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    Assegno unico in Cdm, fino a 217 euro a figlio. Ecco chi ne ha diritto

    In Cdm arriva il provvedimento ponte per l’assegno unico, che su iniziativa del ministro Elena Bonetti farà partire a luglio la misura per le famiglie che oggi non hanno accesso a sostegni, dagli autonomi e i disoccupati, per poi estendere l’assegno a tutti nel 2022.
    Da un minimo di 30 euro a un massimo di 217,8 euro al mese per ciascun figlio. E’ la misura ponte per l’assegno unico, valida da luglio a dicembre 2021 per chi non goda già di assegni familiari. A quanto si legge in una bozza, ne avranno diritto i nuclei fino a 50mila euro di Isee.
    Le famiglie con Isee fino a 7000 euro avranno 217,8 euro a figlio se hanno almeno 3 figli. 50 euro in più sono previsti per ciascun figlio disabile. Potrà accedervi chi paghi le tasse in Italia e sia qui residente da almeno 2 anni: sono ammessi cittadini italiani e Ue e titolari di permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca almeno semestrale. 

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    Salvini: 'Centrodestra unito alle Comunali, i nomi prossima settimana'

    “Io vado d’amore e d’accordo con Meloni e Berlusconi. Io gioco per vincere, sui giornali dicono che il centrodestra è diviso ma non è vero, stiamo scegliendo i candidati e domani incontrerò Michetti. La settimana prossima ci saranno i nomi” così il leader della Lega Matteo Salvini, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7. 
    “Sulle riforme io ho solo espresso il timore che qualcuno a sinistra non voglia le stesse riforme che noi e Draghi vogliamo – ha aggiunto – . Sulla giustizia, il Parlamento approverà alcune riforme presentate dalla ministra Cartabia e di cui siamo convinti, ma i referendum non sono oggetto della discussione in parlamento, sono un’altra cosa. Noi accompagneremo Draghi fino alla fine della legislatura, tra un anno e mezzo. Spero vada avanti il più possibile, sta dando energia e speranza nuova all’Italia. Se penso a Conte e ai banchi a rotelle, mi sembra che sia cambiato il mondo”.
    l leader della Lega Matteo Salvini si è presentato negli studi di La7 per partecipare alla trasmissione Otto e mezzo, con un mazzo di fiori per la conduttrice Lilli Gruber e ha dichiarato: “Dopo il Covid non è più tempo di bisticciare… Il tempo che il buon dio ci dà, usiamolo per costruire”. Salvini ha poi affrontato il tema della fede: “La fede – ha detto – l’avevo lasciata in terzo piano, dopo il lavoro, la famiglia… e devo dire che ritornare a credere ti dà più forza nella vita quotidiana. Non c’entra nulla con la politica, è una semplice volontà di condivisione. Tanto i cattolici, che sono persone intelligenti, non votano in base a un rosario o ad una preghiera, ma al supporto che diamo alla famiglia o difendendo la vita o la disabilità. Non ostento la fede, e non lo faccio per prendere più voti sicuramente” . 
       

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    Salvini e i Radicali presentano i referendum sulla giustizia

    Il leader della Lega Matteo Salvini insieme ad altri esponenti del Carroccio e del Partito Radicale, come Maurizio Turco, ha esposto un grande striscione davanti alla Corte di Cassazione con scritto “Referendum Giustizia”. Il comitato promotore, che ha la doppia presidenza Salvini-Turco, è entrato in Cassazione per depositare i quesiti del referendum sulla giustizia.

    “Oggi è una bellissima giornata di democrazia cambiamento e partecipazione popolare. Questo è un referendum per una riforma vera, profonda e giusta della giustizia attesa da decenni: meno correnti nel Csm, processi veloci, responsabilità civile di chi sbaglia, più tutele per i sindaci. Mentre il Parlamento andrà avanti nel processo delle riforme, gli italiani potranno accompagnare firmando da 2 luglio”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, in Cassazione per il deposito dei quesiti. “La riforma in Parlamento? Il Parlamento è pagato per fare le riforme della pa, della giustizia. Alcuni temi non potranno trovare spazio in Parlamento e li mettiamo nelle mani dei cittadini. E’ un aiuto, portiamo una dote al governo Draghi che ha la nostra piena fiducia, e al paese”, ha aggiunto.
    Con Matteo Salvini “la questione non è se si può trovare” una sintesi, perché “si deve trovare. Quelle risorse che l’Europa con grande generosità ci sta dando necessitano di alcune riforme”. Lo ha detto il segretario Pd, Enrico Letta, ad Agorà, su Rai Tre. “Sono convinto che il governo Draghi sia quello giusto” per fare le riforme che servono e un accordo “si deve trovare”.
    “Noi sosteniamo la ministra Cartabia con grande forza sulla riforma della giustizia. Ho incontrato Uggetti e abbiamo discusso sulla necessità di una riforma. Se non ora quando le riforme della giustizia? Devono essere nell’interesse dei cittadini. C’è la riforma fiscale, il fisco così non va, deve essere più basso sui redditi medio bassi e deve aiutare le imprese. Oggi il fisco premia gli evasori, noi dobbiamo premiare la fedeltà fiscale. Questo è il governo giusto, una sintesi si deve trovare”.
    “Servono riforme costituzionali, a partire dalle fine del bicameralismo paritario. Tutti gli addetti ai lavori sanno che questa anomalia tutta italiana pesa. Non so se questa stagione sarà quella giusta, ma resta un nodo da sciogliere”. Così il presidente di Italia Viva Ettore Rosato questa mattina a Skytg24. “Ora comunque essenziale trovare il modo di arrotondare spigoli e opposizioni frontali per accompagnare il governo in questa stagione di riforme previste dal PNRR e per permettere al Paese di superare la più grave crisi economica dal dopoguerra”.

       

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    Il decreto reclutamento al Cdm di venerdì

    Dovrebbe arrivare domattina sul tavolo del Consiglio dei ministri il decreto per il reclutamento del personale della P.a. legato al Recovery plan. 
    Il Cdm dovrebbe essere preceduto da una riunione del pre-consiglio alle 8. 
    Il decreto introdurrà procedure per accelerare le assunzioni, con concorsi semplificati e digitali da chiudere in 100 giorni, risorse per la formazione di giovani con forme di apprendistato e banche dati digitali per assumere professionisti particolarmente qualificati. Lo si apprende da diverse fonti di governo al termine della cabina di regia a Palazzo Chigi. 
     Sempre domani dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri la norma transitoria per l’assegno unico, che disciplinerà la misura per le famiglie nel 2021, a partire da luglio. L’assegno dovrebbe andare in particolare a chi oggi non ha accesso ad assegni familiari, come i lavoratori autonomi e i disoccupati. Dal 2022 l’assegno unco è previsto per tutti.    

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    Covid: Gelmini sul limite dei posti al tavolo al chiuso: 'Verso una sintesi positiva'

    Non c’è ancora ufficialità sull’alleggerimento delle regole sui tavoli nei ristoranti dopo un incontro tecnico che si è svolto questa mattina e dal quale, in primo momento, era emersa l’indicazione di alzare a 8 il numero massimo di persone al tavolo al chiuso ma fonti ministeriali, dopo un confronto con le Regioni abbassano il limite a sei persone. Sarebbe questo il punto di caduta su cui si starebbe convergendo in queste ore. Secondo quanto si apprende, all’esito del confronto con le Regioni, il ministro della Salute Roberto Speranza dovrebbe emanare domani un’ordinanza per definire le regole per la ristorazione e l’intesa dovrebbe portare a fissare il limite di sei persone per ciascun tavolo al chiuso. 
    Il ministro per le Autonomie, Mariastella Gelmini su twitter rassicura: “Governo e Regioni verso una sintesi positiva sul numero massimo dei commensali nei ristoranti, tanto al chiuso quanto all’aperto – scrive –  . La zona bianca è un ‘premio’, non avrebbe avuto senso mantenere le stesse regole previste per la zona gialla. Torniamo alla normalità”. 

    Governo e #Regioni verso una sintesi positiva sul numero massimo dei commensali nei #ristoranti, tanto al chiuso quanto all’aperto. La zona bianca è un “premio”, non avrebbe avuto senso mantenere le stesse regole previste per la zona gialla. Torniamo alla normalità.
    — Mariastella Gelmini (@msgelmini) June 3, 2021

     
    Di Maio, dare ulteriore slancio alle riaperture ma senza rinunciare alla prevenzione. “Sono ore importanti, di confronto. La ripresa è davanti a noi. Adesso è il momento di dare ulteriore slancio alle riaperture, ma senza rinunciare alla prevenzione. È ora di superare alcune limitazioni, a cominciare da quella delle 4 persone al tavolo nei ristoranti, questo è l’obiettivo del Governo anche dopo il confronto con le Regioni. Dobbiamo mettere tutto il Paese nelle condizioni di lavorare. Il turismo si sta rimettendo in moto. È arrivato il momento di andare oltre. Non dobbiamo mettere altri limiti, ma togliere quelli esistenti, in modo graduale e in sicurezza”. Lo scrive Luigi Di Maio su Fb.
    Speranza, proseguire con gradualità. Il ministro della Salute Roberto Speranza, a margine del G7 di Oxford ha rassicurato dicendo che “le cose vanno meglio” in Italia sul fronte Covid “grazie alla campagna di vaccinazioni e alle misure che abbiamo avuto in questi mesi”, ora occorre “proseguire in un percorso di gradualità . ha aggiunto –  perché è giusto riaprire ma passo dopo passo” visto che “un passo troppo lungo ci potrebbe far pagare un prezzo”. Quanto all’alleggerimento delle regole sui tavoli nei ristoranti ha precisato: “Bisogna sempre distinguere l’aperto dal chiuso perché al chiuso ci sono molti più rischi. Siamo sulla strada giusta, dobbiamo insistere su questa strada”.
    La proposta delle Regioni: 8 al tavolo al chiuso. La proposta della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome di far decadere i limiti all’aperto per le attività di ristorazione e di estendere – in via temporanea e per farlo decadere dopo due settimane – il tetto massimo al chiuso da 4 a 8 persone per tavolo avrebbe trovato l’assenso del Governo. E’ quanto si apprende da fonti delle Regioni. Il presidente Fedriga avrebbe inoltre rilanciato sull’opportunità di valutare l’abolizione di limiti all’aperto anche per le zone gialle e, a tal proposito, si sarebbe impegnato a coinvolgere il tavolo tecnico nazionale. Nei ristoranti al chiuso in zona bianca – nell’ambito del limite di otto persone al tavolo – sarà previsto un massimo di due nuclei familiari. Non è ancora chiaro se il provvedimento, emerso alla luce dell’incontro tecnico che si è svolto questa mattina – sarà contenuto in una specifica ordinanza.
    Un terzo del Paese con 12 milioni di italiani in zona bianca da lunedì prossimo. E l’estate alle porte con nuovi graduali allentamenti delle misure anti-Covid. Archiviata la questione sul numero di commensali al ristorante – con un’ordinanza ministeriale che non prevederà alcun limite all’aperto e un massimo di sei persone al chiuso – si resta in attesa di eventuali esperimenti pilota sulle discoteche, dello slittamento del coprifuoco a mezzanotte il 7 giugno e dell’arrivo del green pass europeo per viaggiare in libertà, forse anche prima di luglio. Nelle prossime ore il monitoraggio dovrebbe decretare l’entrata nell’area di rischio più bassa anche per Abruzzo, Liguria, Umbria e Veneto. Queste ultime si aggiungerebbero a Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna. Dal 14 giugno, invece, potrebbe toccare a Lombardia, Lazio, Piemonte, Puglia, Emilia-Romagna e Provincia di Trento (che hanno da questa settimana già ottimi dati) mentre dovranno aspettare il 21 giugno Sicilia, Marche, Toscana, Provincia di Bolzano, Calabria, Basilicata e Campania. Ultima ad entrare in zona ‘bianca’, sempre secondo le stime, sarà la Valle d’Aosta presumibilmente il 28 giugno. E gli effetti dell’allargamento delle maglie non sembrano per fortuna pesare negativamente sui territori: nel Molise, in zona bianca da due settimane, il governatore Toma riferisce che l’incidenza è scesa a 11,8 in sette giorni. La Regione è anche la prima è la prima zona verde italiana in Ue e tra le prime sette in tutta Europa, secondo la nuova mappa aggiornata sui contagi stilata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Il resto del Paese è classificato come arancione (meno di 50 casi per 100mila e tasso pari al 4% o superiore), tranne la Calabria, Basilicata e Valle d’Aosta in rosso (tra i 50 e i 150 ogni 100mila).

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    Commissione ministero apre a ritorno in toga dopo politica

    Non dovranno dire addio per sempre alla toga i magistrati che scelgono l’esperienza politica, come invece previsto dal disegno di legge Bonafede. Nel testo presentato dalla Commissione incaricata dalla ministra Marta Cartabia del progetto di riforma del Csm, non c’è – a quanto si è apprende – il divieto assoluto per chi si candida a rientrare in magistratura alla fine dell’esperienza politica. Ma si propone l’introduzione di limiti territoriali: si potrà riprendere a esercitare funzioni giudiziarie cambiando regione. Si prevedono inoltre limiti più stringenti per l’eleggibilità dei magistrati. 
    Nessun sorteggio per comporre il Csm, ma un nuovo sistema elettorale che determini una cesura tra le correnti della magistratura e i consiglieri togati. E’ una delle indicazioni contenute nel documento finale della Commissione presieduta dal costituzionalista Massimo Luciani incaricata dalla ministra della Giustizia del progetto di riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, che domani sarà oggetto di un confronto tra Marta Cartabia e la maggioranza.Si chiede anche l’aumento del numero dei componenti del Csm e criteri più rigorosi per la formazione delle Commissioni con incompatibilità per chi è nella Sezione disciplinare.
    Limitare i passaggi dalle funzioni di giudice e quelle di pm e viceversa. Lo propone – a quanto apprende l’ANSA – la Commissione presieduta dal costituzionalista Massimo Luciani e incaricata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia del progetto di riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Attualmente è possibile cambiare funzioni quattro volte durante l’intera carriera: tra le ipotesi messe sul tavolo dalla Commissione c’è limitare il “cambio di casacca” a due volte sole.

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    Papa: non ci sia indifferenza di fronte a chi non ha il pane

    (ANSA) – CITTA DEL VATICANO, 03 GIU – “Chi si nutre del Pane
    di Cristo non può restare indifferente dinanzi a quanti non
    hanno pane quotidiano”. Lo dice Papa Francesco in un tweet, nel
    giorno in cui la Chiesa celebra la festa del Corpus Domini.   
    (ANSA).   

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    M5s: l'ex ministra Trenta lascia il Movimento

     “Lascio i 5 Stelle, più precisamente questo Movimento. Lascio con tanto dolore ma senza il rimpianto di non averci creduto e di non averci provato fino all’ultimo. Questa non é più la casa della trasparenza, della democrazia dal basso, della partecipazione e della coerenza con valori che sono e resteranno comunque miei. Lascio perché il coraggio di andare contro, quando è necessario, é stato messo in secondo piano dai personalismi, perché i troppi compromessi e le retromarce sono la negazione dei sogni di chi ha creduto in noi”. Lo annuncia l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta in un post su Fb dove ringrazia Di Maio per averla a suo tempo candidata e precisa: “Lascio ma non lascio la politica, scendo qui, proprio per ricominciare!”.