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    Quirinale: ecco i 58 delegati delle Regioni, centrodestra avanti

    Il Pd è il primo partito con 20 delegati, ma il centrodestra fa il pieno con 32. Con la Toscana si chiude il voto nei consigli regionali dei 58 grandi elettori espressione dei territori. E si completa il quorum dei 1009 elettori del prossimo presidente della Repubblica, salvo gli assenti per Covid, che da lunedì voteranno il prossimo presidente della Repubblica.
    Ecco i 58 delegati regionali eletti regione per regione: – Val d’Aosta: Erik Lavevaz (Uv) – Trentino Alto Adige: Maurizio Fugatti (Lega); Joseg Noggler (Svp); Sara Ferrari (Pd) – Piemonte: Alberto Cirio (Fi); Stefano Allasia (Lega); Domenico Ravetti (Pd) – Veneto: Luca Zaia (Lega); Roberto Ciambetti (Lega); Giacomo Possamai (Pd) – Lombardia: Attilio Fontana (Lega); Alessandro Fermi (Lega); Dario Violi (M5s) – Friuli Venezia Giulia: Massimiliano Fedriga (Lega); Piero Mauro Zanin (Fi); Sergio Bolzanello (Pd) – Liguria:Giovanni Toti (Coraggio Italia); Gianmarco Medusei (Lega); Sergio Rossetti (Pd) – Emilia Romagna: Stefano Bonaccini (Pd); Emma Petitti (Pd); Matteo Rancan (Lega) – Toscana: Eugenio Giani (Pd); Antonio Mazzeo (Pd); Marco Landi (Lega) – Lazio: Nicola Zingaretti (Pd); Marco Vincenzi (Pd); Fabrizio Ghera (Fdi) – Abruzzo: Marco Marsilio (Fdi); Lorenzo Sospiri (Fi); Sara Marcozzi (M5s) – Marche: Francesco Acquaroli (Fdi); Dino Latini (Udc); Maurizio Mangialardi (Pd) – Umbria: Donatella Tesei (Lega); Marco Squarta (Fdi); Fabio Paparelli (Pd) – Molise: Donato Toma (Fi); Salvatore Micone (Udc); Andrea Greco (M5s) – Puglia: Michele Emiliano (Pd); Loredana Capone (Pd); Giannicola De Leonardis (Fdi) – Campania: Vincenzo De Luca (Pd); Gennaro Oliviero (Pd); Annarita Patriarca (Fi) – Calabria: Roberto Occhiuto (Fi); Filippo Mancuso (Lega); Nicola Irto (Pd) – Basilicata: Vito Bardi (Fi); Carmine Cicala (Lega); Roberto Cifarelli (Pd) – Sardegna: Christian Solinas (Psd’Az); Michele Pais (Lega); Gianfranco Ganau (Pd) – Sicilia: Nello Musumeci (Diventerà Bellissima); Gianfranco Miccichè (Fi); Nunzio Di Paola (M5S). 

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    Quirinale, Berlusconi a Fi, passo indietro? Non deluderò chi mi ha dato fiducia

    Non ho deciso, ma sono molto ottimista. Non deluderò chi mi ha dato fiducia. Così Silvio Berlusconi, a quanto si apprende, ha risposto ai diversi parlamentari di Forza Italia che per tutto il giorno hanno telefonato ad Arcore per sapere se l’ex premier avesse deciso di non dare la disponibilità a candidarsi per la presidenza della Repubblica rinunciando alla corsa. Diversi esponenti azzurri hanno poi raccontato che il Cavaliere ha ripreso a fare una serie di telefonate ai parlamentari per capire la loro disponibilità di fronte ad una sua candidatura. Berlusconi, sempre a quanto viene riferito, ha sentito anche i governatori di Fi.
    Silvio Berlusconi “ieri era abbastanza triste”. Aveva raccontato nel primo pomeriggio Vittorio Sgarbi, che in queste settimane ha aiutato il leader di FI a contattare parlamentari in vista del voto per il Quirinale: “Ci devono essere delle inquietudini di natura psicologica, non degli elettori, ma nel candidato, perché è rimasto a Milano – dice il deputato a Un giorno da Pecora, su Rai Radio 1 -. Credo che questa, come dire, pausa dipenda dal fatto che starà pensando se c’è una via d’uscita onorevole, con un nome che sia gradito a lui, forse Mattarella”. L’operazione, aggiunge il critico d’arte, “si è fermata oggettivamente”.
    “Chiunque sarà al Governo nei prossimi mesi – dice Matteo Salvini -, io penso Draghi, dovrà intervenire per scongiurare un’emergenza come quella del caro bollette su imprese, famiglie e lavoratori”. 
    “Tutti dovrebbero dire la verità – ha detto il leader della Lega in seuito in una conferenza stampa – che i soldi del Pnrr sono a prestito: con questi problemi di energia la metà delle opere rimarrà sulla carta. Anche su questo bisogna essere molto attenti, anche per questo motivo il premier è complicato da rimuovere”.
    “Io penso che se anche Berlusconi scegliesse di non concorrere e dovesse rinunciare, penso che comunque il centrodestra abbia diritto e dovere di avanzare una proposta e anche FdI intende fare la sua parte. Noi contiamo il 6% ma non vuol dire che non abbiamo nostre proposte da fare, io ce l’ho in testa”. Così la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni nella registrazione di ‘Porta a porta’, in onda stasera su Rai1.
    “Come sapete il centrodestra all’unanimità ha chiesto a Berlusconi di candidarsi e tocca a lui sciogliere la riserva e decidere se vuole essere il candidato del centrodestra”, ha spiegato il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. “Il dibattito è aperto, tutti vogliamo un presidente che raggiunga il maggior numero di consensi e che sia garante della costituzione”, ha aggiunto Tajani.
    “La prima mossa tocca al centrodestra, mi sembra che ci sia un po’ di confusione, di nebbia in campo, vediamo cosa succederà nei prossimi giorni. L’importante è che, al di là delle tattiche, ci sia una personalità che garantisca l’Italia per i 7 anni che verranno – ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi, a Mattino Cinque, su Canale 5 -. Il presidente della Repubblica è fondamentale, è un guardiano silenzioso delle istituzioni. È una scelta da fare con saggezza”. 
    Intanto giro di incontri per il premier Mario Draghi che ha visto il capo dello Stato Sergio Mattarella e il presidente della Camera Roberto Fico.

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    Draghi da Mattarella questa mattina e da Fico nel primo pomeriggio

     Giro di incontri per il presidente del Consiglio Mario Draghi. In mattinata Draghi ha incontrato al Quirinale il presidente Sergio Mattarella. Nel colloquio si sarebbe parlato di adempimenti relativi all’attività di governo. Draghi inoltre è stato nel primo pomeriggio a Montecitorio dove ha incontratoil presidente della Camera Roberto Fico. Il colloquio tra Mario Draghi e Roberto Fico, a quanto si è potuto verificare, è durato oltre un’ora negli uffici del presidente della Camera A Montecitorio.

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    Nyt, Draghi presidente può estendere momento oro dell'Italia

    Il premier Mario Draghi al Quirinale potrebbe “estendere un momento d’oro della politica italiana” inaugurato con il suo arrivo che “ha stabilizzato la politica, fatto passare di moda il populismo e rassicurato i mercati”. Ma dietro l’angolo c’è il rischio che senza la guida dell’ex presidente della Bce si torni “all’instabilità” tutta italiana e alcuni parlamentari temono un “caos politico” che “potrebbe far perdere all’Italia la migliore opportunità da generazioni”. E’ l’analisi del New York Times che dedica un lungo articolo al premier “in corsa per essere il prossimo presidente, un ruolo potente ma spesso cerimoniale che potrebbe togliergli le mani dalle leve del potere e dai negoziati a livello europeo”. Draghi, scrive il corrispondente da Roma, “ha trasformato una nazione il cui caos politico ha spesso suscitato derisione in un Paese leader sulla scena europea e ha infuso negli italiani un rinnovato senso di orgoglio”.
    Ora però lo scenario potrebbe cambiare. “Se Draghi dovesse diventare presidente, affermano i suoi sostenitori, i partiti potrebbero spianare la strada a un nuovo governo tecnocratico – si legge nell’articolo – o unire nuovamente le forze in un altro governo di unità nazionale che potrebbe durare fino a nuove elezioni nel 2023. La solida influenza di Draghi come presidente, è la speranza di alcuni, potrebbe estendere un momento d’oro della politica italiana insolitamente unificata. Ma l’incertezza sul futuro di Draghi ha già scatenato macchinazioni e ambizioni politiche represse, spingendo l’Italia indietro verso un pericoloso, seppur familiare, precipizio di instabilità”.
    “I parlamentari e molti italiani – prosegue il Nyt – temono un pasticcio che potrebbe portare a un’amministrazione decisamente meno efficace o addirittura alle elezioni anticipate, cosa che quasi nessuno vuole. Il caos politico potrebbe far perdere all’Italia la migliore opportunità da generazioni per riforme di più ampia portata e modernizzazione, e mettere a repentaglio miliardi di fondi di ripresa europei”. Uno scenario che secondo i sostenitori di Draghi potrebbe essere scongiurato dalla presenza di “una figura della sua statura, e con i suoi rapporti con i leader stranieri e l’attenzione dei media, che potrebbero rendere la sua presidenza più robusta.
    Sebbene sia una posizione spesso cerimoniale, il ruolo ha anche enormi poteri, specialmente nelle crisi politiche, consentendo al presidente di selezionare i primi ministri e il governo, negare mandati a coalizioni deboli e sciogliere il Parlamento”. Ma, conclude il New York Times, “mentre alcuni si preoccupano di sminuire il suo potenziale successore essenzialmente incoronando re Draghi, altri sono più preoccupati di rimuoverlo dalle leve del potere e dai negoziati a livello europeo nel momento in cui ci sono così tanti soldi sul tavolo”.

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    Scuola: Tar sospende ordinanza chiusura a Reggio Calabria

    (ANSA) – REGGIO CALABRIA, 18 GEN – Il Tribunale
    Amministrativo Regionale della Calabria ha accolto la richiesta
    di sospensiva presentata da un gruppo di genitori in merito
    all’ordinanza sindacale per la sospensione delle attività
    didattiche in presenza nelle strutture scolastiche del
    territorio comunale di Reggio Calabria che era stata prorogata
    sino al 22. Lo rende noto il sindaco ff di Reggio Calabria Paolo
    Brunetti. Domani le lezioni riprenderanno in presenza.   
    Il dispositivo del Tar afferma che il potere derogatorio
    presuppone “la sussistenza della cosiddetta ‘zona rossa’, oltre
    che un’eccezionale e straordinaria necessità dovuta
    all’insorgenza di focolai o elevata diffusione del virus proprio
    nella popolazione scolastica”.   
    “Due parametri – afferma Brunetti – che naturalmente abbiamo
    anche valutato, tenuto conto che non si è trattato di una
    decisione assunta a cuor leggero, che la salute dei nostri
    ragazzi deve essere sempre messa al primo posto e che le
    valutazioni avanzate in seno alla task force sanitaria comunale
    hanno tenuto conto delle diverse sollecitazioni ricevute dalle
    strutture sanitarie cittadine, che in queste settimane stanno
    vivendo un momento di forte sofferenza, nonché dalle stesse
    istituzioni scolastiche che ci hanno espresso fortissime
    preoccupazioni. D’altronde, da parte nostra ci siamo sempre
    mossi nella direzione di tutelare la salute dei cittadini. In
    questo senso si spiegano anche i provvedimenti assunti in
    passato per l’annullamento dei concerti e dei festeggiamenti
    civili durante il periodo delle feste mariane e nel periodo
    natalizio. Non è solo una questione legata alla scuola, ci vuole
    un’attenzione generalizzata e per questo obiettivo abbiamo
    sempre lavorato”.   
    “Naturalmente – ha concluso il sindaco ff – prendiamo atto
    del dispositivo del Tar, considerando che sono decine i Comuni
    nella nostra stessa identica situazione. Da domani le scuole
    torneranno in presenza e speriamo che questo non rappresenti
    un’ulteriore difficoltà nella già delicatissima situazione che
    il nostro territorio sta vivendo”. (ANSA).   

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    Covid: verso intesa sui negozi senza pass, anche ottici e pellet

    Si va verso l’intesa sui negozi in cui si potrà accedere senza green pass: secondo quanto si apprende da diverse fonti governative, al termine di una riunione tecnica a Palazzo Chigi sul nuovo Dpcm, ancora in definizione, si sarebbe convenuto su una lista non troppo lunga di acquisti che si continuaranno a essere pass free: oltre ad alimentari e sanitari, ci sarebbero anche i negozi di ottica o l’acquisto di pellet o legna per il riscaldamento, così come i carburanti. Ancora in corso di valutazione edicole e tabaccai: si starebbe ipotizzando l’ok solo all’aperto, nei chioschi o ai distributori automatici nel caso delle sigarette.
    Il Dpcm – previsto dall’ultimo decreto Covid che ha introdotto, tra l’altro, l’obbligo di vaccino per gli over 50 – dovrebbe in generale distinguere tra attività commerciali all’aperto e al chiuso, e individuare quelle necessarie “per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona” solo nell’ambito delle attività al chiuso. Un approccio che troverebbe il favore anche del Mise perché coerente con le necessità di prevenzione (che si pongono al chiuso appunto), dopo che nei giorni scorsi aveva chiesto di allargare la lista di attività consentite rispetto all’iniziale perimetro individuato dal ministero della Funzione pubblica e da quello della Salute. Acquisti nei mercati, dagli ambulanti, ma anche nelle edicole, dovrebbero quindi essere consentiti senza green pass. Lo stesso vale ad esempio per i benzinai. In più, sempre su proposta del Mise, ci potrebbero essere clausole che tutelino le situazioni di emergenza e urgenza nelle realtà dove è più complicato effettuare un tampone in tempi rapidi, come ad esempio nei piccoli comuni di montagna. Oltre agli acquisti di alimentari, resteranno pass free anche farmacie e parafarmacie mentre tra le questioni ancora aperte ci sarebbe anche quella dei centri commerciali dove potrebbe essere consentito andare senza green pass al supermercato ma non negli altri negozi. 

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    Quirinale: si valuta il voto elettori con febbre ma negativi

    E’ terminata dopo quasi due ore a Montecitorio la riunione della Conferenza dei capigruppo dedicata essenzialmente alle modalità di voto per l’elezione del presidente della Repubblica, prendendo in considerazione l’ipotesi di grandi elettori che possano essere contagiati e, pertanto, impossibilitati ad accedere al palazzo. E’ stato, secondo quanto apprende l’ANSA, Paolo Barelli di Fi a sollevare il tema della applicazione per i Grandi elettori della circolare del ministero della Salute secondo cui per ragioni autorizzate dall’autorità sanitaria in alcuni casi ai positivi o quarantenati sarebbe possibile muoversi sul territorio nazionale. C’è stato un lungo confronto, che ancora continua, in cui sono intervenuti tutti i gruppi, al termine del quale il presidente Fico dovrebbe fare sintesi. In ogni caso, Fico ha chiarito dapprincipio che, derogando una forma di voto a domicilio a numerosi principi base come l’immunità di sede, la segretezza, la pubblicità, oltre a determinare una possibile discriminazione tra parlamentari affetti da Covid e quelli bloccati da altre tipologie di impedimento, si potrebbe procedere a modifiche della situazione attuale solo con un consenso politico unanime in capigruppo e in seguito ad un parere della Giunta del Regolamento, o addirittura norma regolamentare transitoria. Diversamente, procedere a modifiche non è possibile. E l’unanimità par difficile da raggiungere.
    La richiesta di voto ‘a domicilio’, che per Fico potrebbe essere configurabile solo per i grandi elettori che a urna aperta si trovino a Roma, è avanzata anche da Marin di CI. Marco Di Maio (Iv) chiede un covid hotel prossimo alla Camera da cui far partire un percorso protetto che arriva in aula o comunque dentro la Montecitorio, oltre a di estendere la possibilità di spostamento per i deputati oltre i 300 km previsti dalla Circolare. Prospettiva, quella del Covid Hotel davanti Montecitorio che piace anche a Riccardo Molinari della Lega. Ma subito arrivano i contrasti, avanzati da Crippa di M5S e fra Fornaro che pone problemi di principio. Un no secco al voto a domicilio arriva da Debora Serracchiani (Pd). Visto che sinora la Camera ha applicato per analogia all’aula le regole valide per luogo di lavoro, sostiene, sarebbe pericoloso dire che i parlamentari e la Camera possono beneficiare di regole straordinarie; inoltre, ritiene che i positivi non debbano entrare a Montecitorio per garantire la sicurezza di tutti. Insomma, no a dei ‘Djokovic della politica’ di cui si parla sui social, è il suo ragionamento.
    I capigruppo della Camera hanno deciso una istruttoria sulla possibilità per i Grandi elettori per l’elezione del presidente della Repubblica di entrare a Montecitorio per votate pur avendo una temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi, purché abbiano un tampone negativo. Emerge dalla riunione dei presidenti di Gruppo a Montecitorio.
    Il presidente Fico, viene spiegato al termine della Capigruppo, “ha sottolineato le criticità costituzionali e regolamentari del voto non in presenza. E i limiti dati dalle misure sanitarie e dalla normativa vigente”

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    Misure su bollette e ristori nel prossimo Cdm giovedì 20

    Un provvedimento contro il caro bollette e un altro su ristori a settori economici colpiti dalla pandemia saranno all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri, giovedì 20 gennaio. Lo ha appreso l’ANSA da più fonti governative. Le misure contro il caro bollette, proposte dal Mite in una bozza presentata a Palazzo Chigi durante le feste, prevedono un contributo di solidarietà dalle società energetiche, tagli dell’Iva e degli oneri di sistema. I ristori riguardano discoteche, impianti sportivi, realtà culturali e turismo.
    Per combattere il caro bollette nel breve periodo, il Ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha proposto in una riunione a Palazzo Chigi di utilizzare i proventi delle aste Ets, il sistema Ue per l’acquisto di diritti ad emettere CO2. Il Mise ha proposto anche di tassare gli extra-profitti delle società energetiche, di utilizzare l’extra-gettito delle accise e di accantonare scorte strategiche di gas per le imprese. Lo ha appreso l’ANSA da fonti governative.