More stories

  • in

    Il Comitato di presidenza candida Tajani alla guida di FI

    (ANSA) – ROMA, 07 LUG – “Il Comitato di Presidenza ha
    approvato all’unanimità il documento politico, realizzato con il
    contributo di tutti i dirigenti, che sarà illustrato al
    Consiglio Nazionale. Il Comitato di Presidenza ha proposto la
    candidatura di Antonio Tajani alla guida di Forza Italia”. Lo
    rende noto il partito azzurro sul profilo Twitter. (ANSA).   

  • in

    L. Fontana, Forlani protagonista della storia politica italiana

    (ANSA) – ROMA, 07 LUG – “Con Arnaldo Forlani scompare uno dei
    protagonisti più importanti della storia politica e
    istituzionale del nostro Paese e un autorevole rappresentante
    del cattolicesimo democratico. Rivolgo ai suoi familiari le
    espressioni delle più sentite condoglianze”.   
    Lo dichiara il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo
    Fontana. (ANSA).   

  • in

    Calenda, parliamo di problemi invece che di Santanchè-Delmastro?

    (ANSA) – ROMA, 07 LUG – “La situazione è la seguente: 1) il
    PNRR è già a questo stadio in parte perso; 2) la sanità è
    sull’orlo del collasso; 3) sull’istruzione (dove l’Italia è
    penultima in UE) non si sa quale sia il progetto del Governo; 4)
    i salari reali scendono in un Paese dove sono già calati del 12%
    in due decadi; 5) la pubblica amministrazione non riesce a
    mettere a bando nulla (e per il PNRR dovremmo fare 155.000
    bandi); 6) abbiamo i peggiori indicatori in UE sull’inclusione
    delle donne nel mercato del lavoro; 7) il flusso dei migranti è
    triplicato e il Governo non ha un piano sull’immigrazione.   
    Possiamo parlare di queste cose invece che di Delmastro,
    Santanchè, il testamento di Berlusconi, le uscite di
    Sgarbi-Roccella etc, la Commissione COVID, attacchi reciproci
    tra magistratura e politica? Abbiamo fatto delle proposte su
    ognuno di questi problemi. Si può avviare un confronto? Perché
    di questo passo ci toccherà richiamare Draghi. E ho il sospetto
    che questa volta ci manderebbe tutti a stendere. Giustamente”.   
    Lo scrive su Twitter il leader di Azione Carlo Calenda.   
    (ANSA).   

  • in

    Meloni, solidarietà per le vittime del rogo in Rsa a Milano

    (ANSA) – ROMA, 07 LUG – “A nome mio e del Governo, esprimo
    massima solidarietà alle persone coinvolte nell’incendio
    divampato questa notte in una struttura per anziani a Milano.   
    Sincere condoglianze ai familiari delle vittime e un augurio di
    pronta guarigione ai feriti”.   
    Lo scrive su Twitter la presidente del Consiglio Giorgia
    Meloni. (ANSA).   

  • in

    Addio ad Arnaldo Forlani, leader Dc e uomo di governo

    Addio ad Arnaldo Forlani. L’ex leader democristiano si è spento serenamente nella sua casa, a Roma, a quasi 98. Era nato a Pesaro l’8 dicembre del 1925. È stato uno dei massimi esponenti della Democrazia Cristiana, politico di rango che ha ricoperto diversi incarichi apicali non solo come segretario della Balena Bianca ma anche nel governo. Dopo essere stato per molti anni il principale collaboratore di Amintore Fanfani nella corrente politica “Nuove Cronache”, la abbandonò agli inizi degli anni ottanta e diede vita con Antonio Gava e Vincenzo Scotti alla corrente “Azione Popolare” (o “Grande centro”) alla fine di quel decennio. Fu presidente e vicepresidente del Consiglio, ministro degli esteri, della difesa e delle partecipazioni statali. E’ stato segretario della Democrazia Cristiana nel quadriennio 1969-1973 ed in seguito nel triennio 1989-1992, gli anni del Caf, l’acronimo che giornalisticamednte indicava il triangolo del potere politico costituito da Forlani insieme a Giulio Andreotti e Bettino Craxi.

    Per un lungo periodo è stato presidente del Consiglio nazionale del partito. Candidato alla presidenza della Repubblica nel 1992, fu ostacolato dal fuoco amico all’interno della Dc. Il “coniglio mannaro”,come lo definì Gianfranco Piazzesi, scrittore e giornalista, nonché collaboratore de “Il Giornale” di Indro Montanelli, è diventato uno dei politici italiani più longevi .Nel 1980 fu tra gli artefici della vittoria al Congresso di una maggioranza moderata che elesse come segretario Flaminio Piccoli e pose fine all’esperienza della collaborazione con il PCI, rilanciando la formula del centro-sinistra. Le quattro correnti alleate (dorotei, fanfaniani, Forze Nuove e il gruppo di Proposta) furono concordi nel voler porre fine alla collaborazione con il Partito Comunista per far posto a un nuovo rapporto con il PSI di Bettino Craxi. La sinistra democristiana e gli andreottiani rimasero all’opposizione, mentre Carlo Donat Cattin divenne vicesegretario unico. Dal 18 ottobre 1980 al 26 giugno 1981 Forlani è stato Presidente del Consiglio guidando un quadripartito formato da DC, PSI, PSDI e PRI. Il suo governo consentì alla DC di ritrovare la sua unità interna, sia nella riunione del Consiglio nazionale del dicembre 1980 sia in quella del marzo 1981. Forlani dovette affrontare una serie di difficili prove, dal terrorismo che continuava a colpire gli uomini di spicco della Dc, all’attentato a papa Giovanni Paolo II, fino alla sconfitta del referendum sull’aborto e allo scandalo della loggia P2, che lo portò alle dimissioni.

    Arnaldo Forlani

    Il XVIII Congresso nazionale del partito elesse nuovamente Arnaldo Forlani alla segreteria.L’elezione fu largamente condivisa (85% dei voti), con l’ex segretario Ciriaco De Mita che divenne presidente del Consiglio nazionale. De Mita mantenne la guida del suo governo, pur nella costante difficoltà di rapporti con il PSI di Bettino Craxi. Le difficoltà aumentarono con il “caso Palermo”, quando la DC governò la città con Leoluca Orlando sindaco, alleandosi col PCI invece che col PSI. Alla fine Craxi ritirò l’appoggio al governo e De Mita fu costretto alle dimissioni il 19 maggio 1989. Forlani gestì allora la lunga crisi che ne seguì, protrattasi sino a luglio, quando Andreotti costituì il suo sesto governo, con la stessa maggioranza di pentapartito. Nacque così il cosiddetto CAF, un asse politico tra Craxi, Andreotti e Forlani, che fu il perno della politica italiana per la restante parte della legislatura fino alle elezioni del 1992. Il 1992 vide anche l’inizio in Italia delle inchieste della Procura di Milano(Tangentopoli) che colpiranno prima il PSI e poi la DC, determinandone la crisi e la dissoluzione. In questo clima si tennero le elezioni politiche del 5 aprile 1992, che videro la democrazia cristiana perdere quasi il 5% alla Camera e la nascita dell’ultimo quadripartito guidato dal socialista Giuliano Amato. Ebbe così fine l’esperienza del CAF e la stessa carriera di Forlani, sconfitto dai franchi tiratori nella corsa al Quirinale, costretto alle dimissioni da segretario e poi sottoposto a procedimenti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta Mani pulite. In seguito al tracollo dello scudo crociato in termini di consensi e l’inizio dell’inchiesta di Mani pulite, si dimetterà da Segretario nell’ottobre del 1992 proseguendo la sua attività di deputato in modo defilato e non si presenterà alle elezioni politiche del 1994 dopo una permanenza nel Parlamento durata per nove legislature, dal 1958. Nel processo Enimont Forlani ricevette un avviso di garanzia e venne condannato a due anni e quattro mesi di reclusione per finanziamento illecito. La pena fu sostituita con l’affidamento al servizio sociale ed espiata attraverso la collaborazione con la Caritas. Dirà di ritenere ingiusta la condanna inflittagli e di accettarla in spirito socratico come la sua cicuta da bere.

    Andreotti, Gava e Forlani 

    Casini, profondamente commosso per la scomparsa”Sono profondamente commosso per la scomparsa di Arnaldo Forlani, il Segretario della DC di cui mi onoro di essere stato collaboratore. Ha servito la politica e non se ne è mai servito. Ha avuto grandi soddisfazioni nella sua vita pubblica e altrettante amarezze. Ha affrontato il tutto con una profonda fede cristiana e con una grande umanità. Nei prossimi giorni ci sarà tempo per riflettere sul suo lavoro politico: europeista, atlantista ha sempre difeso con forza la collaborazione tra DC e socialisti. È forse l’ultimo dei grandi protagonisti della Democrazia Cristiana della Prima Repubblica, a cui dobbiamo dire grazie e addio”. Lo dice Pier Ferdinando Casini.

  • in

    Migranti: ok dal Consiglio dei ministri al nuovo decreto flussi, in 3 anni 452 mila

    Il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, il dpcm con la “Programmazione dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavori stranieri per il triennio 2023-2025”. È quanto si legge nel comunicato finale del Consiglio dei ministri. “Per il triennio 2023 – 2025 il Governo prevede complessivamente 452.000 ingressi, rispetto a un fabbisogno rilevato di 833.000 unità”, con 136 mila ingressi nel 2023, 151 mila nel 2024 e 165 mila nel 2025. Estese le categorie professionali e i settori produttivi coinvolti: insieme a elettricisti e idraulici, una quota specifica viene riattivata per gli addetti ai settori dell’assistenza familiare e socio-sanitaria. Aggiunti anche “lavoratori per il trasporto passeggeri con autobus e per la pesca”.
    Si confermano, si legge nel comunicato, per il lavoro autonomo e subordinato non stagionale i settori dell’autotrasporto merci per conto terzi, dell’edilizia, turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare, della cantieristica navale; per il lavoro subordinato stagionale i settori agricolo e turistico-alberghiero. Nell’ambito delle quote per l’agricoltura e per il turismo, si riservano specifiche quote per i lavoratori provenienti da Paesi di origine o di transito che sottoscrivono accordi per facilitare la migrazione regolare e contrastare quella irregolare e le cui istanze di nulla osta all’ingresso in Italia per lavoro stagionale, anche pluriennale, siano presentate dalle organizzazioni di lavoro indicate nel decreto e maggiormente rappresentative a livello nazionale. Tali organizzazioni assumono l’impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori fino alla effettiva sottoscrizione dei contratti di lavoro, comprese le comunicazioni obbligatorie. 
    Il Consiglio dei ministri ha approvato, come consentito dalla legislazione vigente, un decreto flussi integrativo al dpcm del 29 dicembre 2022, relativo alla programmazione transitoria dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavori stranieri per l’anno 2022, avendo preso atto che le domande d’ingresso per lavoro sono risultate in eccesso rispetto alle quote autorizzate. Nel decreto integrativo, si legge nel comunicato finale del Cdm, si prevede una quota aggiuntiva pari a 40.000 unità, interamente destinata agli ingressi per lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero, a valere sulle domande già presentate nel click-day del marzo scorso.   

  • in

    Ok alla commissione sul Covid, ira M5s-Pd che non votano

    La Camera approva,in prima lettura, con i soli voti della maggioranza cui si aggiungono quelli del Terzo polo, la proposta di legge per istituire che punta alla istituzione di una commissione di inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid in Italia. Mentre al momento del voto i deputati di centrodestra urlano in coro “verità, verità!”, quelli del Pd sono in Aula, ma sventolano in alto le schede per la votazione. Nell’Emiciclo, invece, proprio non ci sono i deputati M5S: lo hanno lasciato polemicamente guidati da Giuseppe Conte, applaudendo a lungo l’intervento di Roberto Speranza, che ha bollato la commissione come un “tribunale politico”. Come un “plotone di esecuzione per me e per Speranza”, poco prima lo stesso Conte aveva definito la commissione su cui ora dovrà esprimersi il Senato.
    La tensione in Aula era palpabile fin dal mattino, quando la maggioranza bocciava uno ad uno tutti gli emendamenti di Pd e M5S volti a far rientrare sotto la lente della commissione anche l’attività delle Regioni, che invece ne risulta sostanzialmente esclusa dal testo che alla fine è stato approvato a Montecitorio. Poco prima dell’inizio del dibattito finale, trasmesso in diretta tv, si sfiora la rissa e volano insulti tra Fdi e deputati del Pd. “Io vi accuso davanti al popolo italiano: questa commissione è una farsa, non è un atto di coraggio politico ma di vigliaccheria”, urla con inusitata veemenza il suo j’accuse Giuseppe Conte ai banchi del centrodestra. “Così come è – incalza l’ex premier – questa commissione di inchiesta è un plotone di esecuzione politico con due nomi: Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Per fare questo usate la leva di una cosa che poteva essere seria. Ma con me – ammonisce – non funziona. Noi a differenza di molti di voi nelle aule dei tribunali ci entriamo a testa alta: ci difendiamo non dai processi ma nei processi. I tribunali hanno archiviato accertando che il mio governo ha operato con il massimo impegno e la massima responsabilità”.
    E allora, chiude, “questa commissione ve la fate da soli: noi ascoltiamo Speranza, dopodichè questo schiaffo a chi ha lavorato lo fate senza la nostra complicità”, annunciando che il M5S non partecipa al voto finale. “Questa commissione, per come l’avete impostata, ignorando tutte le proposte delle opposizioni, ha un’unica finalità: mettere su un tribunale politico per colpire i membri dei governi che vi hanno preceduti”, dice l’ex ministro della Sanità Roberto Speranza, che, parlando con al fianco il segretario del Pd Elly Schlein, definisce come “una mossa strabiliante escludere le regioni dal perimetro dei lavori della commissione. Regioni che, come è noto, hanno competenze primarie nella gestione della sanità, e chiaramente ne hanno avute nella risposta all’emergenza pandemica”.
    Ma la maggioranza non ci sta. “La commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid è lo strumento necessario per restituire agli italiani la verità”, sostiene Augusta Montaruli di Fdi, e Alice Buonguerriero, anche lei del partito di Meloni, rimarca che “in questa commissione di inchiesta verificheremo tutto: dalla app immuni ai banchi a rotelle alle primule agli effetti avversi dei vaccini che qualcuno vorrebbe restassero dei tabù. Lo dobbiamo agli italiani”. Più morbida Annarita Patriarca di Fi: “Nessuno si deve lavare le mani ma nessuno deve essere crocifisso nella ricerca della verità. La commissione non sarà in cerca di giustizia ma di verità, che è il primo passo per un futuro più sicuro”. “Non vogliamo fare nessun processo, vogliamo solo trasformare gli errori in un’esperienza che ci porti a non commetterli più”, dice Simona Loizzo (Lega), un medico cui il Covid ha portato via il compagno. A favore vota il Terzo Polo, con Davide Faraone che invita ad evitare “di trasformare quella commissione in un luogo di scontro: sarà meglio per tutti. Dovrà funzionare al meglio per gli italiani”.

  • in

    Mattarella, commozione per la scomparsa di Forlani

    Apprendo con commozione la notizia della scomparsa di Arnaldo Forlani, e desidero esprimere ai figli e ai familiari i sentimenti della mia solidarietà e vicinanza.Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.  Forlani è stata una personalità di spicco della Repubblica per una lunga stagione, e la sua azione nel governo e nel partito di maggioranza relativa ha contribuito all’indirizzo del Paese, alla sua crescita democratica, allo sviluppo economico e al consolidamento del ruolo italiano in Europa, nell’Alleanza Atlantica, nel consesso internazionale. Lascia un segno di grande rilievo nella storia repubblicana È stato presidente del Consiglio in una fase di profondi cambiamenti, ha ricoperto diversi e rilevanti incarichi ministeriali, è stato eletto in Parlamento per oltre 35 anni e ha concluso l’attività parlamentare al Parlamento europeo.  La formazione cattolico democratica lo ha spinto fin da giovanissimo all’impegno politico, prima nella sua Pesaro, poi assumendo funzioni sempre più rilevanti nella Democrazia Cristiana di cui è stato protagonista e leader in passaggi cruciali, non solo per il suo partito ma per l’intro Paese. La fermezza delle posizioni si univa in lui con stile di cortesia e con atteggiamento rispettoso con gli interlocutori anche di posizioni contrapposte, atteggiamenti che assumevano essi stessi un valore politico e democratico”. conclude il Capo dello Stato.