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    Comunali: Trieste;Dipiazza,impossibile vincere a primo turno

    (ANSA) – TRIESTE, 04 OTT – “Un bellissimo risultato, sono
    molto soddisfatto e adesso aspettiamo gli eventi”. E’ il primo
    commento del sindaco uscente di Trieste e candidato del
    centrodestra, Roberto Dipiazza, sui primi parziali risultati
    dello spoglio, che lo vedono in testa.   
    Ai cronisti che all’esterno del municipio gli chiedevano se
    si aspettasse una vittoria al primo turno, Dipiazza ha
    replicato: “Quando hai 10 candidati sindaci, secondo il conto
    matematico è impossibile arrivare al primo turno, l’ho detto
    anche in tempi non sospetti”. “I cittadini di Trieste – ha
    osservato – hanno dimostrato che sono molto colti e
    intelligenti”. (ANSA).   

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    Comunali: in tre regioni sindaci rieletti a urne ancora aperte

       Nel primo giorno delle elezioni comunali in Molise c’è già un sindaco praticamente rieletto. E’ il caso del primo cittadino uscente di San Giacomo degli Schiavoni (Campobasso), unico candidato in corsa. Per dare validità al voto era necessario superare il quorum del 40% di votanti alle urne e alle 23 di ieri sera in paese l’affluenza è stata del 52%. Non è andata così finora, invece, negli altri due comuni molisani con una situazione simile, Cantalupo e Roccamandolfi (Isernia): anche qui ci sono candidati unici, ma ieri l’affluenza è stata rispettivamente del 32 e del 26%.    In regione sono complessivamente 30 i comuni alle urne. Alle 23 di ieri l’affluenza in Molise è stata del 44,3% (alle Amministrative di cinque anni fa era stata del 60,7, ma si votava in un solo giorno).    Il comune molisano dove si è votato di più è Molise – 164 abitanti, in provincia di Campobasso – con il 62,7%; quello dove si è votato di meno è invece San Biase (Campobasso) con il 14,5.    A Isernia città l’affluenza è al 46,2% 
     C’è già il sindaco anche a San Marcellino (Caserta), comune con meno di 15mila abitanti dove c’era un solo candidato dopo l’esclusione della lista concorrente: si tratta dell’uscente Anacleto Colombiano, unico candidato il cui obiettivo per essere rieletto era di superare il quorum di votanti, pari al 40%. E ieri sera il quorum è stato superato: ciò è avvenuto nella tarda serata di ieri quando l’affluenza si è attestata al 52,80% degli aventi diritto. Nel Casertano si vota in 31 comuni, compresa la città capoluogo.
    Dalla Prefettura di Caserta si apprende inoltre che sono decine le richieste di ammissione al voto da parte di cittadini senza scheda elettorale, perché magari hanno cambiato residenza e i Comuni non hanno aggiornato le novità sopraggiunte.
    Sette comuni irpini, sui 33 impegnati nel test amministrativo, hanno già il loro sindaco. In assenza di uno sfidante, l’unico avversario era il quorum, fissato al 40% più uno dei votanti, che hanno agevolmente battuto. A Lioni si riconferma Yuri Gioino; Pasquale Tirone a Manocalzati; Pasquale Chirico a Teora; Amado Della Vecchia a Torella dei Lombardi; Carmine Ciullo a Frigento; Antonio Di Conza a Lacedonia; Marcello Zecchino a Montaguto. La conferma della loro elezione dovrà però superare l’ultimo scoglio legato allo scrutinio che comincerà a partire dalle 15: il numero delle schede valide dovrà superare il 50%    
    In Liguria ci sono già 18 candidati sindaco che possono ritenersi eletti. Accade in quei Comuni sotto i 15 mila abitanti in cui è fissato il quorum al 40% più uno dei votanti per ritenere valida la votazione e in cui è stata presentata una sola lista. Prima era al 50% più uno, ma la soglia è stata abbassata in ‘era covid’. Ora devono aspettare che lo spoglio certifichi la validità del 50% più uno dei voti espressi, ma dai seggi fanno sapere che è assai molto improbabile che il 50% di chi ha votato lo abbia fatto con l’intento di non rendere il voto valido. Per loro la giornata odierna di voto potrebbe essere inutile. Comuni con un solo candidato sindaco in Liguria sono 21 su 52 al voto (sono 235 in tutta la Liguria) co 142 elettori coinvolti. Su 18 in 14 era stato superato il quorum già ieri sera alle 19, in altri quattro è stato raggiunto con la rilevazione delle 23, al momento della chiusura dei seggi. Tra i Comuni che posso contare già sul sindaco c’é Portofino (Genova) con la conferma di Matteo Viacava, molto vicino al governatore Giovanni Toti, che guidava la lista ‘Portofino tutti insieme’. Gli altri Comuni che vivono questa situazione sono Calice Ligure, Castelbianco e Nasino in provincia di Savona, Zignago in provincia della Spezia, Aurigo, Borghetto D’Arroscia, Borgomaro, Caravonica, Chiusavecchia, Cipressa, Civezza, Lucinasco, Pomepiana, Prelà, Rezzo, Terzorio e Villa Faraldi in provincia di Imperia
    Sono 7 i comuni della Calabria che, avendo superato il quorum strutturale fissato al 40% degli aventi diritto, hanno un sindaco praticamente eletto. Il più importante è Melito Porto Salvo (alle 23 di ieri aveva votato il 41,29% degli elettori) nel reggino, dove c’era una sola lista guidata da Salvatore Orlando che, per festeggiare, dovrà attendere comunque fino a domattina quando inizierà lo spoglio a conclusione dello scrutinio per le consultazioni regionali. Altro comune del reggino ionico che avrà il suo sindaco è Roghudi che conferma l’uscente Pierpaolo Zavettieri, candidato anche al Consiglio regionale. Hanno superato la soglia del quorum, in base ai dati di affluenza di ieri, anche i primi cittadini in corsa solitaria del catanzarese Luigi Aloisio a San Sostene (42,15%); Amedeo Mormile a Soveria Simeri (53,75); Alessandro Falco a Cicala (50,92%); Antonio Muraca a Serrastretta (43,68%) mentre in provincia di Cosenza Lucio di Gioia a Cerisano (44,92%) e Antonio Cersosimo a San Lorenzo Bellizzi (45,33%). Altri quattro sono i comuni calabresi con un solo candidato sindaco: Camini e Melicuccà, nel Reggino e Pietrafitta e Lago nel Cosentino.

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    Mattarella: 'Il Pnrr per rilanciare le università italiane'

      “Da corporazioni di soli docenti, o di docenti e studenti, le università hanno, progressivamente, acquisito un ruolo pubblico. Si sono trasformate da corpi ristretti di diritto civile a soggetti aperti di diritto pubblico, portatori di valori destinati a diventare solidi riferimenti. La loro storia mostra anche quanto siano radicate, nello spirito dell’Europa, le questioni delle autonomie e delle libertà”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella a Parma, nella Chiesa di San Francesco del Prato, dove gli è stata conferita la laurea magistrale ad honorem in Relazioni internazionali ed europee da parte dell’Università parmigiana.
       “La meritocrazia – ha aggiunto – non può essere sinonimo di una formula che legittimi chi si trova già in posizione di privilegio, bensì quella di chi aspira a mettersi in gioco. Un’autentica democrazia sa riconoscere che prima di ogni merito accademico esiste “un merito di vivere”, frutto dell’incontro con la realtà dei fatti e con la spinta a una emancipazione da essi. Ciascuno affronta la propria esistenza all’interno di una comunità di origine, talvolta modesta e fragile, ma deve poter scegliere di aspirare a una comunità di intenti le cui porte sono aperte dal sapere”.
    “E’ bene fare tesoro degli insegnamenti tratti in questi due anni difficili. Siamo stati costretti ad affrontare lutti, sofferenze, pesanti limitazioni, e la dura crisi che ne è scaturita condiziona ancora l’economia e gli equilibri sociali. Ma abbiamo compreso, oltre ogni ragionevole dubbio, quale valore abbiano la conoscenza scientifica, la professionalità degli operatori, la coesione sociale, la risposta comune che viene dal senso civico e dalla coscienza di un destino condiviso”, ha sottolineato il Capo dello Stato che ha continuato: “Ambire a guidare l’Europa non è possibile se non si ha una chiara visione della complessità dell’umanesimo europeo di cui le università sono parte attiva. L’umanesimo dell’università è essenzialmente racchiuso in un sentimento per il tempo e per lo spazio più largo degli interessi immediati e che supera vecchi e nuovi confini perché crede che la dignità della persona si misuri prima di tutto nel coraggio del dubbio, nel valore dell’attitudine critica”.
    “L’Ue – ha osservato – ha compiuto una svolta in questi mesi, sin dalle prime fasi della pandemia e poi culminata con il Next Generation. Ha mutato i paradigmi che avevano condizionato le politiche continentali nelle precedenti crisi degli anni Duemila, penalizzando fortemente i Paesi più deboli. E’ stata una lezione per la Ue che ha sollecitato una visione lungimirante: far diventare questo Piano la spina dorsale di una più solida e più equa, integrazione. Si tratta di un salto di qualità, capace di rafforzare i legami già esistenti tra i popoli e gli Stati dell’Unione”. “Libertà e uguaglianza, democrazia e solidarietà costituiscono i pilastri di questa Europa, le cui ‘vocazioni fondatrici’, come scrive Edgar Morin, sono proprio quella culturale e quella politica, intesa nel senso di un continuo ‘progettare, rigenerare, rivitalizzare, sviluppare e reincarnare la democrazia’. Il carattere di apertura dell’Europa, la ricchezza e le diversità insite nel suo humus, non sono, come continua Morin, ‘una mancanza di rigore’, piuttosto rappresentano oggi ‘l’unico rigore possibile'”. E ancora, Mattarella auspica che l’Erasmus riparta: “Speriamo che i progetti Erasmus presto riprendano a pieno regime, anzi che si integrino con scambi di ricerca e di esperienze lavorative. I giovani Erasmus – le generazioni Erasmus come ormai si dice comunemente – hanno ripreso una antica e rilevante tradizione universitaria. Sono diventati protagonisti di esperienze di vita, oltre che di studio. Esperienze che hanno reso più forte la loro consapevolezza di essere anche cittadini europei. Hanno avuto prova di un ethos condiviso e lo hanno incrementato nel dialogo, nell’amicizia, nello studio comune”.
    “In Italia, esiste un grande paradosso: siamo la nazione che ha dato origine, forza e continuità all’idea di università ma il nostro Paese si trova in coda, purtroppo, per numero di laureati, per investimenti. La nostra università non risulta attrattiva come meriterebbe. Potremmo dire: non è amata come dovrebbe. Sta a noi utilizzare anche le disponibilità del Piano di ripartenza per dare maggior forza alle università e renderle ancor più una risorsa essenziale per lo sviluppo del Paese”, ha affermato il Capo dello Stato. “Forse è giunto il momento per chiedere che le istituzioni europee inseriscano nella loro agenda, accanto alle grandi questioni incompiute della sicurezza e della armonizzazione economica e fiscale, anche il tema della dimensione universitaria. Appare maturo il tempo di un diritto universitario europeo, inserito se necessario nei Trattati, così da porre il nostro continente all’avanguardia nel fornire un supplemento di garanzie, se occorre anche speciali e temporanee, agli studenti e ai docenti delle università, nel loro percorso. Si tratta di questione che deve essere proposta e può trovare posto nel percorso di riflessione della Conferenza sul futuro dell’Europa”. 
       “Giuseppe Mazzini – ha ricordato Mattarella – ci dice “che la patria è la casa dell’uomo, non dello schiavo”. La Patria Europa, con le sue università, può essere l’approdo anche per chi, qui giunto o che giunge tra noi, vuole, attraverso lo studio e il confronto con i maestri, sfuggire alle schiavitù che ci circondano”.  E sul tema del Pnrr ha osservato: “Questo Piano di ripartenza sia la spina dorsale di una nuova, più solida e più equa, integrazione del Continente. Si tratta di un salto di qualità, capace di rafforzare ulteriormente i legami già esistenti tra i popoli e gli Stati dell’Unione. Dobbiamo attenderci e contribuire a innovazioni profonde, sulle modalità del lavoro e della produzione, sull’uso delle tecnologie, facendo in modo che la distribuzione dei saperi non incida sull’effettivo esercizio dei diritti dei cittadini, col rischio di nuove disuguaglianze.
       Contingentata e chiusa al pubblico, la cerimonia è in diretta streaming sul sito dell’ateneo (www.unipr.it). In platea anche i ministri dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa, e del Lavoro, Andrea Orlando.
        Dopo l’intervento del rettore, Paolo Andrei, il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Giovanni Francesco Basini lha letto la motivazione del conferimento, e Antonio D’Aloia, docente di Diritto Costituzionale, ha pronunciato la laudatio. 
        La Laurea ad honorem, motiva l’Università, per onorare “l’altissimo profilo” di Sergio Mattarella, “nazionale e internazionale, politico e istituzionale” e per “riconoscere il suo quotidiano impegno istituzionale, civile e morale, nella garanzia attiva e nella testimonianza concreta dei valori costituzionali e della libertà, unitamente alla costante ed intensa vicinanza alla causa della ricerca, della formazione e del futuro dei giovani del nostro Paese”. 
    Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato accolto da un lungo e caloroso applauso. Poi ha ascoltato il coro dell’ateneo Ildebrando Pizzetti che ha eseguito una Lauda del XV secolo, ‘Alta Trinità beata’. “Un momento emozionante”, ha esordito Paolo Andrei, rettore di Parma Paolo Andrei, nel suo intervento. “Questa cerimonia si svolge in un luogo splendido e denso di significato, pieno di storia e storie, un luogo che riparte dopo tanti anni. Il pieno recupero della chiesa di San Francesco del Prato è orgoglio per la nostra comunità”. In questo momento, ha aggiunto, anche “l’Università riparte, con rinnovato slancio, dopo un periodo difficilissimo”.   

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    Torino: affluenza al 48%, il dato peggiore della storia

    (ANSA) – TORINO, 04 OTT – L’affluenza finale dei votanti a
    Torino è rimasta abbondantemente sotto il 50%: nei 919 seggi si
    sono presentati 331.488 elettori, pari al 48,06% dei 689.684
    aventi diritto, il peggior risultato della storia nel capoluogo
    piemontese. Solo nel 2016 la percentuale degli elettori alle
    urne è rimasta sotto il 60%: al primo turno 57,18%, al
    ballottaggio 54,41%. Dieci anni fa a Torino l’affluenza finale è
    stata 64,73%, vent’anni fa 82,56%. Il dato più alto nel 1970,
    con il voto del 93,1% degli aventi diritto. (ANSA).   

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    Il M5S 'compie' 12 anni. Di Maio: “Stessa voglia di migliorare Paese”

       “Oggi il MoVimento 5 Stelle compie 12 anni. Siamo nati nel 2009 grazie a Beppe e Gianroberto sotto il segno di San Francesco, il patrono d’Italia che ci ha insegnato l’amore verso i poveri e la natura. Questi valori per noi sono diventati solidarietà, giustizia sociale, crescita sostenibile.  Oggi come allora continuiamo a fare lo stesso percorso. Alcuni risultati li abbiamo ottenuti, tanti sono ancora da ottenere.  Alcuni compagni di viaggio li abbiamo persi, tanti sono ancora con noi e altri ancora lo sono diventati lungo il cammino”. Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.    “Il MoVimento – prosegue – è cambiato in questi anni. A me piace pensare che stia crescendo e che crescerà ancora. Quello che non è mai cambiato è che noi siamo sempre qua, con la stessa voglia di migliorare il Paese che avevamo 12 anni fa. Da qualche mese è partito un importante processo di rinnovamento del MoVimento, guidato da Giuseppe Conte e con il supporto di tutti noi. Io credo in questo progetto e mi ci dedicherò come sempre anima e corpo. Vi invito a fare altrettanto come ci ha insegnato San Francesco: con umiltà e con la massima dedizione. Tanti auguri a tutti noi”.    

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    Sospeso seggio nel savonese a causa del maltempo

     Il seggio melettorale nella razione di Santuario, nel Savonese, è stato sospeso a causa della forte ondata di maltempo. Lo ha confermato all’ANSA l’assessore regionale alla protezione civile Giacomo Giampedrone che ha appena terminato il punto sull’allerta meteo in Liguria con il Dipartimento nazionale di Protezione civile. Secondo quanto appreso, Comune di Savona e prefettura stanno ragionando su uno spostamento del seggio per garantire il diritto di voto.    

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    Cop 26, appello del Papa e dei leader religiosi: 'Stop emissioni'

     I leader religiosi che rappresentano le principali religioni del mondo si sono uniti agli scienziati in Vaticano oggi per chiedere alla comunità internazionale di aumentare la sua ambizione e intensificare la sua azione per il clima in vista della COP26, in programma a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre prossimi Nell’incontro “Faith and Science: Towards COP26”, promosso oggi in Vaticano dalle Ambasciate britannica e italiana presso la Santa Sede e dalla Santa Sede, quasi 40 leaders religiosi hanno firmato un Appello congiunto, che è stato presentato da papa Francesco al presidente designato della COP26, Alok Sharma, e al ministro degli Affari Esteri italiano, On. Luigi Di Maio.
    L’appello chiede che il mondo raggiunga il prima possibile l’azzeramento delle emissioni nette di carbone, per limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali. Esorta le nazioni più ricche e quelle con le maggiori responsabilità a prendere l’iniziativa, intensificando la loro azione per il clima in patria e sostenendo finanziariamente i paesi vulnerabili per adattarsi e affrontare il cambiamento climatico. Urge inoltre i governi ad aumentare le loro ambizioni e la loro cooperazione internazionale per la transizione verso l’energia pulita e verso pratiche sostenibili di utilizzo del suolo, sistemi alimentari rispettosi dell’ambiente e finanziamenti responsabili. Impegna infine gli stessi leader religiosi a una maggiore azione per il clima. In particolare, facendo di più per educare e influenzare i membri delle loro tradizioni e partecipando attivamente al dibattito pubblico sulle questioni ambientali. I leader religiosi sosterranno anche l’azione per rendere ecologici i loro beni comunitari, come proprietà e investimenti. Con il tempo disponibile che si restringe per ripristinare il pianeta, i leader religiosi e gli scienziati implorano la comunità internazionale di agire rapidamente, dicendo: “Le generazioni future non ci perdoneranno mai se perdiamo l’opportunità di proteggere la nostra casa comune. Abbiamo ereditato un giardino: non dobbiamo lasciare un deserto ai nostri figli”. I firmatari includono rappresentanti di alto profilo di tutte le confessioni cristiane, islamiche sia sunnita che sciita, ebraismo, induismo, sikhismo, buddismo, confucianesimo, taoismo, zoroastrismo e giainismo, che rappresentano una vasta rappresentanza di leader religiosi.
    L’Appello segue mesi di dialogo, in cui i leader religiosi e gli scienziati hanno costruito un dialogo in uno spirito di umiltà, responsabilità e rispetto reciproco per concordare un comune dovere morale per affrontare il cambiamento climatico.”La COP26 di Glasgow è chiamata con urgenza a offrire risposte efficaci alla crisi ecologica senza precedenti e alla crisi di valori in cui viviamo, e così a offrire concreta speranza alle generazioni future: desideriamo accompagnarla con il nostro impegno e con la nostra vicinanza spirituale”. Così il Papa nel discorso consegnato ai partecipanti all’incontro in Vaticano. “Fede e scienza: verso COP26”. “Lo sguardo dell’interdipendenza e della condivisione, il motore dell’amore e la vocazione al rispetto – aggiunge Francesco – . Ecco tre chiavi di lettura che mi sembrano illuminare il nostro lavoro per la cura della casa comune”. 
    “Tutto è collegato, nel mondo tutto è intimamente connesso. Non solo la scienza, ma anche le nostre fedi e le nostre tradizioni spirituali mettono in luce questa connessione esistente tra tutti noi e con il resto del creato”, sottolinea il Pontefice nel suo discorso, riconoscendo “i segni dell’armonia divina presente nel mondo naturale: nessuna creatura basta a sé stessa; ognuna esiste solo in dipendenza dalle altre, per completarsi vicendevolmente, al servizio l’una dell’altra”. Secondo papa Francesco, “riconoscere che il mondo è interconnesso significa non solo comprendere le conseguenze dannose delle nostre azioni, ma anche individuare comportamenti e soluzioni che devono essere adottati con sguardo aperto all’interdipendenza e alla condivisione”. “Non si può agire da soli – osserva -, è fondamentale l’impegno di ciascuno per la cura degli altri e dell’ambiente, impegno che porti al cambio di rotta così urgente e che va alimentato anche dalla propria fede e spiritualità”. “L’incontro di oggi – prosegue -, che unisce tante culture e spiritualità in uno spirito di fraternità, non fa che rafforzare la consapevolezza che siamo membri di un’unica famiglia umana: abbiamo ciascuno la propria fede e tradizione spirituale, ma non ci sono frontiere e barriere culturali, politiche o sociali che permettano di isolarci”.    

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    Draghi martedì in Slovenia a vertice Ue, giovedì vede Merkel

    Un Consiglio europeo informale in Slovenia e un incontro a Roma con la Cancelliera tedesca Angela Merkel. Ecco gli appuntamenti internazionali al centro dell’agenda del presidente del Consiglio Mario Draghi fino a giovedì 7 ottobre. Di seguito gli appuntamenti, resi noti dalla presidenza del Consiglio: Martedì 5 Partecipazione al Vertice informale dei membri del Consiglio europeo a Brdo, Slovenia – Ore 18.30 – Arrivo al Castello di Brdo – Ore 19.00 – Cena di lavoro informale dei Membri del Consiglio Europeo – Centro Congressi di Brdo Mercoledì 6 – Ore 9.30 – Vertice UE-Balcani occidentali – Centro Congressi di Brdo, Slovenia Giovedì 7 – Ore 9.15 Incontro con il Presidente della Repubblica dell’Armenia, Armen Sarkissian. Palazzo Chigi. – Ore 13.30 Incontro con la Cancelliera della Repubblica Federale di Germania, Angela Merkel. Palazzo Chigi.