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    Conte in campo, trincea M5s su restituzioni e mandati

    Il giorno del ritorno di Giuseppe Conte sulla scena politica prende avvio con il plauso, di prima mattina, del suo vasto seguito di follower sui social: l’annuncio di una diretta streaming sul messaggio che, dopo settimane di attesa, intende portare all’intero ‘corpaccione’ del Movimento 5 Stelle viene infatti accolto con una valanga like, quasi 100 mila ed oltre 10 mila commenti solo su Facebook. Non sembra invece partire con lo stesso entusiasmo l’accoglienza, all’annuncio del suo programma di rilancio del M5s, da parte dei gruppi dei parlamentari. L’ex premier ha deciso di mantenere la promessa sui tempi per svelare i contenuti del suo piano di rilancio: si tratta però di un’agenda prevalentemente politica.
    LA DIRETTA

    Quella della transizione ecologica, con l’intento di trasformare il Movimento in una forza politica molto concentrata sull’ambientalismo. Quella dell’impegno sul territorio, del collegamento con la base, e quella del presidio, con il Pd, di un’area progressista e riformista, nettamente alternativa al centrodestra. Con tutte le subordinate che questa scelta di campo comporta: dalle alleanze per le amministrative, il terreno su cui misurare la collaborazione con il partito democratico anche in vista delle politiche, alla collocazione marcatamente europeista e il possibile trasferimento nella casa dell’Alleanza dei socialisti e democratici europei. Una scelta di collocamento ormai data per acquisita e che, nella sostanza, ha già determinato la fuoriuscita di quegli eletti che su questa discriminante hanno fatto altre valutazioni. Ma è nell’organizzazione del Movimento che l’arrivo di Conte lascia intatti i dubbi della truppa degli eletti, e in particolare dei parlamentari, ancora spiazzati dalla riconferma di Grillo del vincolo dei due mandati. “L’ipotesi di valutare i ‘meritevoli’, l’avvio di una specie di cursus honorum, non esiste. E comunque non riguarda i mandati” taglia corto un parlamentare al secondo “turno” che vede come troppo divisiva la strada del “premio” all’impegno; “Il gruppo non ce la farebbe mai a reggerla. Sarebbe il finimondo”.

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    Covid: verso Pasqua 'rossa', Viminale intensifica controlli

    Ancora 48 ore e tutte le regioni italiane torneranno in zona rossa per tre giorni. L’ennesimo lockdown per cercare di limitare spostamenti e assembramenti durante le festività pasquali. Per questo il Viminale, durante il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, ha chiesto ai prefetti di intensificare i controlli. In particolare le forze dell’ordine, che saranno in campo con 70 mila unità, dovranno presidiare le aree urbane più esposte al rischio di assembramenti, parchi, litorali, arterie stradali e autostradali, stazioni, porti e aeroporti. Un monitoraggio “rigoroso” ma equilibrato – come l’ha definito il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – per verificare il rispetto delle norme anti-covid che da sabato a lunedì vietano gli spostamenti anche nel proprio comune, se non per andare a trovare parenti o amici in massimo di due persone, con minori di 14 anni conviventi. Ed intanto cresce l’attesa per il consueto monitoraggio del venerdì. Domani i nuovi dati del ministero della Salute su curva pandemica e Rt stabiliranno i nuovi colori delle regioni che, comunque, non potranno più tornare in giallo almeno fino a maggio, così come previsto dal nuovo decreto che entrerà in vigore il 7 aprile. Chi è a un passo dalla “promozione” dal rosso all’arancione è la Campania, mentre il Veneto, che oggi ha sospeso le vaccinazioni per mancanza di dosi, ci spera.

    Si’ a deroghe per riaperture locali ma Italia senza regioni gialle fino al 30 aprile

     
     “Noi auspichiamo un passaggio di colore”, ha ammesso il governatore Luca Zaia. Si va invece verso la riconferma dei colori per tutte le altre regioni, anche se la Basilicata, alle prese con diversi focolai e un Rt che di nuovo in crescita, rischia di finire in rosso. Si aggrava la pandemia in Liguria, con il presidente Giovanni Toti che ha disposto la zona rossa nel Ponente ligure, nelle province di Savona e di Imperia, da domani fino a domenica 11 aprile compresa. La provincia di Bolzano, invece, torna rosso scuro sulla mappa aggiornata del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, raggiungendo Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Campania e provincia di Trento. Il Piemonte, che per la prima volta dopo cinque settimane registra un lieve calo dei contagi, non solo chiude i supermercati a Pasqua e Pasquetta ma impone anche il divieto di raggiungere le seconde case per i proprietari che vivono in un’altra regione. “Siamo in una fase importante di lotta all’epidemia – ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza -. Ma chi racconta che stiamo come un anno fa dice una cosa clamorosamente non vera”. Sul fronte scuola, invece, dal 7 aprile prenderà il via il “nuovo corso” voluto dal governo Draghi. Vietate le ordinanze regionali e ritorno alle lezioni in presenza fino alla prima media in zona rossa e fino alla terza media in arancione, con le superiori in classe al 50%. Torneranno sui banchi 5,3 milioni di studenti, su poco più degli 8 milioni in totale. Contrario alle riaperture il direttore di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, secondo il quale “è profondamente sbagliato” mandare a scuola bambini non vaccinati.

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    Bufera procure: pm Perugia chiede processo Fuzio

    La procura della Repubblica di Perugia mette un altro punto alle inchieste che ruotano intorno alla figura dell’ex magistrato e consigliere del Csm Luca Palamara. Lo fanno chiedendo il rinvio a giudizio, a vario titolo, dell’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio e del già sostituto procuratore di Roma Stefano Rocco Fava. Oltre che dello stesso Palamara, in un troncone d’inchiesta nel quale compaiono sullo sfondo alcune delle contrapposizioni all’interno della procura di Roma. Per tutti l’inizio dell’udienza preliminare è fissato il 13 maggio prossimo.
    In particolare la procura perugina – guidata da Raffaele Cantone che coordina l’attività dei sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano – ha chiesto di processare Fuzio, già membro del Csm, e Palamara per concorso in rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. Secondo la ricostruzione accusatoria Fuzio, “su istigazione” di Palamara avrebbe rivelato all’allora sostituto procuratore di Roma l’arrivo al Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura di un esposto presentato dal magistrato Stefano Fava riguardante comportamenti “asseritamente scorretti” dell’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone.
    Fuzio inoltre – sempre secondo l’accusa – avrebbe reso noto a Palamara le iniziative che il Comitato di presidenza del Csm intendeva intraprendere per verificare la fondatezza dei fatti descritti nell’esposto. Per la procura di Perugia in questo reato concorreva Palamara che “conoscendo le intenzioni di Fava” (già sostituto procuratore a Roma e ora giudice civile a Latina) aveva chiesto all’ex procuratore generale della Cassazione di verificare che l’esposto fosse stato effettivamente presentato. Fatti collocati all’inizio di aprile 2019.

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    Presidente Cei, mesi segnati dalla solitudine

    (ANSA) – PERUGIA, 31 MAR – “Abbiamo vissuto mesi drammatici,
    segnati dalla sofferenza e dalla solitudine. Impossibilitati nel
    ministero ordinario, ma seguendo, nei modi possibili, l’angoscia
    della nostra gente. Siamo stati nel dolore per la malattia e per
    la morte di tante persone conosciute. Anche io ho vissuto giorni
    di dramma, ma grazie a Dio ho superato la prova. Vi ringrazio
    per la vicinanza e le preghiere”: sono state parole commosse
    quelle del cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia della messa
    crismale, celebrata nella cattedrale di Perugia, della quale è
    arcivescovo.   
    Il presidente della Cei – riferisce la diocesi – si è poi
    soffermato “sulla speranza che proprio ora ci è necessaria”.   
    “Infatti, quando siamo colpiti dai tanti lutti per il Covid – ha
    aggiunto -, dalla sofferenza di coloro che sono ricoverati negli
    ospedali, o dalla crisi economica che non risparmia nessuno,
    possiamo ancora alzare lo sguardo con speranza. Se è stato
    scritto qualche anno fa (da un confratello Vescovo scomparso nel
    2019, Enrico Masseroni, in un testo di meditazioni ai
    presbiteri, Vi ho dato l’esempio, Paoline 2006) che ‘oggi è
    proprio la speranza la virtù più in crisi’, questa pandemia ci
    sta facendo rendere conto, ribaltando quella giusta
    constatazione, che oggi la speranza è la virtù della crisi, cioè
    quella più necessaria per la crisi che stiamo attraversando. È
    vero, anche le nostre comunità cristiane hanno attraversato
    quella ‘sindrome della stanchezza’ che può assumere varie forme
    e si vedeva già in qualcuna delle sette chiese dell’Apocalisse,
    come nella mediocrità della chiesa di Laodicea, a cui il Risorto
    rimprovera la tiepidezza. Ma la prova che stiamo vivendo,
    paradossalmente, ci insegna a fidarci di Dio e a guardare
    avanti”. (ANSA).   

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    Recovery, ok alla risoluzione di maggioranza. Franco: 'Sfida strategica, ridisegna il Paese'

    Con 412 voti a favore, 11 contrari e 44 astenuti l’Aula della Camera approva la risoluzione di maggioranza sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU. Il gruppo di Fdi si è astenuto.
    “Il piano è una sfida organizzativa complessa soprattutto nella fase di attuazione. Esige una visione strategica e una capacità progettuale: completeremo il lavoro nelle prossime settimane per renderlo uno strumento per lo sviluppo e il ridisegno del Paese”. Così il ministro dell’Economia, Daniele Franco intervenendo in Aula alla Camera sul Recovery Plan.
    “Il lavoro di sintesi del Parlamento che confluisce nelle relazioni e nelle risoluzioni contribuirà decisamente alla fase finale di definizione del piano di qui alla fine del mese”, ha detto il ministro intervenendo in Aula alla Camera sul Recovery Plan. Si tratta di “un lavoro ricognitivo approfondito che va assolutamente pienamente utilizzato” e, ha assicurato, c’è “l’impegno del governo di avvalersi della relazione e di coinvolgere il Parlamento prima della trasmissione alla Commissione europea”. Un impegno che “riguarda anche la successiva fase attuativa” del piano.
    “I progetti che non saranno inclusi nel piano non saranno necessariamente accantonati: non solo esistono gli altri strumenti nazionali ed europei ma stiamo anche valutando se istituire una linea di finanziamento ad hoc, complementare al Pnrr che includa i progetti che pur meritevoli per spirito e finalità ne siano esclusi perché non soddisfano alcuni criteri più stringenti”.  
    “Scuola, università, capitale umano sono aspetti cruciali” del Recovery Plan: “dobbiamo anche nei prossimi anni affrontare le cicatrici che la pandemia ha determinato per i processi di apprendimento che sono stati danneggiati nell’arco di due anni scolastici”, ha spiegato Franco in Aula alla Camera.

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    Bianchi, scuola è la prima a ripartire

    “Si ricomincia dalla scuola che è non l’ultima ma la prima a riaprire. Questa l’idea che volevamo dare”. Così a Sky Tg 24 a L’Intervista di Maria Latella il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a proposito del rientro a scuola prima di Pasqua. “In questi due giorni le zone arancioni hanno riaperto lo avevamo detto da tempo, tutti lo sapevano non è un problema di oggi. Abbiamo – questo è un altro tema – molte scuole del nord che storicamente mancano di insegnanti e molta disponibilità di docenti al sud. E’ un problema che stiamo affrontando per trovare meccanismi permanenti nel tempo”, ha aggiunto Bianchi.
    “Io credo sia un diritto dei ragazzi essere valutati, non è una ispezione – ha spiegato il ministro -, la valutazione è il modo per essere accompagnati e orientati, è un diritto dei ragazzi e un dovere degli insegnanti, diritti e doveri viaggiano assieme. Anche quando ci fu il terremoto abbiamo fatto scrutini ed esami e così faremo, gli insegnanti sapranno fare la valutazione tenendo conto della situazione”. 
    “Anche nelle zone rosse – ha aggiunto il ministro Bianchi a SKy Tg24 – si tornerà in presenza, le scuole non sono mai state chiuse, abbiamo sospeso la presenza nel momento del pericolo. Stiamo lavorando per permettere anche agli altri di tornare in presenza appena la pandemia lo permetterà. L’intenzione del governo è dimostrare che bisogna tornare in presenza ripensando al meglio questo periodo che non si cancella. L’idea è tornare a crescere assieme: questa è la scuola”.
    Nel pomeriggio il ministro ha risposto a una interrogazione sulle iniziative per destinare maggiori risorse al sistema di istruzione, al fine di risolvere il problema della chiusura dei plessi scolastici nei piccoli comuni (Ruffino – Misto-Cambiamo!-PP).
    La ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, ha risposto a interrogazioni sull’incremento delle immatricolazioni nell’anno accademico 2020/2021 e alla relativa distribuzione sul territorio nazionale (Piccoli Nardelli – PD); sulle iniziative volte a garantire parità di trattamento tra i dottorandi di ricerca in ordine alle proroghe disposte in relazione alla situazione pandemica (Fratoianni – LeU). Nell’anno della pandemia “l’università ha registrato una vera e propria inversione di tendenza sul piano delle immatricolazioni” che hanno avuto un incremento del 7 % in totale. Lo ha detto la ministra dell’Università Cristina Messa in question time.
    Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha risposto a una interrogazione sulle iniziative in merito agli obiettivi di digitalizzazione del Paese, con particolare riferimento ai processi di infrastrutturazione e ad ulteriori interventi di semplificazione normativa (Nobili – IV); sulle iniziative volte a favorire la creazione di una rete pubblica di telecomunicazioni, nonché in materia di raccolta, conservazione e scambio dei dati della Pubblica amministrazione (Giarrizzo – M5S); sulla rete unica di telecomunicazioni, nell’ottica di salvaguardare la concorrenza nel settore, gli investimenti, l’innovazione e la tutela dei consumatori (Lollobrigida – FdI); sulle iniziative volte ad accelerare il processo di transizione digitale con riguardo ai rapporti tra cittadini e Pubblica amministrazione (Squeri – FI). 

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    Omofobia: scontro Pd-Lega sul ddl Zan. I dem: 'Niente ricatti'

    Scontro tra Lega e Pd sul ddl Zan sull’omotransfobia, fermo a Palazzo Madama dopo l’approvazione da parte della Camera e di cui Pd-M5s-Italia viva-gruppo Misto e Autonomie hanno chiesto la calendarizzazione nella commissione Giustizia del Senato. “La Lega – dice il presidente dei senatori del Carroccio Massimiliano Romeo interpellato dall’Ansa – è assolutamente contraria alla calendarizzazione. E’ un tema divisivo e ideologico che non fa parte dell’agenda politica. Forzature su temi così divisivi rischiano di compromettere quei rapporti all’interno del Parlamento e quel clima di sostegno e unità nazionale che si è creato e potrebbero avere riflessi sul governo”. “Sarebbe cosa buona e saggia concentrarsi su questioni a cui i cittadini danno maggiore attenzione come la sanità e la gestione economica della crisi Covid. Le altre sono bandiere politiche. Sia noi che Forza Italia siamo contrari alla calendarizzazione”, ha aggiunto Romeo e concluso: “Già oggi chi aggredisce e insulta delle persone per il loro orientamento sessuale, può e deve essere punito”.
    Al capogruppo leghista al Senato Romeo, che ha dichiarato di essere contrario alla calendarizzazione della legge contro l’omofobia, già approvata alla Camera, vorrei spiegare che una cosa è l’agenda di governo e altra cosa è l’agenda delle iniziative parlamentari sulla quale non ci sono ovviamente vincoli di maggioranza. Consiglierei, inoltre, alla Lega di abbandonare la strada dei ricatti su questi temi. Il Partito democratico non accetta ricatti, e su questa legge, come abbiamo già detto, andremo avanti”. Lo dichiara il deputato Pd Michele Bordo.
    Il Pd non accetta ricatti “anche perché – sostiene Bordo – purtroppo nel nostro Paese continuano a ripetersi aggressioni legate all’orientamento sessuale di nostri concittadini ed è assurdo che l’Italia, al pari di altri Paesi europei, non si doti di strumenti legislativi per combattere questi odiosi crimini di stampo omofobico”.
    “Il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari ha ieri sconvocato per una seconda volta l’Ufficio di presidenza, temendo che si possa calendarizzare il ddl Zan come richiedono Pd, M5s, LeU, Iv e Autonomie. Anziché essere super partes, il leghista Ostellari cede a tal punto ai diktat del suo partito da ricorrere a simili mezzucci ostruzionistici. Vergognoso e imbarazzante, poi, che abbia ventilato l’ipotesi di nominare Simone Pillon a relatore della legge. Si teme a tal punto il libero confronto politico in Senato su tale tema di civiltà?”. A dichiararlo in una nota il comitato di Dá voce al rispetto, la campagna nazionale del basso per sensibilizzare la pubblica opinione sull’approvazione del ddl contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo. “Per questo motivo – continua il comitato promotore – plaudiamo alla ferma volontà del senatore Pietro Grasso (LeU), che con una lettera formale, condivisa dai capigruppo Pd, M5s, Iv e Autonomie in Commissione Giustizia, ha oggi sollecitato Ostellari a convocare l’Ufficio di presidenza, ribadendo che ‘sui diritti non si arretra di un millimetro'”.

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    Covid: ok unanime Aula Senato a ddl avvocati, 231 sì

    L’Aula del Senato approva all’unanimità il disegno di legge di conversione sullo svolgimento dell’esame per l’abilitazione di avvocato durante l’emergenza Covid-19. I sì sono stati 231, nessun no e 2 astenuti. Il provvedimento ora passa alla Camera.