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    Ddl Zan: Masini, intervento commosso in Aula, no alla paura

    “Quando capì di me mia madre disse: ‘Ho paura per te’. Tutti i genitori hanno paura per i loro figli, ma non tutti sono costretti ad avere paura per una società immatura che ritiene che tuo figlio o tua figlia possa o debba essere un soggetto più vulnerabile per quello che è. A tutti voi auguro di poter guardare negli occhi i vostri cari e anche quelli che un domani saranno diversi dai vostri desideri e potergli dire: ‘Io ti ho protetto dalla paura’. Ringrazio la mia capogruppo Annamaria Bernini, i miei colleghi e tutto il mio partito Forza Italia per il rispetto che mi ha sempre dimostrato”. Così la senatrice di Forza Italia, Barbara Masini – che di recente ha fatto coming out e ha detto di essere favorevole al disegno di legge Zan, pur con alcune riserve – ha concluso il suo intervento in Aula, con un po’ di commozione, durante la discussione sul ddl.
    In particolare, sulla proposta ha spiegato: “La maggioranza degli italiani si dice favorevole a questa legge anche così com’è, pur con tutte le criticità alcune oggettive, e fra questi ci sono anche elettori di centrodestra. Per il mio partito si parla del 48% di favorevoli, saranno di più o di meno ma il punto è rispondere a chi crede che una posizione come la mia non sia in linea con un certo elettorato e invece lo è”. E ha aggiunto: “Rivendico in Forza Italia un atteggiamento costruttivo e penso che ci si debba provare fino all’ultimo per arrivare a un percorso più condiviso, limando alcune vaghezze, senza atteggiamenti di chiusura e forzature che non fanno bene ai diritti né alla democrazia”, ricordando che “giunti a questo punto, sarebbe una grande sconfitta di vedere ancora una volta un disegno di legge che in 25 anni, tutte le volte che si è tentato un iter legislativo, non l’ha mai terminato affossato nei due rami del Parlamento”.    

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    Rai: via libera del Cdm a nomine Fuortes e Soldi

    Via libera del Consiglio dei ministri, a quanto si apprende da fonti dell’esecutivo, alle nomine di Carlo Fuortes e Marinella Soldi per i vertici della Rai. L’indicazione è formalmente arrivata dal ministro dell’Economia Daniele Franco, in accordo con il premier Mario Draghi. 
    L’assemblea degli azionisti della Rai, alla presenza dell’intero azionariato (Mef e Siae), ha approvato oggi il Bilancio 2020 del Gruppo Rai che si è chiuso con un risultato netto consolidato in pareggio. Nel corso della stessa seduta – spiega una nota di Viale Mazzini – è stato nominato il Cda composto da Simona Agnes, Francesca Bria, Igor De Biasio, Alessandro Di Majo, Carlo Fuortes, Riccardo Laganà, Marinella Soldi e ha indicato il consigliere Carlo Fuortes per la posizione di amministratore delegato.
    Intanto non si placano le polemiche dopo il voto dei nuovi membri del consiglio di amministrazione della Rai con l’elezione da parte della Camera di Francesca Bria e Simona Agnes e di Igor Di Biasio e Alessandro Di Majo da parte del Senato. “Una violazione senza precedenti delle più banali norme del pluralismo. La televisione di Stato è pagata con i soldi di tutti gli italiani. Oggi si stima che il 20% di quegli italiani voti per FdI e FdI non ha alcuna presenza o rappresentanza né nel cda della Rai né alla presidenza della commissione di vigilanza Rai che di prassi spetta all’opposizione”. Lo dice, a margine della presentazione del suo libro a Pescara, Giorgia Meloni, a proposito della nomina del nuovo cda Rai, parlando di “decisione scandalosa. Mi dispiace che le massime cariche istituzionali, a partire dal presidente Mattarella, non abbiano ritenuto di intervenire”. 

       

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    W20: 11mln ragazze rischiano di non tornare più a scuola

    A causa della pandemia, 11 milioni di ragazze rischiano di non tornare mai più a scuola, con impatti potenzialmente devastanti sulla loro salute, sulla loro sicurezza e sul loro benessere. E’ quanto denuncia Save the Children in occasione della partecipazione al Women-20 Summit, la tre giorni di incontri e dibattiti dedicati all’empowerment femminile, che si chiude oggi a Roma.
    “La perdita dell’opportunità di ricevere un’istruzione espone bambine e adolescenti al rischio – afferma Save the Children – di sfruttamento del lavoro minorile, matrimoni e gravidanze precoci, con una situazione che nell’ultimo anno è peggiorata drammaticamente”. Secondo l’organizzazione “se a livello globale, infatti, i minori dei paesi più poveri hanno perso il 66% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei che vivono nei paesi più ricchi, la situazione è ancora più grave per le bambine: nei paesi a basso reddito hanno totalizzato, in media, il 22% in meno di giorni d’istruzione rispetto ai loro coetanei maschi. Anche se nei paesi più ricchi il gap di genere è minore (le ragazze hanno perso oltre il 3% d’istruzione rispetto ai coetanei dell’altro sesso), bambine e ragazze restano svantaggiate: basti pensare che alla fine del 2020, nel nostro paese, più di 1 ragazza su 4, tra i 15 e i 29 anni, era intrappolata nel limbo dei Neet, cioè coloro che non studiano e non lavorano”.
    “L’uguaglianza di genere non è solo un imperativo morale o una questione di equità, fa bene anche alla crescita” economica e “le donne devono essere al centro dei nostri sforzi per realizzare una ripresa sostenibile e inclusiva”. Lo ha detto il commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni, intervenendo al summit W20 in corso a Roma, la tre giorni di dibattiti del G20 dedicata alla parità di genere. Le analisi economiche Ue “indicano che l’aggiunta di donne alla forza lavoro stimola la crescita economica”, ha sottolineato Gentiloni, mettendo in evidenza l’importanza delle misure incluse nei piani nazionali di ripresa finanziati dal Next Generation Eu per promuovere la parità di genere. Il commissario si è poi soffermato sulla necessità di “compiere progressi” anche in fatto di parità di retribuzione, “un principio fondamentale in una società moderna ed equa, ma che ancora ci sfugge”.

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    Ddl Zan: Aula del Senato sospesa, discussione riprende il 20/7

    L’aula del Senato è sospesa e la discussione sul disegno di legge Zan riprenderà il 20 luglio alle 16.30 (lo stesso giorno alle 12 scadrà il termine per presentare emendamenti). Ad annunciarlo in Aula è stato il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa che presiedeva l’assemblea, visto che alle 15 è in programma il question time. Dei 60 senatori iscritti a parlare, oggi ne sono intervenuti una ventina.
    “Al ddl Zan non è mai mancato il voto favorevole di Italia Viva – ha detto il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone a Omnibus -; siamo stati decisivi in ogni passaggio della legge in Senato, dalla richiesta di calendarizzazione in aula sino al voto di ieri e a tutte le sedute in commissione giustizia. Abbiamo portato avanti una strategia che si sta confermando positiva e condivisa che è quella della mediazione per portare a casa la legge in tempi brevi con una maggioranza ampia. Chi affossa la legge è chi ancora oggi, nonostante i voti risicatissimi di questi giorni, per questioni di mero posizionamento politico sta rifiutando il confronto, il Pd si sta dimostrando il vero partito No Zan, per non parlare dei 5s in questa fase, nascosti sotto dieci metri di sabbia”. 
    “Se fanno due cambi sul tema del gender e delle scuole, la legge viene fatta e garantisce ai ragazzi omosessuali, alle persone transessuali e con disabilità, una tutela maggiore, quindi io sono per fare un accordo, questa è politica, quelli che vogliono fare le battaglie di principi che non portano a niente, fanno i convegni, ma non fanno le riforme”, ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi a Rtl 102.5.

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    Accordo sui membri del cda Rai, ma restano tensioni

    Accordo raggiunto tra le forze politiche, ma restano forti malumori tra i parlamentari. Dopo i mugugni sui nomi di Carlo Fuortes come ad e Marinella Soldi per la presidenza, annunciati da Palazzo Chigi, anche l’elezione dei quattro membri del consiglio di amministrazione Rai provoca turbolenze tra Montecitorio e Palazzo Madama, sia nel centrodestra, dove potrebbe restare escluso il candidato di Fratelli d’Italia, che tra Pd e M5S per le scelte di nomi non condivise da tutti. I dem hanno confermato l’indicazione di Francesca Bria, presidente del Fondo Nazionale Innovazione ed esperta di nuove tecnologie, per il voto di questa sera alla Camera insieme a M5S e Leu. Un nome definito da tempo che non accontenta però tutti, viste le preferenze per il giornalista Stefano Menichini di una parte del Pd, oltre che di Italia Viva, che ha lasciato libertà di voto per protesta contro il metodo scelto. M5S ha invece optato per Alessandro Di Majo, che è stato eletto al Senato con 78 voti, ma è una scelta che diversi esponenti del Movimento giudicano come “calata dall’alto”. L’indicazione dei membri della commissione di Vigilanza, infatti, non era stata quella per l’avvocato romano, che secondo diverse fonti del Movimento sarebbe particolarmente gradito a Giuseppe Conte. Nel corso delle audizioni in Vigilanza Di Majo non aveva convinto i deputati e senatori del Movimento, che avevano invitato i vertici a indicare Antonio Palma, attuale presidente dell’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Tensione anche nel centrodestra, dove il candidato di Fratelli d’Italia rischia di rimanere escluso. Lega e Forza Italia hanno intenzione di appoggiare i propri candidati nei due rami del Parlamento, finendo così con l’escludere l’unico rappresentante dell’opposizione in cda, il candidato di Fdi, l’uscente Giampaolo Rossi. Non sono mancati i voti per l’altro uscente, Igor De Biasio, indicato dalla Lega per il Senato, che ha ottenuto 102 preferenze. E’ alla Camera che non si escludono sorprese. L’accordo prevede infatti che a passare dovrebbe essere il candidato di Forza Italia, Simona Agnes, figlia di Biagio, storico dg Rai, ma non è detto che alla fine non la spunti Rossi. All’orizzonte c’è il voto della commissione di Vigilanza sul prossimo presidente, che dovrebbe essere Marinella Soldi. Servono 27 voti su 40 per il via libera e se le tensioni non dovessero essere ripianate il rischio di uno stallo sarebbe dietro l’angolo. Giovedì è in programma l’assemblea dei soci della Rai, rinviata a inizio settimana, con all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio e la proposta di nomina di Fuortes che, presumibilmente domani pomeriggio, dovrebbe ricevere, insieme alla Soldi, anche il via libera del consiglio dei ministri. “Non è il caso che io risponda alle polemiche sulla Rai – ha detto Fuortes agli Stati generali della Cultura del Sole 24Ore -. Ho avuto una designazione, è prematuro rispondere a domande sul mio futuro incarico. E’ ovvio che tutto il mio background possa essere molto utile alla Rai che, al di là delle polemiche politiche, è la più grande azienda culturale italiana e questo deve rimanere. E’ importante ragionare sul prodotto, su quello che fa, tutto il resto è un problema che non mi sto ponendo”.

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    Mafia: Falcone su delitto Mattarella, voluto da Cosa nostra

    (ANSA) – PALERMO, 14 LUG – “Nell’omicidio Mattarella vi era
    una concordia di fondo di tutta la commissione sull’eliminazione
    di questo personaggio, nel senso che non interessava a tutti più
    di tanto che rimanesse in vita; però nel momento più acuto della
    crisi, che poi sarebbe sfociata l’anno successivo in una guerra
    di mafia molto cruenta, ognuno aveva paura di fare il primo
    passo, e Stefano Bontade, per la parte che ci è stata riferita,
    aveva preferito stare alla finestra nel senso di disinteressarsi
    delle vicende di Cosa nostra per poter poi contestare
    dall’opposizione certe vicende all’interno dell’organizzazione.   
    Se per l’omicidio Mattarella, e questo ci è stato ampiamente
    confermato da Buscetta, fossero stati utilizzati killer mafiosi,
    in due secondi chiunque all’interno di Cosa nostra avrebbe
    saputo chi aveva ordinato l’omicidio del presidente Mattarella”.   
    Un omicidio di mafia eseguito, però, da sicari non mafiosi: era
    la conclusione sul delitto dell’ex presidente della Regione
    siciliana Piersanti Mattarella a cui era giunto il giudice
    Giovanni Falcone. Le sue rivelazioni alla commissione Antimafia
    il 22 giugno del 1990 sono state desecretate oggi dalla stessa
    commissione. (ANSA).   

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    Il Papa dimesso dall'ospedale e rientrato a Casa Santa Marta: “Ringrazio chi mi è stato vicino nei giorni del ricovero”

    Papa Francesco è stato dimesso dal Policlinico Gemelli di Roma dove era ricoverato da domenica 4 luglio. Il Papa ha utilizzato la sua consueta auto, come si vede dalla foto ANSA. 
    Bergoglio era stato operato il 4 luglio, giorno del suo ingresso in ospedale, per una diverticolite. Domenica 11 l’Angelus dall’ospedale, oggi il ritorno a casa, dove proseguirà la convalescenza.
    Dopo essere uscito dal Policlinico Gemelli di Roma, e prima di fare rientro in Vaticano, Francesco si è recato, secondo quanto si apprende, a Santa Maria Maggiore e prima di entrare a Casa Santa Marta, passando dalla Porta del Perugino, è sceso dall’auto, aiutato dal suo assistente, per salutare il personale di polizia che lo ha scortato nel ritorno dal Gemelli e i soldati dell’esercito che presidiano l’ingresso laterale del Vaticano.
    Il passaggio di Francesco a Santa Maria Maggiore, dopo la dimissione dall’ospedale è stato confermato anche dal direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Nella Basilica, davanti all’icona della Vergine Salus populi romani, il Papa “ha ringraziato per il buon esito del suo intervento chirurgico, rivolgendoLe una preghiera per tutti i malati, in particolare quelli incontrati durante i giorni della sua degenza”, riferisce il portavoce. Poco prima delle 12.00 ha fatto rientro a Casa Santa Marta.
    “Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini con la preghiera e l’affetto nei giorni di ricovero in ospedale. Non dimentichiamoci di pregare per i malati e per chi li assiste”. Lo dice Papa Francesco in un tweet dopo le dimissioni dal Policlinico Gemelli di Roma e il ritorno in Vaticano.
       

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    Salvini: Comunali a ottobre, riforma giustizia entro estate

    “Far le elezioni a settembre vuol dire fare le liste a ferragosto. Dai, non scherziamo. Si vota il 10 ottobre”. Così Matteo Salvini, leader della Lega, commenta la proposta di alcuni sindaci, sostenuta dal Pd, di anticipare a settembre la finestra elettorale. Con Mario Draghi “c’è una sostanziale sintonia su tutto”. Lo dice il segretario della Lega Matteo Salvini al termine del colloquio con il presidente del Consiglio Mario Draghi. “Chiunque si metterà di traverso sulle riforme, che sia Conte, che sia Grillo o che sia qualche corrente del Pd, avrà nella Lega un avversario perché la situazione economica è positiva, la situazione sportiva è positiva, e la smettano gli allarmisti di professione. La Lega c’è”. “Bisogna correre e accelerare sulle riforme, c’è quella della giustizia da portare in Parlamento e approvare entro l’estate, e i referendum su cui stiamo raccogliendo le firme per coprire temi che la riforma Cartabia non affronta. Poi riforma fiscale, Pa e avvio dei cantieri fermi”, sottolinea il segretario della Lega. “Ho sottoposto al presidente ciò che è stato avanzato dalle regioni: cambiare i criteri di colori ed eventuali chiusure, quindi passare dal numero dei contagi a quello dei ricoveri e delle terapie intensive, che fortunatamente è sotto controllo. “Ci potranno essere più contagi? Sì, ma questo non vuol dire che ci saranno più ricoverati e morti”, afferma.
    Salvini: ‘No a obbligo vaccini, sì a Green pass stadi’ – “Nessun modello francese, non devi tirare fuori la siringa o un tampone per andarti a bere un cappuccino o mangiare una pizza. Se ci sono eventi particolarmente affollati, lo stadio, ci possono essere una richiesta di controlli sacrosanta. Il modello francese non è un modello. E il vaccino deve essere una scelta consapevole, non un obbligo”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini dopo il suo incontro con Draghi, parlando del green pass. Non serve obbligo di vaccini a scuola? “Tutti i fragili hanno tutta la convenienza di mettersi in sicurezza con il vaccino. Il vaccino deve essere una scelta non può essere un obbligo”.
    Allarmisti la smettano, l’estate è positiva – La situazione economica è positiva. E’ un’estate con crescita a doppia cifra, i dati economici e del turismo sono positivi. Spero che gli allarmisti di professione la smettano di preannunciare sciagure”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini all’uscita da Palazzo Chigi. “Ho chiesto la riapertura di locali da ballo e discoteche, sono disponibili a riaprire già da questo fine settimana rispettando i protocolli del caso”. 
    Ho parlato con Draghi ritorno a scuola per tutti – “Incontro molto utile, totale condivisione su come andare avanti nei prossimi mesi: bisogna accelerare sulle riforme, la riforma della giustizia è da approvare entro l’estate”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini dopo l’incontro con il premier Mario Draghi. “Un tema di cui abbiamo parlato lungamente è la riapertura delle scuole per tutti, in sicurezza, con tutti gli insegnanti in classe e con tutti bambini e gli studenti in classe senza preclusioni e senza esclusioni”. Il Green pass sul modello francese? “Ne abbiamo parlato ma non metto in bocca opinioni al presidente. Diciamo che le scelte estreme non piacciono né a me né a Draghi. Noi non siamo per gli estremismi. Il modello francese non è un modello, è fuori discussione. Ovviamente bisogna continuare con il rispetto delle regole per situazioni di grande assembramento”. 
    Letta non affossi il Ddl Zan, se media ok in estate – “Se Letta si ostina a non ascoltare niente e nessuno affossa la legge. La Lega ha raccolto le indicazioni di associazioni, del Santo Padre, di gay, lesbiche, insegnanti… votiamo tutti insieme, sarebbe un bel segnale. Togliamo dal testo quello che divide: bambini, gender nelle scuole, censura, bavaglio, negazione della libertà di pensiero e parola, e la legge viene approvata al Senato e alla Camera entro l’estate”. Lo dice Matteo Salvini rispondendo a una domanda sul ddl Zan davanti a palazzo Chigi, dopo l’incontro con il premier Mario Draghi. “Se Letta insiste con l’ideologia non fa il bene di gay, lesbiche e trans che dice di voler difendere: lo abbiamo visto oggi in Aula sul voto su una sospensiva, 136 a 135, immaginatevi cosa succede al primo emendamento che verrà votato. Noi continuiamo a ripetere: c’è una mediazione che mette d’accordo il 99 per cento del Parlamento, approviamo questa legge e passiamo ad altro”, conclude.