e competenti, alla testa dei gruppi del Pd. Ringrazio anche Marianna Madia e tutte le parlamentari. Sembrava impossibile dieci giorni fa, ora ci siamo”.
    “Buon lavoro a Debora Serrracchiani. Ci aspettano due anni di legislatura che saranno molto intensi”, ha scritto sempre su Twitter il senatore Pd Andrea Marcucci.
    “Buon lavoro a Debora Serracchiani. La competizione per il voto è un’utile dialettica che in politica arricchisce il confronto e accresce la comune responsabilità”, commenta Piero Fassino, deputato Dem. “Stanno di fronte al PD e ai suoi gruppi parlamentari – conclude – sfide impegnative e appassionanti che i deputati democratici affronteranno uniti insieme alla loro nuova Presidente, potendo beneficiare dell’opera lucida e generosa condotta in questi tre anni da Graziano Delrio”. 
    “Voglio fare le mie congratulazioni e augurare buon lavoro a Debora Serracchiani per la sua elezione a presidente delle nostre deputate e dei nostri deputati e ringraziare Marianna Madia per aver deciso di dare il suo contributo – così la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi -. Ora con Enrico Letta mettiamoci insieme al lavoro per aiutare il governo a fare uscire dall’emergenza il Paese e a rendere più forte la squadra del Pd”. 
    “Io faccio il rompighiaccio. Ho scelto di proporre due capigruppo donna, che sono due vertici del Pd. Ma in questi giorni ho dovuto combattere contro le critiche di maschi, bianchi, cinquantenni che mi dicevano: due donne pur che sia? “, aveva detto Enrico Letta a Dataroom su Corriere.it. “La situazione del Pd è incrostata di un maschilismo per il rompere il quale c’è bisogno di gesti forti. Quando sono arrivato c’erano undici figure maschili ai vertici. Quando mi hanno chiamato a Parigi per convincermi a fare il segretario ho detto: scegliete piuttosto un segretario donna. C’è bisogno di una cura shock per un sistema anchilosato”.
    La contesa in atto tra Madia e Searracchiani “non è un putiferio. Due uomini avrebbero discusso animatamente allo stesso modo. Non è che volano gli stracci perché sono donne. Discutono come avrebbero discusso gli uomini”. “Madia e Serracchiani sono due persone molto libere, non ascrivibili a correnti”, aggiunge. “Io avrei usato altri toni”, aveva detto con riferimento al dibattito tra le due candidate alla presidenza del gruppo alla Camera.
    In un partito come il Pd – ha aggiunto – esistono “legittime differenze di pensiero, ma è sbagliato che l’organizzazione delle correnti si sclerotizzi in un’organizzazione che occupa tutti gli spazi del partito”. “La questione delle correnti è sottostante” all’elezione della capogruppo alla Camera. “Credo sia importante ci siano le aree culturali e la libertà all’interno. Serracchiani e Madia sono due persone molto libere, tutt’altro che ascrivibili a questa o quella corrente. E’ un passaggio complicato, il confronto è naturale, io avrei toni meno forti, ma che ci sia una competizione è naturale. Questa sera il gruppo deciderà e chi vincerà avrà poi il sostegno di tutti. Io ho deciso di non intervenire nella decisione perché i gruppi sono autonomi rispetto ai partiti. Il segretario non interviene”.

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    Draghi vaccinato con AstraZeneca

    Lo aveva annunciato due settimane fa e così è stato: il presidente del Consiglio Mario Draghi si è vaccinato con Astrazeneca insieme alla moglie. Il premier si è recato poco dopo le 8:30 all’hub della Stazione Termini a Roma, assieme alla consorte Maria Serenella Cappello. Ad accoglierlo Valerio Mogini, medico volontario della Croce Rossa Italiana, responsabile sia dell’hub di Termini sia di quello di Fiumicino. E, già nel centro vaccinale situato allo scalo aeroportuale della Capitale, Mogini aveva fatto da “Cicerone” al capo del governo nel corso della sua prima uscita pubblica, il 12 marzo scorso.
    Il premier, nei giorni della polemiche sull’affidabilità del vaccino anglo-svedese, aveva fatto sapere che avrebbe fatto Astrazeneca, ma aspettando il proprio turno come qualsiasi altro cittadino. “Mi vaccinerò con Astrazeneca, mio figlio lo ha già fatto in Inghilterra”, aveva confermato nel corso della conferenza stampa del 19 marzo. Sette giorni dopo il premier spiegava: “Ho fatto la prenotazione, sto aspettando che mi rispondano”. Dì lì a poco la risposta è arrivata e, a Termini, i volontari della Cri si sono ritrovati davanti due pazienti molto speciali.
    “E’ stato in fila come gli altri utenti e le operazioni si sono svolte nei tempi previsti e successivamente ha atteso tranquillamente il quarto d’ora di controllo. Al termine è stato consegnato a lui e sua moglie il promemoria della vaccinazione effettuata”, ha spiegato l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Immagini, quelle del premier che attende il suo turno nell’hub non dissimili da un altro vaccinato “illustre”: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al quale è stata somministrata una dose di Moderna il 9 marzo scorso, all’ospedale Spallanzani.
    Il premier, subito dopo, ha fatto rientro a Palazzo Chigi e si è rimesso al lavoro senza riscontrare alcun effetto collaterale al vaccino. Fra tre mesi il richiamo, con una curiosità: Astrazeneca proprio in queste ore ha cambiato nome in “Vaxzevria” .
       

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    Post antisemita: M5S, a fianco della Comunità Ebraica

    (ANSA) – TORINO, 30 MAR – Il Movimento 5 Stelle ribadisce
    “l’impegno nel prendere posizione a fianco della Comunità
    ebraica e a fianco di tutti coloro che vengono discriminati e
    nel combattere con vigore questo diffondersi d’odio sempre più
    spesso di carattere antisemita”. Lo si legge in una lettera che
    la sindaca di Torino Chiara Appendino e il senatore Alberto
    Airola hanno inviato al presidente della Comunità Ebraica di
    Torino. La missiva è firmata anche dalla consigliera comunale
    Monica Amore, indagata per diffamazione aggravata dall’odio
    razziale per aver postato quelle che nella lettera vengono
    definite “abiette immagini di antisemitismo”.   
    La lettera, oltre a “ribadire le scuse per l’ignominioso
    accaduto”, ricorda “atti e azioni volti a stigmatizzare parole e
    pensiero d’odio” che, “in questi momenti di disagio sociale se
    non anche di rabbia, possano essere espressi sui social network
    e nella comunicazione convenzionale e poi possano crescere,
    piantati come semi con radici profonde nell’ignoranza,
    producendo propaganda alla violenza, all’antisemitismo e alla
    discriminazione verso i più deboli o verso coloro che vengono
    ritenuti diversi”.   
    Per Appendino, Airola e Amore non si tratta di “semplici
    parole e messaggi”, ma di “un osceno fenomeno che va arginato
    con azioni concrete, con l’educazione e l’insegnamento della
    storia, affinché non si dimentichi né ignori l’orrore della
    Shoah perché, ne siamo coscienti, è una fiamma da cui può
    scaturire repentinamente un incendio immane”.   
    “Con queste riflessioni, ma soprattutto con l’impegno
    all’azione concreta – conclude la lettera del Movimento 5 Stelle
    – auspichiamo che sapremo continuare a dimostrarvi, ribadendo il
    profondo sconforto e cordoglio per l’accaduto, la consapevolezza
    dei passi necessari per realizzare un Paese in cui sparisca
    l’odio verso i ‘diversi’ e soprattutto verso una Comunità a cui
    la Storia ha fatto pagare un prezzo smisurato di dolore che
    resta e rimarrà insanabile”. (ANSA).