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    Ministra Israele in sedia a rotelle lasciata fuori da Cop26

       Naftali Bennett e Boris Johnson hanno concordato che la ministra dell’ambiente israeliano Karine Elharrar sia presente al loro incontro di oggi dopo che ieri non ha potuto partecipare alla Cop26 perché la conferenza era inaccessibile alle persone in carrozzella.    Per due ore – secondo l’ufficio stampa della ministra – gli organizzatori della Cop26 hanno impedito ad Elharrar, che soffre di distrofia muscolare, di entrare nel compound con il veicolo con il quale era arrivata. Le è stato quindi offerto di usufruire di una navetta ma si è scoperto che questa non era idonea al trasporto delle persone in sedia a rotelle. A questo punto ad Elharrar non è rimasto che tornare nel suo albergo ad Edimburgo.    “E’ stata una condotta scandalosa e non sarebbe dovuta avvenire”, ha denunciato Elharrar aggiungendo di non aver potuto raggiungere gli obiettivi del sua trasferta a Glasgow.    L’ambasciatore inglese in Israele Neil Wigan in un tweet ha chiesto scusa alla Elharrar per l’incidente, mentre Bennett ha disposto che l’auto della Elharrar faccia parte del suo convoglio ufficiale in modo da poter raggiungere senza problemi l’area centrale del summit.    

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    Di Maio, no ricatti sul Colle, voto anticipato blocca Paese

    Gli applausi in Senato da parte del centrodestra dopo la bocciatura del ddl Zan sono stati dei “giochini di Palazzo” in vista delle elezioni per il Quirinale. “Un tentativo di ricatto per arrivare alle elezioni anticipate”. Ad affermarlo in un’intervista a La Stampa è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (Movimento 5 Stelle), il quale dice “di no con fermezza” all’ipotesi di tornare al voto. “Vorrebbe dire bloccare la ripresa del Paese”. 
    Dopo il confronto a distanza tra Enrico Letta e Giuseppe Conte sul Quirinale, è Matteo Salvini a ‘ripescare’ il nome di Mario Draghi come prossimo inquilino al Colle. “Se mi chiedono se sarebbe un buon presidente della Repubblica, rispondo che lo voterei domattina”, dice secco nell’anticipazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa. Dietro la certezza che il premier “è una risorsa per il Paese”, il segretario della Lega rimette in campo il nome di Draghi. Non cita invece Silvio Berlusconi che il centrodestra si è impegnato a sostenere compatto. E svicola così, tenendosi le mani libere: “Sul Quirinale gli scenari cambiano ogni momento”. Concluse le amministrative, archiviato lo scontro sul disegno di legge Zan e superata la prova del G20, la politica comincia a studiare la partita clou di febbraio. E ,forse ,memore dei franchi tiratori che si sono esercitati il 27 ottobre al Senato sul ddl Zan, si prepara a più scenari. Torna così in ballo Draghi, declinato insieme a tante altre subordinate, a cominciare dalla data delle elezioni politiche.. Le parole di Salvini – frutto di più colloqui con Vespa, l’ultimo una decina di giorni fa, secondo la Lega – stridono con le rassicurazioni date proprio allora sul Cav (“Se decidesse di scendere in campo, avrebbe tutto il nostro sostegno”, aveva sostenuto il leghista il 21 ottobre, il giorno dopo la reunion degli alleati a Villa Grande).
    La Lega garantisce che Berlusconi resta ‘il piano A’, in attesa di capire cosa farà l’ex numero uno di Bankitalia e della Bce. Tuttavia, FI non sembra né troppo sorpresa né delusa dall’ultimo rilancio di Salvini. Non si sa se per non mostrare il fastidio per il piano B (Draghi) o per sminuirne la possibilità. E ricorda che anche il Cavaliere aveva promosso Draghi come “un ottimo presidente della Repubblica” e l’aveva fatto tornando a Bruxelles dopo una lunga assenza, pur aggiungendo che chissà se non fosse meglio, per lui e per il bene dell’Italia, restare a Palazzo Chigi. Ufficialmente l’appoggio del centrodestra a Berlusconi non viene meno, così come l’impegno sulla legge elettorale per mantenere il sistema maggioritario. Arroccandosi duramente (soprattutto Salvini e Meloni) contro il proporzionale e in ogni caso contro una riforma elettorale caldeggiata dal Pd. Inoltre, non scandalizza più nemmeno l’orizzonte del 2023, come fine legislatura, rinunciando quindi al voto anticipato. Del resto il flop diffuso alle ultime comunali non incoraggia affatto a sfidare di nuovo gli elettori a breve. Del ‘non voto’ parla Salvini nel libro di Vespa sui presunti dubbi di Draghi al Quirinale: “Non so se voglia andarci. Anche se ci andasse, non credo che ci sarebbero le elezioni anticipate”. Boccia nettamente il ritorno alle urne Luigi Di Maio: “Molte forze politiche parlano di Quirinale perché vogliono elezioni subito. Io no”, scandisce il ministro degli Esteri ed esponente di spicco dei 5 stelle, spiegando che la pandemia non è finita ed è ancora aperto il cantiere del Pnrr e delle riforme collegate.

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    Covid: boom terza dose in Gb, 820.000 in 3 giorni

    (ANSA) – LONDRA, 01 NOV – Nuovo boom di vaccini nel Regno
    Unito con 820.000 booster (o terze dosi) inoculate nei soli
    ultimi 3 giorni nel Paese, che da questa settimana ha aperto
    anche gli accessi senza prenotazione ai centri di
    somministrazione cosiddetti drive-in: lo sottolinea compiaciuto
    in un tweet il primo ministro Boris Johnson, il cui governo ha
    scommesso tutto su una nuova accelerata dei vaccini – e in
    particolare delle terze dosi, riservate nel Regno a tutti gli
    ultra 50enni che abbiano ricevuto la seconda dose da 6 mesi,
    alle persone vulnerabili e a chi lavora nella sanità o nei
    servizi di assistenza sociale – per cercare di contenere gli
    effetti del recente rimbalzo dei contagi da Covid senza
    reintrodurre le restrizioni revocate a largo raggio fin dal 19
    luglio.   
    Johnson ha pure notato come il booster – che ha definito “una
    vitale protezione aggiuntiva contro il Covid nei mesi invernali”
    – abbia raggiunto adesso un totale 8 milioni di persone nel
    Paese. A cui va sommato circa un 80% dell’intera popolazione
    over 12 vaccinato finora con 2 dosi.   
    Intanto i nuovi casi censiti oggi calano leggermente a
    38.000, per il terzo giorno sotto quota 40.000; con i morti
    registrati nelle ultime 24 ore stabili a 74 e il totale dei
    ricoveri negli ospedali pure per ora assestato sotto i 9000: ben
    lontano dai picchi di 39.000 delle ondate pre vaccino della
    pandemia. (ANSA).   

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    Mattarella: 'Non c'è più tempo, il mondo ci guarda'

    Il mondo ci guarda, miliardi di persone attendono risposte: è il tempo di agire. Con questo appello ai leader del mondo si chiude la prima giornata del G20 sotto la presidenza italiana. Non poteva essere più solenne il contesto nel quale il presidente della Repubblica ha lanciato il suo grido d’allarme. Fuori dai tecnicismi che toccano ai leader, il capo dello Stato dal Quirinale ha voluto toccare le corde più profonde dei capi di Stato e di Governo, tutti riuniti nel Salone delle Feste, con un discorso semplice e diretto: “Il momento è questo. Gli occhi di miliardi di persone, di interi popoli, sono puntati su di noi e sui risultati che sapremo conseguire. Sono fiducioso che i nostri Paesi risponderanno all’appello che viene dall’opinione pubblica mondiale. Ne saremo all’altezza se riusciremo a ritrovare il filo della collaborazione e il senso della responsabilità che l’odierna e crescente interdipendenza tra popoli e nazioni del pianeta ci impone”, ha detto Mattarella poco prima di un’affollatissima cena al Quirinale che ha visto due tavolate (in due saloni diversi) ospitare i capi di Stato e di governo.
        Si chiude quindi al Quirinale la già intensa giornata dei leader e delle delegazioni che in serata hanno potuto ammirare stupiti il concentrato di opere d’arte raccolte nel Palazzo che fu anche dei papi, un magnifico compendio della storia d’Italia degli ultimi cinque secoli. In questo scenario Sergio Mattarella ha accolto i tanti ospiti nella sala di rappresentanza, salutandoli uno ad uno in un’interminabile sfilata che ha messo a dura prova il cerimoniale e la sicurezza. Oltre 120 gli ospiti della cena offerta dal presidente della Repubblica. Tanti che, in era di pandemia e distanziamento, sono stati distribuiti in due sale e due enormi tavolate. Circa 60 i leader e le first lady (ma anche due first gentlemen, Joachim Sauer, marito della cancelliera Angela Merkel, e Heiko von der Leyen, sposo della presidente della Commissione Europea, Ursula) seduti nel salone delle Feste; gli altri 60, in prevalenza ministri degli Esteri e delle Finanze, accomodati nella sala del Bronzino che prende il nome dall’importante gruppo di arazzi che ornano le pareti, alcuni dei quali tessuti su disegno del celebre pittore fiorentino Agnolo Bronzino.    Dopo il breve saluto di Mattarella, i big del mondo si sono potuti concentrare su altre prelibatezze del Made in Italy: salmone marinato all’aneto con polvere di olive come antipasto.    Risotto alla zucca per primo e filetti di spigola con verdure provenienti dalla tenuta di Castelporziano come secondo. Sfoglia di pomodoro, sedano di rapa e cuori di carciofo con patate farcite, per contorno. Una crema di mandarino al vapore per chiudere con un tocco squisitamente mediterraneo.

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    Cos'è la global minimum tax, scatterà nel 2023

       La minimum tax globale sulle multinazionali, approvata dai leader del G20 nel vertice di Roma dopo anni di trattative, andrà a colpire in particolare i colossi del web cresciuti in questi anni, da Amazon a Facebook.    I leader mondiali si sono impegnati ad attuarla entro la data del 2023, fissata nel quadro Ocse dove era stata sottoscritta da 136 paesi su 140.    La tassa avrà un’aliquota minima del 15% sugli utili delle multinazionali per evitare che queste continuino a trasferire la propria sede fiscale in un paese dove il trattamento è più favorevole. L’intesa inoltre consentirà di riattribuire ai Paesi del mondo intero i benefici per oltre 125 miliardi di dollari realizzati da 100 aziende multinazionali tra le più grandi e più redditizie al mondo, sottolinea l’Ocse. E secondo uno studio indipendente la tassa genererà almeno 60 miliardi di dollari di introiti l’anno solo per gli Stati Uniti.    L’accordo poggia su due pilastri: il primo prevede che le aziende con entrate per oltre 20 miliardi di euro possano essere tassate anche nei Paesi dove avvengono i consumi. Il secondo prevede che i Paesi che ospitano il quartier generale delle multinazionali possano imporre una tassa minima di almeno il 15% in ciascuna delle nazioni in cui operano.    Con la nuova minimum tax sparirà la digital service tax europea che aveva provocato le critiche degli Stati Uniti perché andava a colpire specialmente le grandi aziende tecnologiche basate oltre Oceano. Nel caso di attuazione della tassa globale nei prossimi due anni, i paesi europei offriranno alle aziende un credito fiscale per rimborsare le somme versate in eccesso rispetto all’imposta globale.    Dopo l’approvazione da parte dei capi di Stato e di governo, l’accordo sulla minimum tax deve essere trasformato in legge nei vari Paesi, con l’obiettivo di implementarla nel 2023. Uno scoglio ancora da superare, sottolineano esperti e analisti, è comunque la creazione di un meccanismo credibile di risoluzione delle dispute a livello internazionale.    Il progetto per una tassa minima globale sulle grandi società era stata proposto dalla segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen, ad aprile scorso, nell’ambito della politica della nuova amministrazione del presidente Biden. Il numero uno della Casa Bianca dovrà comunque affrontare l’opposizione repubblicana al Senato alle nuove regole.    Quindi a giugno è stata appoggiata dal G7 e ai principi di ottobre ha avuto l’ok da 136 Paesi sui 140 del Quadro Inclusivo Ocse/G20. Un’intesa resa possibile, dopo anni di intensi negoziati, grazie all’adesione di Irlanda, Estonia e Ungheria, che per lungo tempo si erano fermamente opposte all’idea di una minimum tax globale sulle multinazionali. 

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    Franciacorta, burratina e pajata per Boris e Carrie a Roma

    “Anche noi abbiamo partecipato al G20! Abbiamo avuto ospiti a cena il Primo Ministro della Gran Bretagna, signor Boris Johnson, e la signora Carrie, sua moglie”. Lo si legge sul profilo Facebook del ristorante romano ‘Giulio Passami l’Olio’ nei pressi di piazza Navona, dove ieri sera hanno cenato il premier britannico e la consorte in una serata romana che la coppia si è concessa prima dell’inizio dei lavori del G20 oggi.    “I coniugi Johnson si sono accomodati all’interno, al loro tavolo, mentre molto discretamente la scorta ha cenato all’esterno”, raccontano dal ristorante, noto locale al centro storico di Roma. “Accolti con un calice di Franciacorta, hanno ordinato entrambi un antipasto di funghi alla piastra con burratina, a seguire la signora ha chiesto una carbonara e mister Johnson un piatto di pajata con contorno di coratella con carciofi. Per dessert un tiramisù per la signora, formaggi con miele per mister Johnson”, continua la descrizione della visita, che poi entra anche nel dettaglio sui gusti da connoisseur del primo ministro: “Abbiamo servito un Apolide, un vitigno autoctono Nero Buono di Cori, della provincia di Latina. Al Primo Ministro, che è una persona colta e tra l’altro conosce la lingua italiana, non deve essere sfuggita la sottile ironia legata al nome del vino. La cena si è svolta in un clima di serena riservatezza, tutti i nostri clienti hanno rispettato la privacy dei due ospiti. La nostra ospitalità e discrezione sono state notate e apprezzate da mister Johnson, al quale abbiamo fatto omaggio di una confezione del nostro olio extravergine d’oliva. Mentre speriamo di poterli avere di nuovo ospiti di Giulio Passami l’Olio”. E a corredo le foto con lo staff.

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    Vezzali, Italia-Svizzera può essere test per pubblico 100%

    (ANSA) – NORCIA (PERUGIA), 30 OTT – “Italia-Svizzera del 12
    novembre credo che possa essere l’occasione per testare una
    capienza del pubblico al 100%, così per poi aprire al resto
    delle competizioni”: a dirlo è all’ANSA è Valentina Vezzali,
    sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega allo
    Sport, oggi a Norcia.   
    Vezzali ha sottolineato che “in questo momento la situazione è
    buona, le vaccinazioni stanno procedendo nei migliori dei modi e
    quindi mi auguro che l’Italia possa rimanere zona bianca”. Ha
    quindi annunciato l’intenzione di testare la riapertura completa
    di uno stadio in occasione della partita per le qualificazioni
    ai Mondiali (ANSA).   

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    Lega: via libera della Cassazione ai 6 referendum sulla giustizia

    “Via libera ai sei referendum sulla Giustizia, promossi da Lega e Partito Radicale. L’ha stabilito la Corte Suprema di Cassazione,annuncia la Lega,accogliendo la richiesta dei consigli regionali di Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto. La decisione di piazza Cavour anticipa – e di fatto rende ininfluente – il deposito delle firme certificate: tra le 700mila e le 775mila a seconda del quesito, oltre a 18mila adesioni elettroniche. Il totale provvisorio è di 4.275.000 autografi, ma questa mattina nella sede milanese della Lega in via Bellerio ne sono arrivate altre 80mila”.”Il partito di Matteo Salvini ha preparato le sottoscrizioni certificate dopo mesi di accurati controlli – si legge in una nota -che hanno visto la mobilitazione di decine di parlamentari, consiglieri regionali e decine di militanti da Ferragosto a oggi con il coordinamento di Roberto Calderoli. I moduli con le firme sono stati distribuiti in ben 368 scatoloni che hanno riempito tre furgoni. Ci sono anche sei hard disk che contengono le firme digitali e i certificati elettorali.    I referendum hanno incassato un’adesione bipartisan e hanno mobilitato molti volti noti. Tra gli altri, hanno sostenuto i quesiti Pierluigi Battista, Maurizio Belpietro, Giulia Bongiorno, Hoara Borselli, Mauro Corona, Mauro Coruzzi in arte Platinette, lo chef Alessandro Circiello, Guido Crosetto, Paolo Del Debbio, Alda D’Eusanio, Vittorio Feltri, Roberto Giachetti, Mario Giordano, Maria Giovanna Maglie, Simonetta Matone, Paolo Mieli, Giovanni Minoli, Augusto Minzolini, Luca Palamara, David Parenzo, Nicola Porro, Gabriella Privitera Corona madre di Fabrizio, Alessandro Sallusti, Vittorio Sgarbi, Sergio Staino, Francesco Storace, Giovanni Terzi, Gaia Tortora, Michele Vietti ex vicepresidente del Csm. Nonostante il no di Enrico Letta, nel Pd hanno detto sì Goffredo Bettini, Giorgio Gori, Luciano Pizzetti (deputato Pd e sottosegretario di Stato con i governi Gentiloni e Renzi), senza dimenticare altri nomi come quelli del senatore Gianni Pittella, ex socialista, e l’europarlamentare Massimo Smeriglio.    Hanno firmato, ovviamente, tutti i ministri e i governatori della Lega. Un appoggio ai referendum è stato ribadito da Silvio Berlusconi e da Giorgia Meloni (pur con qualche distinguo su un paio di quesiti). Hanno aderito anche i centristi dell’Udc, con Lorenzo Cesa e Antonio de Poli, e il leader di Italia Viva Matteo Renzi.    In particolare, i referendum riguardano la riforma del Csm, la responsabilità diretta dei magistrati, l’equa valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere, i limiti agli abusi della custodia cautelare, l’abolizione del decreto Severino.    Dopo il via libera della Cassazione, non è più necessario il deposito delle firme previsto per domani.
    “Finalmente gli italiani avranno l’opportunità di cambiare la Giustizia! Appuntamento in primavera. Un ringraziamento a chi ha firmato, a chi era presente ai gazebo e nelle piazze, a chi ha dato una mano”, scrive su fb il leader della Lega Matteo Salvini.