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    Angela Merkel saluta l'Italia, a Roma vede il Papa e Draghi

    Una “visita d’addio”, dopo 16 anni come cancelliera tedesca e punto di riferimento per l’Europa. A 10 giorni dal voto con cui ha cominciato a delinearsi la Germania che verrà dopo di lei, Angela Merkel torna a Roma per i saluti: un’ultima giornata particolare nella capitale, prima di tornarci magari come turista. Per il suo commiato, intanto, sono previsti due incontri ai massimi livelli: papa Francesco e il premier Mario Draghi.
    La missione romana della cancelliera inizierà in Vaticano, dove vedrà il Pontefice, con cui in questi anni ha condiviso l’impegno su diversi temi, dal clima all’accoglienza umanitaria. A seguire è atteso il faccia a faccia a Palazzo Chigi con Draghi, suo interlocutore chiave negli anni alla guida della Bce, cui ora sembra simbolicamente affidare il testimone di figura di garanzia della tenuta dell’Europa.
    “Penso che abbiamo bisogno di un’Italia economicamente forte e Mario Draghi ha già fatto passi importanti per raggiungere questo obiettivo”, ha commentato la cancelliera parlando al termine del vertice Ue-Balcani occidentali a Brdo, in Slovenia, prima di partire per l’Italia. Per il presidente del Consiglio, Merkel ha speso parole d’elogio, ricordando che con le sue scelte a Francoforte “ha compiuto passi importanti per salvare l’euro”. Ora, ha aggiunto, ha “un ruolo completamente diverso”, con un governo “molto inclusivo”, e “non vedo l’ora di compiere questa visita”.
    In Italia, dove ha più volte trascorso le sue vacanze, da Ischia all’Alto Adige, Merkel potrebbe tornare presto anche da privata cittadina. Il marito, il chimico 72enne Joachim Sauer, farà parte dell’Accademia delle Scienze di Torino come membro internazionale. E per la cancelliera, che ha detto di volere adesso riposarsi un po’, potrebbe essere l’occasione per tornare più spesso nel nostro Paese.    

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    Fedriga: 'Ragionare su ampliamento capienza discoteche'

    “Penso sia utile fare un ragionamento approfondito per ipotizzare un ampliamento: lo dico perché le discoteche con la capienza del 35% non aprono, perché è antieconomico”. Così il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, rispondendo a una domanda sul parere del Cts per la riapertura delle discoteche.”Forse è meglio far andare le persone dentro una discoteca con il Green Pass – ha osservato Fedriga a margine di un incontro a Trieste – rispetto a farle andare in locali che fanno la medesima attività e non ci sono controlli né Green pass. Lo dico anche per la sicurezza sanitaria”.   

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    Carfagna: 'Basta competizioni nel centrodestra'

    “Gli equilibri del centrodestra sono sicuramente scossi dalla competizione interna: dalla gara elettorale fra Meloni e Salvini. Ed anche i risultati poco soddisfacenti in alcune città mostrano che è davvero ora di smetterla. Perché la regola chi prende un voto in più guida la coalizione, va interpretata con senso di responsabilità. Per prendere un voto in più si rischia di disintegrare la coalizione” Lo ha detto la ministra per il Sud Mara Carfagna partecipando al ‘Made in Italy Summit 2021′ organizzato dal Sole 24 Ore e Financial Times e Sky tg24
    “Naturalmente – prosegue Carfagna – non posso decifrare le intenzioni della Lega e di Salvini e allo stesso tempo non voglio essere elusiva. Ieri il Consiglio dei ministri era chiamato a discutere e a votare un provvedimento importante. La riforma fiscale è una riforma abilitante del Pnrr, significa che se non viene approvata i soldi dell’Europa non arrivano in Italia. La lega ha deciso di non partecipare al voto: onestamente e personalmente è una scelta che io non comprendo, oltre che non condividere”. 
     “Quella riforma conteneva molte delle questioni care al centro-destra – ha proseguito Carfagna – : il superamento dell’Irap, la rimodulazione delle aliquote Irpef per il ceto medio e l’abbattimento del cuneo fiscale”. Per quanto riguarda il catasto, Carfagna ha aggiunto: “Anche oggi il ministro Franco è stato molto chiaro: si tratta di una operazione di trasparenza cioeè di un censimento che farà emergere immobili fantasma e che, è scritto neo su bianco sulla delega, non sarà propedeutico ad un aumento della tassazione. Alla fine sono convinta che la Lega contribuirà a migliorare questo testo, come già ha fatto altre volte. Ci ricordiamo l’atteggiamento barricadiero sul coprifuoco che poi sostanzialmente è rientrato. Questa legge va in Parlamento, va alle Camere, quindi puo’ essere migliorata ed emendata”.
    “Io ho letto la riforma sul fisco ed onestamente non vedo il rischio di una patrimoniale sulla casa. Ed in più mi sento oggettivamente rassicurata dal premier Draghi, che ieri è stato molto, molto chiaro, ed ha spiegato benissimo che quella riforma non comporterà un aumento delle tasse”. Se fosse una patrimoniale nascosta come Forza Italia, ha aggiunto, ‘saremmo noi i primi a fare le barricate”.

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    Pedofilia: Francia; Papa, è il momento della vergogna

    Il Papa all’udienza generale ha commentato il rapporto sulla pedofilia della Chiesa in Francia: “Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza, il mio dolore per i traumi che hanno subito e anche la mia vergogna, la nostra vergogna” per “la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterla al centro della sua preoccupazione”, ha sottolineato il Papa assicurando la sua preghiera. “Preghiamo: a te Signore la gloria, a noi la vergogna, questo è il momento della vergogna”, ha rimarcato il Pontefice. 
    Il Papa ha sottolineato che dal rapporto sulla pedofilia della Chiesa francese, presentato ieri, “ne risultano purtroppo numeri considerevoli”. “Incoraggio i vescovi e i superiori religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano. Esprimo ai sacerdoti di Francia vicinanza e paterno sostegno di fronte a questa prova che è dura ma salutare. Invito i cattolici francesi ad assumere le loro responsabilità per garantire che la Chiesa sia una casa sicura per tutti”, ha detto il Papa accolto da un lungo applauso dei fedeli presenti all’udienza generale. 
       

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    Ballottaggi: Boccia, chi non è con riformisti aiuta la destra

     “Siamo davanti a un bivio della storia politica di questa fase che coincide con la ricostruzione post covid: o si sta con progressisti-riformisti o si sta con la destra sovranità a trazione Fratelli d’Italia e Lega. Pur perdendo le elezioni, dentro la destra le ha vinte FdI. Chi non sosterrà i candidati progressisti-riformisti si ritroverà ad aiutare la destra di Giorgia Meloni”. Lo ha detto dopo la segreteria del Pd il deputato dem Francesco Boccia, responsabile Enti locali della Segreteria nazionale. 
    “I candidati sindaci guidano questo processo”, ha risposto Boccia a chi domandava se il Pd si attende un endorsement più chiaro da parte del M5s: “È una fase delicata, non bisogna tirare nessuno per la giacca. Roberto Gualtieri è stato ministro dell’economia del governo Conte, Lorusso è un profondo conoscitore della città di Torino, sapranno loro quali sono i meccanismi migliori per parlare a tutto l’elettorato progressista e riformista. Ci rivolgiamo – ha continuato il deputato dem – anche agli elettori che in passato hanno guardato al centrodestra, a loro diciamo che con Salvini e Meloni le città rischiano di finire in una condizione di autarchia, con un perimetro di filo spinato che non ha alcun senso storico”. Boccia ha poi indicato il nuovo sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, e la consigliera comunale più votata a Ravenna, Ouidad Bakkali, come “un inmo all’integrazione già avvenuta, che dà il senso della di fferenza fra centrosinistra e destra”. “Abbiamo vinto nelle grandi città grazie alle nostre idee, che hanno camminato su personalità affidabili. Siamo al lavoro per i ballottaggi, il Pd vuole portare tutte le città fuori dalla crisi sanitaria, sociale ed economica, ancorando il nostro percorso rigorosamente all’Unione europea”, ha spiegato ancora Boccia che, con in mano una tabella sui risultati delle Comunali, ha chiarito che “lunedì sera è stato solo il primo tempo”. “Abbiamo vinto a Milano, Bologna e Napoli al primo turno, rispetto al 2016 quando avevamo vinto solo al ballottaggio e solo Bologna e Milano. Non è finita – ha continuato -. I ballottaggi saranno un’altra partita e non rispondiamo alle provocazioni di Salvini che anche in queste ore sta cambiando anche i numeri. Erano al voto 118 città oltre 15mila abitanti, 57 hanno concluso la competizione elettorale al primo turno, 26 vinte dal centrosinistra, 25 dal centrodestra e una dal M5S. Cinque invece sono andate a liste civiche non ascrivibili né a destra né a sinistra. La sera del 18 ottobre i ballottaggi diranno come è andata definitivamente. Noi siamo molto fiduciosi, partivamo da 46 città e ne abbiamo conquistate 26”.
    “Noi abbiamo bisogno della della riforma fiscale, è una legge delega che scade dopo 18 mesi, e il Parlamento ha diritto di discuterne. Ha fatto bene il presidente Draghi a trasmetterla al Parlamento, e ora toccherà al Parlamento lavorare, spero che la Lega voglia farlo. Il Parlamento è sovrano, decide”, ha osservato commentando la scelta del Carroccio di non partecipare ieri al Cdm sulla delega fiscale. “È la solita Lega di questo scorcio di legislatura. Ne abbiamo viste tre di Lega, il comune denominatore è sempre stato l’antieuropeismo, dal governo gialloverde fino ad oggi. C’è un chiaro problema fra Salvini e i suoi ministri, è probabile che non si stiano parlando perché i ministri erano tutti informati – ha aggiunto Boccia –  il presidente Draghi ha presentato una delega che è il risultato di lungo lavoro fatto in Parlamento nei due anni alle spalle, a cui hanno partecipato i leghisti e tutti i partiti. Ciò che sconforta di più è questa reazione, quello di Salvini è stato un fallo di reazione dopo i risultati elettorali”.Poco prima, a ‘L’Aria che tira’ aveva detto: “Quello di Salvini di ieri è un chiaro fallo di reazione, quella delega” sul fisco “è il risultato di un lavoro che i parlamentari hanno fatto per almeno due anni. Ieri Salvini ha voluto lanciare un segnale chiaro al governo, è l’ennesima dimostrazione della schizofrenia che sta vivendo la Lega. Salvini deve decidere se è in maggioranza o se va all’opposizione con Giorgia Meloni”.

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    Appendino “gay cancro? Lo sono l'odio e l'ignoranza”

    (ANSA) – TORINO, 06 OTT – “Anno 2021 e i cancri da estirpare
    rimangono l’odio e l’ignoranza”. Così, su Twitter, la sindaca di
    Torino Chiara Appendino commenta la vicenda della coppia gay
    vittima di minacce e insulti omofobi nel condominio in cui abita
    in Barriera di Milano. La prima cittadina riprende, per
    respingere con fermezza, alcune delle parole usate contro la
    coppia definita, tra l’altro, “il cancro del palazzo”. (ANSA).   

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    Strappo della Lega sul fisco, scontro Draghi-Salvini

    E’ strappo della Lega sulla riforma del fisco. A ventiquattro ore dalla chiusura dei seggi per le comunali, all’indomani di una sconfitta inattesa, Matteo Salvini sceglie di sfidare il premier Mario Draghi. E a Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia, Erika Stefani fa disertare il Consiglio dei ministri che dà il via libera a una delle riforme più attese del governo, vergando dure critiche di merito, per aver scelto di insistere sulla riforma del catasto, e di metodo, per aver chiesto una “fiducia al buio”. E’ un “gesto serio”, dichiara Draghi. E aggiunge che sta a Salvini “spiegarlo”, perché la delega rispecchia principi “condivisi” dalla Lega, che aveva a sua disposizione “sufficienti elementi per valutare”. Il leader leghista lo smentisce: “Il testo non rispetta gli accordi”. Mai la lontananza era stata così grande: per la prima volta nel governo c’è chi sospetta davvero che Salvini si prepari a uscirne, anche se in serata trapelano contatti per un incontro tra il premier e il leghista per “superare le incomprensioni”.    Si consuma tutto nello spazio di due ore. Alle 14 i ministri arrivano a Palazzo Chigi per la cabina di regia sulla delega che disegna la riforma del fisco. Per la Lega, dato che alla luce di quel che accadrà non passa inosservato, non c’è Giorgetti ma Garavaglia. Il ministro del Turismo ascolta l’illustrazione di Franco poi dice di avere “il dovere” di informare il segretario, per approfondire il testo, e lascia la riunione. Giorgetti, raccontano, avrebbe informato Draghi dell’intenzione di disertare poi il Cdm. I colleghi vedono Stefani arrivare a Palazzo Chigi per il Consiglio, pochi minuti prima della riunione, poi sparire. Alla base del dissenso c’è la riforma del catasto, spiegano, ma anche il fatto che le bozze siano state inviate ai ministri “mezz’ora prima della cabina di regia”: “Non possiamo lavorare senza aver visto le carte. Nulla contro Draghi ma o ce le consegna per tempo oppure dovrà fare da solo: non sarebbe serio e corretto votare sulla fiducia”, trapela da fonti leghiste. Andrea Orlando, a nome del Pd, solleva in Cdm il problema politico che l’assenza della Lega sulla riforma apre.    Forza Italia sostiene con convinzione il testo, sottolineando che “non alzerà le tasse”, come garantito da Draghi. Ma Mariastella Gelmini ed Elena Bonetti di Iv, che sottolinea l’impostazione “non ideologica” del provvedimento, pongono l’accento sulla responsabilità di tutti, senza rimarcare divisioni che pure ci sono.    “Ne prendo atto”, sono le poche parole con cui Draghi – che non fa trasparire irritazione – commenta lo strappo in Cdm, mentre tra ministri e sottosegretari ci si interroga sulla reale portata del gesto di Salvini. Il premier poi, in conferenza stampa con Franco prima di partire per un vertice europeo, mette in fila alcuni principi: “L’impegno che il governo prende oggi è che” con la riforma del catasto, che rinvia la revisione delle rendite al 2026, “nessuno pagherà di più o di meno” e ogni decreto delegato su Irpef, Iva, Irap “avrà un sistema che non intende aumentare il gettito ma diminuirlo”. E non solo “non è l’ultima parola”, perché il Parlamento ha già dato le sue linee guida e avrà voce in capitolo, ma la stessa Lega era stata informata ampiamente. Un chiarimento potrebbe esserci, con un incontro tra Draghi e Salvini, nei prossimi giorni. Ma intanto la riforma passa: nell’esperienza “diversa” della maggioranza Draghi, sottolinea il premier, “l’azione di governo” prosegue senza interruzioni “nonostante le diversità di vedute”. Se per Salvini ci siano altre implicazioni politiche, aggiunge, deve dirlo lui. Ma difficile dire se dal voto delle amministrative, osserva, il governo esca “rafforzato o indebolito”.    A stretto giro il leader leghista replica con una conferenza stampa alla Camera, in cui dice di fidarsi di Draghi, ma non della delega: “Non è l’oroscopo, non è possibile avere mezz’ora di tempo per analizzare il futuro degli italiani. Nel testo non c’è quanto pattuito”, afferma, smentendo le affermazioni del premier. Mentre Giorgia Meloni plaude, i ministri leghisti tacciono, pesa il silenzio di Giorgetti. Quello di Salvini è un gesto “gravissimo”, dicono quasi all’unisono Enrico Letta, che convoca un vertice d’urgenza al Nazareno, e Giuseppe Conte. Il sostegno di Fi alla riforma fa sperare a qualcuno nel centrosinistra che la Lega tolga il disturbo dal governo. Altri interpretano il gesto come una partita tutta interna alla Lega, un modo di Salvini per rimarcare la sua leadership. Di sicuro, la linea di lotta e di governo viene reputata dai più insostenibile. E irrita quasi tutti. Quali le implicazioni, si vedrà nei prossimi giorni. Draghi intanto va avanti con l’agenda e convoca per giovedì la prima cabina di regia sul Pnrr. Il messaggio è chiaro: finché il governo dura, le riforme non possono essere fermate da distinguo.   

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    Letta: 'Strappo di Salvini gravissimo e irresponsabile'

    Lo strappo di Salvini “è gravissimo e irresponsabile. La riforma fiscale è fondamentale per avere i soldi del Pnrr”. Lo dice in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ il segretario del Pd Enrico Letta, secondo il quale ora sta al leader del Carroccio chiarire la sua posizione, “ma c’è un nesso evidente tra il disastro elettorale della Lega e il tentativo di far saltare il banco. Salvini ha detto cose di una gravità enorme sul premier, gli ha dato del bugiardo e chiede agli italiani di scegliere tra lui e Draghi. Noi difendiamo il premier e penso anche gli italiani”.    Letta comunque pensa ancora che il voto rafforzi l’esecutivo e che il Pd erediterà il testimone da Draghi “perché è il motore di questo governo. Ma non è oggi che mi candido a premier. La vittoria ai ballottaggi, che non è scontata, sarà un primo passo. Il Pd ha bisogno di tempo e lo dimostra la Calabria.    Ringrazio Amalia Bruni per la straordinaria campagna, ma al Sud è evidente che abbiamo un problema”. Salvini e Meloni, sostiene Letta, “sono un problema per l’Italia, lo ha detto anche Berlusconi. Sono una anomalia per le loro ambiguità sul passato e per certi collegamenti con l’estero. Evitare che il potere vada a loro è un problema di tutti gli italiani”. Letta spera che la sconfitta alle amministrative “provochi a destra un cambio radicale. Spero che qualcuno trovi il coraggio di far nascere un centrodestra europeista che possa contrapporsi a noi in modo sano, senza che a ogni elezione debba scattare l’allarme per la salvezza del Paese”. Il leader del Pd non sa “se sia Giorgetti la persona che può far evolvere le cose, ma io vedo una destra incattivita, che soffia sul fuoco dei sentimenti del Paese”.    Rispetto alla possibile alleanza con i 5 Stelle invece Letta dice di avere grande stima di Conte per la scelta coraggiosa di mettere la sua enorme popolarità al servizio del percorso di trasformazione del 5 Stelle, “ma le elezioni Politiche si terranno nel 2023 e se pure la convergenza è naturale, serve il tempo per fare le scelte giuste”.