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    Gentiloni: 'Decisione tassazione globale importanza storica'

     “Il G20 è una tappa molto importante: la prima ragione è che i leader domani e dopodomani faranno proprie le decisioni sulla tassazione globale che sono decisioni di importanza storica”. Lo ha detto il commissario Ue all’Economia Gentiloni entrando alla riunione del G20 dei ministri della Salute e delle Finanze.
      Gentiloni ha sottolineato poi come il fatto che oggi si svolga questa “straordinaria riunione dei ministri delle Finanze e della Salute nell’ambito del G20 dei leader è fondamentale, perchè cercheremo di costruire una collaborazione tra chi si occupa dei bilanci pubblici e chi si occupa di sanità”. 
    “Forte sostegno” alla task force permanente per la preparazione e la risposta alle pandemie che il G20 oggi si è impegnato a istituire. Con la raccomandazione che abbia “un chiaro mandato” e “una roadmap prevedibile” riportando ai ministri, e mantenga un ruolo centrale per l’Organizzazione mondiale della sanità presso cui è istituito il suo segretariato, ha dichiarato  il commissario Ue  in un panel durante i lavori del G20 dei ministri delle FInanze e della Salute. La task force, ha spiegato Gentiloni, dovrebbe “sviluppare opzioni su come far progredire il coordinamento fra i ministri della Salute e delle Finanze” e “sono fiducioso che ci permetterà di indirizzare meglio gli sforzi, che sono in corso, per fronteggiare le sfide economiche e di finanziamento della pandemia”. “Voglio ringraziare la presidenza italiana del G20, ha poi affermato, per aver guidato questo lavoro. La proposta oggi sul tavolo è il risultato dei vostri sforzi per assicurare coerenza e sinergia alle varie iniziative di riforma della governance sanitaria”.
       Strumenti come il Next Generation Ue “sono degli strumenti straordinari, non illudiamoci che diventino permanenti. Ma sappiamo che quando ci sono delle misure straordinarie se queste si rivelano efficaci, possono essere ripetute: quindi l’importante è mettere in atto questi piani, è che abbaino successo. Questi sono finanziamenti che sono erogati sulla base del raggiungimento degli obiettivi previsti nei piani, altrimenti sarebbe difficile per la commissione Ue erogare i fondi”, ha continuato. “La domanda che mi pongo è se siamo coscienti di tutto ciò? Nel mio Paese spesso vedo che il dibattito si focalizza su questioni di grande rilevanza, come quella dei diritti o dell’eguaglianza di genere. Ma quando vedo il dibattito economico vedo che l’attenzione sembra concentrata su altre questioni, come se questi 200 miliardi ce l’avessimo in tasca. Dobbiamo riflettere su questo punto, che può far pensare che la gente creda che i fondi già siano stati dati”, ha aggiunto l’ex premier. “L’attuazione del Piano sarà cruciale. Se funzionerà potremo anche ripetere questa politica, come il rimettere del debito comune per alcuni settori. Abbiamo un’occasione unica per trasformare la nostra economia”, ha aggiunto.
      “Possiamo andare fieri della risposta forte e rapida delle istituzioni Ue” alla crisi Covid. “Credo che la nostra famiglia politica (Pse, ndr) deve insistere sul fatto che noi siamo stati i primi a mettere in campo il meccanismo Sure per l’occupazione. Poi è arrivato il Next Generation Ue, che qualcuno ha chiamato rivoluzione copernicana”, ha detto ancora. “Ora abbiamo opportunità importanti e dobbiamo chiederci cosa vogliamo ottenere con questa risposta espansiva alla crisi? Non vogliamo tornare alla fase precedente al Covid ma vogliamo mettere in campo una crescita diversa e sostenibile”, ha aggiunto Gentiloni. “Le pandemie spesso hanno dato l’opportunità di cambiare le nostre regole globali. E questa oggi è l’opportunità che abbiamo. E ne siamo già dentro perché domani i leader approveranno un nuovo quadro per una tassa minima globale”.
      “La transizione ecologica creerà nuove vulnerabilità, dobbiamo sostenere i settori” del mondo del lavoro e produttivo “che ne soffriranno. Il motto deve essere ‘andiamo avanti’ e occupiamoci delle persone più fragili”, ha sostenuto Gentiloni. “Per noi è imprescindibile che ci sia una dimensione orizzontale in tutte le trasformazioni che poteremo avanti. Negli ultimi decenni c’è stata una crescita di diseguaglianze in tutto il mondo occidentale e non solo nel mondo occidentale. Mai nella fase post bellica abbiamo potuto osservare una così grande differenza in termini di diseguaglianza”.
    “Ci si domanda se questi strumenti siano permanenti. Quello che è il progetto del Next Generation Eu dice che sono strumenti straordinari, non illudiamoci che diventino permanenti. Ma sappiano che nello sviluppo del progetto europeo se le soluzioni si dimostrano efficace possono poi diventare permanente. Quindi l’importante è mettere in atto questi Piani con successo, per esempio nel mio Paese, questo sarà cruciale”. “Non credo che la gente abbia chiaro in testa che questi Fondi si basano sui risultati, se sono stati raggiunti obiettivi e tempi del Piano, altrimenti diventa difficile per la Commissione erogare i Fondi. E’ una sfida storica”. Di qui l’esortazione di Gentiloni a porre al centro del dibattito la “consapevolezza” delle condizionalità per ottenere i Fondi del Recovery. “Se il Piano funzionerà, potremo ripeterlo, magari non allo stesso modo, ma comunque emettendo debito comune per determinati obiettivi. Ma se il Piano non avrà successo non si potrà ripetere”

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    >ANSA-FOCUS/ Meyer, linee chiare per accesso a fondi pubblici

    (di Gioia Giudici)
    (ANSA) – MILANO, 29 OTT – “Vedo che c’è una legge che si
    prepara, state attenti che il risultato non produca una
    situazione peggiore di quella attuale”: è l’allarme lanciato dal
    sovrintendente del teatro alla Scala Dominique Meyer, al
    convegno ‘Per una nuova legge dello spettacolo dal vivo’
    promosso dalla Fondazione “Paolo Grassi – La voce della cultura”
    insieme all’Università degli Studi di Milano, dove si è discusso
    delle misure adottate a favore del mondo dello spettacolo nel
    disegno di legge di bilancio.   
    Per il sovrintendente della Scala, c’è bisogno di “linee
    chiare per l’accesso ai soldi pubblici, su quale criterio e a
    cosa servono, e di un controllo. Io sono per sistemi dove c’è
    più libertà e controllo a posteriori, così tutti sanno che
    saranno controllati”. Per lavorare serenamente, poi, serve
    “sapere da cosa sarà costituito il budget e non quello dell’anno
    in corso”. Collegato a questo, c’è la questione della nomina dei
    sovrintendenti che, secondo Meyer, dovrebbe avvenire due o tre
    anni prima del loro effettivo incarico, per dare loro tempo di
    organizzare la programmazione.   
    Alla Scala, raccontato Meyer, “ho preso un treno già partito
    dalla stazione. Vorrei proporre un sistema semplice: si nomina
    un sovrintendente 2-3 anni prima del suo incarico, nominatelo in
    anticipo e questo direttore designato deve avere la delega di
    firma per ingaggiare progetti e artisti a partire dalla data di
    inizio del suo contratto effettivo”.   
    Tutto questo è necessario, ribadisce il sovrintendente, perché
    “anticipare è molto importante, quando il nostro lavoro si fa
    all’ultimo momento si fa male e diventa più costoso”. A livello
    artistico, poi, “se vuoi fare una bella opera di Verdi o Wagner
    con pochi grandi cantanti che sono in grado di farlo lo devi
    fare con 4 o 5 anni di anticipo. Sto preparando la tetralogia e
    non la potrò fare prima del 2024 perché direttori e cantanti non
    sono liberi prima, questa è una esigenza centrale e vale per
    tutti”.   
    Sempre riguardo ai fondi pubblici, invece, c’è un altro tema
    che sta a cuore al sovrintendente: “In tanti luoghi- dice- i
    prezzi sono troppo alti”. Tra questi, la stessa Scala dove “ho
    trovato un sistema di abbonamento da 2300 euro”. “Questi prezzi
    sono decisi da chi non ha mai pagato un biglietto. – sottolinea-
    Tutta la nostra comunità deve battersi per ridurre questa corsa
    perché è ridicola”. Per questo “la controparte dei soldi
    pubblici deve essere l’accesso della maggioranza della società
    ai teatri”.   
    La riforma, per Meyer, dovrebbe contemplare una certa
    semplificazione perché lui stesso, arrivando a Milano, ha
    ammesso di essersi “spaventato delle regole e delle complessità
    inutili, del tempo perso a superare ostacoli artificiali”.   
    (ANSA).   

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    Sardegna: blitz in Aula, riecco le pensioni dei consiglieri

    (ANSA) – CAGLIARI, 29 OTT – Nella legge omnibus da 300
    milioni appena varata in Sardegna ha trovato spazio anche il
    ripristino delle pensioni degli onorevoli abolite nel 2014. La
    regola introdotta vale per i consiglieri regionali di questa e
    pure della precedente Legislatura. L’emendamento in questione
    riguarda uno degli ultimi articoli del testo, è stato approvato
    molto velocemente dall’Aula, e spiega che “a decorrere
    dall’inizio della quindicesima Legislatura, il regime
    previdenziale dei consiglieri regionali e degli assessori
    tecnici è di carattere contributivo”. Questo – si legge nella
    proposta firmata da Stefano Tunis (Sardegna 20Venti), Angelo
    Cocciu (Forza Italia), Giorgio Oppi (Udc), Francesco Mura
    (Fratelli d’Italia), Franco Mula (Psd’Az) – in conformità a uno
    schema di testo di legge approvato in Conferenza delle Regioni e
    Province Autonome nel 2019. Dove, al comma 4 dell’articolo 6, è
    previsto un contributo a carico del Consiglio regionale: “La
    quota di contributo a carico del consigliere è pari all’8,80%
    della base imponibile; la quota a carico dell’Assemblea
    legislativa è pari a 2,75 volte la quota a carico del
    consigliere”.   
    C’è dell’altro. In un altro emendamento, approvato ugualmente
    con la massima velocità, c’è scritto che “le indennità e i
    rimborsi dei consiglieri regionali sono rivalutati annualmente
    in misura pari alla variazione rilevata dall’Istat, se positiva,
    dell’indice dei prezzi al consumo”. Anche in questo caso la
    rivalutazione decorre dalla legislatura precedente a quella in
    corso.   
    Prima di questo blitz andato a buon fine, c’era già stato a
    inizio Legislativa un tentativo di reintrodurre le indennità
    differite. Esattamente due anni e mezzo fa il presidente del
    Consiglio regionale Michele Pais illustrò in conferenza dei
    capigruppo una bozza per la parametrazione dei vitalizi secondo
    il calcolo del contributivo diretto, specificando che si
    trattava della “riproposizione letterale del testo che deriva
    dall’accordo Stato-Regioni in attuazione della legge di bilancio
    dello Stato e dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli
    regionali”. Ma il tentativo fallì perché M5s e centrosinistra
    fecero mancare la firma per l’approdo in Aula con la procedura
    d’urgenza. (ANSA).   

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    Manovra: dal taglio delle tasse alle pensioni, tutte le misure

    Lavoratori, imprese, famiglie, giovani: distribuisce 30 miliardi a tutte le categorie la prima legge di Bilancio firmata da Mario Draghi e Daniele Franco. Una maxi manovra anche nella forma, 185 articoli, che rinnova il Superbonus e cancella il Cashback, cambia il Reddito di cittadinanza e introduce la riforma degli ammortizzatori. Per le tasse si conferma solo un fondo, da dettagliare con un sucessivo emendamento in Parlamento. Ma nella novantina di pagine della bozza c’è spazio per i fondi per il Giubileo (1,4 miliardi) come per quelli per tenere sotto controllo le specie esotiche invasive, per aumentare le indennità dei sindaci delle grandi città, per stanziare 4 miliardi in più per sanità e vaccini, 1 miliardo per la cultura, 300 milioni per la proroga degli insegnanti assunti durante l’emergenza Covid, per la Cig per Alitalia e anche per consentire il riborso dei biglietti della vecchia compagnia per tutto il 2022. Sembra cancellata, ma poi viene ripristinata, la carta del docente.
    DALLO SPORT ALLA CASA, SI PUNTA SUI GIOVANI: Dalla promozione dello sport, compreso il maestro di ginnastica per due ore a settimana in quarta e quinta elementare, fino al rinnovo per tutto il 2022 delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa per gli under 36, la manovra cerca di pensare ai giovani. Le risorse non sono tantissime (aumentano per i prossimi anni anche quelle per gli asili nido) ma i segnali ci sono. Se i 500 euro per i 18enni vengono limitati alle famiglie con Isee sotto i 25mila euro, non appena diventati ventenni i giovani potranno lasciare ‘il nido’ e andare a vivere da soli contando su una detrazione dell’affitto del 20% (fino a massimo 2.400 euro l’anno per chi ha redditi entro i 15.493,71 euro) anche se trovano una stanza, invece di un appartamento intero.
    BONUS EDILIZI PER 3 ANNI, TETTO ISEE SUPERBONUS VILLETTE: Le misure per la casa sono numerose, dalla proroga per tutto il 2022 del Fondo Gasparrini per chi non riesce a pagare la rata del mutuo alla stabilizzazione per 3 anni dei vari bonus, eco e sismabonus, bonus mobili ed elettrodomestici (con un taglio alla spesa agevolabile che scende a 5mila euro), bonus verde. Il bonus facciate si allunga invece solo di un anno ma scende al 60% e il Superbonus, come annunciato, viene prorogato per i condomini fino al 2023 mentre per le villette i lavori saranno incentivati al 110% solo per il 2022 e per chi ha Isee entro i 25 mila euro. La proroga al prossimo anno vale anche per chi abbia già presentato la Cila-Superbonus entro settembre.
    8 MLD PER IRPEF E IRAP, AGENZIA UNICA ENTRATE-RISCOSSIONE: Per conoscere la composizione del taglio vero e proprio delle tasse bisognerà aspettare le prossime settimane. La manovra però non si limita a finanziare l’apposito fondo con 8 miliardi ma indica una direzione, la riduzione dell’Irpef e anche dell’Irap. Niente contributi, come chiedeva Confindustria. Per il taglio del cuneo però non si fanno scelte e si indicano due vie, la riduzione delle aliquote o la revisione delle detrazioni. Intanto, in attesa della riforma della riscossione, arriva l’agenzia unica con le Entrate che incorporano la Riscossione. Nel calcolo della riduzione del peso del fisco il governo aggiunge anche la cancellazione dell’aggio per 990 milioni, il rinvio di sugar e plastic tax, l’Iva al 10% per la tampon tax, gli incentivi per la casa e per le imprese e i 2 miliardi contro il caro-bollette, che serviranno però solo per il primo trimestre e potrebbero tradursi in una riduzione delle aliquote Iva. Si arriva in tutto a 12 miliardi nel 2022.
    CIG ANCHE PER I PICCOLI, SCONTI A CHI NON LA USA: Gli ammortizzatori diventano universali, con i piccoli fino a 5 dipendenti che pagheranno lo 0,5% (0,8% sopra i 5) ma chi non li usa per due anni avrà uno sconto del 40%. Il decalage della Naspi inizierà dopo 6 mesi, il contratto di espansione si userà a partire dai 50 dipendenti.
    STRETTA SUL REDDITO, VIA OSTACOLI A LAVORO: Cambia il reddito di cittadinanza, con una stretta sui controlli ex ante per evitare abusi. Per incentivare la ricerca del lavoro i dettagli sono ancora in fase di valutazione: la bozza prevede un decalage di 5 euro al mese a partire dal sesto mese, per i soli ‘occupabili’, la revisione dei criteri per l’offerta congrua e la decadenza dal beneficio dopo due no al lavoro. Previsto anche che il reddito di chi trova lavoro non azzeri l’assegno.
    IN PENSIONE CON QUOTA 102, APE SOCIAL ANCHE PER LE MAESTRE: Per un altro anno non si tornerà alla legge Fornero. I requisiti salgono a quota 102, 64 anni di età e 38 di contributi, ma arrivano 600 milioni in tre anni per i lavoratori delle Pmi in crisi che potranno uscire con 62 anni. Si allarga la platea dell’Ape social, in cui entrano tra l’altro estetisti, magazzinieri e anche le maestre, mentre cambiano i requisiti di Opzione donna con il limite di età che sale di due anni (60 per le lavoratrici dipendenti e 61 per le autonome).
    FONDI A PARITA’ SALARI E CONGEDI: Per le donne arriva però qualche buona notizia a partire dallo sconto del 50% dei contributi per chi rientra al lavoro dopo la maternità. Il congedo obbligatorio per i papà, peraltro, viene stabilizzato a 10 giorni, mentre arriva un finanziamento di 52 milioni per garantire la parità salariale.    

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    Da luglio l'Inpgi (previdenza giornalisti) confluisce nell'Inps

    L’Inpgi, l’istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani, dal primo luglio confluirà nell’Inps, con i relativi ”apporti attivi e passivi”. E’ quanto prevede uno degli articoli della bozza della Legge di Bilancio con la manovra. La norma stabilisce anche che il regime pensionistico dei giornalisti si uniformerà a quello dell’Inps, facendo salvo quanto maturato al 30 giugno 2022. “In particolare – è scritto – per gli assicurati presso la gestione sostitutiva dell’INPGI, l’importo della pensione è determinato dalla somma: a) delle quote di pensione corrispondenti alle anzianità contributive acquisite fino al 30 giugno 2022 calcolate applicando le disposizioni vigenti presso l’INPGI; b) della quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive acquisite a decorrere dal 1° luglio 2022, applicando le disposizioni vigenti nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti”.
    ”La garanzia pubblica chiesta da lungo tempo dall’Ordine dei giornalisti, contrastato da altri soggetti in categoria, sta prendendo corpo nella manovra del Governo” così evidenzia una nota del presidente del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna a proposito dell’impegno assunto nei confronti dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti.
    “La soluzione ipotizzata dal governo per affrontare la crisi dell’Inpgi è un passo in avanti importante, ma non definitivo, verso il riordino del settore. La preferenza dell’esecutivo per una delle due soluzioni elaborate dal tavolo tecnico, anche grazie al lavoro fondamentale dei vertici dell’Inpgi, sgombra il campo dall’ipotesi di commissariamento e liquidazione dell’Istituto, che infatti non scomparirà”. Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.
    “Il Consiglio dei Ministri ha inserito nel testo della Legge di Stabilità la norma che consentirà il passaggio parziale degli iscritti dall’lnpgi all’lnps dal primo luglio 2022. Si tratta di una delle due ipotesi formulate dalla Commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio alla quale l’Inpgi ha partecipato insieme a Ministero del Lavoro, Ministero delle Finanze, Inps e la stessa Presidenza del Consiglio. Noi abbiamo lavorato fino all’ultimo perché il governo decidesse per la nostra proposta, quella dell’allargamento della platea che avrebbe consentito all’lnpgi di rimanere autonomo nel suo insieme. Contemporaneamente abbiamo lavorato perché la soluzione di passaggio all’lnps fosse comunque la più tutelante nei confronti degli iscritti e delle loro tutele previdenziali”. Così la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni.
    ”Dopo una lunga trattativa che ha visto i vertici dell’Inpgi impegnati nella difficile mediazione per salvaguardare le pensioni attuali e quelle future dei giornalisti la politica ha deciso di trasferire gli iscritti della gestione principale all’Inps. Accadra’ dal 1 luglio 2022 e non avra’ conseguenze sugli importi pensionistici attuali e futuri. Non era la soluzione indicata dalla maggioranza che governa l’istituto, ma con grande determinazione abbiamo salvaguardato i diritti maturati oltre a quelli acquisiti. Era un impegno che questa maggioranza aveva assunto fin dall’inizio: non un euro dei “diritti” maturati doveva essere sacrificato per pagare le super-pensioni di quanti con raro egoismo hanno scritto e agito per smantellare l’istituto di previdenza dei giornalisti pur di assicurare i loro assegni d’oro. A sottolinearlo in una nota sono i consiglieri di maggioranza dell’Inpgi (Domenico Affinito, Ida Baldi, Giuseppe Gulletta -vicepresidente, Massimo Marciano, Giuseppe Marzano, Claudio Scarinzi, Massimo Zennaro).
       

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    Sindacati: 'Quota 102 non va, pronti alla piazza'

    “Se dovesse essere confermata al Consiglio dei ministri la scelta di Quota 102 sulle pensioni, la Uil non ci sta ed è pronta se necessario a scendere in piazza”. Lo ha detto il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, a Isoradio. “Sabato – ha aggiunto – ci vedremo con i colleghi di Cgil e Cisl e valuteremo quali strumenti di mobilitazione mettere insieme sapendo che, siccome è una discussione che durerà all’interno delle Camere un mese, dovremmo avere la forza di fare pressione, mobilitazioni per un mese e un giorno in più di quanto dura la discussione, per convincere il Parlamento a cambiare le scelte che ha assunto”.  “Non mi aspetto uno sciopero generale, mi sembrerebbe strano. C’è la disponibilità del governo a ragionare”. Lo dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del Cdm sottolineando come comunque la “decisione sta ai sindacati”.Sulle pensioni “l’obiettivo è il ritorno in pieno al sistema contributivo, con una transizione a Quota 102 (38 anni di contributi e 64 anni di età)”. Lo ha detto il premier Draghi in conferenza stampa spiegando che il governo ha messo mano a Opzione donna, all’Ape sociale “ampliando la gamma di soggetti che possono utilizzarlo. Il governo – ha aggiunto – è disponibile al confronto con le parti sociali” e con il Parlamento “perchè l’obiettivo – ha ribadito – è il pieno ritorno al contributivo che è la “scatola” dentro cui tante cose si possono aggiustare”, come ad esempio “recuperare al lavoro chi ne è uscito e si trova in nero”. “Quota 102 avvicina prima al contributivo”, dato che “entro un anno bisogna starci ma c’è anche la disponibilità a correggere alcune parti” dialogando “con le parti sociali e con “il governo”.

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    La Grande Bellezza di Roma per leader e first lady

       Le meraviglie della Roma barocca, il rigore del razionalismo italiano e la solennità delle vestigia romane: è il teatro sontuoso dell’appuntamento conclusivo del primo G20 che si tiene in Italia, con gli scorci più spettacolari accuratamente scelti per sorprendere leader e first lady. E anche se i potenti della Terra saranno per la maggior parte del tempo rinchiusi nella Nuvola di Fuksas, le signore potranno invece godersi a tempo pieno la grande bellezza della Città Eterna tirata a lucido per l’occasione, almeno nelle aree più in vista. Tra un museo e un’area archeologica, ci sarà spazio anche per colazioni con vista e visite nei templi dello shopping accuratamente blindati.    Si comincia ufficialmente sabato mattina dall’icona di Roma. Quando premier e presidenti saranno impegnati all’Eur in foto di famiglia e strette di mano, alle 9.30 l’appuntamento è al Colosseo per una visita guidata con un’ospite d’eccezione. Sarà infatti la riservatissima consorte del presidente del Consiglio, Serena Cappello, ad accogliere – per la prima volta nella veste formale di first lady – Jill Biden, Brigitte Macron, le altre e anche qualche first gentleman. Per esempio Heiko von der Leyen, marito della più nota Ursula, presidente della Commissione europea, e Joachim Sauer, sposo della cancelliera Angela Merkel e assai abituato al ruolo di comprimario.    Sarà poi il verde di Villa Pamphili ad accompagnare la pausa di colazione nel seicentesco Casino del Bel Respiro prima dell’immancabile visita alla Cappella Sistina e di una sosta negli hotel scelti dalle delegazioni tra le vie che videro la Dolcevita o negli angoli storici della capitale. Ci saranno solo i premier e i presidenti, invece, ad ammirare le Terme di Diocleziano nel tardo pomeriggio. Poi tutti insieme al Quirinale per la cena offerta dal presidente Sergio Mattarella.    Una delle terrazze più spettacolari sullo skyline di Roma, la terrazza Caffarelli, è la location scelta per il caffè della domenica mattina. Meteo permettendo, visto che le previsioni inclementi promettono nuvole e pioggia.    Problema comunque relativo, basta scendere al piano di sotto per aggirarsi nell’incanto dei Musei Capitolini dove è già prevista una visita prima di spostarsi per il pranzo nell’attigua Sala della Protomoteca. A proposito di Dolcevita non poteva mancare l’altra icona di Roma, la Fontana di Trevi, riservata però – almeno da programma – a premier e presidenti nella mattinata di domenica per una foto da conservare negli album di famiglia.    Fin qui il programma ufficiale. Ma si rincorrono le voci su un giro delle prèmiere dame in via Condotti e dintorni per qualche riservatissimo blitz tra le griffe dell’alta moda. Orari e modalità rimangono top secret. 

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    Biden si presenta al G20 con un piano da 1.750 miliardi

    “La prossima settimana si gioca non solo la mia presidenza, ma anche la maggioranza in Congresso e l’eredità di Lyndon Johnson e Franklin Delano Roosevelt”: Joe Biden non usa giri di parole per scuotere i democratici in Congresso e convincerli ad appoggiare il suo nuovo piano da 1.750 miliardi di dollari che comprende anche quelli che definisce “investimenti storici” nella lotta ai cambiamenti climatici, pari a oltre 550 miliardi. Un biglietto da visita non da poco prima di volare a Roma per il summit del G20 e a poi approdare a Glasgow per la Conferenza dell’Onu sul clima (la Cop 26).    L’annuncio del nuovo pacchetto di misure arriva in extremis, a pochi minuti dalla partenza. Una partenza rinviata proprio per tentare fino all’ultimo di raggiungere un’intesa e di non presentarsi davanti ai leader mondiali a mani vuote. “Il Paradiso può attendere”, titolava ironicamente qualcuno riferendosi al primo appuntamento romano di Biden, quello in Vaticano con papa Francesco. Ma quando l’Air Force One decolla dalla base di Andrew il destino del piano last minute messo a punto dalla Casa Bianca e finanziato da un aumento delle tasse sulle grandi società e sui più ricchi appare ancora in bilico.    Con i due senatori democratici centristi – Krysten Sinema e Joe Manchin – che parlano di passi in avanti ma non sciolgono le riserve, rifiutandosi di dire se voteranno o meno il testo. E i loro voti sono fondamentali per l’approvazione.    Una posizione che non solo tiene Biden sulle spine, col rischio di far naufragare definitivamente la sua agenda economica compromettendo il cammino verso le elezioni di metà mandato e quelle presidenziali. Ma che alza ulteriormente la tensione tra i democratici, con l’ala liberal che mal digerisce un piano definito “storico” dal presidente ma di fatto dimezzato rispetto alla prima ambiziosissima stesura, con buona parte delle misure sociali originariamente previste tagliate fuori.    Biden gioca così tutte le carte per tentare di sbloccare la situazione: “L’agenda contenuta in questo piano è ciò per cui 81 milioni di americani hanno votato, e le loro voci vanno ascoltate, non possono essere ignorate”, l’estremo appello mentre parla al Paese in diretta tv, prima di involarsi verso il Vecchio Continente. “Certo, questo piano non è tutto quello che ognuno di noi voleva, ma creerà comunque milioni di posti di lavoro e ridurrà il deficit. Qui non si tratta di destra o di sinistra – ha insistito – ma di ripristinare la competitività del nostro Paese affinché possa tornare a guidare il mondo. Non possiamo permettere che il mondo ci passi avanti”.    Intanto una nuova tegola su Biden arriva anche sul fronte della ripresa, con l’economia americana che rallenta crescendo nel secondo trimestre dell’anno solo del 2%, meno del previsto e decisamente al di sotto dei tre mesi precedenti. Anche questo un dato che rischia di minare la credibilità di Washington sul palcoscenico internazionale, con gli sforzi dell’amministrazione Biden nel tenere a bada la pandemia e nel far ripartire la catena delle forniture che non sembrano per ora portare ai risultati sperati.