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    Finale di Coppa Italia: Speranza firma, coprifuoco alle 24

    Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un’ordinanza valida “esclusivamente nella giornata di oggi” e solo “in relazione allo svolgimento della Finale di Coppa Italia che si terrà a Reggio Emilia”, che sposta l’inizio del coprifuoco alle 24. Secondo l’ordinanza, il termine orario degli spostamenti per i partecipanti all’evento inizierà alle ore 24 e terminerà alle ore 5 del giorno successivo, al fine di consentire il regolare deflusso del pubblico ed evitare la formazione di assembramenti nei punti di uscita dall’impianto “Mapei Stadium”. 

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    Bianchi: 'Forti investimenti per più tempo pieno a scuola'

    “Siamo convinti che sia necessario prevedere una scuola che vada sempre più verso il tempo pieno, in cui però il tempo pieno non sia solo l’ampliamento di quanto c’è già ora ma sia la possibilità di comprendere la fase complessa della vita che è la crescita, in cui si trasformano corpo mente e atteggiamenti. Questo implica massicci investimenti su mense e palestre, soprattutto al sud. La sola affermazione più tempo pieno non basta e alle superiori dobbiamo uscire dalle gabbie del 900”, ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi intervenuto in commissione Infanzia e adolescenza.
    “Dobbiamo uscire dalle gabbie del ‘900 alle superiori in cui tutto era messo in linea: matematica distinta da italiano, ginnastica, religione, il tutto in cocktail. La scuola deve essere rispondente alla interdisciplinarietà, non deve cumulare informazioni, ne siamo travolti. Dobbiamo dare ai nostri ragazzi più strumenti e in questo senso leggiamo le stem: non deve essere la sommatoria di scienze, matematica e tecnologie. Di stem ce ne vogliono di più e non si tratta di una alternativa alla formazione classica di cui dobbiamo essere orgogliosi. La scuola deve essere maggiormente in grado di dare strumenti critici e di vita collettiva. L’operazione è titanica e non vuole dire riformare la scuola ma ripensare in profondità gli strumenti che servono per affrontare le situazioni come quelle che abbiamo vissuto”, ha concluso Bianchi.

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    Vitalizi: il consiglio di garanzia del Senato conferma la restituzione

    Il consiglio di garanzia del Senato ha confermato la sentenza di primo grado che ha restituito i vitalizi a Roberto Formigoni e ad altri parlamentari ai quali era stato tolto in quanto condannati. I voti favorevoli sono stati tre e due contrari, Alberto Balboni di FdI e Valeria Valente del Pd. 
    “Questa sera il Consiglio di Garanzia del Senato ha deciso che restituire il vitalizio ai condannati è stata una decisione giusta. Alla faccia di tutti i ristoratori, commercianti e partite Iva in difficoltà, alla faccia di tutte le famiglie che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, alla faccia di chi percepisce pensioni ridicole. Ma questa gente non si vergogna? Noi non ci fermeremo e ci batteremo, come sempre, contro questo tentativo di restaurazione becera dei vecchi privilegi. Non molliamo!”. Lo scrive il deputato M5S Stefano Buffagni. 
    “Il condannato per corruzione Formigoni riprende il vitalizio, e con lui gli altri ex senatori riconosciuti colpevoli di gravi reati. Dal Senato arriva un nuovo schiaffo ai cittadini italiani: la Lega e Forza Italia se ne assumono la responsabilità di fronte al Paese. Il Consiglio di Garanzia, in cui non siede il M5S dopo il tradimento di un nostro ex senatore, ha deciso di respingere il ricorso avanzato dall’amministrazione di Palazzo Madama contro la sentenza di primo grado con la quale la commissione Contenziosa aveva annullato la delibera Grasso del 2015”. Lo affermano in una nota gli esponenti del MoVimento 5 Stelle Paola Taverna, vice presidente del Senato, Laura Bottici, questore di Palazzo Madama e Gianluca Perilli. “Finché c’era da assegnare i privilegi ai pochi della casta si faceva valere l’autonomia del Senato, ora che invece c’è da applicare regole di civiltà e rigore, allora l’autonomia non serve più e ci si appella in modo strumentale addirittura alla legge su Reddito di Cittadinanza e Quota 100 nonché a sentenze interpretate in modo forzato. Dopo decenni si sono accorti che i parlamentari potrebbero avere le stesse regole dei cittadini, ma lo fanno nell’unica volta in cui questo serve a difendere un privilegio. Evidentemente non conoscono vergogna. Noi non ci arrendiamo e domani rilanceremo la nostra battaglia con nuove proposte”.   

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    Riaperture, Mattarella firma. Coprifuoco alle 23 da domani

    Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il dl covid sulle aperture. Con la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la conseguente pubblicazione del decreto sulle riaperture in Gazzetta ufficiale il coprifuoco, finora fissato alle 22, da domani slitterà alle 23. Il provvedimento entra infatti in vigore il giorno dopo la sua pubblicazione in Gazzetta. 
     “La strategia è la vaccinazione che ha considerevolmente migliorato la situazione e l’osservanza delle regole, dei protocolli di distanziamento, delle mascherine e tutto quello che abbiamo imparato a fare in questo anno e mezzo”. Lo dice il premier Mario Draghi a margine del vertice sull’Africa a Parigi, rispondendo a una domanda sulle misure di contenimento del Covid. “I protocolli, il distanziamento, le mascherine” è “quello che abbiamo imparato a fare in questo anno e mezzo con lezioni severe e tremende, che speriamo di dimenticare”. 

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    Napoli, Conte: 'Fronte ampio con il Pd'. Manfredi in pole

    “Il Movimento5Stelle sarà in prima fila per portare avanti il “Patto per Napoli” e per realizzare questo intervento legislativo di riequilibrio, che anzi intendiamo estendere anche alle altre città metropolitane. Ci batteremo fino in fondo per perseguire questo obiettivo ed evitare che i più deboli paghino le più alte conseguenze della crisi pandemica. Lavoreremo da subito, dialogando con tutte le forze politiche parlamentari, ma sapendo di avere al fianco, in particolare, le forze progressiste a partire dal PD con le quali costituiremo un fronte ampio”. Così in una nota Giuseppe Conte. “In questi giorni – prosegue l’ex premier – ho sentito più volte Gaetano Manfredi, che ho voluto Ministro dell’Università e della Ricerca, al quale mi legano rapporti di stima e amicizia personale. E’ una eccellente espressione della società civile. Mi ha anticipato la sua posizione, che condivido pienamente. I napoletani, in linea con la loro grande storia, rivendicano una città europea, con servizi adeguati ai migliori standard, che sia protagonista della transizione ecologica e digitale”. “La sua denuncia sul dissesto, sui vincoli di bilancio e sulla prospettiva di mera liquidazione che compromettono il futuro del Comune di Napoli, merita una chiara assunzione di responsabilità, da parte di tutte le forze politiche. Il suo richiamo al ‘principio di realtà’ nasconde amore per la città e un senso nobile della politica, che non illude i cittadini e prospetta soluzioni concrete” dice Conte di Manfredi. E conclude: ” Il Movimento5Stelle sarà in prima fila per portare avanti questo Patto per Napoli e per realizzare questo intervento legislativo di riequilibrio”.
    L’ex ministro, però, lancia un appello per la ‘città al dissesto’ e si dice pronto a non candidarsi. “Al momento la mia disponibilità, in queste condizioni, sarebbe inutile perché non potrei fare quello che credo si debba fare: rispondere concretamente alle aspettative dei napoletani”. Così si conclude una lunga lettera in cui Gaetano Manfredi annuncia che non si candiderà a sindaco di Napoli per la coalizione di centrosinistra con il Movimento 5 Stelle. L’ex ministro e rettore della Federico II era in pole position per la candidatura ma ha deciso di rinunciare. “Il Comune presenta una situazione economica e organizzativa drammatica. Le passività superano abbondantemente i cinque miliardi di euro, tra debiti e crediti inesigibili. Le partecipate sono in piena crisi e si prospettano difficoltà a erogare i servizi. La macchina amministrativa è povera di personale e competenze indispensabili. La capacità di spesa corrente è azzerata. Siamo, di fatto, in dissesto”, scrive Manfredi.

    A anche il segretario del Pd Enrico Letta, a quanto si apprende da fonti del Nazareno, vuole che il PD si faccia carico delle “giuste preoccupazioni” poste dall’ex ministro Manfredi per la candidatura a sindaco di Napoli. Quello di Manfredi, si spiega al Nazareno, è un appello “alto alla responsabilità, appello che naturalmente condividiamo”.

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    Napoli:Manfredi rinuncia,non potrei rispondere a aspettative

    (ANSA) – NAPOLI, 18 MAG – “Al momento la mia disponibilità,
    in queste condizioni, sarebbe inutile perché non potrei fare
    quello che credo si debba fare: rispondere concretamente alle
    aspettative dei napoletani”. Così si conclude una lunga lettera
    in cui Gaetano Manfredi annuncia che non si candiderà a sindaco
    di Napoli per la coalizione di centrosinistra con il Movimento 5
    Stelle.   
    L’ex ministro e rettore della Federico II era in pole
    position per la candidatura ma ha deciso di rinunciare. “Il
    Comune presenta una situazione economica e organizzativa
    drammatica. Le passività superano abbondantemente i cinque
    miliardi di euro, tra debiti e crediti inesigibili. Le
    partecipate sono in piena crisi e si prospettano difficoltà a
    erogare i servizi. La macchina amministrativa è povera di
    personale e competenze indispensabili. La capacità di spesa
    corrente è azzerata. Siamo, di fatto, in dissesto”, scrive
    Manfredi. (ANSA).   

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    Le mille anime dell'impolitico Battiato

    La scomparsa di Franco Battiato, poliedrico intellettuale della canzone italiana, lascia irrisolto l’interrogativo politico che ha accompagnato la sua intera carriera: è di destra o di sinistra? Una domanda che il diretto interessato si è sempre lasciato scivolare addosso con superiore noncuranza, sentendosi “alto” rispetto alla politica dei palazzi popolati dai tanti governanti “perfetti e inutili buffoni”. Un personaggio unico nella storia musicale italiana e non solo per la sua capacità di frullare insieme stili, citazioni, atmosfere e generi, tanto da consentire all’intero arco costituzionale di riconoscersi almeno un po’ nei suoi testi, provocatori e ironici.
    Per cinquant’anni sul palco, nei primi anni ’70 canta (e lo fischiano) ai raduni pop di Re Nudo, i cosiddetti ‘festival del proletariato giovanile’ dove si intrecciano le tensioni libertarie con quelle politiche, hippies e Lotta Continua. Ma è ne “L’era del cinghiale bianco” e nel pop orecchiabile e raffinato di “Patriots” che gli ambienti giovanili della destra e del Fronte della Gioventù ritrovano negli anni ’80 temi e riferimenti a loro familiari. “Up Patriots to arms” (con il verso pasoliniano: “Le barricate in piazza le fai per conto della borghesia. Che crea falsi miti di progresso”) e “Radio Varsavia” vengono percepite dai critici musicali dell’epoca come la cultura della nuova destra. Per molti, fatte le debite differenze, l’opera di Battiato ha avuto lo stesso effetto di “attrazione/interpretazione” politica che ebbe quella di Lucio Battisti negli anni ’60-’70.
    Ma il siciliano, nato sul finire della seconda guerra mondiale, è più refrattario alle etichette. “Centro di gravità permanente” è stato per anni colonna sonora del Meeting di Rimini; la spirituale e commovente “E ti vengo a cercare” è stata eseguita davanti a papa Giovanni Paolo II e diecimila giovani che sventolavano ramoscelli d’ulivo e poi il concerto del dicembre 1992, al Teatro Nazionale di Baghdad, a sostegno della popolazione irachena ancora piegata dalla prima guerra del Golfo.
    Nel giorno della sua scomparsa, Emma Bonino ha ricordato come Battiato abbia “sempre sostenuto la politica radicale”, rimpiangendo “le ore passate a parlare” con lui e Marco Pannella. Molti suoi interventi erano affini a quelli grillini, e in passato il “maestro” non ha nascosto quanto preferisse “questi giovani di Grillo, animati da una profonda onestà e da una volontà chiara di fare pulizia” ad una classe politica “nella quale si contano circa 150 indagati e gente che ha fatto porcherie immonde…”. Ma altrettante volte ha criticato Beppe Grillo, in particolare nella parentesi di cinque mesi da assessore al Turismo della giunta regionale siciliana di centrosinistra guidata da Rosario Crocetta.
    “Assessore fantasma”, lo ribattezzarono per le assenze, in un’esperienza rapidamente conclusa anche per qualche affermazione stonata. Come il 26 marzo 2013, quando in un intervento al Parlamento europeo disse, riferendosi alla politica italiana: “Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile” e sarebbe meglio che “aprissero un casino”. Insorsero in molti, inclusi gli allora presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Piero Grasso. E Battiato fece una mezza retromarcia, spiegando che si riferiva “a passate stagioni parlamentari che ogni italiano di buon senso vuole dimenticare”, “caratterizzate da malaffare politico, dal disprezzo per le donne e per il bene pubblico”.
    “Franco BATTIATO, grande Artista ma piccolo Uomo”, scrisse Matteo Salvini, in un tweet che oggi alcuni gli rinfacciano sui social, dove il leader leghista ha reso omaggio al cantautore nel giorno della sua morte, citando un verso del suo brano più celebre, ‘La cura’, e dedicando “una preghiera, un ricordo e una canzone per il grande Maestro”.