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    Inchiesta procura Perugia su presunta associazione segreta

    (ANSA) – PERUGIA, 30 APR – Sarebbe associazione segreta il
    reato ipotizzato dalla procura di Perugia nel fascicolo aperto
    in seguito alle dichiarazioni dell’avvocato siciliano Piero
    Amara. E’ quanto apprende l’ANSA.   
    Sull’inchiesta in corso viene comunque mantenuto l’assoluto
    riserbo e non vengono comunque fornite alcun tipo di conferme
    ufficiali. Al momento non risulterebbero comunque indagati.   
    Al centro del troncone d’indagine avviato dopo che alcune
    dichiarazioni dell’avvocato Amara sono state trasmesse da Milano
    a Perugia ci sarebbe l’ipotesi di una sorta di loggia che
    potrebbe coinvolgere vari ‘pezzi’ del Paese. Inchiesta condotta
    dal procuratore capo del capoluogo umbro Raffaele Cantone e da
    alcuni sostituti sulla quale viene mantenuto un riserbo.   
    Gli accertamenti sono comunque in una fase iniziale con le
    ipotesi tutte da verificare. Tra queste la possibilità che
    alcuni ‘pezzi’ delle istituzioni possano avere avuto l’obiettivo
    di condizionare le nomine in magistratura ma anche altri settori
    della vita del Paese. (ANSA).   

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    Mafia: Mattarella, coscienza pubblica ripudi ogni violenza

    “Educare gli studenti al rispetto dei principi civici significa porre le basi per costruire una collettività futura libera da ogni forma di condizionamento criminale. Per queste ragioni manifesto il mio apprezzamento verso il Progetto educativo promosso ogni anno dal Centro da Lei presieduto, quale tangibile contributo al consolidamento di una coscienza pubblica che ripudia ogni espressione di violenza”. Così Sergio Mattarella, in un messaggio al Presidente del Centro di studi “Pio La Torre”, Vito Lo Monaco, nel giorno del trentanovesimo anniversario della morte per mano mafiosa di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo.    

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    M5s: Conte, verso l'accordo con Rousseau

    Il tempo per la rifondazione del Movimento 5 Stelle è a un passo: Giuseppe Conte lo promette: “I tempi sono maturi” annuncia, assicurando che nei prossimi giorni “sarà fissato un grande evento in cui coinvolgeremo tutti gli iscritti, discuteremo sul nuovo statuto, di una carta di principi e valori per dare una chiara identità politica al Movimento”. Il conto alla rovescia ci sarà anche per la riorganizzazione interna (“Verranno eletti i nuovi vertici” assicura) e, dice, per la soluzione delle diatribe con la piattaforma Rousseau. 
    Il M5s – avrebbe detto d’altra parte Conte incontrando i capigruppo M5s – va verso una separazione consensuale con Rousseau.  L’accordo, avrebbe precisato l’ex premier ai parlamentari, potrebbe arrivare “nelle prossime ore”.
    L’uscita dell’ex premier in ben due avvenimenti pubblici intanto è già il segnale che, nonostante il travagliatissimo percorso di passaggio dal vecchio al nuovo, Conte non getterà la spugna: non è poco considerata la preoccupazione, a volte anche irritazione, serpeggiata tra i parlamentari per il continuo rinvio dell’annuncio del suo progetto. Ma c’è una spiegazione: oggi a Cagliari si terrà l’udienza della Corte d’appello che deve decidere sul ricorso presentato dal M5S contro la nomina del “curatore speciale” chiamato dal Tribunale a rappresentare legalmente il Movimento. Il giudice ha stabilito che allo stato dei fatti, neppure il “reggente” Vito Crimi ha la titolarità di capo politico.
    Tanto che la Procura potrebbe decidere di intimare al garante Beppe Grillo di indire le elezioni per la nomina dell’organismo di leadership collegiale come hanno richiesto gli iscritti con un voto durante gli Stati generali M5s. La questione di lana caprina è intimamente legata alla soluzione della trattativa con Rousseau: Davide Casaleggio si rifiuta di cedere la lista degli iscritti ai 5 Stelle, perché lo Statuto lo obbliga a consegnarla solo al capo del Movimento. Che ora, appunto, non c’è. Per questo Conte deve traguardare questa data del 30 aprile, sperando che da Cagliari arrivi una decisione in grado di procedere con il suo programma. Senza contare che c’è una frangia del Movimento che avversa il progetto di Conte e spera nell’intervento della Procura per arrivare all’elezione dell’organo dirigente collegiale: per loro per loro sarebbe un modo per entrare nella ‘stanza di comando’ e gestire dall’interno la transizione. I rapporti tra il M5s e Rousseau, sono ormai ai ferri corti. Conte ha di nuovo promesso a breve un ” chiarimento sulla piattaforma digitale” sottolineando di nuovo che “la responsabilità’ politica deve essere distinta dalla gestione tecnica della piattaforma”. Casaleggio reagisce alla messa all’angolo annunciando che aprirà la sua piattaforma e i propri servizi “a tutte quelle formazioni civiche che si apprestano a correre alle elezioni amministrative 2021”. Non solo, permetterà a queste liste, di “utilizzare appositi spazi comunicativi del Blog delle Stelle”. Un blog da sempre considerato il canale di comunicazione ufficiale del Movimento 5 Stelle. 
       

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    Lega: bufera su Durigon per inchiesta Fanpage. Salvini: 'E' per nascondere i problemi di Grillo'

    E’ bufera sul sottosegretario al Mef Claudio Durigon (Lega), dopo un’inchiesta di ‘Fanpage’ secondo la quale, durante una cena, parlando dell’inchiesta sui fondi del Carroccio avrebbe dichiarato che “quello che fa le indagini sulla Lega lo abbiamo messo noi”.
    Alta tensione alla Camera fra Lega e M5s dopo la richiesta dei Cinquestelle al ministro dell’Economia Franco di riferire sulle affermazioni di Durigon. Numerose le richieste di dimissioni, ma fonti della Lega fanno sapere che Durigon “è tranquillamente al lavoro” e ha già presentato dieci querele. 
    “Mi sembra una vicenda surreale, i 5Stelle si stanno agitando per nascondere i problemi di Grillo”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini parlando del caso del sottosegretario leghista, Claudio Durigon, alla stampa fuori dal Senato.
    “Piena fiducia” nella Guardia di Finanza che ha dimostrato “professionalità”, “rigore” e “tempestività” nelle indagini su Lombardia Film Commission e i sospetti fondi neri per la Lega. Lo dichiarano il procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e il pm Stefano Civardi in merito alle parole del sottosegretario leghista Claudio Durigon riportate in una inchiesta di Fanpage. I due pm, titolari del fascicolo, “nel confermare la fiducia nei militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf che hanno indagato su Lfc ribadiscono la tempestività, la professionalità e il rigore negli accertamenti che sono stati loro delegati”

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    Recovery: via libera del Cdm al Pnrr e al fondo extra da 30 miliardi. Domani all'Ue

    Il Cdm ha approvato la versione finale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sarà inviato alla Commissione europea. Lo si apprende da fonti di governo al termine della riunione. Il Cdm ha dato il via libera anche al decreto legge che istituisce il fondo complementare al Recovery per le infrastrutture, fondo da 30,6 miliardi. La riunione del Consiglio dei ministri è terminata dopo circa cinquanta minuti. Tecnicamente quella del Consiglio dei ministri sul Recovery plan è stata una “presa d’atto”, dopo l’illustrazione della versione finale del Piano di ripresa e resilienza da parte del ministro dell’Economia Daniele Franco.
    Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia sarà trasmesso alla Commissione europea domani. Lo rendono noto fonti di Palazzo Chigi, al termine del Consiglio dei ministri che ha dato il via libera finale a piano. Dalla presidenza del Consiglio trapela “soddisfazione” per aver rispettato la scadenza europea, come ci si era prefissi.
    “Il Pnrr proposto dal governo Draghi è un piano di visione, di riforma, di strategia”. Lo dice all’ANSA la ministra di Iv Elena Bonetti, al termine del Consiglio dei ministri. “Piena soddisfazione – sottolinea la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia – sia per la qualità del piano che per aver mantenuto l’impegno sulla data del 30 aprile per la trasmissione alla Commissione europea. Il rispetto dei tempi, grazie anche al grande lavoro fatto dal ministro Franco, permetterà al nostro Paese di poter usufruire prima degli anticipi sulle risorse”.
    Il ministro Di Maio scrive su Facebook: “È stato appena approvato in Cdm il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Siamo tra i primi Paesi ad inviarlo a Bruxelles e tra i primi che riceveranno i fondi del Recovery. In gioco ci sono oltre 220 miliardi di euro che saranno utilizzati per investire nelle competenze, per creare occupazione e per avviare grandi progetti all’insegna della transizione ecologica e della digitalizzazione. Altra cosa importante: circa 100 miliardi di euro andranno al Sud (88mld del Pnrr più 10mld del fondo investimenti complementare al Pnrr), per permettere a tutti gli italiani di avere le stesse opportunità”. 
    “Una grande occasione per il Paese su cui mobilitare tutte le energie e le forze vitali. Oggi può partire un percorso di ricostruzione. L’unità e la coesione sono le condizioni essenziali per vincere questa sfida #PNRR #NextGenerationEU”. Lo scrive su Twitter Andrea Orlando, ministro del Lavoro e capo delegazione del Pd al governo, al termine del Consiglio dei ministri sul Recovery plan.
    “Con il via libera definitivo in Consiglio dei ministri del Pnrr italiano si chiude la prima fase di impegno del governo di salvezza nazionale guidato da Mario Draghi. C’è l’orgoglio di essere entrati nel gruppo di testa delle nazioni europee, e di averlo fatto in appena dieci settimane di lavoro intensissimo. Ma c’è, soprattutto, la consapevolezza di aver assolto alla prima parte del ‘patto’ stipulato con gli italiani: riuscire a prendere il treno dei più ingenti finanziamenti per la ripresa mai visti in Italia dagli anni ’50”. Lo dichiara Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale.
    “La presidenza portoghese metterà in calendario l’approvazione dei primi piani” di Recovery “all’Ecofin del 18 giugno. Siamo anche pronti a convocare un Ecofin straordinario l’ultima settimana di giugno per approvare la seconda ondata di piani. Non possiamo perdere altro tempo, dobbiamo rilanciare la ripresa”: lo annuncia su Twitter il premier portoghese Antonio Costa, che detiene la presidenza di turno della Ue, congratulandosi con Francia, Germania e Grecia per l’invio dei piani. Il Portogallo è stato il primo a presentarlo.

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    Venezia verso l'addio alle Grandi navi. In Senato il primo ok

    Quando ci sarà veramente l’addio definitivo delle grandi navi a Venezia? Oggi con il via libera del Senato al decreto Trasporti è stato infatti compiuto solo un primo passo per vietare l’accesso in Laguna ai temibili ‘mostri del mare’. Troppo timido è il parere di molti. Il testo, che passerà ora all’esame della Camera, stabilisce che l’approdo delle Grandi Navi alla Serenissima sarà possibile solo fuori dalle acque protette della Laguna. Dà inoltre sessanta giorni di tempo all’autorità portuale del mare Adriatico settentrionale per bandire “un concorso di idee” per proposte di fattibilità tecnica ed economica per realizzare questi punti di attracco. Il problema è che, almeno per ora, non vengono specificati i tempi di realizzazione. Ha provato a spiegarlo il senatore Gregorio De Falco in Aula: “non abbiamo certezza che tra cento anni le navi non siano ancora lì”, ma il suo emendamento, che invitava ad “esaminare almeno i progetti esistenti senza buttare tutto il lavoro già fatto”, è stato bocciato.
    Il cosiddetto decreto Grandi navi, che contiene anche norme per l’organizzazione dei servizi di collegamento marittimo pubblico con le isole maggiori e minori e il differimento dal 31 marzo al 30 settembre 2021 per le procedure telematiche per il rilascio del Duc (documento unico di circolazione) per i veicoli iscritti al pubblico registro automobilistico, è passato con il sostegno di tutti i gruppi, fatta eccezione per Fratelli d’Italia che ha optato per “un’astensione responsabile”.
    L’accordo a Palazzo Madama si è avuto nonostante già ieri in commissione Trasporti tutti gli emendamenti siano stati respinti. Sulla possibilità di apportare eventuali migliorie il relatore, Mauro Coltorti (M5s), e il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Teresa Bellanova, hanno assicurato che le proposte respinte per estraneità di materia saranno riprese in altri provvedimenti come il dl in discussione in Consiglio dei ministri.
    Molte le critiche mosse in Aula del Senato. La senatrice Gelsomina Vono di Italia viva ha sottolineato che il no alle modifiche “toglie efficacia al decreto”, “lascia l’amaro in bocca” e che il sì del suo gruppo si deve alla “fiducia nel Governo Draghi” che “dovrebbe accogliere molte delle istanze rimaste inevase”; critico anche il Pd, “Venezia senza un porto non si può neppure immaginare”, ha detto Andrea Ferrazzi che ha invitato a “gestire la transizione, le navi non possono continuare, come purtroppo fanno, a passare per il bacino di San Marco”; anche per il gruppo Misto si tratta di “un provvedimento non soddisfacente, ma utile”; “bisognerà trovare un’alternativa”, ha messo in guardia il senatore Massimo Mallegni di Forza Italia rilevando la necessità di salvaguardare anche le ricadute occupazionali; per la Lega il decreto “è solo un inizio di percorso – ha spiegato Maurizio Campari – Sulla fiducia, abbiamo accettato di ritirare alcuni emendamenti”; il M5s ha osservato l’importanza di “mantenere un equilibrio tra ambiente e economia” perché, ha affermato Gabriella Di Girolamo “dove perisce la natura l’indotto economico muore”; infine i senatori di Fdi hanno rilanciato: “non servono concorso e iniziative pubblicitarie è sufficiente spostare il traffico crocieristico al Porto di Marghera”.   

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    Regeni, rinviata l'udienza contro quattro 007 egiziani

    Rinviata al 25 maggio l’udienza preliminare a carico di quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani accusati del sequestro, delle sevizie e dell’omicidio di Giulio Regeni. La decisione è legata al legittimo impedimento, causa Covid, di uno dei difensori. All’udienza di oggi erano presenti genitori di Regeni, Claudio e Paola. In aula anche il procuratore capo di Roma Michele Prestipino. A giudizio sono Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Nei loro confronti le accuse mosse dal sostituto Sergio Colaiocco variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.
    Intanto su Youtube e Facebook è compraso un documentario egiziano con fatti ricostruiti per gettare discredito sul ricercatore italiano e discolpare le autorità del Cairo.    “Noi vogliamo verità per Giulio Regeni”. Lo scrive su twitter il segretario Pd Enrico Letta nel giorno della prima udienza preliminare, davanti al gup di Roma, che vede imputati 5 appartenenti ai servizi segreti egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’uccisione del giovane ricercatore italiano. 

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    Decreto proroghe, ok dal CdM. Non c'è la norma sulle concessioni per le spiagge

     Il Consiglio dei ministri che si è riunito questa mattina ha dato il via libera al decreto legge di proroga dei termini.
    Nel testo, a quanto apprende l’ANSA, non è stata inserita la norma, oggetto di approfondimenti tecnici nelle ultime ore, sulla proroga delle concessioni balneari e per gli ambulanti. L’intervento avrebbe dovuto tra l’altro ovviare alle sentenze del Tar che, sulle concessioni per le spiagge, si scontrano con la proroga delle concessioni in contrasto con la normativa Ue.  “Non serve nessuna proroga perché una norma esiste già, anzi due: una per la proroga al 2033 e un’altra che congela le concessioni per il Covid”. Lo dice all’ANSA il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, interpellato a proposito delle concessioni balneari. Si tratta, aggiunge, di “un falso problema. Poi in Italia è tutto più complicato perché c’è chi interpreta le norme ma questa è un’altra questione. Ove fosse necessario, potrebbe essere utile fare una interpretazione autentica di norme già esistenti, ma l’unico messaggio che mi sento di mandare, l’unica cosa certa è che l’estate è tranquilla per tutti, gestori e utenti”.
    Stop all’obbligo di smart working al 50% per i dipendenti pubblici 
    Niente obbligo di far lavorare in smart working un dipendente pubblico su due, né durante l’emergenza né con l’adozione dei Pola, i piani organizzativi per il lavoro agile: secondo la bozza in entrata in Cdm del decreto proroghe, infatti, lo smart working si potrà proseguire in deroga fino alla definizione delle nuove regole con il contratto nazionale e comunque non oltre la fine dell’anno, ma non ci sarà il vincolo del 50%. Salta anche il limite del 60% indicato nei Pola, mentre scende dal 30% al 15% la soglia minima in caso di mancata adozione dei Piani organizzativi.
    “Si torna alla normalità: addio alla soglia minima del 50% per lo smart working” nella P.a. Lo dice il ministro Renato Brunetta spiegando le norme contenute nel decreto Proroghe: “Facciamo tesoro della sperimentazione indotta dalla pandemia e del prezioso lavoro svolto dalla ministra Dadone per introdurre da un lato flessibilità coerente” con il riavvio delle attività “che stiamo vivendo e dall’altro lato la piena autonomia organizzativa degli uffici. Un percorso di ritorno alla normalità, in piena sicurezza, concordato con il Comitato tecnico-scientifico e compatibile con le esigenze del sistema dei trasporti”.