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    Mini-prescrizione, tempi più lunghi per la corruzione

     Velocizzare i tempi e renderli compatibili con gli obiettivi del Recovery e degli standard europei: è lo scopo della riforma della Giustizia approvata in Cdm, il cui nodo principale era rappresentato dallo stop alla prescrizione, che il Movimento Cinque Stelle avrebbe inizialmente voluto estendere a tutti i gradi di giudizio. La mediazione della ministra Cartabia ha puntato sull’inclusione dei reati contro la Pubblica Amministrazione, come la corruzione e la concussione, tra quelli con tempi processuali allungati, e l’inserimento delle condizioni di ‘improcedibilità’ per il secondo e terzo grado, se si sforano determinate tempistiche.    PRESCRIZIONE – La Guardasigilli propone di bloccare definitivamente la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, che si tratti di assolti o condannati. Nel processo di Appello verrebbe introdotto invece il termine massimo di due anni (arriverebbe a tre in caso di reati gravi), oltre il quale si dichiarerebbe l’improcedibilità. Lo stesso termine sarebbe di un anno in Cassazione (in caso di reati gravi la proroga sarebbe di ulteriori sei mesi). Dunque nel secondo e terzo grado di giudizio, oltre quei tempi stabiliti non si estinguerebbe il reato ma si sospenderebbe il processo, di fatto bloccato. Un caso diverso dunque dalla prescrizione, dove il reato è appunto cancellato. Per i reati imprescrittibili – come quelli punibili con l’ergastolo – non sarebbero posti limiti alla durata dei processi.    TEMPI PIÙ LUNGHI SULLA CORRUZIONE – I tempi processuali vengono allungati per quanto riguarda i reati contro la Pubblica amministrazione, come la corruzione e la concussione: oltre ai tempi già stabiliti, la proroga è di un anno in appello e di sei mesi in Cassazione. In ogni caso sulla corruzione non ci sarebbe alcun automatismo sull’allungamento dei termini per appello e Cassazione, di un anno o meno, perché ciò sarebbe subordinato alla particolare complessità del procedimento, dovuta al numero delle parti o delle imputazioni.    CRITERI DI PRIORITÀ – Gli uffici del pubblico ministero, per garantire l’efficace e uniforme esercizio dell’azione penale, nell’ambito di criteri generali indicati con legge dal Parlamento, dovranno individuare priorità trasparenti e predeterminate, da indicare nei progetti organizzativi delle Procure e da sottoporre all’approvazione del Consiglio Superiore della Magistratura.    APPELLABILITÀ – Si conferma in via generale la possibilità – tanto del pubblico ministero, quanto dell’imputato – di presentare appello contro le sentenze di condanna e proscioglimento. L’inammissibilità dell’appello avviene invece per “aspecificità dei motivi”.    DURATA INDAGINI PRELIMINARI IN BASE A REATO – Il pubblico ministero può chiedere il rinvio a giudizio dell’indagato solo quando gli elementi acquisiti consentono una “ragionevole previsione di condanna”. Si rimodulano i termini di durata massima delle indagini rispetto alla gravità del reato. Inoltre, alla scadenza del termine di durata massima delle indagini, fatte salve le esigenze specifiche di tutela del segreto investigativo, si prevede un meccanismo di ‘discovery’ degli atti, a garanzia dell’indagato e della vittima.    MENO UDIENZE PRELIMINARI – L’udienza preliminare è limitata a reati di particolare gravità e, parallelamente, si estendono le ipotesi di citazione diretta a giudizio. Il giudice dovrà pronunciare sentenza di non luogo a procedere quando gli elementi acquisiti non consentano una ragionevole previsione di condanna.    CASSAZIONE E CORTE STRASBURGO – Si introduce un nuovo mezzo di impugnazione straordinario davanti alla Cassazione, per dare esecuzione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo.    DIGITALIZZAZIONE – Per risparmiare tempo, si prevede che il deposito degli atti e le notifiche possano essere effettuati per via telematica.    PATTEGGIAMENTO – Quando la pena detentiva da applicare supera i due anni (il cosiddetto patteggiamento allargato), l’accordo tra imputato e pubblico ministero si può estendere alle pene accessorie e alla loro durata, oppure alla confisca facoltativa e alla determinazione del suo oggetto e ammontare.    QUERELE – La procedibilità a querela è estesa a specifici reati contro la persona e contro il patrimonio con pena non superiore a due anni.    PENE SOSTITUTIVE – Le pene sostitutive come detenzione domiciliare, semilibertà, lavoro di pubblica utilità e pena pecuniaria – attualmente di competenza del Tribunale di sorveglianza – saranno direttamente irrogabili dal giudice entro il limite di quattro anni di pena inflitta. E’ esclusa la sospensione condizionale.    TENUITÀ DEL FATTO – Per evitare processi per reati minimi, si delega il Governo a estendere l’ambito di applicazione della causa di non punibilità a quei reati puniti con pena non superiore a due anni.    

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    Via libera alla riforma della giustizia, compromesso con M5s

    Verso l’intesa sulla riforma della giustizia. E’ iniziata a Palazzo Chigi con quasi due ore di ritardo la riunione del Consiglio dei ministri. Si va, a quanto confermano più fonti di governo, verso il via libera unanime alla riforma del processo penale, dopo l’ultima mediazione con i Cinque stelle. 
    La novità è l’inserimento dei reati contro la PA, come la corruzione e la concussione, tra quelli con tempi processuali allungati. Un risultato, si apprende da fonti di governo M5S, frutto delle riunione pre-Cdm. A questo punto, si spiega, M5s potrebbe votare a favore. In Parlamento potrebbero esserci ulteriori miglioramenti tecnici.
    Dopo la sospensione chiesta da Forza Italia il Consiglio dei ministri è ripreso. La Lega ha ricucito e aiutato a trovare una mediazione tra i ministri Cinque stelle e il ministro della Giustizia Marta Cartabia sui termini della prescrizione in appello e Cassazione. Lo affermano fonti della Lega, secondo le quali a questo punto si va verso un voto unanime alla riforma in Cdm. 
    Il premier Mario Draghi chiede al Consiglio dei ministri se tutti sostengano convintamente il testo della riforma del processo penale e saranno leali in Parlamento: nessuna obiezione. Passa così in Cdm la proposta del ministro Cartabia sulla giustizia. Non un voto formale sulla proposta ma il sostegno unanime al testo, chiesto dal premier Draghi.

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    Riforme: Sì definitivo del Senato per il voto ai diciottenni

    Il Senato ha approvato la riforma costituzionale che attribuisce ai 18enni il voto per eleggere il Senato.    Con questo voto il Parlamento ha approvato definitivamente la riforma che sarà promulgata tra tre mesi per consentire di chiedere il referendum confermativo, dato che alla Camera sono mancati i due terzi. 
    In favore della riforma hanno votato 178 senatori, 15 hanno votato contro e 30 si sono astenuti. Questa riforma entrerà in vigore dalle prossime elezioni politiche e farà si, come ha spiegato il relatore Dario Parrini, presidente della Commissione Affari costituzionali, che le due Camere abbiano la stessa base elettorale e quindi che in esse vi siano le stesse maggioranze politiche. Sono quasi 4 milioni i giovani, tra i 18 e i 24 anni che saranno coinvolti in questa modifica costituzionale acquistando l’elettorato attivo per il Senato.

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    Papa: suora prega guardando finestre al decimo piano Gemelli

    (ANSA) – ROMA, 08 LUG – “Prima di essere il Papa è una
    persona che ha bisogno di aiuto”. A dirlo è suor Maria Leonina,
    all’anagrafe Giuseppina, che stamani ha pregato con le mani
    rivolte verso il cielo e gli occhi puntati alle finestre al
    decimo piano del Policlinico Gemelli, dove da domenica è
    ricoverato Papa Francesco.   
    “Una preghiera ci vuole sempre per il Papa e per il mondo”,
    ha detto la suora parlando con i giornalisti accampati ormai da
    giorni su una collinetta da cui è possibile immortalare
    l’ingresso principale del nosocomio e le ormai famose finestre
    serrate.   
    “Il Papa è un capo di Stato, è un capofamiglia, ma la mia è
    una preghiera per aiutare questo povero cristiano che sta male.   
    Perché il Papa – ha concluso – sta meglio a Santa Marta”.   
    (ANSA).   

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    Bianchi: scuola in presenza non è solo problema del governo

     “La scuola italiana è in cammino. Non è che il ritorno in presenza è un problema solo del governo: tutti dobbiamo lavorare per tornare alla normalità. Io me ne sto già occupando, voglio che se ne occupino anche gli altri, voglio che lo facciamo assieme, dobbiamo insistere, condividere, sostenere il ministro per tornare ad una scuola in presenza che sia una scuola di affetti. Va fatto insieme, io ci sono ma dovete esserci anche voi”. Così il ministro dell’ Istruzione Patrizio Bianchi.”La sto facendo la battaglia per la presenza, giorno e notte, mi impegno a continuarla ma ognuno ha una responsabilità: il Cts fa le sue affermazioni, loro ci dicono che ci sono ancora dei problemi sanitari e ci devono dire loro cosa succede se ci sono certi livelli di copertura vaccinale. Io la battaglia per il rientro in presenza la sto facendo alla grande, facciamola insieme”, precisa il ministro  Bianchi.”Allo stato attuale non c’è, non abbiamo in mente di farlo, però c’è un fortissimo appello alla solidarietà collettiva”. Così Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, risponde all’ipotesi di rendere obbligatorio il vaccino per gli insegnanti (proposta avanzata nelle scorse ore anche dai dirigenti scolastici). Bianchi ha parlato a margine dell’evento di apertura di Repubblica delle idee, in corso a Bologna.   

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    C.destra, Salvini: spero in estate una federazione

     “La federazione del centrodestra nasce dal basso, dai territori e dai fatti, nei gazebo in cui si raccolgono le firme per i referendum della giustizia. Nei fatti c’è già, io spero che l’estate la faccia nascere”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini a chi gli chiede, a margine dell’Assemblea di NcI, quando nascerà la federazione del centrodestra. 
    “Provano sempre a farmi litigare con Berlusconi, ma non ci riusciranno, Berlusconi è stato un grande della politica, dell’editoria, del calcio, della cultura”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini intervenendo all’assemblea di NcI.
    E sul tema accelera anche Silvio Berlusconi: “Il processo di costruzione del Centro Destra Unito sempre più credo debba essere il nostro orizzonte in vista del 2023. Un progetto che ha sollevato tanti dubbi, ma credo che sarà la forza stessa delle cose a portarci in questa direzione”.

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    Draghi prova sprint sulle nomine Rai ma è tensione tra i partiti

    Indicare il nuovo amministratore delegato e il nuovo presidente già il 12 luglio, prima del voto del Parlamento sul Cda: è questa la mossa che il premier Mario Draghi potrebbe mettere in campo per sciogliere uno dei nodi politici più ostici , quello dei vertici di viale Mazzini. Ma la decisione a cui il premier sarebbe orientato non abbassa la tensione in maggioranza. Stando a quanto filtra da fonti parlamentari di primo piano, i partiti avrebbero poco gradito l’accelerazione: è una mossa che “innova” la legge, è stata una delle reazioni “a caldo” circolata in maggioranza. Il pressing, politicamente trasversale, su Palazzo Chigi sul dossier Rai nelle ultime settimane ha superato il livello di guardia. E il travaglio interno al M5S ha contribuito a un nuovo rinvio, al 14 luglio, del voto della Camera e del Senato sui componenti del nuovo Cda. Il governo a questo punto vuole consegnare al più presto una guida forte al servizio pubblico. Per il profilo di Ad si guarda innanzitutto al fattore “esperienza internazionale”. Due i nomi in pole, secondo le indiscrezioni filtrate in ambienti di maggioranza: quello di Matteo Maggiore, direttore della Comunicazione della Bei (da dove proviene l’attuale numero uno di Cdp, Dario Scannapieco) e quello di Giorgio Stock, ex presidente di Warner Media. Più defilata resisterebbe la candidatura dell’ex ad di Rcs e Gedi Laura Cioli. Sul fronte presidenza la stella polare, per Draghi – si ragiona sempre in ambienti della maggioranza – una delle stelle polari dovrebbe essere la parità di genere . Con un “ma”: il successore di Marcello Foa va votato dalla commissione di Vigilanza. E serve, quindi un accordo politico. I nomi che circolano al momento sono quelli di Patrizia Grieco (presidente Mps), di Beatrice Colletti (sponsorizzata dal M5S) e di Simona Agnes (gradita al centrodestra). Nella rosa di nomi al femminile cifrcola anche il nome di Alessandra perrazzelli, alto dirigente di Bankitalia, anche se più di una fonte di governo non la vede in partita. Sullo sfondo, al maschile, ci sono i nomi di Antonio Di Bella, per l’area di centrosinistra, e di Mauro Masi per il centrodestra. La situazione resta comunque fluida e anche il fatto che lunedì prossimo il governo indichi i nuovi vertici è tutt’altro che scontato

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    Ddl Zan: Fedez, dico la mia da cittadino, non vedo perché no

    “Io non ho l’obiettivo di entrare in politica. Io e Chiara Ferragni siamo cittadini ed entriamo nel dibattito pubblico parlando di cose che riguardano noi e voi. Silvio Berlusconi fa l’imprenditore e il politico, Montezemolo fa l’imprenditore e dice la sua, Briatore fa l’imprenditore e dice la sua e invece Fedez e Chiara Ferragni vanno regolamentati….”. Lo dice Fedez aprendo la diretta Instagram sul ddl Zan con il parlamentare Pd Alessandro Zan e con Marco Cappato e Giuseppe Civati. Parole, quelle di Fedez, con cui il cantante e imprenditore replica a Matteo Renzi. 

    Zan, mediazione Lega non accettabile,toglie umanità
     “La Lega è quella che ha sottoscritto con Orban una Carta dei Valori orribile. Ma dico di più, ha presentato una proposta di mediazione che toglie l’identità genere, che peraltro esiste già nel nostro ordinamento. La Lega vuole toglierla perché vuole discriminare un gruppo sociale che è già discriminato, le persone trans e transgender. Come posso avallare una mediazione che toglie umanità alla legge?”, dice Zan, che aggiunge: “è meglio nessuna legge che una legge cattiva che discrimina”. “Il tema è che c’è un protagonismo intrinseco in Renzi che non è solo di oggi…”, spiega a sua volta Fedez secondo cui “il timore è che sia andato tutto a gambe all’aria. E nel caso in cui tutto saltasse non vorrei che passasse la narrazione che un politico con manie accentratrici e che ha motivazioni politiche non legate al ddl Zan dica ‘io ci ho provato’.”. “Ma io non lo credo che il ddl salti, bisogna andare avanti e essere determinati. A Renzi va riconosciuta una grande forza di volontà sulle unioni civili. Ma ora il quadro è cambiato, allora lui era presidente del Consiglio, qui non si può portare dentro il governo”, replica Zan.