More stories

  • in

    Papa: Bellizzi (Catalogna), importante invito dialogo Spagna

    (ANSA) – ROMA, 10 SET – L’invito del Papa alla Spagna e alla
    Catalogna a dialogare, come detto dal Pontefice di recente in
    una intervista alla radio spagnola Cope, “si sposa perfettamente
    con quello che il governo della Catalogna ha sempre ripetuto
    negli ultimi anni: la via è quella del dialogo, di trovare una
    via consensuale politica e non giudiziaria. Quindi, quando il
    Santo Padre invita a trovare una soluzione tra le parti
    attraverso il dialogo ci trova chiaramente concordi con le sue
    parole”. Lo ha detto il Delegato del Governo della Catalogna in
    Italia, Luca Bellizzi, parlando con l’ANSA a margine di un
    evento a Roma in vista della Festa della Catalogna che si
    celebra domani 11 settembre.   
    Quanto ad un possibile viaggio di Papa Francesco in
    Catalogna, “noi ci speriamo ancora – ha aggiunto Bellizzi – però
    vedremo. Come sa, i viaggi del Santo Padre fino all’ultimo sono
    appesi ad un filo. Per noi come Governo, e per tutto la
    Catalogna, sarebbe un piacere avere il Santo Padre per un
    momento cosi importante: i 500 anni, nel 2022, dell’arrivo di
    Sant’Ignazio a Manresa e da lì tutto quello che poi ha
    comportato il movimento gesuita”. (ANSA).   

  • in

    Arriva estensione light Green pass, Lega diserta Camera

    Il governo fa un primo, piccolo, passo verso l’estensione dell’obbligo di Green pass. “A breve”, annuncia ai ministri il premier Mario Draghi, arriverà un allargamento più ampio, che potrebbe riguardare i lavoratori del pubblico e del privato, con un approccio che sarà probabilmente “graduale”, in più step.
    Ma ogni passaggio si annuncia tutt’altro che indolore. In Consiglio dei ministri, infatti, nessuno, neanche dalla Lega, alza il dito per opporsi all’estensione, ma alla Camera i maldipancia e i distinguo leghisti si fanno sentire.
    Matteo Salvini, dopo il via libera del governo a una manciata di ordini del giorno del suo partito, dà infatti indicazione di votare sì al primo decreto legge sul Green pass, che ha disciplinato il certificato verde. Il provvedimento viene approvato e passerà adesso al Senato per il via libera definitivo blindato, senza modifiche. Ma lo vota solo un terzo dei deputati leghisti, con un dato che dal partito sminuiscono ma che sembra far emergere una spaccatura interna profonda.
    Con il decreto legge approvato dal governo, in una breve riunione del Consiglio dei ministri, il Green pass diventa obbligatorio per tutti coloro che varchino la soglia di una scuola o di una università (con eccezione degli studenti minorenni) e viene esteso ai lavoratori delle Rsa l’obbligo di vaccinazione che oggi già vale per medici e infermieri.
    La via è tracciata, come ricorda Draghi al tavolo del Cdm: il Green pass diventerà probabilmente obbligatorio – ma si sta ancora discutendo con sindacati e associazioni imprenditoriali – nella gran parte dei luoghi di lavoro pubblici e privati. Per poi arrivare all’introduzione dell’obbligo vaccinale? Troppo presto per parlarne: tutto dipenderà dalla soglia di somministrazioni (90% della popolazione è l’asticella) che si riuscirà a raggiungere nel prossimo mese.
    “Non abbiamo paura di dire che l’obbligo è una opzione in campo”, dichiara il ministro della Salute Roberto Speranza. Una posizione agli antipodi di quella di Salvini, che all’obbligo si oppone strenuamente. Anche se, secondo un sondaggio di Swg, il 70% degli elettori leghisti sarebbero favorevoli e secondo una rilevazione di Eurobarometro gli italiani sono tra i più favorevoli in Europa ai vaccini (77%). “Il governo ascolti la grande maggioranza del Paese che vuole ripartire e estende il Green pass nel pubblico e nel privato”, chiede Enrico Letta.
    Il leader della Lega ha ottenuto per ora tempo e un ampliamento del Green pass più graduale del previsto. Ma depone le armi sul decreto legge che ha introdotto l’obbligo del Pass che era all’esame della Camera, contro il quale alcuni leghisti erano scesi anche in piazza. Dopo il colloquio di ieri mattina con Draghi, Salvini avrebbe avuto nuove interlocuzioni con il governo per ottenere il via libera a un pacchetto di sei ordini del giorno, poi approvati in Aula, che impegnano l’esecutivo all’estensione di validità a 72 ore del tampone, al riconoscimento dei test salivari, a indennizzare chi sia danneggiato dal vaccino, a riconoscere le cure monoclonali, a ridurre ancora i costi dei tamponi. Passa a larga maggioranza anche la richiesta di un nuovo stop alle cartelle. E odg come quello del Pd, sostenuto dal ministro Dario Franceschini con una lettera a Draghi, per ampliare la capienza di pubblico a concerti e spettacoli, con obbligo del Green pass.
      A Montecitorio le assenze al voto finale sono numerose, in tutti i gruppi parlamentari, con picchi in Fi (27 votanti su 76) ma anche nel Pd (assenti al 48% anche se quasi la metà di questi “in missione”). Ma si fa notare il dato della Lega: solo 45 deputati, su 132, votano sì, con una percentuale di presenti al 34%. “E’ un dato proporzionale a quello degli altri”, minimizza Salvini, che racconta di soffrire i postumi della seconda dose di vaccino, fatta ieri. Dalle fila leghiste trapela insofferenza. C’è malumore tra i “governisti”: poco gradiscono la scelta di Salvini di lasciare la dichiarazione di voto allo scettico Claudio Borghi, che rivendica la scelta di votare con Fdi, “andando oltre la maggioranza”, su alcuni emendamenti. E c’è insofferenza tra i malpancisti del Green pass, che avrebbero voluto almeno un’astensione. Ora lo scontro promette di spostarsi sul secondo decreto Green pass, che ha imposto l’obbligo per la scuola e per i trasporti di lunga percorrenza, che è in commissione alla Camera e che dovrebbe fondersi, attraverso un emendamento, con il dl approvato oggi in Cdm per personale scolastico e Rsa. Già mercoledì i leghisti hanno disertato un voto sul decreto e ora presentano un pacchetto di una trentina di emendamenti sui 265 complessivi. Si assisterà al bis di quanto visto sul primo decreto? Lo temono nel centrosinistra, dove si sarebbero aspettati una censura del governo ai voti leghisti dei giorni scorsi contro la maggioranza.
    Draghi dà però segno di voler andare avanti sulla via tracciata. Una cabina di regia potrebbe essere convocata la prossima settimana per decidere sull’estensione del Pass ai lavoratori del pubblico e del privato. “Oggi in Cdm voto unanime: lavoriamo tutti – sottolinea da Fi Mara Carfagna – per evitare che si ripeta il dramma dell’autunno 2020: mai più lockdown, coprifuoco e chiusure”. 
       

  • in

    Il cdm vara una norma per Alitalia in attesa dell'Ue

    Il Consiglio dei ministri ha approvato una norma che adegua le procedure di cessione già delineate dal legislatore alle nuove esigenze connesse ai tempi di adozione della decisione europea della vicenda Alitalia. In particolare, spiega il comunicato finale di Palazzo Chigi, per velocizzare le procedure la norma prevede uno schema di autorizzazione basato sulla conformità del piano alla decisione della Commissione Ue.

  • in

    11/9: più vittime per il cancro che per gli aerei

     A 20 anni dalle stragi dell’11 settembre sono più le vittime collaterali degli attentati che quelle uccise dagli aerei di al Qaida. La Commissione che distribuisce il sostegno finanziario alle vittime dell’11 settembre ha pubblicato il suo ’20th Anniversary Special Report’ in cui delinea un massacro durato due decenni con un numero di persone uccise da tumori e altre malattie provocate dalle esalazioni degli incendi di gran lunga maggiore rispetto a quello delle vittime dell’impatto dei jet dirottati dai terroristi di Osama bin Laden.    “Non dobbiamo mai dimenticare i morti e i feriti degli attacchi, ma dobbiamo affrontare il fatto che le sofferenze continuano”, ha detto il ministro della Giustizia Merrick Garland presentando il rapporto della Commissione che, si apprende adesso, in vent’anni ha erogato compensi a 40 mila individui e famiglie per un totale di oltre 8,95 miliardi di dollari, nella maggior parte di soccorritori che si sono avvelenati per i veleni tossici di Ground Zero. Molti, si scopre anche, venivano da fuori New York: quasi 4.000 dalla Florida, oltre mille dalla Pennsylvania e poi a seguire, tutti gli Stati americani, 35 da Portorico, quattro dalle Isole Vergini, più una trentina da nazioni estere, grazie all’ondata di solidarietà globale di fronte al crollo delle Torri Gemelle.    Oltre 67 mila pratiche di risarcimento sono state sbrigate negli ultimi dieci anni, dopo che la Commissione nel 2011 ha riaperto l’accesso al Fondo di Compensazione: nel 48% dei casi si trattava di persone malate di cancro o con altre malattie che rendevano legittima l’inclusione.    Il Fondo di Compensazione delle vittime dell’11 settembre era stato creato due mesi dopo le stragi: nel biennio successivo quasi tremila famiglie sono state risarcite con somme da due a sette milioni di dollari per aver perso un parente negli attentati. “Quanto vale una vita?”, era stato il mantra che in quei due anni aveva guidato Kenneth Feinberg, l’avvocato del Massachusetts amico di Ted Kennedy a cui il Congresso aveva affidato l’impossibile compito di attribuire un valore monetario ad ogni vita perduta negli attacchi.    Feinberg aveva alle spalle una vasta esperienza in cause di vittime dell’agente Orange in Vietnam e dell’amianto. In quei due anni amministrò a sua discrezione un budget illimitato e senza precedenti, in una vicenda che oggi è diventata un film prodotto per Netflix da Higher Ground, la società di produzione dell’ex presidente Barak Obama: Michael Keaton è il protagonista mentre Stanley Tucci ha la parte di Charles Wolf, un vedovo del World Trade Center che a lungo aveva contestato l’approccio della Commissione.    

  • in

    Gli orfani dell'attacco alle Torri gemelle

        C’è chi era molto piccolo, e del padre o della madre ha pochi ricordi sfocati, chi era a scuola e ha capito subito che la sua vita sarebbe cambiata per sempre, e poi c’è la ‘Generazione 11 settembre’, gli oltre cento nati dopo gli attentati del 2001 nei quali hanno perso il padre. In tutto sono quasi 3.000 i bambini orfani degli attacchi che hanno cambiato la storia dell’America: ora sono giovani adulti e in occasione del ventesimo anniversario raccontano com’è stato crescere con costanti incubi notturni, il dolore di non aver mai conosciuto un genitore, e il peso di essere costantemente visti come le vittime di un disastro storico. Ma parlano anche dell’orgoglio per la loro determinazione.    Ashley Bisman, 36enne di Port Washington, New York, per esempio l’11 settembre 2001 stava seguendo una lezione di storia al liceo e ha visto in tv l’edificio dove lavorava il padre in fiamme: il suo corpo non è mai stato trovato, solo la sua carta di credito. “C’è una tristezza che non se andrà mai”, racconta al Wall Street Journal, precisando però che la vita è fatta anche di speranza, amore e risate: “Non si tratta della tragedia che ti è capitata, ma di come ti rialzi e la superi”. Mentre la 19enne Leah Quigley di Wellesley, Massachusetts, è nata un mese dopo la morte del padre: Patrick Quigley IV era un passeggero del volo United Airlines 175, il secondo aereo a colpire il World Trade Center. Quando aveva 7 anni ha trovato conforto nel frequentare un campo estivo per gli orfani degli attentati: “E’ stato di grande aiuto sapere che non c’ero solo io”. Per lei, essere etichettata come figlia dell’11 settembre è stato difficile, “qualcosa che nessuno sa davvero come affrontare”.    Celia Rose Gooding invece è un’attrice 21enne, e afferma che recitare l’ha aiutata a superare il dolore per la morte del padre, trader finanziario alla Cantor Fitzgerald. Sua madre anni fa le ha regalato la fede nuziale del genitore, e la porta sempre con lei, “per mantenere la sua energia”. Poi ci sono i due fratelli Julia e Michael Gardner, 22 e 24 anni, di New York City: hanno scoperto che coltivare gli hobby del padre – come ascoltare i suoi vinili di Beatles e Led Zeppelin – li aiuta a sentirsi più vicini a lui. Nicholas Gorki, 19enne di Rye Brook, New York, non era ancora nato durante l’attacco alle Torri Gemelle e sua madre, incinta di circa sette settimane, a causa delle nausee ha fatto tardi al lavoro. Era analista presso la Morgan Stanley Dean Witter e stava per entrare nella Torre Sud quando ha visto il primo aereo colpire la Torre Nord. Sorte opposta è purtroppo toccata al padre, Sebastian Gorki, un dirigente di Deutsche Bank che lavorava a Midtown Manhattan: si era offerto volontario per un incontro di lavoro all’ultimo minuto nelle Torri, ed è morto nel crollo.    

  • in

    Italia-Ue: Charles Michel a Palazzo Chigi, incontro con Draghi su Covid e Afghanistan

    Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato oggi pomeriggio a Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. Al centro del colloquio la crisi afghana, anche in connessione con le prospettive dell’azione internazionale nei diversi fori, incluso il G20, la lotta alla pandemia da Covid e la gestione dei flussi migratori.

  • in

    Giustizia:Commissione conclude voto riforma processo civile. In aula mercoledì

    La Commissione Giustizia del Senato ha concluso l’esame e le votazioni degli emendamenti alla riforma del processo civile, la più importante delle riforma della giustizia per ciò che attiene le condizioni poste dalla Ue per avere i fondi del Pnrr.
    Martedì la Commissione Bilancio darà il parere sulle coperture e la Commissione Giustizia voterà formalmente il mandato al relatore. Mercoledì il testo è atteso in Aula.
    Durante l’esame è stato approvato all’unanimità, quindi con il sì di Fdi, l’emendamento delle relatrici alla riforma del processo civile, che istituisce il nuovo Tribuna della famiglia dei minorenni e delle persone. Lo riferisce all’Ansa la relatrice Fiammetta Modena, al termine della seduta. Il nuovo Tribunale sarà competente su tutte le materie che riguardano separazione, divorzi, affidi e il diritto penale minorile.
    Saranno ampliate le competenze in materia civile del giudice di pace. E’ quanto prevede uno degli emendamenti del governo alla legge delega di riforma del processo civile approvati dalla Commissione Giustizia del Senato, che ha ripreso stamani l’esame delle proposte di modifica. L’emendamento del governo, così come è stato modificato da un sub-emendamento della Svp anch’esso approvato, esclude un ampliamento delle competenze in materia tavolare, cioè in materia di diritti di proprietà sui beni immobili.
    Potrà essere scaricato dalle tasse il compenso dell’avvocato che assiste nella mediazione. E’ uno dei benefici fiscali previsti da un emendamento del governo alla riforma del processo civile approvato dalla Commissione Giustizia del Senato insieme ad altre misure che mirano a favorire i riti alternativi. L’emendamento stabilisce che la legge delega debba “riordinare e semplificare la disciplina degli incentivi fiscali delle procedure stragiudiziali di risoluzione delle controversie”, come mediazione, negoziazione assistita e arbitrato, prevedendo tra le altre cose “l’incremento della misura dell’esenzione dall’imposta di registro, il riconoscimento di un credito d’imposta commisurato al compenso dell’avvocato che assiste la parte nella procedura di mediazione, nei limiti previsti dai parametri professionali; l’ulteriore riconoscimento di un credito d’imposta commisurato al contributo unificato versato dalle parti nel giudizio che risulti estinto a seguito della conclusione dell’accordo di mediazione; l’estensione del patrocinio a spese dello Stato alle procedure di mediazione e di negoziazione assistita; la previsione di un credito di imposta in favore degli organismi di mediazione commisurato all’indennità non esigibile dalla parte che si trova nelle condizioni per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato; la riforma delle spese di avvio della procedura di mediazione e delle indennità spettanti agli organismi di mediazione”.

  • in

    Papa: a Budapest incontrerà Viktor Orban

    Durante la sua presenza di poche ore a Budapest, per celebrare la messa conclusiva del 52/o Congresso eucaristico internazionale, è previsto che domenica prossima papa Francesco veda il primo ministro ungherese Viktor Orban, in un incontro presso il Museo delle Belle Arti insieme al presidente della Repubblica Janos Ader. Lo ha confermato in un briefing con i giornalisti il direttore della Sala stampa vaticana Matteo Bruni. 
    Ad accogliere il Papa all’aeroporto della capitale ungherese sarà invece il vice primo ministro Zsolt Semjen. I precedenti incontri di papa Francesco con Orban, tra i capofila del sovranismo europeo, spesso in disaccordo con la visione del Papa sull’accoglienza degli immigrati, non sono stati udienze private e risalgono in Vaticano al 2016, in un incontro con la delegazione dei parlamentari cristiani, e al 2017, con altri capi di Stato e di governo in occasione dell’anniversario dei Trattati di Roma. Sempre domenica, ad accogliere il Papa al suo arrivo nella capitale slovacca Bratislava sarà invece la presidente della Repubblica Zuzana Caputova. Il Papa resterà poi in Slovacchia fino a mercoledì 15.