More stories

  • in

    Lobby: maggioranza si spacca su legge, Iv con Fi, ira M5s

    La maggioranza si spacca in commissione Affari costituzionali della Camera sulla legge che regolamenta l’attività di lobbing, che dovrebbe approdare in Aula dopodomani. Sul divieto per i membri del parlamento e del governo di svolgere per tre anni questa attività al termine del mandato, Iv, Fi e Lega (ma anche Fdi) si sono espressi contro, nonostante il governo, con il sottosegretario Deborah Bergamini avesse dato aprere positivo. A farssi portatore del malcontento di M5s è stato il presidente della Commisisone, Giuseppe Brescia, che ha chiesto “lealtà” agli altri partiti di maggioranza.
    La legge prende le mosse da un testo del Pd, uno di Iv ed un terzo di M5s. Ad agosto era stato adottato dalla Commissione un testo base preparato dalla relatrice Vittoria Baldino che escludeva dalla possibilità di iscriversi al Registro dei portatori di interessi per tre anni dopo la fine del mandato i “decisori pubblici”, vale a dire “i membri del Parlamento e del Governo; i presidenti, gli assessori e i consiglieri regionali”, gli amministratori di città con più di 300mila abitanti e i membri delle autorità indipendenti, compresa la Banca d’Italia.
    Visti i numerosi emendamenti, dopo una serie di riunioni, Baldino aveva proposto giovedì una riformulazione su cui il governo, con Bergamini, aveva dato aprere positivo, e che oggi sarebbe dovuto essere posto ai voti. La riformulazione esclude dall’iscrizione al Registro per un solo anno i membri del Governo nazionale e regionale, mentre parlamentari e gli altri soggetti erano esclusi solo durante il loro mandato. Ma oggi è stata posto in dubbio anche questa formula da Silvia Fregolent (Iv), e dal centrodestra. Iv ha contestato anche l’esclusione dei dirigenti di enti di diritto privato che ricevono finanziamenti pubblici. “Il dirigente di una pro loco che è un ente di diritto privato – spiega Marco Di Maio, capogruppo di Iv in Commissione – viene escluso se riceve dal Comune 100 euro per organizzare la sagra del Paese. Le norme non si scrivono in modo così impreciso”.
    “Si sono registrati degli strappi problematici nella maggioranza – ha detto all’Ansa al termine della seduta Giuseppe Brescia – perché una parte di essa non vuole proprio questa legge. M5s è anche andato incotnro a una serie di richieste, perché capisce che nonvotiamo da soli la legge, ma non basta mai. Speriamo che dopo altre riunioni si risolva, ma è inaccettabile che in Conferenza dei capigruppo si dia l’assenso a portare il testo in Aula, salvo poi mettersi dit raverso in Commissione. Chiediamo lealtà ai partiti di maggioranza”.
    “Il problema non è più di merito – commenta Stefano Ceccanti, capogruppo del Pd in Commissione – Iv vuol far pesare i propri voti, anche in vista del voto per il Quirinale”. 

  • in

    Monopattini: Nardella, da domani obbligo casco a Firenze

    (ANSA) – FIRENZE, 30 NOV – Obbligo di indossare il casco per
    chi usa i monopattini da domani a Firenze. Lo ricorda il sindaco
    Dario Nardella che dice: “Sono felice che non ci sia stato un
    nuovo stop a questa ordinanza. Noi lo facciamo per la sicurezza
    dei cittadini, non abbiamo altra finalità. Mi auguro che questa
    misura sia rispettata. Abbiamo già fatto il punto della
    situazione con il comandante della polizia municipale, avremo
    servizi dedicati con delle pattuglie e ovviamente si
    preoccuperanno di far rispettare l’ordinanza”. L’obbligo vale
    per tutto il territorio comunale. “Faccio un appello – ha
    aggiunto Nardella – a tutti i fiorentini, cerchiamo di dare il
    buon esempio e ricordiamoci che Firenze ha già pagato un prezzo
    alto verso la vita di un giovane che andava sul monopattino, ha
    battuto la testa ed è morto in un incidente. Chiedo a tutti di
    ricordare queste cose perché basta un po’ di pazienza, un
    piccolo gesto e sacrificio per salvare la vita di qualcuno. Io
    sono disposto a fare qualunque cosa pur di avere anche una sola
    possibilità in più di salvare una vita. Ci sono alcune aziende
    che, spinte dalle iniziative a Firenze, si stanno attrezzando
    per dotare i monopattini di contenitori di caschi”. (ANSA).   

  • in

    Pm Perugia revoca richiesta archiviazione per velo

    (ANSA) – PERUGIA, 30 NOV – La Procura di Perugia ha revocato
    la richiesta di archiviazione che era stata avanzata nell’ambito
    dell’indagine avviata a carico di un uomo di origine
    nordafricana accusato di avere costretto la moglie a tenere il
    velo integrale. Lo ha reso noto lo stesso Ufficio giudiziario
    del capoluogo umbro guidato da Raffaele Cantone.   
    La richiesta di revoca della richiesta d’archiviazione –
    spiega la Procura di Perugia – è stata decisa in seguito alla
    presentazione di opposizione da parte della persona offesa. E’
    giustificata “dalla necessità di effettuare ulteriori attività
    investigative, cui fa riferimento l’atto di opposizione, fra cui
    anche l’audizione diretta della querelante”.   
    Nella stessa nota, firmata dal procuratore Cantone, si ricorda
    che il procedimento “nei giorni scorsi era stato oggetto di
    particolare attenzione mediatica per una frase estrapolata dalla
    richiesta di archiviazione relativa alla costrizione della
    denunciante a tenere il velo integrale”.   
    In particolare nell’atto si sosteneva che “la condotta di
    costringere a tenere il velo integrale rientra nel quadro
    culturale, pur non condivisibile in ottica occidentale, dei
    soggetti interessati”.   
    “Imporre il velo non può essere giusto nel nostro Paese che
    ha proprie regole. Che non sono certamente quelle della
    tradizione islamica”, aveva detto il procuratore dopo che il
    caso era finito sui giornali.   
    Nella richiesta di archiviazione del pm, ora revocata, si
    sosteneva tra l’altro che “il rapporto di coppia viene
    caratterizzato da forti influenze religiose-culturali alle quali
    la donna non sembra avere la forza o la volontà di sottrarsi”.   
    (ANSA).   

  • in

    Draghi avvia le consultazioni per blindare la manovra

    Hanno preso il via gli incontri del premier Mario Draghi con i gruppi di maggioranza sulla legge di bilancio. A Palazzo Chigi è giunta la delegazione del Movimento 5 stelle composta dal capo delegazione al governo Stefano Patuanelli e dai capigruppo alla Camera e al Senato, Davide Crippa e Mariolina Castellone. Domani, 30 novembre, sarà la volta di Lega, Pd e Fi. Siedono al tavolo, al fianco del premier, i ministri dell’Economia Daniele Franco e ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.La riunione con Draghi è stata “serena e proficua”: “Condividiamo i principi della manovra che utilizza gli spazi di crescita in modo espansivo per sostenere le nostre imprese” e abbiamo “segnalato alcuni aspetti migliorabili nel percorso parlamentare, come quello del Superbonus al 110% e più in generale dei bonus edilizi”. Lo dice Stefano Patuanelli lasciando Palazzo Chigi dopo l’incontro M5s con Draghi sulla manovra. “Abbiamo segnalato che il limite Isee sulle abitazioni monofamiliari è particolarmente restrittivo e ci auguriamo si possa superare. Inoltre i controlli sono sacrosanti verso i furbetti ma bisogna dare certezze”.”Draghi è d’accordo con noi, il Reddito non si tocca”, afferma Patuanelli al termine dell’incontro. “Il movimento è stato protagonista” delle correzioni introdotte in legge di Bilancio e ora “Il reddito di cittadinanza non deve subire ulteriori modifiche nel percorso parlamentare né nel merito né nella dotazione economica”.Dall’esenzione del canone unico per pubblici esercizi e ambulanti all’aumento delle risorse per la rete dei Centri antiviolenza, dalla semplificazione del superbonus per evitare contenziosi alla riduzione bollette e costi energetici: contengono proposte in questo senso alcuni dei circa 800 emendamenti alla manovra presentati dal Pd in commissione Bilancio al Senato. Nel pacchetto ci sono emendamenti anche sul tema dell’Ape sociale, sul Reddito di cittadinanza, sulla Naspi per giovani e le liste attesa nella sanità. “Il Nucleare di quarta generazione utile e pulito. Non partecipare alla sperimentazione sarebbe un suicidio. L’Italia ha bisogno di autosufficienza energetica”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini un una conferenza stampa a Montecitorio sulla Manovra in cui annuncia che domani incontrerà il presidente del Consiglio Mario Draghi. “Il tempo che avremo a disposizione con Draghi – dice – lo useremo al massimo per la riduzione delle bollette”.A Draghi “la delegazione di Forza Italia chiederà di aumentare la cifra di 8 miliardi destinati alla riduzione della pressione fiscale ad almeno 10 miliardi, destinando a questo scopo le risorse che saranno risparmiate grazie alle norme più stringenti e ai controlli contro gli abusi sul reddito di cittadinanza. Forza Italia è inoltre favorevole al mantenimento e all’estensione dei bonus edilizi” e “propone un ulteriore rinvio selettivo delle delle cartelle esattoriali e degli altri adempimenti fiscali al 2022”. Così una nota di FI dopo una riunione convocata da Antonio Tajani con ministri, capogruppo e dirigenti.

  • in

    Difesa Palamara, stupisce impegno su vicenda chiara

    (ANSA) – PERUGIA, 29 NOV – “Stupisce come la giustizia debba
    ancora impegnarsi su una vicenda chiara nei suoi aspetti
    fattuali e giuridici”: a dirlo sono i difensori di Luca
    Palamara, Benedetto Buratti e Roberto Rampioni dopo la decisione
    della Procura generale di Perugia di impugnare la sentenza del
    gup del capoluogo umbro che ha dichiarato non luogo a procedere
    nei confronti dell’ex magistrato romano dalle accuse di
    rivelazione di segreto d’ufficio. “L’ex segretario del Csm –
    hanno aggiunto i legali – ha chiarito con precisione come non ci
    fosse alcun segreto e che, pertanto, alcuna rivelazione fosse
    perseguibile. Ben due giudici in distinti processi – hanno
    concluso gli avvocati Buratti e Rampioni – ne hanno preso atto
    dichiarando l’insussistenza dei fatti”. (ANSA).   

  • in

    Salvini, Draghi continui a Palazzo Chigi, bene Berlusconi

     “Condivido quanto afferma Berlusconi. Draghi sta lavorando bene. Mi auguro che continui a lavorare a lungo e a fare il presidente del Consiglio”. Lo dice Matteo Salvini parlando durante una conferenza stampa sulla manovra e commentando il dibattito aperto sul Colle che ha visto ieri il Cavaliere in pressing sul premier perché resti fino al 2023.
    Un concetto ribadito da Berlusconi in una intervista al Corsera nella quale il suo appello è allo stop alle “piccole tattiche” sul Quirinale e sull’azione dell’Esecutivo.
    “Il Nucleare di quarta generazione utile e pulito. Non partecipare alla sperimentazione sarebbe un suicidio. L’Italia ha bisogno di autosufficienza energetica”, ha detto Salvini che ha annunciato che domani incontrerà il presidente del Consiglio Mario Draghi. “Il tempo che avremo a disposizione con Draghi – dice – lo useremo al massimo per la riduzione delle bollette”.
    “Sul nucleare – sostiene – il Parlamento si esprima al di la delle ideologie. Partecipare al nucleare è sopravvivenza, altrimenti dipenderemo dagli umori dei cinesi o dal gas algerino o russo”, sostiene Salvini. L’attuale manovra, sottolinea, “Rischia di essere una manovra molto utile in tempi normali, ma in tempi di covid gli otto miliardi rischiano di durare qualche mese o poco più. Ci sono altre risorse da potere usare meglio tagliando le bollette. L’ambizione è arrivare a cinque miliardi per tagliare le bollette e spero che ci sia l’unanimità”.
       

  • in

    Quirinale: i 1007 Grandi Elettori, numeri e rapporti di forza

    Saranno 1007 i Grandi Elettori che si riuniranno a gennaio in seduta comune a Montecitorio per eleggere il tredicesimo presidente della Repubblica.
    Nelle prime 3 votazioni, a scrutinio segreto, serviranno i 2/3 dei voti dell’assemblea, pari a 672, dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta, pari a 504. Ai 629 deputati e 320 senatori della XVIII legislatura si aggiungono per comporre il plenum dell’assemblea 58 delegati locali: in ogni Regione saranno scelti due esponenti per la maggioranza e uno per la minoranza, tranne in Valle d’Aosta dove ne sarà scelto soltanto uno. I delegati regionali non sono ancora stati eletti ma, stando a chi ha vinto le elezioni regionali, dovrebbero essere 33 al centrodestra e 25 al centrosinistra.
    L’elezione del prossimo presidente della Repubblica non si annuncia per niente semplice visto che nessuno dei due schieramenti ha la maggioranza assoluta per eleggere al quarto scrutinio il proprio candidato. E anche perchè questo Parlamento è nato sull’onda della grande vittoria M5S che però negli anni si è sbriciolato: basti pensare che i parlamentari 5s a inizio legislatura erano 338 e ora sono rimasti, tra cambi di casacche e nuovi gruppi, 233. Un gran numero di eletti quindi non risponde ad alcuna indicazione di partito ed è difficile darli per certi in un calcolo di maggioranze.
    Ecco i rapporti di forza, sulla carta, delle varie forze politiche:
    CENTRODESTRA: può contare su 450 grandi elettori che fanno riferimento ai partiti dentro la coalizione: 196 sono della Lega (il senatore Paolo Saviane è deceduto e il suo seggio resta vacante), 127 di Fi, 58 di Fdi, 31 di Coraggio Italia-Cambiamo-Idea, 5 di Noi con l’Italia, ai quali si aggiungono i 33 delegati regionali.
    CENTROSINISTRA CON M5S : Può contare su 420 voti se si esclude Iv, su 463 se si conteggia anche il partito di Renzi (43). Il Pd conta 133 grandi elettori (Gualtieri neo sindaco di Roma dovrà optare e quindi forse il suo seggio sarà vacante al momento dell’elezione del Colle), M5s ne ha 233, Leu 18, Azione-+Europa 5, Centro democratico di Bruno Tabacci ha 6 deputati. A questo blocco si aggiungono i 25 delegati regionali, piu’ Gianclaudio Bressa, iscritto al gruppo per le Autonomie ma eletto con il Pd.
    SENATORI A VITA: Per questa elezione del presidente della Repubblica sono 6: Giorgio Napolitano, Mario Monti, Liliana Segre, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia.
    AUTONOMIE: Il gruppo delle autonomie-minoranze linguistiche conta 4 deputati e 5 senatori, al cui gruppo a Palazzo Madama sono iscritti anche Gianclaudio Bressa (Pd), Pier Ferdinando Casini (Centristi per l’Europa) e i senatori a vita Cattaneo e Napolitano.
    GRUPPO MISTO: In questa legislatura il gruppo Misto di Camera e Senato e’ lievitato e mutato a secondo della nascita di nuove componenti: il gruppo piu’ nutrito e’ la pattuglia ex M5s di Alternativa C’e’ che per le votazioni del Quirinale ha 19 grandi elettori, Azione-+Europa-Radicali (5), Centro Democratico (6 deputati), Maie (3 deputati, 3 senatori), FacciamoEco (3 deputati), Nci (5 deputati). Nel Misto al Senato c’e’ poi LeU (6) e tanti fuoriusciti M5s (24 alla Camera che risultano non iscritti a nessuna componente insieme all’ex Leu Michela Rostan mentre a Palazzo Madama sono nel misto 15 ex M5s, i 3 ex 5s ora Italexit e 1 ex 5s ora Potere al Popolo)

  • in

    Quirinale: dal quorum allo spoglio, come si elegge il Presidente

    Il presidente della Repubblica è eletto nell’Aula di Montecitorio dal Parlamento in seduta comune integrato da 58 rappresentanti delle Regioni: ogni regione ne elegge tre con l’eccezione della Valle d’Aosta che ne elegge uno. La seduta comune del Parlamento è convocata entro un massimo di 15 giorni dalle dimissioni del presidente ed è presieduta dal presidente della Camera. Il primo atto della seduta comune è la lettura dell’elenco dei delegati regionali. L’Aula di Montecitorio, dove si svolgono le riunioni congiunte del Parlamento, viene opportunamente risistemata per consentire a tutti i “grandi elettori” di prendere posto.
    QUANTI SONO GLI ELETTORI. Quest’anno i grandi elettori saranno 1007.
    I QUORUM. La Costituzione prevede che nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta per l’elezione sia quella dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, che questa volta è di 671 voti. Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti basterà la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, pari a 504 voti. Non c’è una prassi certa sulla cadenza delle votazioni; la seduta comune è considerata un’unica seduta anche se si sviluppa in più giorni.
    LA VOTAZIONE. Per consuetudine voteranno prima tutti i senatori, poi i deputati e quindi i delegati regionali. La “chiama” dei grandi elettori sarà ripetuta due volte. Ognuno, per assicurare la segretezza del voto, entrerà nelle cabine poste sotto il banco della presidenza e scriverà il nome del candidato che intende votare nella scheda che gli viene consegnata dal commesso e che e’ timbrata e firmata dal segretario generale di Montecitorio. Quindi, uscito dalla cabina, l’elettore depositerà la scheda, ripiegata in quattro, nell’urna di vimini e raso verde, ribattezzata “l’insalatiera”, davanti alla quale c’è un segretario di presidenza.
    LO SPOGLIO. È fatto dal presidente della Camera, che legge in Aula i nomi dei candidati uno ad uno ad alta voce. Il conto delle schede viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori. Nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro era presidente della Camera e lesse le schede della votazione che lo portò al Quirinale; ma, poco prima che il quorum fosse raggiunto, lasciò il posto al vicepresidente della Camera, Stefano Rodotà, e aspettò il risultato definitivo nel suo ufficio.
    I RISULTATI. Per ogni votazione vengono letti all’Assemblea al termine dello spoglio. Per essere messe a verbale, le preferenze ai candidati devono essere almeno due. Chi riceve un solo voto viene conteggiato genericamente tra i voti dispersi.